Castello di Afragola
Castello di Afragola | |
---|---|
Il castello nel 1933. | |
Ubicazione | |
Stato | Regno di Napoli |
Stato attuale | Italia |
Regione | Campania |
Città | Afragola |
Coordinate | 40°55′09.7″N 14°18′48.3″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Castello medievale, Fortezza |
Inizio costruzione | 1420 (o 1337) |
Primo proprietario | famiglia Capece-Bozzuto o i Durazzo |
Condizione attuale | restaurato (dalla fine del Settecento) |
Proprietario attuale | Comune di Afragola |
Fonti citate nel testo della voce | |
voci di architetture militari presenti su Wikipedia | |
Il castello di Afragola è un castello medievale situato ad Afragola ed edificato probabilmente nel 1420 dalla famiglia Capece-Bozzuto o nel 1337 dai Durazzo, durante il regno di Roberto d'Angiò.[1][2][3] Fu utilizzato originariamente come fortezza reale, per poi divenire palazzo feudale.[3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Origini
[modifica | modifica wikitesto]Il castello fu menzionato per la prima volta dal cronista Perger, a proposito della venuta dei Francesi nel Regno di Napoli nel 1495, scrivendo che il 5 ottobre "[I Francesi, ndr] venero a la Fragola et pigliarono lo Castello".[2]
Nel 1337 fu di proprietà di Tommaso Mansella, l'allora signore di Afragola, per poi passare al suo successore Roberto di Capua, conte di Altavilla.[3]
Tuttavia, esso non fu menzionato negli atti di vendita del castello da parte del re Carlo III di Napoli alla famiglia Capece-Bozzuto avvenuta il 2 maggio 1381, né da Pandolfo Collenuccio, il quale riportò nella sua opera, Istoria del Regno di Napoli, che, nel 1420, durante la campagna militare contro Alfonso I di Aragona, il generale del re Luigi III d'Angiò, Giacomo Sforza, si accampò con le sue truppe ad Afragola.[2]
Dopo il 1407 il castello risultò disabitato e abbandonato, fino al 1444 quando il signore di Afragola, Nicola Maria Capece-Bozzuto, chiese ad Alfonso V d'Aragona di poterlo restaurare e fortificare.[4]
Lo scrittore Giuseppe Castaldi ipotizzò, quindi, che l'edificio fosse stato edificato nel 1420 dalla stessa famiglia Capece-Bozzuto e che, all'interno di esso, fosse stato trasferito il palazzo baronale con giardini, fontane e appartamenti.[2] Il castello fu, inoltre, menzionato in un atto di vendita del 1576 redatto da Paolo Bozzuto: "uno commodo castello et grande ad minus duc. 5000", venduto all'universitas di Afragola.[2]
XV e XVII secolo
[modifica | modifica wikitesto]Tuttavia, dopo il 1576, l'universitas concesse agli abitanti di costruire delle abitazioni vicino al castello e, inoltre, vendette il Conservatorio, due torrioni e due appartamenti, con annessi giardini, alla famiglia Grossi.[2] Il 15 marzo 1685, Donato Grossi vendette l'edificio al parroco di San Giorgio, Domizio Russo, per 1098 ducati.[2]
Il 5 marzo 1690, Russo vendette parte del castello alla principessa Caterina Morra per 1600 ducati, la cui famiglia decise però di cederla a Gaetano Caracciolo del Sole dè Duchi di Venosa per 1000 ducati, con annessi due giardini, una fontana, un torrione e appartamenti; questi ricostruì l'intera struttura, edificando tre appartamenti.[2]
XVIII secolo
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1798, il sacerdote Nicola Jenco finanziò la costruzione dell'orfanotrofio della Santissima Addolorata per 165 ducati,[2] mentre il castello fu venduto a Jenco e ai fratelli Marco, Giuseppe e Vincenzo Fatigati e nel 1823 fu edificata nelle vicinanze una chiesetta dedicata alla Santissima Vergine Addolorata.[2]
XX e XXI secolo
[modifica | modifica wikitesto]Il castello oggi ospita una scuola dell'infanzia e primaria paritaria, l'Addolorata.[5]
Struttura e stile
[modifica | modifica wikitesto]Il castello era composto da quattro torrioni ed era circondato da un fossato.[2] Inoltre l'ingresso, oggi coperto, era costituito da un arco, una lapide marmorea, o un architrave a due livelli, e quattro archi, uno dei quali era posto ai piedi della torre dell'orologio (dove originariamente vi era l'ingresso della cappella dell'Addolorata), distrutta da un fulmine nel 1887 e infine abbattuta verso la fine del XIX secolo, sulla cui facciata rimane soltanto una croce di mattoni gialli; gli altri tre archi, invece, furono sostituiti da tre saracinesche.[6]
La parte anteriore della torre era composta da una porta, mentre al primo e secondo piano vi era una balconata con archi di base e finestre; a sinistra, nei pressi dell'ingresso, invece, c'era un loggiato sostenuto da un arco.[6]
In seguito ai rimaneggiamenti ottocenteschi e successivi, è rimasto uno solo dei due originari livelli, ora coperto da mattoncini rossi clinker, mentre l'arco d'ingresso è diventato una pizzeria, mentre quello ubicato a destra fu abbattuto e ricostruito durante i lavori del corso Enrico De Nicola, nel 1920.[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tutte le fortificazioni della Provincia di Napoli, su mondimedievali.net, Mondi Medievali. URL consultato il 24 ottobre 2019.
- ^ a b c d e f g h i j k Castaldi, pp. 49-53.
- ^ a b c Cerbone, De Stelleopardis, p. 155.
- ^ Cerbone, De Stelleopardis, p. 57.
- ^ Suore Compassioniste Serve di Maria, su cercalatuascuola.istruzione.it, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. URL consultato il 18 aprile 2020.
- ^ a b c Domenico Corcione, Quando Afragola aveva un castello..., su vetusetnovus.blogspot.com, Vetus et Novus. URL consultato il 24 ottobre 2019.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Castaldi, Memorie storiche del comune di Afragola raccolte da Giuseppe Castaldi, San Giacomo, 1830.
- Carlo Cerbone e Domenico De Stelleopardis, Afragola feudale: per una storia degli insediamenti rurali del napoletano, Istituto di Studi Atellani, 2004.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Castello di Afragola, su icastelli.it, I Castelli.