Casse rurali

Le casse rurali sono state cooperative di credito per i piccoli agricoltori.[1]

In Italia si diffusero a partire dalla fine del XIX secolo ad opera di Leone Wollemborg[2]. La sua iniziativa fu sostenuta soprattutto dai parroci di campagna:[3] il che costituì all'epoca uno dei rari esempi di collaborazione tra classi sociali e posizioni ideologiche diverse, accomunati dal desiderio di venire incontro alla popolazione rurale, afflitta da grande povertà, e del clero di campagna. Si richiamavano alle banche tedesche ideate da Friedrich W. Raiffeisen che si basavano sull'auto-aiuto tra soggetti che altrimenti non avrebbero potuto avere accesso al credito bancario[4]. Dopo poco tra la componente liberale e quella cattolica sorsero dei dissapori e le casse vennero rifondate solo dalla componente cattolica. L'anima di queste iniziative fu il sacerdote don Cerutti.[5]

Concentrate inizialmente nel Veneto (la prima cassa italiana fu fondata a Loreggia nel 1883[6]) ed in Sicilia[7] esse comportavano la responsabilità solidale e illimitata dei soci[8] nei confronti dei terzi e concedevano prestiti a piccoli proprietari terrieri, fittavoli e coloni. La loro attività rimase per molti anni di ridotte dimensioni ma esse consentirono l'accesso al credito agrario a centinaia di migliaia di contadini. Accanto alle casse rurali di matrice cattolica all'inizio del '900 furono fondate varie casse agrarie laiche. Con il passare degli anni si diffusero sull'intero territorio nazionale, compreso il Mezzogiorno[9].

Nel 1936 la legge bancaria voluta dal fascismo impose a tutte le casse di assumere la denominazione di casse rurali ed artigiane. Una particolare importanza assunse l'istituto centrale ICCREA Banca.[10]. Nel 1993, con la modifica del Testo Unico Bancario, assumono la denominazione di banche di credito cooperativo, mantenendo gli elementi originari (quali, ad esempio il voto capitario, la mutualità, il forte radicamento sul territorio) ma vengono meno alcuni limiti di operatività permettendogli di operare sul mercato come gli istituti di credito ordinario. Tuttora in Alto Adige le 48 Raiffeisen Kasse, tutte autonome,[11] e le 41 equivalenti in Trentino usano nella denominazione in lingua italiana il termine "casse rurali".

  1. ^ Gioacchino Lavanco, Cinzia Novara e Enza Sidoti, Sistema mafioso e anticomunità. Percorsi per leggere le comunità criminali, in PSICOLOGIA DI COMUNITA', n. 1, 2018-04, pp. 33–58, DOI:10.3280/psc2018-001004. URL consultato il 28 dicembre 2019.
  2. ^ Leone Wollemborg, Il sentimento del bene comune. Scritti e discorsi scelti del fondatore della prima Cassa Rurale italiana (1883-1929), Ecra, 201, ISBN 9788865580783
  3. ^ Giovanni Telò, Banche per "gli ultimi". Le Casse rurali mantovane e quella di Bozzolo dalla Rerum novarum al fascismo, in Impegno - Rivista della Fondazione don Primo Mazzolari ONLUS, vol. 34, n. 2, 2 novembre 2023, pp. 9-34.
  4. ^ Friedrich Wilhelm Raiffeisen, Le Associazioni Casse di Prestito, Ecra, 2010, ISBN 9788865580028
  5. ^ Don Cerutti, su cooperazione.net. URL consultato il 29 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2014).
  6. ^ Marco Carminati, Emanuele Fucecchi, Non è la solita storia. Leone Wollemborg e le origini del Credito Cooperativo, Ecra, 2013, ISBN 9788865580813
  7. ^ La diffusione in Sicilia la si deve all'appoggio dell'arcivescovo Vassallo di Torregrossa alle iniziative di don Cerutti.
  8. ^ La responsabilità illimitata fu dapprima corretta da una responsabilità multipla rispetto al capitale sottoscritto, per poi passare alla responsabilità limitata.
  9. ^ G. M. Viscardi, E. Fonzo, G. Mirolla, Storia di un istituto di credito agrario del Mezzogiorno. Dalla Cassa Agraria di Prestiti alla Cassa Rurale ed Artigiana di Battipaglia (1914-1964), Ecra, Roma 2016, su academia.edu.
  10. ^ ICCREA Archiviato il 20 settembre 2016 in Internet Archive.
  11. ^ Comuni d'Italia
  • Giovanni Telò, Banche per "gli ultimi". Le Casse rurali mantovane e quella di Bozzolo dalla Rerum novarum al fascismo, in Impegno - Rivista della Fondazione don Primo Mazzolari ONLUS, vol. 34, n. 2, 2 novembre 2023, pp. 9-34.

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