Cappello d'arme

Cappello d'arme
Eisenhut
Cappello d'arme spagnolo (capacete) con barbozza - Aragona (ca. 1470) - Musée de l'Armée di Parigi
OrigineEuropa occidentale
Impero bizantino
Impiego
UtilizzatoriCavalleria
Fanteria
Produzione
Entrata in usoMedioevo
VariantiMorione
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Alabardiere con cappello d'arme - ill. da "Bibbia Maciejowski" (XIII secolo).

Cappello d'arme (Chapel de fer in lingua francese; Kettle hat in lingua inglese; Eisenhut in lingua tedesca), anche "Cappello di ferro", è il nome con cui si indica una particolare tipologia di elmo in ferro in uso in Europa intorno all'Anno Mille. Era molto diffuso tra le forze di fanteria ma, affiancato ad una barbozza, poteva anche essere preso in dotazione dalle forze di cavalleria pesante. Funse da archetipo, nel Tardo Medioevo, per lo sviluppo degli elmetti rinascimentali del tipo "Morione" e del "Cabasset".

Il prototipo del Cappello d'arme venne con buona probabilità sviluppato dall'esercito bizantino[1] quale arma bianca difensiva per la testa in dotazione alle forze di fanteria durante gli assedi. Pare però che, nel Regno d'Inghilterra, elmi per i fantaccini del tipo Kettle hat fossero già in produzione nel 1011, ben prima cioè che, causa la Prima Crociata, i contatti tra l'Europa occidentale ed il Medioriente divenissero più stabili e duraturi facilitando la circolazione di tecnologie belliche.

Il cappello d'arme fu elmo tipico della fanteria basso-medievale, negli anni cioè in cui la cavalleria pesante pridiligeva l'uso del bacinetto. In Italia, ebbe larghissima diffusione tra le truppe dei balestrieri e dei proto-picchieri degli eserciti comunali, passando in uso anche ai milites che fornivano alle libere-città le loro truppe di cavalleria: il cappello d'armi figura infatti nell'equipaggiamento a disposizione dei feditori, la cavalleria leggera incaricata di compiere rappresaglie ed opere di schermaglia contro il nemico[2].
A partire dal XV secolo, l'uso sempre più massiccio, da parte degli armorari europei, di piastre in metallo articolate l'una all'altra da giunture nella realizzazione degli apparati difensivi per la cavallerie pesante (v. armatura gotica), spinse in funzione di un riutilizzo dello Chapel de fer nella panoplia della grande nobiltà usa a combattere in arcioni. Il cappello d'arme venne integrato alle piastre in metallo volte alla protezione della zona faccia-collo (v. barbozza), garantendo così una protezione più efficace e "leggera" rispetto al claustrofobico bacinetto. Dal cappello d'arme gotico sviluppò poi la bigoncia (fr. Salade) che, fatto salvo l'uso da parte dei cavalieri, specie se di provenienza germanica, venne anche adottata dalle forze di fanteria quale surrogato del cappello d'arme[3].

Nel corso del XVI secolo, il cappello d'arme gotico funse da modello per lo sviluppo dell'elmetto di tipo Morione in uso alle forze dell'esercito del Regno di Spagna, a quel tempo dominante nel teatro bellico europeo. Lo Chapel de fer divenne così, nel XVII secolo, un sinonimo dell'elmetto ispanico:

«CAPPELLO (...) Capello di ferro, vale Elmo, Morione. Lat. galea. Gr. κυνῆ.»

La dicotomia Eisenhut-Morione legò il destino del Cappello d'Arme con l'evoluzione dell'elmetto, erede dell'elmo antico e medievale sui campi di battaglia del Vecchio Mondo prima e dell'ecumene mondiale poi, facendo di questa particolare tipologia di copricapo bellico un vero e proprio sinonimo dell'arma bianca difensiva per antonomasia del cranio:

«CAPPELLO DI FERRO. Lo stesso che Elmo.»

All'aprirsi del XX secolo, la forma del cappello d'arme venne ripresa da alcuni elmetti di fanteria in uso agli eserciti europei durante Prima e la seconda guerra mondiale: l'Elmetto "Brodie", distintivo delle truppe del Commonwealth britannico (in uso anche al US Army con il nome di M1917 Doughboy Helmet), e l'Elmetto Adrian Mod. 16.

Le principali varianti del cappello d'arme sono:

  • Chapel de Montauban, anche Chapel bernois: cappello d'arme con calotta marcatamente cilindrica terminante in una piramide, in produzione tra Duecento e Quattrocento;
  1. ^ Dawson, Timothy; McBride, Angus [ill.] (2007), Byzantine Infantryman: Eastern Roman Empire C.900-1204, Oxford, Osprey Publishing, ISBN 978-1-84603-105-2, p. 21.
  2. ^ Settia, Aldo A. (1993), Comuni in guerra : armi ed eserciti nell'Italia delle città, Bologna, CLUEB.
  3. ^ Nicolle, David; [ill.] McBride, Angus (2000), French Armies of the Hundred Years War, Oxford, Osprey Publishing, ISBN 1-85532-710-4, p. ().
  4. ^ Viollet-le-Duc, Eugène (1874), Dictionnaire raisonné du mobilier français de l'époque carlovingienne à la Renaissance, t. V, Parigi.
  • Wendelin Boeheim (1890), Handbuch der Waffenkunde. Das Waffenwesen in seiner historischen Entwicklung vom Beginn des Mittelalters bis zum Ende des 18 Jahrhunders, Leipzig.

Voci correlate

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