Ebefilia

L'ebefilia è il forte e persistente interesse sessuale degli adulti nei confronti della primissima adolescenza o inizio della fase della pubertà ed in special modo verso tutti coloro che mostrano gli stadi di sviluppo 2-3 della scala di Tanner, che nella generalità dei casi sono compresi in un'età che va dagli 11/12 ai 14/15 anni. Essa si differenzia, secondo i gradi di cronofilia (cioè la preferenza sessuale per uno specifico aspetto della fisiologia correlato all'età anagrafica-sviluppo umano), sia dalla pedofilia (l'interesse sessuale primario o esclusivo verso il bambino in età prepuberale)[1][2][3] che dall'efebofilia (l'interesse sessuale primario verso gli adolescenti più tardi, in genere quelli che vanno dai 15 ai 18 anni)[1][4].

Mentre per gli individui i quali pur avendo una preferenza sessuale verso gli adulti possono tuttavia in certuni casi provare anche un certo interesse e/o attrazione nei riguardi di soggetti pubescenti[1][5] gli studiosi del settore e la stessa diagnosi clinica hanno proposto che l'ebefilia debba venire caratterizzata dalla spiccata preferenza erotica nel ricercare ed avere partner sessuali appena o da poco entrati nell'età puberale, piuttosto che adulti[1][6].

L'ebefilia è alquanto approssimativa nella determinazione dell'esatta fascia d'età che le compete in quanto l'inizio ed il completamento della pubertà stessa possono variare anche significativamente da persona a persona; in media le ragazze danno il via al processo di pubertà tra i 10 e gli 11 anni, laddove invece le loro controparti maschili la iniziano dagli 11 ai 12[7]. In parte quindi perché la fase di pubertà è variabile alcune delle definizioni relative alla "cronofilia" possono mostrare delle sovrapposizioni ambigue tra pedofilia, ebefilia e finanche efebofilia[1].

Per fare un solo esempio il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DMS-5, del 2013) estende come regolamentazione "sui generis" l'età prepuberale fino ai 13 anni[8], con la Classificazione ICD-10 che viene ad includere anche l'età puberale precoce nella sua definizione di pedofilia[9]; infine alcune altre definizioni di efebofilia che partono includendovi l'età di 14 anni.

Le proposte adottate per categorizzare l'ebefilia hanno sostenuto che il voler separare l'attrazione sessuale rivolta ai bambini prepuberi (fino ad 11 anni e non oltre) da quella indirizzata verso i pubescenti (quindi l'adolescenza da inizio a medio-tardiva) risulta essere clinicamente rilevante[1][4]. Secondo una ricerca scientifica condotta da Ray Blanchard et al. (2009) i trasgressori sessuali maschili potrebbero venire separati in gruppi per "preferenza di età dell'eventuale vittima" basandosi sui modelli di risposta dati dal pletismografo penile.

Sulla base dei risultati in tal maniera ottenuti il sessuologo canadese ha proposto che il DMS-5 dovrebbe tener conto di questi dati suddividendo la diagnosi esistente di pedofilia in ebefilia e pertanto dando una definizione parzialmente più ristretta della stessa pedofilia[4]. Lo psicologo Bruce Rind e il sociologo Richard Yuill hanno da parte loro pubblicato delle critiche sulla classificazione di ebefilia come disturbo mentale, sebbene la loro opinione sia che lo studio di "Blanchard et al." sia giunta a stabilire con un certo discreto successo che l'ebefilia debba venire trattata come una "vera preferenza sessuale".

Hanno suggerito quindi che se l'ebefilia fosse elencata nel DSM-5 venisse elencata come una condizione "non disordinata", ma che si traduce in problematiche sociali alquanto significative nel sistema vigente della società attuale[10]. La proposta fatta da Blanchard di aggiungere l'ebefilia al DSM-5 si è rivelata pertanto controversa e causa di acceso dibattito[1][11]; ed alla fine non è stata adottata[12].

Etimologia, definizioni e storia

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Il termine "hebephilia" si fonda sul nome della Dea della religione dell'antica Grecia protettrice della giovinezza, Ebe, ma nell'antica Grecia ella si riferiva anche al tempo precedente l'età matura ufficiale - dell'efebia - nella polis di Atene la quale, a seconda del riferimento assunto, poteva essere di 14, 16 o finanche 18 anni. Il suffisso -philia infine è derivante da -phil-, che implica un sentimento d'amore o comunque di forte amicizia[13].

