Campo di concentramento di Syrec'

Il campo di concentramento di Syrec' (in ucraino Сирець?) fu un campo di concentramento nazista fondato nel 1942 nel quartiere occidentale di Syrec', già parte di Kiev dal 1799. Il toponimo derivò da un piccolo fiume locale. Circa 327 detenuti del campo, tra i quali 100 ebrei, furono costretti a rimuovere ogni traccia dell'omicidio di massa a Babij Jar.[1]

Istituzione e posizione

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Il campo di concentramento fu istituito nel 1942 presso l'ex campo estivo della guarnigione di Kyiv all'estremità settentrionale della città di Kiev,[1][2] a poche centinaia di metri dal burrone di Babij Jar, teatro di enormi massacri dalla fine di settembre 1941. Syrec' doveva inizialmente essere un satellite del campo di concentramento di Sachsenhausen in Germania: furono imprigionate circa 3000 persone, sorvegliate da poliziotti ucraini e SS tedesche. Paul Otto Radomski fu il comandante del campo.[2]

Il campo fu costruito nel giugno 1942 su richiesta di Hans Schumacher al suo superiore Erich Ehrlinger, un ufficiale di polizia nazista e capo della Gestapo a Kiev. Il campo dovette ospitare i prigionieri considerati oppositori del regime nazista, principalmente ebrei: all'arresto sopravvissero solo gli abili artigiani da utilizzare nel lavoro forzato, tutti gli altri furono giustiziati o uccisi da un gaswagen.

Operazione nel campo

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I prigionieri, sia donne che uomini, furono alloggiati in baracche di legno e in rifugi con porte e scale che scendevano dal piano terra per evitare che gelassero in inverno.[2] I detenuti furono denutriti, molti morirono di fame, con una mortalità giornaliera di circa 10-15 persone. Lo Sturmbannführer Radomski creò un regime di terrore nel campo con l'aiuto del comandante Anton Prokupek e di una compagnia di Sotnik: imposero pesanti punizioni anche per i delitti minori e spesso presero a frustate i prigionieri.[2]

Rivolta dei detenuti

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Prima che i tedeschi si ritirassero da Kiev, tentarono di nascondere le atrocità che avevano commesso a Babij Jar. Paul Blobel, che aveva il controllo degli omicidi di massa a Babij Jar da due anni, supervisionò il Sonderaktion 1005 nell'eliminare le tracce. Per sei settimane, dall'agosto al settembre 1943, più di 300 prigionieri incatenati furono costretti a riesumare e bruciare i cadaveri (usando le lapidi locali come mattoni per costruire i forni) e sparsero le ceneri sui terreni agricoli nelle vicinanze.

Durante le esumazioni del Sonderkommando 1005, un gruppo di prigionieri si armò segretamente di strumenti e ferraglia che riuscì a trovare e nascondere. Scassinarono le serrature con le chiavi trovate sui corpi delle vittime. Martin Gilbert cita lo storico Reuben Ainsztein:

«[...] in quegli uomini seminudi che puzzavano di carne in putrefazione, i cui corpi erano stati mangiati dalla scabbia e ricoperti da uno strato di fango e fuliggine, e della cui forza fisica era rimasto poco o niente, sopravviveva uno spirito che sfidava tutto ciò che i nazisti avevano fatto o potevano ancora fare. Negli uomini che le SS vedevano solo come cadaveri ambulanti, maturava la determinazione che almeno uno di loro doveva sopravvivere per raccontare al mondo quello che era successo a Babij Jar.[1]»

La notte del 29 settembre 1943, mentre il campo fu smantellato, scoppiò una rivolta tra i detenuti. I prigionieri si ribellarono alle guardie a mani nude, usando martelli e cacciaviti. Quindici persone riuscirono a fuggire. Tra loro ci fu Vladimir Davіdov, che in seguito fu un testimone al processo di Norimberga.[3] Tra gli altri fuggitivi ci furono Fyodor Zavertanny, Jacob Kaper, Filip Vilkis, Leonid Kharash, I. Brodskiy, Leonid Kadomskiy, David Budnik, Fyodor Yershov, Jakov Steiuk, Semyon Berland, Vladimir Kotlyar.[4] Una volta ristabilito il controllo nazista nel campo, i restanti 311 detenuti furono giustiziati.

