Comandante Faà di Bruno
Comandante Faà di Bruno | |
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Descrizione generale | |
Tipo | sommergibile |
Classe | Marcello |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | OTO - La Spezia |
Impostazione | 28 aprile 1938 |
Varo | 18 giugno 1939 |
Entrata in servizio | 23 ottobre 1939 |
Destino finale | scomparso nell'ottobre 1940 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 1313 t |
Dislocamento in emersione | 1060 t |
Lunghezza | 73 m |
Larghezza | 7,2 m |
Altezza | 4,7 m |
Propulsione | 2 motori principali Diesel da 3000HP 2 motori secondari Diesel da 1100HP |
Velocità in immersione | 8 nodi |
Velocità in emersione | 17,4 nodi |
Autonomia | in superficie 7500 miglia a 9,4nodi in immersione 120 miglia a 3nodi |
Equipaggio | 7 ufficiali 50 sottufficiali e comuni |
Armamento | |
Armamento | artiglieria alla costruzione:
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informazioni prese da [1] | |
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Il Comandante Faà di Bruno è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]All'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale era inquadrato nella XII Squadriglia Sommergibili con base a La Spezia[1].
Svolse una prima missione in Mediterraneo dal 10 al 16 giugno 1940 ed una seconda dal 15 al 23 luglio, entrambe nei pressi di Orano e prive di risultati[1].
Se ne decise poi l'invio in Atlantico. Il Faà di Bruno lasciò La Spezia il 28 agosto 1940 e attraversò lo stretto di Gibilterra nella notte fra il 2 ed il 3 settembre[1]; causa le correnti e guasti all'ecoscandaglio perse quota scendendo sino a 140 metri di profondità e a toccare il fondale, senza però danneggiarsi[1][2].
Dall'8 al 24 settembre stazionò in pattugliamento a sud delle Azzorre[1]. Compì tre attacchi: il primo, l'8 settembre, ai danni di un piroscafo, il secondo, il giorno seguente, contro la nave cisterna britannica Auris (8000 tsl), il terzo, il 19 settembre, con obiettivo un altro piroscafo; l'Auris fu sicuramente danneggiata mentre riguardo alle altre due navi non si hanno conferme[1]. Il 5 ottobre 1940 attraccò a Bordeaux, sede della base italiana di Betasom[1].
Il 31 ottobre[1] o il 3 novembre[3] il sommergibile lasciò Bordeaux diretto a ovest della Scozia, in una zona d'agguato compresa fra i paralleli 57°20' e 58°20' N, a ovest del meridiano 20° O; da allora non se ne seppe più nulla[1].
Fonti inglesi ne attribuirono l'affondamento al cacciatorpediniere HMS Havelock, che l'8 novembre aveva bombardato un sommergibile con cariche di profondità in posizione 56°01' N e 17°50' O rilevando poi l'emersione di relitti, bolle d'aria e macchie di carburante; da successivi riscontri è però risultato che bersaglio di quell'azione era stato un altro sommergibile italiano, il Guglielmo Marconi, che se l'era comunque cavata senza danni rilevanti[1] (i rottami, l'aria ed il carburante erano stati espulsi proprio per indurre l'unità britannica a sospendere la caccia). In realtà ad affondarlo sarebbe stata l'azione combinata dei cacciatorpediniere HMCS Ottawa (canadese) e HMS Harvester (Royal Navy) che difendevano il convoglio HX-84.[4] Con il sommergibile scomparvero il comandante, capitano di corvetta Aldo Enrici, 6 altri ufficiali e 48 fra sottufficiali e marinai[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.
- (EN) Jürgen Rohwer, Chronology of the War at Sea 1939-1945: The Naval History of World War Two, Third Revised, Annapolis, Maryland, Naval Institute Press, 2005, ISBN 1-59114-119-2.