Andrewsarchus mongoliensis

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Andrewsarchus
Cranio olotipo di Andrewsarchus mongoliensis
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineArtiodactyla
CladeCetancodontamorpha
FamigliaAndrewsarchidae
Szalay & Gould, 1966[1]
GenereAndrewsarchus
Osborn, 1924[2]
Nomenclatura binomiale
† Andrewsarchus mongoliensis
Osborn, 1924
Sinonimi
  • Paratriisodon Chow, 1959[3]
    • Paratriisodon henanensis
      Chow, 1959
    • Paratriisodon gigas
      Chow, Li, & Chang, 1973[4]
Specie
  • A. mongoliensis
    Osborn, 1924
  • A. crassum
    Ding, Zheng, Zhang, & Tong, 1977[5]

Andrewsarchus è un genere estinto di mammifero artiodattilo vissuto durante la metà dell'Eocene, circa 48-41 milioni di anni fa (Ypresiano-Luteziano), in quella che oggi è la Mongolia Interna, in Cina. Il genere contiene due specie, la specie tipo A. mongoliensis e A. crassum, originariamente conosciuto come Paratriisodon. Originariamente classificato come un Mesonicoideo, la maggior parte degli studi più recenti lo classificano come un artiodattilo, in uno studio specifico, in quanto membro del clade dei Cetancodontamorpha, strettamente imparentato con entelodontidi, ippopotami e cetacei.

Dimensioni e ricostruzione di Andrewsarchus, a confronto con un uomo

Quando descrisse per la prima volta Andrewsarchus, Osborn stimò le dimensioni corporee dell'animale sulla base del genere nordamericano Mesonyx. Le stime che ne conseguirono portarono Osborn a credere di aver scoperto il più grande mammifero carnivoro terrestre conosciuto. Sulla base del cranio olotipo, lungo 83,4 centimetri, e utilizzando le proporzioni di Mesonyx, Osborn stimò una lunghezza corporea totale di 3,82 metri e un'altezza al garrese di 1,89 metri.[2] Confrontando le sue dimensioni con quelle di altri carnivori, come orsi e lupi, si stimò che il peso dell'animale potesse raggiungere i 1.000 kg, che è prossimo al limite massimo raggiungibile da un carnivoro terrestre anche in funzione dei limiti del suo metabolismo.[6] Tuttavia, considerando le somiglianze craniche e dentali con gli entelodonti, Szalay e Gould proposero che avesse proporzioni più simili a quest'ultimi rispetto ai mesonichidi, e che le stime di Osborn fossero imprecise. Szalay e Gould suggerirono, inoltre, che l'animale fosse probabilmente un onnivoro, anziché il superpredatore immaginato da Osborn.[1] Queste idee sono supportate anche dalla stretta relazione filogenetica tra Andrewsarchus e gli entelodonti.[7][8]

Andrewsarchus mongoliensis ha una formula dentaria completa placentare con 3 incisivi, 1 canino, 4 premolari e 3 molari su ogni lato delle fauci, e come negli entelodontidi gli incisivi sono disposti in una configurazione semicircolare; il secondo e il terzo premolare hanno una singola cuspide allungata, le corone dei molari sono fortemente rugose ed i primi e i secondi molari sono molto più consumati rispetto ai denti precedenti e successivi; infatti, i molari sono così simili a quelli degli entelodontidi che è stato suggerito che se fossero stati trovati isolati probabilmente sarebbero stati assegnati ad un entelodontide.[9] Tra le caratteristiche dentali uniche di A. mongoliensis troviamo i secondi incisivi notevolmente allargati, grandi quanto i canini, che pur non essendo conservati possono essere stimati dal diametro delle orbite dentali; che erano proporzionalmente più piccoli rispetto a tutta la dentatura e le dimensioni del cranio sono state stimate sia da Szalay e Gould (1966) sia da Osborn (1924).[9]

Classificazione

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Illustrazione del cranio di Andrewsarchus (in visione ventrale) comparato a quello di altri carnivori, da Osborn (1924)

