Dama di Elche

Dama di Elche
Autoresconosciuto
DataV - IV sec. a.C.
Materialepietra calcarea e policroma
Dimensioni56×45×37 cm
UbicazioneMuseo Archeologico Nazionale, Madrid

La Dama di Elche (in spagnolo Dama de Elche/Elx) è una scultura iberica, originariamente policroma[1], realizzata in pietra calcarea, tra il V ed il IV secolo a.C. Si tratta di un busto che rappresenta una donna nobile,[2]riccamente vestita, il cui volto mostra dei tratti idealizzati. Sulla testa porta un copricapo composto da una tiara coperta da un velo, un diadema sulla fronte ed un monile che unisce le due forme laterali simili a "chignon" o, più propriamente, "casse" che incorniciano il volto e dove sarebbe raccolta l'acconciatura[2].

La schiena e le spalle appaiono ricoperte da un mantello che, sulla parte anteriore, rivela tre collane con anfore e porta amuleti, pendenti con placche e infule ai lati del volto e una fibula che chiude la tunica. Sul retro presenta una cavità che ne suggerisce il possibile utilizzo come urna funeraria. In origine la scultura era policroma e con le cavità degli occhi in pasta vitrea[1].

L'opera fu ritrovata per caso nel 1897 nel sito di La Alcudia (Elche, Alicante) e, dopo l'interesse mostrato dall'ispanista francese Pierre Paris, fu acquistato dal Museo del Louvre. Nel 1941, frutto di uno scambio di opere d'arte tra Spagna e Francia, ritornò insieme ad altre opere e fu collocato nel Museo del Prado, e nel 1971 entrò a far parte delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Spagna, a Madrid[2].

Banconota da 1 peseta.

La scultura è di provenienza incerta, forse greca, iberica o cartaginese. La datazione è discussa, anche se in genere viene collocata tra il V e il III secolo a.C.

L'archeologo Giovanni Becatti colloca la sua manifattura al IV secolo a.C. e ne attribuisce l'alta qualità scultorea alla maggior aderenza ai modelli dello stile severo della scultura ellenica.[3]

Sul fronte della banconota da una peseta era rappresentata di tre quarti.

Scoperta e rimpatrio

[modifica | modifica wikitesto]

La scultura fu ritrovata il 4 agosto 1897 da un giovane operaio, Manuel Campello Esclapez. Sembra che sia stata ritrovata durante dei lavori di sgombro nel paese di L'Alcudia. Il busto è stato soprannominato "reina mora" dalla gente del posto.

Un sito archeologico si trova ora dove è stato scoperto il busto di Elche. Qui sono state trovate testimonianze di un insediamento iberico-punico, di una fogna romana, di mura e case romane e di mosaici, uno di questi ultimi mostra un'effigie di Sant'Abdone, appartenente a una basilica cristiana del V secolo. Quest'ultima evidenza archeologica è supportata dai codici dei concili di Toledo dove si discute di un'udienza con vescovi di Illici (Elche).

Il dottor Campello, proprietario della fattoria, era sposato con Asunción Ibarra, figlia di Aureliano Ibarra Manzoni, un umanista del XIX secolo il cui hobby era l'archeologia. Ibarra Manzoni aveva ritrovato numerosi oggetti e vestigia iberiche nei propri terreni agricoli e in altre località del comune di Elche. Ha creato una preziosa collezione che ha lasciato in eredità a sua figlia Asunción. Ha fornito istruzioni affinché lei prendesse le disposizioni necessarie affinché la collezione fosse offerta in vendita alla Real Academia de la Historia dopo la sua morte, per trovarsi finalmente al Museo Archeologico Nazionale. Il testamento precisava che la collezione fosse venduta nella sua interezza. La famiglia ha posizionato la Signora sul proprio balcone in modo che potesse essere vista da tutti gli abitanti di Elche.

Don Pedro Ibarra invitò l'archeologo francese Pierre Paris a casa sua per vedere il Mistero di Elche. Quando l'archeologo vide il busto iberico, ne riconobbe il valore e ne informò il Louvre di Parigi. Il Louvre offrì una grossa somma di denaro per l'epoca: 4000 franchi, e acquistò la scultura entro poche settimane dalla sua scoperta. Nonostante l'opposizione di Donna Asuncion, il busto iberico è stato venduto. Il 30 agosto 1897 la scultura fu inviata al Louvre.

Per 40 anni la Dama de Elche è stata esposta al Louvre. Dopo l'inizio della seconda guerra mondiale nel 1939, per precauzione, la scultura fu trasferita per custodia al castello di Montauban vicino a Tolosa. Il governo di Vichy ha negoziato il ritorno della statua in Spagna con il governo di Franco. Nel 1941 è stato restituito attraverso uno scambio di opere che comprendeva anche l'Immacolata Concezione dei Venerabili (o Immacolata Concezione di Soult) di Murillo, le sfingi gemelle di El Salobral e diversi pezzi del Tesoro di Guarrazare le sculture iberiche di Osuna. In cambio la Spagna trasferì in Francia un ritratto di Mariana d'Austria di Velázquez (il Prado conservava un'altra versione esistente del ritratto, che era considerata di qualità superiore) e un Ritratto di Antonio de Covarrubias di El Greco.

Dal 1941 la Dama di Elche è ufficialmente di proprietà del Museo del Prado (numero di catalogo E433). La scoperta della Signora di Elche ha avviato un interesse popolare per la cultura iberica preromana. Nel 1971 fu trasferito da El Prado al Museo Archeologico Nazionale di Spagna, dove è attualmente esposto.

  1. ^ a b Ministero della Cultura Spagnolo - Museo Archeologico Nazionale - Catalogo, su man.es.
  2. ^ a b c (ES) Red Digital de Colecciones de Museos de España - Museos, su ceres.mcu.es. URL consultato il 14 luglio 2024.
  3. ^ Giovanni Becatti, L'arte dell'età classica, 1971, p. 244.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]

https://www.abc.es/historia/abci-misterios-sin-aclarar-dama-elche-201608041257_noticia.html

http://www.museodelprado.es/index.php?id=763

https://www.museodelprado.es/aprende/enciclopedia/voz/dama-de-elche-anonimo/09752f1a-9ea2-49e8-9c10-33f75dbf4d33