Armillaria ostoyae
Armillaria ostoyae | |
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Armillaria ostoyae | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Fungi |
Divisione | Basidiomycota |
Classe | Agaricomycetes |
Ordine | Agaricales |
Famiglia | Physalacriaceae |
Genere | Armillaria |
Specie | A. ostoyae |
Nomenclatura binomiale | |
Armillaria ostoyae (Romagn.) Herink, 1973 | |
Nomi comuni | |
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Armillaria ostoyae Caratteristiche morfologiche | |
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Cappello | |
Imenio | |
Lamelle | |
Sporata | |
Velo | |
Carne | |
Ecologia | |
Commestibilità | |
Armillaria ostoyae Romagn. (Herink) 1973 è un fungo basidiomicete della famiglia delle Physalacriaceae[1] molto comune. I suoi miceli attaccano le radici degli alberi vicini e sono in grado di coprire grandi distanze. Secondo una ricerca americana, un unico micelio continuo è arrivato ad estendersi per centinaia di ettari, tanto da potersi considerare l'organismo vivente più grande del mondo per massa, volume ed area.[2]
Il colore marrone e le forme caratteristiche che compaiono sul cappello e altre peculiarità lo distinguono da tutte le altre Armillaria.
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Genere: dal latino armilla = braccialetto, armillaria = attinente ai braccialetti, per il suo anello.
Descrizione della specie
[modifica | modifica wikitesto]Cappello
[modifica | modifica wikitesto]Cappello prima emisferico, poi convesso; ornato da squame bruno-olivastre che diventano più scure col tempo; margine involuto spesso rivestito da residui cotonosi di velo.
Lamelle
[modifica | modifica wikitesto]Lamelle di color bianco-crema, adnate, ma spesso decorrenti per un piccolo tratto, a volte con qualche tonalità bruna.
Gambo
[modifica | modifica wikitesto]Gambo cilindrico, pieno all'inizio, poi diventa cavo; bianco-sporco sopra l'anello, sotto tende al marrone ed è fibroso.
Anello
[modifica | modifica wikitesto]Anello color bianco, fioccoso.
Carne
[modifica | modifica wikitesto]Carne biancastra, fibrosa; più coracea nel gambo, come per A. mellea.
Spore
[modifica | modifica wikitesto]Spore bianche in massa, 8-9 x 5-6 µm.
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Come la maggior parte dei funghi parassiti, anche la Armillaria ostoyae si riproduce sessualmente. I funghi iniziano la loro vita sotto forma di spore rilasciate nell'aria dagli esemplari maturi. Le spore, che in questa specie sono bianche, possono essere disperse nell'ambiente da fattori naturali come il vento oppure possono essere ridepositate da un animale.[3]
Una volta che le spore si trovano in stato di riposo, ognuna di esse può venire a contatto con un'altra di sesso opposto e della stessa specie. Se le spore non appartengono alla stessa specie, rimangono separate. Invece quando si incontrano due spore della stessa specie e di sesso opposto, queste danno subito vita ad una colonia che assume colore marrone scuro e forma piatta.[3]
Il corpo fruttifero continua a crescere e ottenere sostanze nutritive: si forma un nuovo esemplare di fungo maturo che a sua volta rilascerà delle spore completando così il ciclo vitale.
Diagnosi
[modifica | modifica wikitesto]Un albero può essere ritenuto affetto da Armillaria ostoyae quando presenta le seguenti caratteristiche:
- Flusso di resina alla base del tronco.
- Assottigliamento della sommità con cambiamento di colore (giallo e rosso).
- Presenza di miceli bianchi sotto la corteccia.
- Presenza di rizomorfe penetrate nelle radici.
- In autunno, presenza di piccoli funghi color miele in prossimità della base del tronco.
- La parte della pianta rivolta verso Ovest appare rinsecchita.[4]
Specie di Pinus pinaster resistenti all'infezione fungina sono state trovate da ricercatori spagnoli.[5]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Cresce in autunno, spesso cespitoso, su ceppaie o radici marcesecenti in boschi di conifere (predilige l'Abete rosso).
Commestibilità
[modifica | modifica wikitesto]Ottima, con cautela, con le stesse caratteristiche di A. mellea.