Andrewsarchus venne originariamente classificato come un membro della famiglia Mesonychidae[1][2][5], mentre Paratriisodon fu originariamente classificato come membro della famiglia Arctocyonidae.[3][4][10] Andrewsarchus fu quindi riassegnato alla propria famiglia Andrewsarchidae, ma rimanendo comunque all'interno dell'ordine Mesonychia.[11] Successivamente, Paratriisodon venne sinonimizzato in Andrewsarchus mentre quest'ultimo fu spostato in Arctocyonidae.[12] Più recentemente, Andrewsarchus è stato recuperato come membro del clade Cetancodontamorpha, essendo strettamente imparentato con entelodonti, ippopotami e balene.[7][8]

Di seguito è riportato un cladogramma semplificato basato sui risultati degli studi di Spaulding et al. (2009) e Yu et al. (2023).[7][8]

 Euungulata 

 Mesonychia

 Perissodactyla

 Artiodactyla 

 Tylopoda

 Suina

 Ruminantia

 Cetancodontamorpha 
 Andrewsarchidae 

 Andrewsarchus

 Entelodontidae

 Hippopotamidae

 Cetacea

Storia della scoperta

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Cranio di Andrewsarchus, al Museo di storia naturale di Londra

Andrewsarchus mongoliensis fu nominato da Henry Fairfield Osborn nel 1924 sulla base di un cranio parziale proveniente dai livelli inferiori della Formazione Irdin Manha della Mongolia Interna, risalente a metà dell'Eocene,[13][14] dall'assistente paleontologico Kan Chuen Pao durante la primavera del 1923, del Central Asiatic Expeditions (CAE) dell'AMNH, guidati dal famoso esploratore e naturalista Roy Chapman Andrews. Il cranio è tuttora in mostra presso l'American Museum of Natural History di New York.[15] Il genere Andrewsarchus prese il nome proprio da Andrews, unito alla parola del greco antico archos/ἀρχός ossia "sovrano".[2] Una seconda specie, A. crassum, fu nominata da Ding Suyin e colleghi nel 1977 sulla base di due premolari della Formazione Dongjun del Guangxi.[5]

Paratriisodon henanensis fu nominato da Minchen Chow nel 1959 per un cranio e una mandibola parziali, una mascella frammentaria e diversi denti isolati dalla Formazione Lushi dell'Henan.[3] Una seconda specie, P. gigas, fu nominata da Chow e colleghi nel 1973 per un molare anch'esso dalla Formazione Lushi.[4] Tre molari e un incisivo dalla Formazione Irdin Manha furono successivamente riferiti a P. gigas.[10] Entrambe le specie sono considerate sinonimi junior di A. mongoliensis.[12]

Andrewsarchus è l'unico membro della famiglia Andrewsarchidae, che fu nominata da Frederick Szalay e Stephen Jay Gould nel 1966. Originariamente venne eretta come una sottofamiglia di Mesonychidae[1], ma in seguito fu elevata al rango di famiglia.[11]

