Augusto Renzini

Augusto Renzini
NascitaNocera Umbra, 24 aprile 1898
MorteRoma, 24 marzo 1944
Cause della morteAssassinio
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArma di Fanteria
Carabinieri
SpecialitàMitraglieri FIAT
Legione CC "Roma"
Unità220º Nucleo Carabinieri della Divisione costiera mobilitata
Anni di servizio1917-1923
1942-1944
GradoMaresciallo
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano
Campagna d'Italia
BattaglieBattaglia di Vittorio Veneto
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
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Augusto Renzini (Nocera Umbra, 24 aprile 1898Roma, 24 marzo 1944) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Nacque a Nocera Umbra, provincia di Perugia, il 24 aprile 1898, figlio di Vincenzo e Marianna Buratti.[2] Appartenente a una modesta famiglia di agricoltori, partecipò alla prima guerra mondiale dal marzo 1917 al novembre 1918 in forza ai reparti mitraglieri Fiat.[2] Chiesto, a guerra conclusa, il passaggio in servizio nell'arma dei carabinieri fu trasferito nel maggio 1920 nella Legione territoriale di Roma dove rimase fino al 1923.[2] Posto in congedo, riprese, nella vita civile, il lavoro di agricoltore.[2] Richiamato in servizio attivo nel gennaio 1942 in forza alla Legione C.C. di Roma, prestò prima servizio alla stazione di Portonaccio e poi dal 13 aprile 1943 nel 220º Nucleo Carabinieri della Divisione costiera mobilitata.[2] Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si diede alla lotta clandestina aggregandosi con la qualifica di caposquadra alla formazione partigiana "Generale Caruso".[2] Il 14 febbraio 1944, a seguito di delazione, fu arrestato dalla polizia nazi-fascista nella sua abitazione, ove viveva con la moglie Egiziaca Petrianni e la figlia Anna di 10 anni, e dove teneva occultato l'armamento raccolto. Tradotto nelle segrete di via Tasso, vi subì per 15 giorni torture e vessazioni, sopportate con fermezza d'animo e spirito di sacrificio, mantenendo il più assoluto silenzio. Trasferito a Regina Coeli e ricoverato in infermeria a causa delle gravi lesioni inflittegli durante le sevizie, il 24 marzo fu prelevato dal carcere per essere trucidato alle Fosse Ardeatine, lasciando la vedova e la figlia in situazione economica difficile, alleviata, però, dalla solidarietà degli altri Carabinieri in clandestinità.[2] Venne insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Alla sua memoria sono stati intitolati il 163º Corso allievi carabinieri ausiliari e la caserma sede della Stazione di Castel del Piano (PG). [3]

Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Appartenente al fronte della resistenza, si prodigava senza sosta nella dura lotta clandestina contro l'oppressore tedesco trasfondendo nei suoi compagni di lotta il suo elevato amor di Patria il suo coraggio. Incurante dei rischi cui si esponeva, portava a compimento valorosamente le azioni di guerra affidategli. Arrestato dalla polizia nazi-fascista, sopportava stoicamente durante la detenzione, le barbare torture inflittegli ed affrontava serenamente la fucilazione, pago di aver compiuto il suo dovere verso la Patria e oppressa, con l'olocausto della vita. Roma, ottobre 1943-marzo 1944.[4]»
— Decreto del Presidente della Repubblica del 7 dicembre 1951.[5]
  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.411.
  2. ^ a b c d e f g h Combattenti Liberazione.
  3. ^ Fonte: “OLtre il Dovere. Carabinieri decorati di medaglia d’oro al valor militare”
  4. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  5. ^ Registrato alla Corte dei conti il 14 gennaio 1952, Esercito, registro 2, pagina 287.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 411.

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