L'ebefilia è perciò definita come una "cronofilia" in cui un adulto prova un interesse sessuale forte e persistente rivolto ad individui in fase di pubescenza, generalmente di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, questo anche se l'età d'esordio e il completamento della pubertà - come detto - variano da soggetto a soggetto[1]. I criteri diagnostici del DSM-5 per quanto concerne la pedofilia e la letteratura medica generale le definiscono come "un disturbo dell'interesse sessuale primario od esclusivo per i bambini in età prepuberale", escludendo così l'ebefilia dalla sua definizione[2][3].

Tuttavia i criteri di età del DSM-5 si estendono, come già sottolineato, fino all'età di 13 anni[8]. Sebbene il "Codice diagnostico" ICD-10 per la definizione di pedofilia includa una preferenza sessuale per i bambini di età prepuberale o puberale primitiva (nella sua primissima fase)[9]; l'ICD-11 afferma altresì che

«il disturbo pedofilo è caratterizzato da un modello di sessualità sostenuta, focalizzata e con intensa eccitazione sessuale; così come manifestata da pensieri erotici persistenti, fantasia sessuale, stimoli o comportamenti che vengono a coinvolgere bambini prepuberi[14]

A causa di alcune incongruenze sottese alle definizioni e delle differenze riscontrabili nello stesso sviluppo fisico di bambini e adolescenti, vi si può rinvenire una certa sovrapposizione tra pedofilia, ebefilia ed efebofilia[1]. La parola venne utilizzata per la prima volta nel 1955 nell'ambito del lavoro forense di Hammer e Glueck[15]; l'esperto di antropologia ed etnopsichiatria Paul K. Benedict ha invece usato il termine per distinguere i pedofili dai trasgressori sessuali le cui vittime erano già entrate nell'età adolescenziale[16].

La californiana Karen Franklin, anch'ella esperta di psicologia forense, interpretò l'ebefilia come una variante dell'efebofilia, nella stessa maniera in cui pare averla usata Magnus Hirschfeld nel 1906 per descrivere l'attrazione omosessuale rivolta verso i maschi compresi tra l'età della pubertà e i loro primi vent'anni, considerata perciò una condizione normale e quindi non affetta da alcuna patologia[17].

Storicamente atti legalmente punibili riferibili all'ebefilia, in cui cioè le vittime erano "biologicamente pronte per il rapporto sessuale" (lo "stupro statutario" o "attenzione sessuale su minori"), continuavano ad essere considerati nettamente distinti da altre forme di sessualità criminale come ad esempio la violenza sessuale e la stessa pedofilia, con ampie variazioni tra le diverse legislazioni nazionali ed finanche al loro interno; tutto ciò per quanto concernente l'età limite minima, rimanendo comunque accettabile di fatto per gli adulti intrattenere contatti sessuali consensuali con persone già pienamente adolescenti[17].

Bernard Glueck Jr ha condotto un'approfondita ricerca sui detenuti sessuali svolgendola nella prigione di Sing Sing nel corso degli anni 1950, ed utilizzando l'ebefilia come una delle innumerevoli classificazioni di soggetti in base al reato commesso. Un decennio più tardi il sessuologo Kurt Freund usò il termine per distinguere le preferenze di età degli uomini omosessuali ed eterosessuali durante le valutazioni del "pletismografo" e continuando poi il suo lavoro in collaborazione con Blanchard al Centre for Addiction and Mental Health (CAMH) poco dopo essere emigrato in Canada nel 1968.

Dopo il sopravvenuto decesso di Freund avvenuto nel 1996 gli studiosi del CAMH hanno proseguito a condurre ricerche sulle possibili ed eventuali spiegazioni della pedofilia, della transessualità e della stessa omosessualità sulla base della neurologia; fondandosi quindi sui risultati ottenuti hanno ipotizzato che i "portatori di ebefilia" potessero essere con una certa chiarezza distinti dalle tre categorie precedenti prese in esame proprio partendo dalle misurazioni neurologiche e di fisiologia applicata[17].

Numerosi studi di ricerca hanno investigato i modelli di attrazione sessuale degli uomini caratterizzati da ebefilia e pedofilia; l'attrazione sessuale rivolta ai bambini sembra cadere lungo un continuum invece di essere una netta dicotomia[18]. Le attrazioni sperimentate da ebefili e pedofili sono molto meno concentrati sul sesso del bambino di quanto lo siano le attrazioni dei "teleiofili" (persone che preferiscono sessualmente gli adulti); cioè molto più grandi proporzioni di ebefili e pedofili - rispetto ai "teleiofili" - riferiscono di essere attratti sia dai maschi che dalle femmine indistintamente[18].