Tossico da crudo, si raccomanda di cuocerlo bene e di non consumare esemplari che sono stati sottoposti ad un processo di congelamento anche parziale, in quanto potrebbero risultare indigesti. In A. mellea sembra che dopo un processo di congelamento le "emolisine" vengano fissate nella struttura fungina e non vengano smaltite completamente neppure dopo cottura.
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]La specie è formalmente conosciuta con il nome di Armillaria ostoyae Romagn., ma una pubblicazione del 2008 ha rivelato che la specie era stata descritta con il nome di Armillaria solidipes da Charles Horton Peck già nel 1900,[6] molto prima della descrizione di Henri Romagnesi del 1970.[7]
Sinonimi e binomi obsoleti
[modifica | modifica wikitesto]- Agaricus obscurus sensu auct.; fide Checklist of Basidiomycota of Great Britain and Ireland (2005)
- Armillaria obscura sensu auct.; fide Checklist of Basidiomycota of Great Britain and Ireland (2005)
- Armillaria polymyces sensu auct.; fide Checklist of Basidiomycota of Great Britain and Ireland (2005)
- Armillariella ostoyae Romagn., Bull. trimest. Soc. mycol. Fr. 86(1): 265 (1970)
- Armillariella polymyces sensu auct. eur.; fide Checklist of Basidiomycota of Great Britain and Ireland (2005)
Specie simili
[modifica | modifica wikitesto]- Armillaria gallica (ottimo commestibile, velenoso da crudo)
- Armillaria mellea (ottimo commestibile, velenoso da crudo)
- Hypholoma fasciculare (velenoso)
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]Un esemplare di questa specie nella Malheur National Forest dell'Oregon è l'essere vivente più grande del mondo considerando la superficie. Esso copre approssimativamente 890 ettari, equivalenti a 8.900.000 metri quadrati[8] cioè 1.665 campi di calcio.[9] Inoltre la sua età è stimata tra i 2000 e gli 8000 anni,[10] verosimilmente 2400 anni.[11]
Questo esemplare è situato per la maggior parte sotto terra; sotto forma di un gigantesco intreccio di miceli, una specie di radici, di colore bianco e coperti di tentacoli. Questi si estendono nel suolo e gli alberi circostanti muoiono per mancanza di sostanze vitali.[12]
In alcune zone i miceli sbucano dal terreno ed appaiono come degli esemplari isolati. Proprio questa caratteristica ha spinto per molti anni a considerare questi funghi individuali e non come un unico organismo. Solo recentemente alcuni ricercatori hanno confermato che si tratta di un unico essere vivente, il più grande esistente, totalmente collegato nel suolo.[12]
Esperti ritengono che questo "gigantismo" possa essere dovuto al particolare clima secco dell'Oregon, clima che non faciliterebbe la propagazione del micelio per via sporigena. Ciò ha fatto adattare la specie che non riesce a riprodursi con facilità per via del clima, verso un fenomeno di gigantismo anche per la mancanza di concorrenti interspecie.[11]
Il secondo fungo più grande al mondo, con circa 1.000 anni di età, è stato scoperto in Svizzera nel Cantone dei Grigioni; anche in questo caso si tratta di un Armillaria ostoyae.[13]
Fitoterapia
[modifica | modifica wikitesto]Diverse ricerche indicherebbero un potenziale interesse di ricerca per la medicina, dovuto ad alcune proprietà biochimiche di principi attivi presenti nel fungo Armillaria,[14][15][16] in particolare come possibile antitumorale[17][18][19] in virtù di un'attività antimicrobica e antiossidante.[17][20][21] Ad oggi queste ricerche hanno un valore solamente speculativo e non terapeutico.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Armillaria ostoyae, in Index Fungorum, CABI Bioscience.
- ^ Vince Patton, "Oregon Humongous Fungus Sets Record As Largest Single Living Organism on Earth (7-minute documentary video)", su opb.org, Oregon Field Guide, 12 febbraio 2015.
- ^ a b K. Korhonen, Interfertility and Clonal Size in Armillaria mellea Complex, in Karstenia, vol. 18, 1978, pp. 31–42.
- ^ CTD-Root Disease: Armillaria Root Disease, su forestry-dev.org, Forestry Development, 19 marzo 2009. URL consultato il 7 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2010).
- ^ (EN) Variography and kriging allow screening Pinus pinaster resistant to Armillaria ostoyae in field conditions [collegamento interrotto], su forestry.oxfordjournals.org.