Nella cultura di massa

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Ricostruzione della testa di Andrewsarchus, presente all'interno del documentario I predatori della preistoria, ora esposti al Museo Horniman, Londra
  • L'Andrewsarchus è mammifero piuttosto famoso nella letteratura e nei musei, entrato nell'immaginario collettivo per il suo aspetto di un lupo gigante, che però probabilmente non aveva.
  • La prima apparizione dell'Andrewsarchus avviene nel documentario televisivo prodotto dalla BBC I predatori della preistoria, nell'episodio Whale Killer, dove a causa della scarsa conoscenza dell'animale, viene ritratto come un gigantesco lupo, superpredatore del suo ambiente che si ciba di qualunque cosa trovi, dalle tartarughe sulle spiagge alla carcassa di un giovane Embolotherium, da cui viene però allontanato dalla madre. Il documentario cita però la sua stretta parentela e somiglianza con gli artiodattili.
  • L'Andrewsarchus è il protagonista del n. 159 del fumetto Dampyr, Sergio Bonelli Editore, intitolato "La bestia del Gevaudan".
  • L'Andrewsarchus appare nel suo errato aspetto di "lupo gigante" anche nei videogiochi per smartphone della Ludia Jurassic Park: the Game e Jurassic World: the Game, mentre in Jurassic World Alive possiede l'aspetto con il quale è raffigurato oggigiorno, nonostante condivida le animazioni dei Caniformi.
  • Compare anche nel videogioco L'era glaciale 2 dove però il suo aspetto ricorda quello di una volpe.
  1. ^ a b c d F.S. Szalay e S.J. Gould, Asiatic Mesonychidae (Mammalia, Condylartha), in Bulletin of the American Museum of Natural History, vol. 132, n. 2, 1966, pp. 127–174.
  2. ^ a b c d H.F. Osborn, Andrewsarchus, giant mesonychid of Mongolia, in American Museum Novitates, n. 146, 1924, pp. 1–5.
  3. ^ a b c M.M. Chow, A new arctocyonid from the Upper Eocene of Lushih, Honan (PDF), in Vertebrata PalAsiatica, vol. 3, n. 3, 1959, pp. 133–138.
  4. ^ a b c M.M. Chow, C. Li e Y. Chang, Late Eocene mammalian faunas of Honan and Shansi with notes on some vertebrate fossils collected therefrom (PDF), in Vertebrata PalAsiatica, vol. 11, n. 2, 1973, pp. 165–181.
  5. ^ a b c S. Ding, J. Zheng, Y. Zhang e Y. Tong, The age and characteristic of the Liuniu and the Dongjun faunas, Bose Basin of Guangxi (PDF), in Vertebrata PalAsiatica, vol. 15, n. 1, 1977, pp. 35–45.
  6. ^ Chris Carbone, Amber Teacher e J Rowcliffe, The Costs of Carnivory, in PLoS Biology, vol. 5, n. 2, 2007, p. e22, DOI:10.1371/journal.pbio.0050022.
  7. ^ a b c M. Spaulding, M.A. O'Leary e J. Gatesy, Relationships of Cetacea (Artiodactyla) among mammals: Increased taxon sampling alters interpretations of key fossils and character evolution, in PLOS ONE, vol. 4, n. 9, 2009, pp. e7062, Bibcode:2009PLoSO...4.7062S, DOI:10.1371/journal.pone.0007062, PMC 2740860, PMID 19774069.
  8. ^ a b c Y. Yu, H. Gao, Q. Li e X. Ni, A new entelodont (Artiodactyla, Mammalia) from the late Eocene of China and its phylogenetic implications, in Journal of Systematic Palaeontology, vol. 21, n. 1, 2023, pp. 2189436, DOI:10.1080/14772019.2023.2189436.
  9. ^ a b F. S. Szalay e Gould, S. J., Asiatic Mesonychidae (Condylartha, Mammalia), in Bulletin of the American Museum of Natural History, vol. 132, 1966, pp. 127–174.
  10. ^ a b T. Qi, Irdin Manha Upper Eocene and its mammalian fauna at Huhebolhe Cliff in central Inner Mongolia (PDF), in Vertebrata PalAsiatica, vol. 18, n. 1, 1980, pp. 28–32.
  11. ^ a b X. Zhou, Evolution of Paleocene-Eocene Mesonychidae (Mammalia, Mesonychia), University of Michigan, 1995.
  12. ^ a b M.A. O'Leary, Phylogenetic and Morphometric Reassessment of the Dental Evidence for a Mesonychian and Cetacean Clade, in J.G.M. Thewissen (a cura di), The Emergence of Whales, Springer, 1998, pp. 133–161, DOI:10.1007/978-1-4899-0159-0_5, ISBN 978-1-4899-0159-0.
  13. ^ H. F. Osborn, Andrewsarchus, giant mesonychid of Mongolia (PDF), in American Museum Novitates, n. 146, 1924. URL consultato l'11 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2020).
  14. ^ Wang YQ, Meng J, Beard CK, Early Paleogene stratigraphic sequences, mammalian evolution and its response to environmental changes in Erlian Basin, Inner Mongolia, China, in Science China Earth Sciences, vol. 53, n. 12, 2010, pp. 1918–1926, DOI:10.1007/s11430-010-4095-8.
  15. ^ AMNH, Andrewsarchus, "Superb Skull of a Gigantic Beast", su amnh.org, 7 marzo 2013. URL consultato il 18 febbraio 2014.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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