Combattimento di San Michele Mondovì

Combattimento di San Michele Mondovì
parte della campagna d'Italia (1796-1797)
Data19 aprile 1796
LuogoSan Michele Mondovì
EsitoVittoria piemontese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
8000 soldati e 15 cannoni
Perdite
600 morti o feriti300 morti o feriti
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Il combattimento di San Michele Mondovì si svolse il 19 aprile 1796 nell'omonimo comune del Piemonte e contrappose la divisione francese del generale Jean Mathieu Philibert Sérurier a un corpo d'armata piemontese comandato dal generale Jean-Gaspard Dichat de Toisinge. Lo scontro si concluse con la vittoria dei sabaudi.

Contesto storico

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Durante le prime battaglie della campagna d'Italia, Napoleone Bonaparte sconfisse l'esercito austriaco di Beaulieu e lo respinse verso nord-est, per poi rivoltarsi contro i piemontesi a ovest. Il generale Colli-Marchini cercò di fermare l'avanzata dell'avversario con azioni di retroguardia, come nella battaglia di Millesimo il 13 aprile e a Ceva il 16. Nonostante queste difficoltà, Bonaparte spinse l'esercito sabaudo verso ovest, verso la fortezza di Cuneo e le pianure del Piemonte. Il 18 aprile Colli-Marchini approfittò del torrente Corsaglia e attese l'arrivo dei francesi. Lasciò al suo subordinato, il generale Jean-Gaspard Dichat de Toisinge, il compito di difendere la posizione con 8 000 soldati e 15 cannoni.[1]

Da parte sua, Bonaparte inviò la divisione del generale Jean Mathieu Philibert Sérurier davanti a San Michele Mondovì e ordinò alla divisione di Augereau di attraversare il Tanaro per fiancheggiare la posizione piemontese a nord. La divisione di Massena occupò le montagne a nord di Ceva e minacciò le linee di comunicazione di Colli-Marchini con Torino, mentre la cavalleria francese del generale Stengel marciava per supportare Sérurier. Nel frattempo, le truppe del generale Laharpe si accontentavano di osservare i movimenti degli austriaci ad Acqui Terme.[2]

Il generale Jean Mathieu Philibert Sérurier. Ritratto del XIX secolo.

Tuttavia, non tutto stava andando come previsto per i francesi. I soldati di Augereau, bloccati dall'acqua alta e dal fuoco di cinque pezzi di artiglieria, non riuscirono ad attraversare il Tanaro e un attacco condotto la mattina dalla divisione di Sérurier sul ponte di San Michele Mondovì fu respinto con perdite.

Poco dopo, i fucilieri del generale Guieu scoprirono una passerella che attraversava il fiume a sud, nei pressi della frazione di Torre Mondovì. La brigata di Guieu si fece quindi avanti con forza e sfondò il fianco destro dell'esercito piemontese. I difensori si ritirarono in disordine, consentendo alla brigata francese di Fiorella di attraversare a sua volta il ponte e occupare la città. Nella confusione, Colli-Marchini fu quasi fatto prigioniero; Dichat venne catturato, ma riuscì a fuggire dopo aver corrotto la sua guardia.[3]

Le truppe francesi, affamate, mal pagate e indisciplinate, non sfruttarono il loro successo e cominciarono a saccheggiare la città. Una compagnia di granatieri svizzeri al servizio dell'esercito sabaudo, approfittando della distensione francese, riconquistò parte della città. Un contrattacco generale condotto da Colli-Marchini nel primo pomeriggio cacciò la divisione di Sérurier da San Michele Mondovì, ad eccezione della brigata di Guieu, che riuscì a mantenere il terreno.

Lo storico britannico Martin Boycott-Brown stima le perdite francesi a circa 600 tra morti e feriti, rispetto ai soli 300 piemontesi.[4]

Il giudizio di Abel Hugo sulle conseguenze della battaglia è inequivocabile:

«Tutto il terreno che aveva guadagnato Serrurier (sic) fu perso da questo fallimento. Dovette tornare a Ceva, e le due parti si ritrovarono nella stessa posizione del giorno prima.[5]»

Il 20 aprile Bonaparte inviò in avanti la divisione di Massena mentre il resto delle truppe riposò. A nord, Beaulieu esitò a venire in aiuto del suo alleato.

Nella notte del 20 aprile, Colli-Marchini decise di lasciare la sua posizione lungo il Corsaglia e di ritirarsi dietro il fiume Ellero, verso Mondovì. Dopo aver distrutto i ponti e lasciato accesi i fuochi da campo, i soldati di Colli-Marchini si ritirarono verso sera. A mezzanotte, Bonaparte, constatata la partenza dei suoi avversari, ordinò immediatamente l'inseguimento sfruttando un guado scoperto dai suoi esploratori.[6]

I piemontesi furono catturati e sconfitti il giorno dopo nella battaglia di Mondovì, che li costrinse a firmare l'armistizio di Cherasco il 28 aprile 1796.

  1. ^ Boycott-Brown, p. 265.
  2. ^ Boycott-Brown, pp. 265-266.
  3. ^ Boycott-Brown, pp. 266-267.
  4. ^ Boycott-Brown, pp. 267-268.
  5. ^ Hugo, p. 80.
  6. ^ Boycott-Brown, p. 270.
  • (FR) Abel Hugo, histoire des armées françaises de terre et de mer de 1792 à 1837, in France militaire, vol. 2, Delloye, 1838.
  • (EN) Martin Boycott-Brown, The Road to Rivoli, Londra, Cassell & Co., 2001, ISBN 0-304-35305-1.