Coviello
Coviello | |
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Maurice Sand, Coviello | |
Interpretato da | |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | Maschio |
Luogo di nascita | Napoli |
Data di nascita | XVI secolo |
Coviello è una maschera della commedia dell'arte, di area centromeridionale e soprattutto napoletana[1].
Le origini di Coviello
[modifica | modifica wikitesto]Si hanno tracce di Coviello dalla fine del Cinquecento[2]. Coviello è l'aferesi di Iacoviello, ovvero "Giacometto"[1] o "Giacomino". Avrebbe il cognome di Cetrullo Cetrulli, Ciavala, Gazzo o Gardocchia[2]. Le origini arcaiche andrebbero ricercate nei fescennini, satire accompagnate da danze a metà strada tra il grottesco e l'osceno, con licenziosità anche verbali; i comici dell'arte si ispirarono a quelle rappresentazioni e i primi personaggi erano tratti quasi direttamente agli antichi canti; Coviello rappresenterebbe una figura collegata agli antichi fescennini, e in particolare ricorderebbe il personaggio di Trasone, creato da Terenzio[3].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Coviello non ha un ruolo definito; anche il suo abbigliamento e perfino il suo aspetto fisico cambia a seconda delle esigenze teatrali: alcune volte è aggressivo, altre volte stupido; può essere un oste o taverniere oppure un servo sciocco, altre volte è padre di famiglia; Francesco Bertarelli lo raffigura con pantaloni stretti e allacciati sui fianchi, panciotto aderente e mantella corta; ha sul viso una maschera con un naso molto lungo sul quale possono poggiare occhiali ridicolmente grandi; ha sempre con sé un mandolino[2].
Coviello in commedia e in altre opere
[modifica | modifica wikitesto]Nella versione interpretata a Roma da Salvator Rosa Coviello è furbo, intrigante, bugiardo e spaccone, abile nel maneggiare sia il mandolino sia la spada[3]. Coviello compare nella commedia di Molière Il borghese gentiluomo, dove è un valletto che somiglia a Scapino, dove ripete quasi parola per parola tutto quello che dice il padrone e fa quindi la parte di un furbo un po' stupido o di uno stupido che vuol sembrare furbo[3]. Coviello è presente anche nei Balli di Sfessania (che si riconducono ai fescennini), libro di illustrazioni di Jacques Callot, il quale, studiando arte a Firenze, decise di raccogliere e tipizzare una gran quantità di comici, buffoni, artisti di strada dell'epoca[3].
Interpreti
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni interpreti che lo hanno reso noto sono stati Ambrogio Buonomo[4], Gennaro Sacco, Salvator Rosa, Giacomo Rauzzini[2] e Tommaso Ristori[1].
Modi di dire
[modifica | modifica wikitesto]Per molto tempo, nel parlato, "è un Coviello" aveva assunto il significato di "che vuol darsi arie"[3].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Coviello, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b c d Le Maschere della Commedia dell'arte - Coviello, su teatrodinessuno.it. URL consultato il 13 gennaio 2019.
- ^ a b c d e La commedia dell'arte, su Atelier des arts. URL consultato il 13 gennaio 2019.
- ^ (EN) Emily Wilbourne, Seventeenth-Century Opera and the Sound of the Commedia dell’Arte, University of Chicago Press, 2019, n. 50: «The name “Coviello” seems to have had a particular vogue in mid-century Rome. The best-known professional actor who performed under that name was Ambrogio Buonomo (c. 1581– 1646), a Neapolitan primo zanno».
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Coviello
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Coviello, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.