Antonio Mamone

Antonio Mamone
NascitaIsola di Capo Rizzuto (KR), 30 settembre 1933
MorteKindu, 11 novembre 1961
Cause della morteAssassinato dall'esercito congolese durante una missione di pace
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armata Aeronautica Militare
SpecialitàMarconista
Unità46ª Brigata aerea "Silvio Angelucci"
GradoSergente maggiore
GuerreCrisi del Congo
CampagneOperazione delle Nazioni Unite in Congo
Decorazioni Medaglia d'oro al valor militare
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Antonio Mamone (Isola di Capo Rizzuto, 30 settembre 1933Kindu, 11 novembre 1961) è stato un militare italiano, marconista e sergente maggiore dell'Aeronautica Militare, caduto nell'eccidio di Kindu e decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Orfano di madre dall'età di dieci anni, crebbe con la zia e frequentò fino alla quinta classe del ginnasio “Pitagora” di Crotone. A ventuno anni si arruolò nell'esercito e nel 1959 ebbe i gradi di sergente e fu assegnato alla 46ª Brigata aerea "Silvio Angelucci" di stanza a Pisa.

Si sposò con Pina Malasoma il 27 luglio 1961 e dopo la luna di miele partì per il Congo in una missione di pace sotto la bandiera dell'ONU.

L'11 novembre 1961, mentre pranzava nella mensa dell'aeroporto di Kindu insieme ad altri dodici militari italiani, fu fatto prigioniero da una banda di ribelli agli ordini di Gizenga. Rinchiuso insieme ai suoi compagni in una piccola prigione, quella notte fu ucciso a colpi di mitra.

La notizia giunse con maggiore chiarezza nei giorni successivi in Italia e lasciò nella disperazione i familiari delle vittime e l’intera nazione.

Sul tavolo del sindaco di Isola Capo Rizzuto, Giuseppe Laratta, giunsero numerosi telegrammi di cordoglio e solidarietà. In memoria di Antonio furono celebrate onoranze funebri alle quali presero parte le autorità militari, civili e religiose della provincia e un rappresentante del Governo italiano.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Membro dell’equipaggio di un velivolo impegnato in una missione di trasporto aereo nel quadro della partecipazione italiana all’intervento di intermediazione delle Forze dell’ONU nell’Ex-Congo, consapevole dei pericoli cui andava incontro, ma fiducioso nei simboli dell’Organismo internazionale e convinto della necessità di anteporre la costruzione della nascente Nazione all’incolumità personale, sopraffatto da un’orda di soldati sfuggiti al controllo delle forze regolari, percosso gravemente sotto la minaccia delle armi, pur protestando la nazionalità italiana e la neutralità delle parti, preso in ostaggio, veniva fatto oggetto di continue nuove violenze e barbaramente trucidato, offrendo la propria vita per la pacificazione dei popoli e destando vivissima commozione nel mondo intero. Luminoso esempio di estrema abnegazione e di silenzioso coraggio fino al martirio.»
— Kindu, 11 novembre 1961[1]

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