Il Prevention Project Dunkelfeld rappresenta uno sforzo congiunto fondato in Germania per fornire terapie e tecniche di prevenzione degli abusi perpetrati dagli adulti attratti dai bambini. In uno studio condotto su 222 uomini che hanno contattato il "progetto", circa 2/3 hanno ammesso di aver provato un interesse di natura sessuale nei confronti di soggetti (maschi e femmine in egual misura) nella fase di pubertà[19].

Questi hanno poi anche riferito di aver sperimentato dei livelli assai elevati di "disagio psicologico", fino a giungere ad un livello clinicamente rilevante; sia gli ebefili che i pedofili hanno mostrato un maggior grado di sofferenza rispetto ai teleiofili, mentre non differivano in alcuna maniera significativa tra di loro[19].

I ricercatori del "Centre for Addiction and Mental Health" di Toronto hanno condotto tutta una serie di studi sulla correlazione neurologica e psicologica dell'ebefilia, tra cui la strutturazione del cervello umano[20][21], la preferenza manuale (ad esempio il mancinismo)[22][23], il Quoziente d'intelligenza[23], il minor successo raggiunto nel campo dell'istruzione o la maggior probabilità di ripetere un anno nella scuola primaria[24][25], la statura[26][27] e finanche ulteriori indicatori di un eventuale sviluppo fisico atipico[28].

La prevalenza di ebefilia all'interno della popolazione generale continua a rimanere quasi totalmente sconosciuta. Vi sono in ogni caso prove che possono far suggerire che: all'interno di campioni clinici inseriti in strutture correzionali[29][30] - oltre che di indagini anonime - su persone adulte sessualmente interessate ai bambini vi sono più individui con un interesse erotico rivolto ai pubescenti piuttosto che ai bambini prepuberali (ossia vi sarebbero molti più ebefili che pedofili)[31][32].

Utilizzo in procedimenti civili di trattamento sanitario negli USA

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Nel 1996 la Corte suprema degli Stati Uniti d'America ha legalizzato l'uso del "civil commitment" (noto anche come "involuntary commitment", trattamento sanitario obbligatorio in Italia) per detenere indefinitamente pericolosi autori di gravi reati a sfondo sessuale[33]. Alcuni, ma non tutti, i tribunali statali hanno accettato una diagnosi di parafilia come base sufficiente per i procedimenti relativi e connessi[33][34].

Le valutazioni forensi fornite da esperti di salute mentale influiscono in una maniera pesante su tali provvedimenti civili, anche se l'accoppiamento tra i sistemi legali e quelli di salute mentale risulta rimanere relativamente imperfetto e gli stessi esperti non si trovano d'accordo sull'importanza, l'autorità, l'uso, l'affidabilità, la validità oltre che la stessa necessità del DSM e delle sue diagnosi[35][33].

Pertanto è diventato oltremodo importante per molti di quei casi legali in cui la linea di confine si situa esattamente tra il diagnosticabile e ciò che invece non lo è. Come Prentky e Barbaree hanno scritto e fatto notare sull'ebefilia nell'"impegno civile" (detenzione istituzionale post-sentenza di un trasgressore con l'intenzione di prevenire ulteriori reati): "Quindi, per motivi egoistici, è applaudito da coloro che generalmente lavorano per l'accusa e all'opposto estremamente criticato da coloro che generalmente lavorano per la difesa. Questo è un comportamento dichiaratamente cinico - se malauguratamente accurato - una cronaca sull'influenza del contenzioso in contraddittorio sulla deliberazione clinica finale"[1].

Alcuni tribunali hanno deciso di accettare la diagnosi di ebefilia, mentre altri no[34]; essa è stata quindi respinta in una Corte federale nel 2009 con la motivazione di essere niente più che un'etichetta, non un "disturbo mentale generalmente accettato" ed in più perché una semplice attrazione per gli adolescenti pubescenti non è affatto indicativa di un disturbo mentale. Sebbene il tribunale abbia respinto l'affermazione del pubblico ministero secondo cui l'ebefilia invece lo è, la pubblica accusa ha sostenuto che questa può a volte rientrare in una categoria DSM-IV (del 1994) di "Parafilia non altrimenti specificata" (NOS). Ma anche la Corte che presiedeva non sembrava essere molto convinta di ciò[34].

Lo psichiatra Howard Zonana crede che le persone non debbano essere dichiarate "predatrici sessuali", considerando che tali etichette sono un uso improprio della psichiatria[36]; in un commento del 2011 ha messo in discussione le proposte del DSM-5 per modificare il limite Pedofilia / Pedohebephilia da 13 a 14 anni, così come la proposta di determinare - e quindi denominare - le nuove categorie di "disturbo ipersessuale" e "disturbo coattivo da parafilico" (Biastofilia), "ritenendo che le proposte di adottare tali cambiamenti inscrivano troppo il disturbo mentale entro l'ambito delle forze dell'ordine"[37].

