Anna Chandy
Anna Chandy, nota anche come Anna Chandi (Thiruvananthapuram, 5 aprile 1905 – Kerala, 20 luglio 1996), è stata una giudice indiana, prima donna giudice (1937) e poi giudice dell'Alta Corte (1959) in India[1]. È stata, infatti, una delle prime giudici donna nell'impero britannico insieme a Emily Murphy.[2][3]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Anna Chandy nacque nel 1905 e crebbe a Trivandrum[4][3] nell'attuale Kerala, ovvero nell'antico regno di Travancore[3]. Era una cristiana siriaca[3] anglicana che aderì al cattolicesimo in età avanzata.[5] Dopo aver ottenuto un diploma post laurea nel 1926[4][3], divenne la prima donna nel suo Stato a ottenere una laurea in legge[4][6][3]. Nel 1929 iniziò a esercitare la professione di avvocato (barrister) promuovendo contemporaneamente la causa dei diritti delle donne, in particolare sulle pagine di Shrimati, una rivista da lei fondata e diretta.[4][3] Tra i temi affrontati sulle sue pagine si annoveravano norme misogine, i nuovi matrimoni per le vedove, la disparità salariale tra uomini e donne nelle fattorie.[3][4]
Spesso descritta come una «femminista di prima generazione»[4][7][3], Chandy fece una campagna per l'elezione all'Assemblea Popolare di Shree Mulam nel 1930 e nel 1931 e incontrò ostilità sia dalla sua concorrenza che dalla stampa[3][6][3] che alludevano a un suo legame con il dewan dello Stato[3], ma riuscì infine a essere eletta per il periodo 1932-1934.[3][4] Nel 1932, propose una quota proporzionale riservata alle donne negli incarichi di governo e chiese lo status di comunità depressa (depressed community) per le donne.[4]
Nel 1937 Chandy fu nominata munsif a Travancore da C.P. Ramaswami Iyer, il Dewan di Travancore[8][3][4]; fu la prima donna malayalam a occupare questa posizione[4] e questo la rese la prima donna giudice in India.[1][8] Nel 1948, fu elevata alla posizione di giudice distrettuale.[4][8] Divenne la prima giudice donna in un'alta corte indiana[1][8][3] quando fu nominata presso l'Alta corte del Kerala il 9 febbraio 1959[4][8]. Mantenne l'incarico fino al 5 aprile 1967.[8][3]
Dopo il suo pensionamento nel 1967, Chandy fece parte della Law Commission of India[4][3] e scrisse un'autobiografia intitolata Atmakatha (serializzata dal 1971 e raccolta in pubblicazione nel 1973).[4][3] Morì nel 1996.[4][3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Did you know...? - Justice Anna Chandy, su High Court of Kerala. URL consultato il 6 novembre 2011.
- ^ (EN) Manu and the 'muse', su The Telegraph India, 2016. URL consultato il 6 novembre 2011.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s (EN) Ratika Rana, Remembering The Trailblazer Anna Chandy: India's First Woman Judge Of High Court, su thelogicalindian.com, The Logical Indian, 14 settembre 2021. URL consultato il 1º novembre 2021.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o (EN) J. Devika (a cura di), Her-self: Early Writings on Gender by Malayalee Women, 1898–1938, 9788185604749, 2005, pp. 112-113, ISBN 978-81-85604-74-9. URL consultato il 6 novembre 2011.
- ^ Anna Chandy, Athmakatha (The autobiography of Anna Chandy), Thrissur, Carmel Books, 1973.
- ^ a b Mukhopadhyay (a cura di), The Enigma of the Kerala Woman: A Failed Promise of Literacy, Berghahn Books, 2007, p. 113, ISBN 9788187358268. URL consultato il 6 novembre 2011.
- ^ (EN) Raman (a cura di), Development, Democracy and the State: Critiquing the Kerala Model of Development, Routledge, 2010, p. 179, ISBN 9781135150068. URL consultato il 6 novembre 2011.
- ^ a b c d e f (EN) Justice Anna Chandy, su Kerala Women. URL consultato il 6 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2012).
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Anna Chandy: The story of India's first woman high court judge, su bbc.com, BBC, 14 ottobre 2020. URL consultato il 1º novembre 2021.