- ^ Peck CH., New species of Fungi, in Bulletin Torrey Botanical Club, vol. 27, 1900, pp. 609–13.
- ^ Burdsall HH, Volk TJ., Armillaria solidipes, an older name for the fungus called Armillaria ostoyae (PDF), in North American Fungi, vol. 3, n. 7, 2008, pp. 261–67 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011).
- ^ Secondo alcune fonti l'estensione sarebbe di addirittura 365 ettari. Maurice Wegnez, Clonazioni. L'individuo, le cellule e i geni, EDIZIONI DEDALO, 2009, pp. 53–, ISBN 978-88-220-6806-4. URL consultato il 30 marzo 2011.
- ^ (EN) Giant Fungus — Infoplease.com, su infoplease.com.
- ^ Maurice Wegnez, Clonazioni. L'individuo, le cellule e i geni, EDIZIONI DEDALO, 2009, pp. 53–, ISBN 978-88-220-6806-4. URL consultato il 30 marzo 2011.
- ^ a b (EN) Biggest Living Thing, su extremescience.com.
- ^ a b John Lloyd, Il libro dell'ignoranza (The book of General Ignorance), Torino, Giulio Einaudi, 2006.
- ^ (EN) World's Second Biggest Mushroom In Switzerland, su rense.com.
- ^ Y. Sun, H. Liang; X. Zhang; H. Tong; J. Liu, Structural elucidation and immunological activity of a polysaccharide from the fruiting body of Armillaria mellea., in Bioresour Technol, vol. 100, n. 5, marzo 2009, pp. 1860-3, DOI:10.1016/j.biortech.2008.09.036, PMID 19010668.
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- ^ M. Misiek, J. Williams; K. Schmich; W. Hüttel; I. Merfort; CE. Salomon; CC. Aldrich; D. Hoffmeister, Structure and cytotoxicity of arnamial and related fungal sesquiterpene aryl esters., in J Nat Prod, vol. 72, n. 10, ottobre 2009, pp. 1888-91, DOI:10.1021/np900314p, PMID 19795841.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Gary A. Laursen e Rodney D. Seppelt, Common Interior Alaska Cryptogams: Fungi, Lichenicolous Fungi, Lichenized Fungi, Slime Molds, Mosses, and Liverworts, University of Alaska Press, 15 settembre 2009, pp. 52–, ISBN 978-1-60223-058-3. URL consultato il 30 marzo 2011.
- (EN) Olaf Schmidt, Wood and tree fungi: biology, damage, protection, and use, Springer, 2006, pp. 186–, ISBN 978-3-540-32138-5. URL consultato il 30 marzo 2011.
- (EN) Rebecca Stefoff, The Fungus Kingdom, Marshall Cavendish, 15 novembre 2007, pp. 7–, ISBN 978-0-7614-2696-7. URL consultato il 30 marzo 2011.
- (EN) Michael Scherer-Lorenzen, Ernst-Detlef Schulze e European Science Foundation. "Linking Community and Ecosystem Ecology" Program, Forest diversity and function: temperate and boreal systems, Springer, 2005, pp. 267–, ISBN 978-3-540-22191-3. URL consultato il 30 marzo 2011.
- (EN) Arleen Rainis Bessette, Alan Bessette e William J. Neill, Mushrooms of Cape Cod and the national seashore, Syracuse University Press, luglio 2001, pp. 21–, ISBN 978-0-8156-0687-1. URL consultato il 30 marzo 2011.
- (EN) Rick Strassman, Slawek Wojtowicz e Luis Eduardo Luna, Inner Paths to Outer Space: Journeys to Alien Worlds Through Psychedelics and Other Spiritual Technologies, Inner Traditions / Bear & Company, 18 aprile 2008, pp. 246–, ISBN 978-1-59477-224-5. URL consultato il 30 marzo 2011.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Armillaria ostoyae
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) BBC News-Rapporto sulla più grante Armillaria del mondo, su news.bbc.co.uk.
- (EN) www.mushroomexpert.com-Armillaria ostoyae, su mushroomexpert.com.
- (ES) Sito micologico della Armillaria gigante del Michigan, su botit.botany.wisc.edu.
- (EN) Raccolta di foto dell'Armillaria ostoyae, su glowimages.com. URL consultato il 1º aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2015).