David Winspeare
David Winspeare | |
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Presidente della Commissione feudale | |
Durata mandato | 11 dicembre 1807 – 1º settembre 1810 |
Monarca | Giuseppe Bonaparte Gioacchino Murat |
Predecessore | Istituzione della Commissione |
Successore | Abolizione della Commissione |
Dati generali | |
Partito politico | Murattiani |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Professione | Giurista |
David Winspeare, o Davide Winspeare (Portici, 22 maggio 1775 – Napoli, 13 settembre 1847), è stato un avvocato, giurista e filosofo italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di un funzionario borbonico che fu anche prefetto in Calabria[1], dopo la laurea in giurisprudenza e le prime esperienze nel foro di Napoli, Winspeare ottenne il suo primo incarico di rilievo come avvocato fiscale presso l'Amministrazione delle Poste delle Due Sicilie, ove si mise in evidenza per il rigore nel tentativo di ridurre le malversazioni e di moltiplicare le spedizioni dei corrieri, per evitare ritardi e problemi connessi[2].
Nel dicembre 1808 fu nominato da Gioacchino Murat procuratore generale della Commissione Feudale, una magistratura speciale istituita per risolvere le controversie tra i municipi e gli ex-feudatari. Nonostante questa istituzione finì di operare nel settembre 1810, Winspeare rimase in carica per l'esecuzione delle sentenze. Nel suo volume più noto, la Storia degli abusi feudali del 1811, il giurista napoletano, pubblicando un'ampia documentazione, ricordava fra l'altro come la predetta commissione era riuscita a definire, in poco meno di tre anni, 1395 vertenze in ordine ai diritti feudali[3].
Qui è anche efficacemente delineata la storia e la struttura del sistema feudale, il quale, a detta dell'autore, aveva promosso all'interno della società e in tutte le parti dell'ordinamento statuale un'accesa e deleteria rivalità[4]. E, soprattutto nel contesto del Regno di Napoli, esso si era sviluppato in modo artificioso, non spontaneo, passando di dinastia in dinastia, per provare «l'esperimento dei mali di tutte le nazioni», generando guerre intestine, rozzezza nei costumi e nella cultura, nonché contrasto alla giustizia[5]. Il sistema feudale per Winspeare era «semplicemente come un "mostro", uscito dalle foreste dei barbari ed allevato dalla ignoranza e dagli errori di tredici secoli», che era stato sconfitto solo con l'avvento dell'Illuminismo[6].
Nel 1812 fu nominato avvocato generale presso la Corte di cassazione. Da quest'ultimo incarico venne, però, destituito da Ferdinando I, per aver accompagnato Carolina Bonaparte a Trieste, con il connesso esilio[7]. Ritornò a Napoli nel 1819, dedicandosi prevalentemente all'avvocatura, anche se ottenne nuovamente incarichi di primo piano: tra questi, il compito di trattare con la nunziatura apostolica l'esecuzione del concordato stipulato a Terracina nel 1818 e di far parte della ristretta commissione istitutiva della "Giunta dei quindici" del Governo costituzionale, innanzi la quale il citato sovrano borbonico giurò la costituzione del 1820[8]. Nell'ultimo periodo della sua vita si concentrò, prevalentemente, su temi e questioni di filosofia, a testimonianza dei quali restano i tre volumi dei Saggi di filosofia intellettuali, pubblicati tra il 1843 e il 1846[9].
Opere principali
[modifica | modifica wikitesto]- Delle confessioni spontanee de' rei, Stamp. Simoniana, Napoli 1807.
- Storia degli abusi feudali, Tip. Trani, Napoli 1811.
- Voti de' napolitani, s.e., Napoli 1814.
- La voce di Napodano, o sia Quarta illustrazione del patto di Capuana e Nido, Tip. Trani, Napoli 1825.
- I libri delle leggi di Cicerone volgarizzati, Tip. Trani, Napoli 1829.
- Delle chiese ricettizie del Regno. Dissertazione, Tip. Trani, Napoli 1833.
- Saggi di filosofia intellettuale, voll. 3, Tip. Trani, Napoli 1843-1846.
- Dissertazioni legali, a cura di G. Winspeare, Tip. Agrelli, Napoli 1844.
- La colonia perpetua ed i diritti feudali aboliti, Tip. Pesole, Napoli 1895.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Sulle origini e sulle dinamiche familiari cfr. M.M. Rizzo, Potere e grandi carriere. I Winspeare, secc. XIX-XX, Congedo, Galatina 2004.
- ^ Cfr. la voce "Winspeare (David)", in Biographie nouvelle des contemporains (1787-1820), t. XX, Ledentu, Paris 1827, pp. 286-289.
- ^ D. Winspeare, Storia degli abusi feudali, Tip. Trani, Napoli 1811.
- ^ Ivi, pp. 24-26.
- ^ Ibidem.
- ^ B. Croce, Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono, v. I, Laterza, Bari 1921, p. 75. In tal senso anche G. Galasso, David Winspeare. Feudo come abuso e la storia come bipolarità, in «Archivio di storia della cultura», I, 1988, pp. 179-217.
- ^ Enciclopedia Biografica Universale, vol. XX, Treccani, Roma 2007, p. 424, ad vocem.
- ^ Cfr. Biographie nouvelle des contemporains, cit., pp. 286-289.
- ^ D. Winspeare, Saggi di filosofia intellettuale, voll. 3, Tip. Trani, Napoli 1843-1846.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su David Winspeare
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Winspeare, David, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Nicola Nicolini, WINSPEARE, David, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937.
- Winspeare, David, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009.
- Opere di David Winspeare, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di David Winspeare, su Open Library, Internet Archive.
- Un profilo di D. Winspeare, con il suo busto [collegamento interrotto], su sindacatoforensedinapoli.it.
- Nicola Nicolini, «WINSPEARE, David» in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937. URL visitato il 28 agosto 2013.
- «Winspeare ‹u̯ìnspië›, David», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani.it L'Enciclopedia italiana". URL visitato il 29 luglio 2013.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 49456026 · ISNI (EN) 0000 0000 6147 9749 · SBN TO0V090655 · BAV 495/266392 · CERL cnp01378651 · LCCN (EN) no2013038590 · GND (DE) 1055104208 · BNF (FR) cb145128203 (data) |
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