Carl Borromäus Andreas Ruthart
Carl Borromäus Andreas Ruthart (Danzica, 1630 – L'Aquila, 1703) è stato un pittore e religioso tedesco.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]È citato con differenti versioni del suo nome (Karl Ruthard, Carl Ruthart, Karl Andreas Ruthart, Carl Borromäus Andreas Ruthart), italianizzato in Carlo Borromeo Rutardo; negli ultimi anni della sua vita è noto anche con lo pseudonimo di Frà Andrea. Il biografo ottocentesco Pietro Zani lo ricorda inoltre con l'appellativo di “Raffaello degli animali”.[1]
Nacque nel XVII secolo a Danzica e, prima di arrivare in Italia, visse e operò ad Anversa, Vienna e Ratisbona. Si considerava seguace di Peter Paul Rubens, di cui aveva studiato attentamente le opere e assimilato i toni caldi delle tinte e la morbidezza degli incarnati. Si distinse inoltre, in un primo tempo, come pittore animalista; nelle sue tele espresse la violenza animalesca dei predatori, in particolare dei grandi felini. Dipinse numerose scene di combattimenti cruenti, tra cani, orsi, leoni e le loro prede, sullo sfondo di una natura aspra e nuda. Era un gusto a quell'epoca assai diffuso, in particolare nei paesi di lingua tedesca. Animalista, per esempio, era il pittore e incisore Johann Elias Ridinger. Carl Ruther lavorò anche in collaborazione con Wilhelm Schubert van Ehrenberg, aggiungendo animali a scene dipinte da Ehrenberg.
Periodo italiano
[modifica | modifica wikitesto]Nella seconda parte della sua vita si spostò in Italia dove dipinse tele a soggetto sacro, tra cui quelle per il coro della chiesa di Sant'Eusebio a Roma. A Milano ― su commissione di Alessandro Visconti e con la collaborazione di altri maestri comprimari, tra i quali il fiammingo Livio Mehus ― dipinse, tra il 1654 e il 1659, un grande ciclo di ventitré tele raffiguranti il Mito di Orfeo, oggi conservato a Palazzo Sormani.[2]
Giunse quindi all'Aquila, rimanendo certamente toccato dal rito della Perdonanza Celestiniana istituita da papa Celestino V nel XIII secolo; si fece monaco celestino col nome di Frà Andrea e trascorse il resto dei suoi giorni nella convento della basilica di Santa Maria di Collemaggio. Qui realizzò quattro grandi tele, posizionate lungo la navata destra e facenti parte del ciclo Vita di Pietro da Morrone: in sequenza, San Pietro Celestino doma le fiere, San Pietro Celestino gioca con la cavezza del somarello, San Pietro Celestino ferma i Mori con l'intervento di un leone e San Pietro Celestino placa i buoi infuriati. I dipinti, condizionati dalla nuova scelta di vita del Ruthart, mostrano animali non più selvatici e feroci bensì mansueti e di compagnia.
Appartengono invece al ciclo su San Bernardino da Siena altre due conservate all'Aquila, nel Museo nazionale d'Abruzzo. Nel primo dipinto sono rappresentati, a tavola, Santa Scolastica, San Benedetto e un monaco; un secondo monaco con una monaca assistono alla scena. Nel secondo dipinto San Benedetto immerge nello stagno il suo bastone e un contadino gli indica dove cercare la zappa perduta; sullo sfondo si apre un vasto paesaggio, con una montagna isolata e azzurrina che sembra il massiccio del Gran Sasso.
Al Palazzo del Municipio di Chieti si conservano infine altri quattro suoi dipinti con personaggi storici: San Pietro Celestino e Braccio Fortebraccio da Montone, Assedio ai castelli aquilani di Braccio Fortebraccio da Montone, San Benedetto e Carlo d'Angiò e Celestino V appare in sogno a Carlo d'Angiò.
Opere principali
[modifica | modifica wikitesto]- Al Getty Center, Los Angeles:
- Ulisse nel palazzo di Circe, 1667.[3]
- Al Museo nazionale d'Abruzzo, L'Aquila:[4]
- Lepre, olio su tela, 53x86 cm
- Pellicano;[5]
- San Benedetto e Santa Scolastica sorpresi dal temporale, olio su tela, 78x98 cm;
- San Benedetto recupera la zappa nella palude, olio su tela, 79x98 cm;
- Santo Stefano del Lupo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Bocchi.
- ^ Pierluigi Panza, Milano, a Palazzo Sormani il ritorno del Grechetto «sbagliato» nella sala dei rebus, in Corriere della Sera, 9 novembre 2020.
- ^ Dipinto in collaborazione con Wilhelm Schubert van Ehrenberg. Olio su tela, 88.9×121.6 cm, firma e data: W.S. van / Ehrenberg, fec. / 1667.
- ^ Carl Ruther, su museonazionaleabruzzo.beniculturali.it, Museo Nazionale d'Abruzzo. URL consultato il 24 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2017).
- ^ Esposto alla mostra Oltre Caravaggio: Lucia Arbace (a cura di), Oltre Caravaggio: pittura del Seicento in Abruzzo, tra Roma e Napoli: Lanciano, Polo museale di Santo Spirito, 4 maggio-21 luglio 2013: Sulmona, Abbazia di Santo Spirito al Morrone, 30 luglio-30 settembre 2013, Rocca S. Giovanni, Botolini, 2013, SBN IT\ICCU\TER\0037924.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bocchi Gianluca e Bocchi Ulisse, Carl Borromäus Andreas Ruthart. Un pittore mitteleuropeo fra Milano, Venezia, Firenze, Roma, L’Aquila e Napoli, Parma, Grafiche Step, 2020.
- Mario Moretti, Museo nazionale d'Abruzzo nel castello cinquecentesco dell'Aquila, L'Aquila, L. U. Japadre, 1968, SBN IT\ICCU\SBL\0101911.
- (DE) Ulrich Thieme - Felix Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Kunstler von der Antike bis zur Gegenwart. vol. 29, Leipzig, E. A. Seeman, SBN IT\ICCU\MIL\0324190.
- (FR) Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs de tous les temps et de tous les pays. vol. XII, Paris, Gründ, 1999, SBN IT\ICCU\VEA\0108356.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Carl Ruther
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Opere di Carl Borromäus Andreas Ruthart, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Bibliografia di Carl Borromäus Andreas Ruthart, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 67266123 · ISNI (EN) 0000 0000 6631 5890 · BAV 495/138650 · CERL cnp00544459 · ULAN (EN) 500009631 · GND (DE) 118996444 · BNF (FR) cb16850965g (data) |
---|