Domenico Bastianini

Domenico Bastianini
NascitaTuscania, 24 agosto 1900
MorteMar Mediterraneo, 29 marzo 1941
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armata Regia Marina
CorpoGenio della Marina
GradoTenente colonnello del Genio Navale
GuerreGuerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
CampagneOccupazione italiana dell'Albania (1939-1943)
BattaglieBattaglia di Punta Stilo
Battaglia di Capo Matapan
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1920-1941)[1]
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Domenico Bastianini (Tuscania, 24 agosto 1900Mar Mediterraneo, 29 marzo 1941) è stato un militare e marinaio italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Nacque a Tuscania il 24 agosto 1900.[2] Conseguito la laurea in ingegneria navale presso la Scuola Superiore Politecnica di Napoli nell'agosto del 1922, nel settembre dello stesso anno, dopo aver superato gli esami di concorso, venne nominato tenente del Genio Navale in servizio permanente effettivo a nomina diretta ed ammesso a frequentare i corsi presso la Regia Accademia Navale di Livorno.[2] Al termine dei Corsi in Accademia prestò servizio, in tempi successivi: presso la Direzione delle Costruzioni Navali di La Spezia, e all'Ufficio Tecnico del Genio Navale (Navalgenio) di Trieste ed ebbe importanti imbarchi su varie unità di superficie.[3] Dal dicembre 1931 al dicembre 1934, divenuto capitano, fu Assistente Tecnico dell'Addetto Navale presso l'Ambasciata a Londra e successivamente partecipo poi alle operazioni militari in Spagna ed alla Campagna per l'occupazione dell'Albania.[2] Dal 1938 al 1939, divenuto maggiore del genio navale, prestò servizio presso il Comitato progetti navi del Ministero della Marina in forza alla Direzione delle Costruzioni Navali e Meccaniche.[2][4] Promosso tenente colonnello si imbarcò dapprima sull'incrociatore pesante incrociatore Trento a bordo del quale partecipò alla battaglia di Punta Stilo, e dal 24 dicembre 1940 sull'incrociatore pesante Zara con l'incarico di Capo Servizio G.N. aggiunto della Squadra Navale.[2]

Nel corso della battaglia di Matapan del 28-29 marzo 1941 lo Zara, che alzava l'insegna del Comando della 1ª Divisione Incrociatori diresse, con il gemello Fiume e 4 cacciatorpediniere, per portare assistenza all'incrociatore Pola, silurato ed immobilizzato la sera dello stesso 28 marzo.[3] Le unità italiane vennero sorprese dalle navi britanniche, comprendenti le navi da battaglia Valiant, Barham, e Warspite, delle quali non era nota la loro presenza nella zona. Improvvisamente colpito dal tiro nemico che provocò gravi avarie, vasti incendi e l'immobilizzazione della nave, il comandante Luigi Corsi decise di autoaffondare lo Zara.[2] Con fredda determinazione e con l'aiuto di pochi animosi egli si portò nei locali inferiori con l'intento di aprire le valvole, al fine di accelerare l'affondamento della nave, e scomparve con essa.[2] Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Riconoscimenti

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A Bastianini è stato intitolato, il 17 maggio 1957, il Gruppo Scuole C.E.M.M. di La Maddalena, attualmente Scuola sottufficiali della Marina Militare di La Maddalena[5]. A Tuscania gli è stata dedicata una Piazza; a Viterbo gli è stata dedicata una Via.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale superiore del genio navale, dotato di grande intelligenza, vasta capacità professionale ed elevatissime qualità morali e di carattere, aveva sempre sollecitato destinazioni dove più intensa fosse l’attività e più vivo il rischio. Con lo stesso spirito entusiasta con cui aveva preso parte alla guerra antibolscevica di Spagna ed era volontariamente sbarcato fra i primi nelle operazioni per l’occupazione del l’Albania, allo scoppio del nuovo conflitto insistentemente aveva chiesto il privilegio e l’onore di trovarsi a bordo per prendere parte più attivamente alla lotta. Capo servizio del genio navale aggiunto della squadra navale, già segnalatosi durante un bombardamento aereo nemico per il pronto ricupero e la rapida disattivazione di una bomba inesplosa, partecipava con immutato, entusiastico ardimento su di un incrociatore ad una delicata missione offensiva nel Mediterraneo Orientale. Durante breve combattimento contro forze corazzate nemiche, presente ove maggiore era il pericolo, si dedicava con tutte le sue energie agli ordini del comandante, ad arginare le gravi conseguenze causate dai colpi nemici e dai violenti incendi. Smantellate le torri ed immobilizzate le macchine dal tiro dei grossi calibri, nonostante fosse dato l’ordine di abbandonare la nave, rimaneva a bordo per dare ancora la sua opera generosa alla distruzione dell’unità piuttosto che vederla catturata dal nemico. Con fredda decisione, con sereno spirito di sacrificio, egli con pochi animosi scendeva nei locali inferiori senza aria e senza luce e provvedeva all’apertura delle valvole di allagamento e delle portellerie ed allo sfondamento degli scarichi dei condensatori. Nell’ardua fatica lo illuminava l’amore alla sua nave, lo sosteneva il palpito del suo cuore generoso. Con l’unità che qualche istante dopo si inabissava nel vortice dell’esplosione, eroicamente scompariva: nobile esempio di attaccamento al dovere e di indefettibile amore alla Patria. Mediterraneo Orientale, 28 marzo 1941.[N 1] (alla memoria)[6]»
— Regio Decreto 2 febbraio 1943.
Annotazioni
  1. ^ Data del Decreto in corso di verifica da parte della Presidenza della Repubblica Italiana.
Fonti
  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • B. Palmiro Boschesi, Enciclopedia della Seconda Guerra Mondiale, Milano, A. Mondadori, 1983, SBN IT\ICCU\CFI\0041165.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943, Milano, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 736.

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