Berat
Berat comune | |
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(SQ) Berati | |
Veduta | |
Localizzazione | |
Stato | Albania |
Prefettura | Berat |
Territorio | |
Coordinate | 40°42′17.78″N 19°56′58.82″E |
Altitudine | 58 Casa comunale |
Superficie | 380,21 km² |
Abitanti | 65 543 (1-10-2011) |
Densità | 172,39 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 5001–5006 |
Prefisso | 032 |
Fuso orario | UTC+1 |
Targa | BR |
Cartografia | |
Sito istituzionale | |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Centri storici di Berat e Argirocastro | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Culturale |
Criterio | iii, iv |
Pericolo | Nessuna indicazione |
Riconosciuto dal | 2005 |
Scheda UNESCO | (EN) Historic Centre of Berat and Gjirokastra (FR) Scheda |
Berat è un comune albanese situato nella parte meridionale dell'Albania ed è il capoluogo dell'omonima prefettura.
A seguito della riforma amministrativa del 2015, a Berat sono stati accorpati i comuni di Otllak, Roshnik, Sinjë, Velabisht, portando la popolazione complessiva del comune a 60.031 abitanti (censimento 2011).
Geografia fisica
[modifica | modifica wikitesto]La città è situata sulla riva destra del fiume Osum poco lontano dalla confluenza fra questo e il fiume Molisht.
Il clima è mediterraneo con inverni miti, in cui difficilmente la temperatura va sotto 0 ed estati in cui si può arrivare a 40 gradi. La neve cade in maniera costante ogni inverno senza importanti accumuli. Nella città crescono olivi e limoni.
Origini del nome
[modifica | modifica wikitesto]Il toponimo della città in albanese è Berat (o Berati, a seconda del contesto nella lingua albanese), dall'antico slavo Бѣлградъ o "Bel(i)grad". In passato era chiamata anche "Belgrado di Albania" per distinguerla dall'omonima città serba.
Durante l'antichità il territorio è stato il sito di una città illirica, mentre sotto il dominio bizantino il nome della città era Pulcheriopoli (Πουλχεριόπολις, "città di Pulcheria").
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Antichità
[modifica | modifica wikitesto]Berat è una delle città più antiche albanesi, fondata nel IV secolo a.C. dagli Illiri.
Particolarmente interessanti sono alcune chiese della città realizzate con una particolare tecnica costruttiva denominata Castone[1] o Cloisonné come la chiesa di San Michele o di Santa Maria.
Medioevo
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1385 Berat venne conquistata dai turchi ottomani, prima della battaglia dei Campi Sauriani. Secondo alcune fonti, la città divenne una testa di ponte ottomana in preparazione di un assalto ai danni di Valona[2]. Nel 1396, il clan dei Muzaka assunse il controllo di Berat che divenne capitale di una signoria autonoma, il principato di Berat[3][4]. Entro il 1417, Berat e le sue dipendenze erano però state annesse all'Impero ottomano[5]. Nel 1455, Scanderbeg cinse inutilmente d'assedio la città.
Seconda guerra mondiale
[modifica | modifica wikitesto]Durante la Seconda guerra mondiale vi era un aeroporto della Regia Aeronautica. Durante la Campagna di Grecia vi fu basato il 160º Gruppo Autonomo, comprendente la 393ª e la 394ª Squadriglia, equipaggiato con i caccia Fiat C.R.42[6] ed il 154º Gruppo Autonomo, con la 361ª e 395ª Squadriglia, su Fiat G.50bis.
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Berat è una città ricca di monumenti storici, moschee ottomane e chiese ortodosse tardo-medievali. La lunga dominazione turca è ben riscontrabile nell'edilizia civile locale che riflette appunto i gusti orientali dell'epoca ottomana. Il centro storico è suddiviso in tre macro aree ben riconoscibili: Kalaja (Castello), Mangalem (sottostante il Castello) e Gorica, quest'ultimo sulla sponda sinistra dell'Osum.
Architetture civili
[modifica | modifica wikitesto]- Ponte di Gorica, d'epoca ottomana unisce i quartieri di Gorica e Mangalem.
Architetture militari
[modifica | modifica wikitesto]- Castello di Berat, sorge su uno sperone roccioso alto 200 metri che domina la città e la valle del fiume Osum.
Architetture religiose
[modifica | modifica wikitesto]- Cattedrale di San Demetrio.
- Cattedrale della Dormizione di Santa Maria, nel quartiere di Kalaja.
- Chiesa di San Michele, nel quartiere di Kalaja.
