Paralepistopsis amoenolens
Paralepistopsis amoenolens | |
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Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Fungi |
Divisione | Basidiomycota |
Sottodivisione | Agaricomycotina |
Classe | Agaricomycetes |
Sottoclasse | Agaricomycetidae |
Ordine | Agaricales |
Famiglia | Tricholomataceae |
Genere | Paralepistopsis |
Specie | P. amoenolens |
Nomenclatura binomiale | |
Paralepistopsis amoenolens (Malençon) Vizzini | |
Sinonimi | |
Clitocybe amoenolens Malençon |
Paralepistopsis amoenolens Caratteristiche morfologiche | |
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Cappello | |
Imenio | |
Velo | |
Ecologia | |
Commestibilità | |
Paralepistopsis amoenolens (Malençon) Vizzini[1] è un fungo appartenente alla famiglia Tricholomataceae.
Originariamente descritto nel 1975 in Marocco come Clitocybe amoenolens dal micologo francese Georges Jean Louis Malençon [2], è responsabile della sindrome da intossicazione acromelalgica (o eritromelalgica). La sua tossicità venne scoperta a seguito di un'intossicazione subita da un gruppo di persone dopo l'ingestione di questi esemplari per tre anni, raccolti in Moriana, valle francese formata dal fiume Arc e situata nel dipartimento francese della Savoia e scambiati per specie edibili dall'aspetto similare, l'imbutino (Clitocybe gibba) o Paralepista flaccida (precedentemente Lepista inversa).[3]
Nel 2012, a seguito dell'analisi delle sequenze del DNA, i ricercatori Alfredo Vizzini ed Enrico Ercole assegnarono questa specie al nuovo genere Paralepistopsis, formando un clade separato da altri Clitocybe.[4] Questo cambiamento venne accettato da Species Fungorum e Global Biodiversity Information Facility e di conseguenza da allora la specie viene indicata come Paralepistopsis amoenolens.[5][6]
Paralepistopsis amoenolens risulta affine con una specie endemica del Giappone, la Clitocybe acromelalga, localmente nota come "fungo velenoso del bambù nano", la cui tossicità venne scoperta nel 1918.[7]
La risultante sindrome da eritromelalgia indotta da funghi varia nella durata da 8 giorni a 5 mesi, benché sia riportato il caso di una persona che manifestò sintomi per tre anni[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Paralepistopsis amoenolens, in Index Fungorum, CABI Bioscience.
- ^ (EN) Paralepistopsis amoenolens, in Index Fungorum, CABI Bioscience.
- ^ (EN) Saviuc PF, Danel VC, Moreau PA, Guez DR, Claustre AM, Carpentier PH, Mallaret MP, Ducluzeau R, Erythromelalgia and mushroom poisoning, in J Toxicol Clin Toxicol, vol. 39, 4ª ed., p. 403–07, DOI:10.1081/CLT-100105162.
- ^ Vedi Vizzini A. e Ercole E., Paralepistopsis gen. nov. and Paralepista (Basidiomycota, Agaricales), in Mycotaxon, vol. 120, 2012, pp. 253–267.. Gli autori forniscono una filogenesi che indica la prova che Paralepistopsis forma un clade separato.
- ^ (EN) Paralepistopsis amoenolens (Malençon) Vizzini, 2012, su GBIF.org. URL consultato il 10 novembre 2018.
- ^ (EN) Paralepistopsis amoenolens, su Species Fungorum.org. URL consultato il 10 novembre 2018.
- ^ J. Ichimura, A new poisonous mushroom, in Bot Gaz (Tokyo), vol. 65, 1918, p. 10911.
- ^ (EN) James H. Diaz, Syndromic diagnosis and management of confirmed mushroom poisoning, in Critical Care Medicine, vol. 33, 2ª ed., Febbraio 2005, p. 427–36, DOI:10.1097/01.CCM.0000153531.69448.49, PMID 15699849.
Altri progetti
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