Abu l-Abbas
Abū l-ʿAbbās (in arabo أبو العباس?) era il nome dell'elefante albino asiatico donato nel 798 da Hārūn al-Rashīd, califfo di Baghdad, a Carlo Magno, re dei franchi.[1]
Nel 797, Carlo Magno inviò un'ambasciata presso il califfo di Bagdad guidata da un ebreo nord-africano di nome Isacco, conoscitore della lingua araba. Dopo un viaggio durato cinque anni che toccò Gerusalemme e costeggiò le rive del Mediterraneo fino a Cartagine, con al seguito i numerosi doni del califfo, tra cui l'elefante, Isacco si diresse verso Marsiglia. Approdò a Portovenere agli inizi di ottobre, per poi dirigersi verso Vercelli, dove l'elefante passò l'inverno. A primavera iniziò il viaggio attraverso le Alpi, fino al Palazzo di Aquisgrana, dove arrivò il 1º luglio dell'anno 802.
Isacco recava con sé numerosi doni per l'incoronazione di Carlo Magno, tra cui una clessidra ad acqua e numerosi oggetti emblematici della tecnologia e della civiltà araba dell'epoca, ma il dono che più impressionò il sovrano fu l'elefante, probabilmente il primo a giungere nel nord Europa. Dalle descrizioni pervenuteci, si trattava probabilmente di un elefante bianco, affetto da un raro esempio di albinismo e considerato in Asia di valore inestimabile e prerogativa esclusiva dei re e dei principi.
Più volte Carlo Magno mostrò l'elefante ai propri ospiti e si sa che lo fece custodire presso Augusta, in Baviera. Nondimeno, quando nell'804 il re Goffredo di Danimarca attaccò un villaggio, Carlo Magno non esitò ad usare Abū l-ʿAbbās nella battaglia contro i danesi.
Abū l-ʿAbbās aveva già una quarantina d'anni quando giunse in Europa e non si adattò al clima nordico. Probabilmente si ammalò di polmonite dopo un attraversamento del Reno e morì nell'810.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Paolo Mieli, La diplomazia dell'elefante, in Corriere della sera, 14 luglio 2020, pp. 34-35.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Albertoni, L'elefante di Carlo Magno, Il mulino, 2020, ISBN 9788815287441.