- Chiesa di San Michele, nel quartiere di Mangalem.
- Chiesa di San Spiridione, nel quartiere di Gorica.
- Chiesa di San Teodoro, nell'area di Kalaja.
- Chiesa di San Tommaso, nel quartiere di Gorica.
- Chiesa della Santissima Trinità, nel quartiere di Kalaja.
- Moschea degli Scapoli, costruita nella zona di Mangalem.
- Moschea Bianca, nell'area di Kalaja.
- Moschea di Piombo, nel quartiere di Mangalem.
- Moschea del Re nell'area di Mangalem.
- Moschea Rossa, nel quartiere di Kalaja.
- Moschea Hysen Pasha.
- Teqeja e Helvetive.
Patrimonio dell'umanità
[modifica | modifica wikitesto]L'8 luglio 2008 il centro storico di Berat è stato aggiunto ad un preesistente patrimonio dell'umanità, la Città-Museo di Argirocastro, quale "raro esempio di città ottomana ben conservata"[7]. Secondo l'UNESCO, Berat dimostra la pacifica convivenza di varie religioni nei secoli passati.
Cultura
[modifica | modifica wikitesto]Istruzione
[modifica | modifica wikitesto]Musei
[modifica | modifica wikitesto]Berat ospita due musei statali, gestiti dal Centro museale di Berat del Ministero della cultura:
Sport
[modifica | modifica wikitesto]Calcio
[modifica | modifica wikitesto]La squadra principale della città è il Klubi Sportiv Tomori.
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]- Veduta della città vecchia
- Veduta
- La chiesa di San Michele.
- Veduta della città vecchia
- La cattedrale della Dormizione di Santa Maria, che ospita il Museo iconografico Onufri
- Centro
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ F. Canali e V. C. Galati, La tecnica costruttiva del castone ("cloisonné") murario nell'architettura Medio-bizantina tra struttura, accorgimenti antisismici e decorazione (IX-XV secolo), in Bollettino della Società di Studi Fiorentini, vol. 30-31, n. 2021-2022..
- ^ Herbert Adam Gibbons, The Foundation of the Ottoman Empire: A History of the Osmanlis Up To the Death of Bayezid I 1300-1403, Routledge, 21 agosto 2013, p. 159, ISBN 978-1-135-02982-1.
- ^ Slobodan Ćurčić, Aimos e Society for the Study of the Medieval Architecture in the Balkans and its Preservation, Secular medieval architecture in the Balkans 1300-1500 and its preservation, Aimos, Society for the Study of the Medieval Architecture in the Balkans and its Preservation, 1997, p. 114, ISBN 978-960-86059-1-6. URL consultato l'11 gennaio 2011.
- ^ John V. A. Fine Jr., The Late Medieval Balkans: A Critical Survey from the Late Twelfth Century to the Ottoman Conquest, University of Michigan Press, 1994, p. 391, ISBN 0-472-08260-4.«...in 1396. By this time the family of Musachi had gained control of Berat.»
- ^ Machiel Kiel, Ottoman architecture in Albania, 1385-1912, Research Centre for Islamic History, Art and Culture, 1990, p. 48, ISBN 978-92-9063-330-3.«In 1417, Berat became part of the Ottoman Empire when this strong city succumbed to a surprise attack.»
- ^ De Marchi 1994, p. 34.
- ^ Estensione del patrimonio
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Italo De Marchi, Enzo Maio, Pietro Tonizzo, Gianfranco Munerotto, MACCHI MC.200 "saetta" - FIAT CR.32, Modena, Stem Mucchi, 1994.
- F. Canali e V. C. Galati, La tecnica costruttiva del castone ("cloisonné") murario nell'architettura Medio-bizantina tra struttura, accorgimenti antisismici e decorazione (IX-XV secolo), in Bollettino della Società di Studi Fiorentini, vol. 30-31, n. 2021-2022.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Berat
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (SQ, EN) Sito Comune Berat, su bashkia-berat.net. URL consultato il 19 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2011).
- (EN) Cultura e Patrimonio Berat, su beratcultureandheritage.com. URL consultato il 16 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2012).
- (SQ, EN) Musei a Berat, su muzeumetberat.net. URL consultato il 16 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2012).
- (SQ, EN) Camera Commercio e Industria Berat, su cciberat.com. URL consultato il 16 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2012).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 124435523 · LCCN (EN) n88020417 · GND (DE) 4205503-9 · J9U (EN, HE) 987007567229005171 |
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