Il 6 dicembre 1943, le autorità sovietiche portarono alcuni giornalisti sul luogo dei massacri di Babij Jar. Due di loro, Bill Downs e Bill Lawrence, intervistarono tre prigionieri di guerra ebrei detenuti a Syrec' che furono costretti a partecipare allo smaltimento dei corpi: Efim Vilkis, Leonid Ostrovsky e Vladimir Davidoff. Downs descrisse il racconto di Vilkis della fuga del prigioniero:

«Ancora più incredibili furono le azioni intraprese dai nazisti tra il 19 agosto e il 28 settembre scorso. Vilkis ha detto che a metà agosto le SS hanno mobilitato un gruppo di 100 prigionieri di guerra russi, che sono stati portati sui burroni. Il 19 agosto a questi uomini fu ordinato di dissotterrare tutti i corpi presenti nel burrone. I tedeschi nel frattempo si recarono in un vicino cimitero ebraico, da dove furono prese le lapidi di marmo a Babii Yar per creare le fondamenta di un'enorme pira funeraria. In cima alle pietre erano accatastati uno strato di legno e poi uno strato di corpi, e così via fino a quando la pira non era alta come una casa di due piani. Vilkis ha detto che circa 1500 corpi sono stati bruciati in ogni operazione e ogni pira funeraria ha impiegato due notti e un giorno per bruciare completamente. La cremazione è andata avanti per 40 giorni, e poi ai prigionieri, che a questo punto comprendevano 341 uomini, fu ordinato di costruire un'altra fornace. Poiché questa era l'ultima fornace e non c'erano più corpi, i prigionieri capirono che fosse per loro. Hanno fatto una pausa, ma solo una dozzina su più di 200 è sopravvissuta ai proiettili delle pistole naziste.[5]»

Secondo Vilkis, alcuni dei prigionieri si ammalarono o impazzirono per l'esperienza subita e le guardie naziste li uccisero come avvertimento per gli altri. Ogni giorno vennero fucilati da tre a cinque prigionieri.[6]

Campo per prigionieri di guerra tedeschi

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Quando l'Armata Rossa liberò Kiev il 6 novembre 1943, il campo fu convertito in un campo di internamento per prigionieri di guerra tedeschi e operò fino al 1946. Il campo fu successivamente demolito e negli anni '50 e '60 iniziò lo sviluppo urbano dell'area circostante.

  1. ^ a b c Martin Gilbert, Holocaust citato in Babi Yar by The Berdichev Revival, su berdichev.org. URL consultato il 25 aprile 2013., 1985.
  2. ^ a b c d ARC, The KZ in Syrets, su deathcamps.org, 9 luglio 2006. URL consultato il 26 aprile 2013.
  3. ^ Martin Gilbert, 1943 September 30, Sonderkommando Babi Yar Revolt, 1985, p. 613.
  4. ^ Shmuel Spector, "Babi Yar," Encyclopedia of the Holocaust, Israel Gutman, editor in chief, Yad Vashem, Sifriat Hapoalim, New York: Macmillan, 1990. 4 volumes. ISBN 0-02-896090-4. An excerpt of the article is available at Ada Holtzman, "Babi Yar: Killing Ravine of Kiev Jewry – WWII Archiviato il 30 dicembre 2012 in Internet Archive.", We Remember! Shalom!.
  5. ^ Bill Downs, Blood at Babii Yar - Kiev's Atrocity Story, in Newsweek, 6 dicembre 1943, p. 22.
  6. ^ Bill Lawrence, Six Presidents, Too Many Wars, New York, Saturday Review Press, 1972, p. 94, ISBN 9780841501430.

Voci correlate

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