In un saggio fatto pubblicare del 2015 l'accademico di storia della filosofia occidentale e di filosofia della scienza Patrick Singy individua nel dibattito sull'ebefilia e sui "Predatori sessuali" delle legislazioni intrinsecamente violente nel più ampio contesto del pensiero rappresentato dal liberalismo moderno[38].

Dibattito sul DSM-5

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I criteri diagnostici del DSM-5 per la pedofilia lo specificano come un "disturbo di interesse sessuale nei bambini in età prepuberale, generalmente di età pari o inferiore ai 13 anni"[8]; nei casi giudiziari in cui viene usato il termine ebefilia, esso è collocato all'interno della categoria DSM di parafilia, ma "non altrimenti specificata"[17]. Secondo il canadese Michael C. Seto "l'ICD-10 incorpora già l'ebefilia nella sua definizione di pedofilia: una preferenza sessuale per bambini, ragazzi o ragazze o entrambi, di solito in età prepuberale o puberale primitiva"[39].

Un documento di ricerca del 2009 stilato da Ray Blanchard e colleghi ha indicato che, sulla base del pletismografo penile, i molestatori sessuali potevano essere raggruppati in base alla maturità sessuale degli individui che ritenevano più attraenti (ma poiché le età non sono un'indicazione specifica dello sviluppo sessuale adolescenziale, Blanchard usava gli stimoli con un punteggio della scala Tanner di 1 su essenzialmente tutte le misure per valutare i trasgressori ebefilici; mentre gli stimoli di controllo degli adulti avevano tutti un rating Tanner di 5)[4].

Lo scienziato ha osservato che l'età più comune delle vittime per i reati sessuali era di 14 anni e suggeriva quindi che vi si potevano ravvisare delle differenze qualitative tra i trasgressori che preferivano gli oggetti sessuali puberali e quelli che invece avevano una preferenza prepuberale. Il documento ha concluso che il DSM-5 potrebbe meglio tenere conto di tali dati se dividesse i criteri esistenti della DSM-IV-TR per la pedofilia, che si concentra sull'attrazione sessuale per i bambini in età prepuberale, ma imposta la fascia di età a 13 anni o meno[4].

Blanchard ha pertanto suggerito che i criteri siano divisi in pedofilia come "sessualmente attratti da bambini in età prepuberale che sono generalmente più giovani di 11 anni" e ebefilia come "attrazione sessuale per i bambini pubescenti, generalmente di 11-14 anni". Ciò che il DSM-IV chiama pedofilia sarebbe dovuta essere chiamata pedoebefilia, con sottotipi pedofili e ebefilici[4].

I criteri proposti per il DSM-5 riguardavano un adulto che, per sei o più mesi, aveva un'attrazione sessuale verso bambini in età prepuberale o pubescente che era uguale o maggiore della loro attrazione per gli adulti, che trovava la suddetta attrazione angosciante, aveva fato uso di pedopornografia o aveva cercato di stimolare sessualmente un bambino, in almeno tre occasioni nel caso del tipo ebefilico. I criteri proposti sarebbero pertanto stati applicati a soggetti di età pari o superiore a 18 anni e con almeno cinque anni di età in più rispetto ai bambini a cui sono normalmente attratti[11].

Il gruppo di lavoro sull'identità sessuale e sull'identità di genere ha giustificato l'inclusione dell'uso della pornografia infantile a causa dell'aspettativa che gli individui pedoebofilici negassero le loro preferenze sessuali, lasciando al medico diagnostico la possibilità di inferire se i loro pazienti sono più interessati ai bambini che agli adulti[37].

La formulazione così alterata (da "prepubescenti" a "prepubescenti e pubescenti") e l'età di riferimento (da un'età massima di 13 a 14) cambierebbe il modo in cui viene diagnosticata la pedofilia includendo le vittime con punteggi di scala Tanner di 2 o 3, che avevano cioè già sviluppato alcuni dei caratteri sessuali secondari[35].

I ricercatori del progetto tedesco Dunkelfeld hanno supportato la menzione esplicita di ebefilia nel DSM-5: "Riguardo all'aggiornamento del DSM una categoria chiamata "disturbo ebefilico" sarebbe stata appropriata, specialmente considerando i dati forniti i quali mostrano che negli uomini con una preferenza ebefilica e che cercano un trattamento di sostegno i criteri di disordine del DSM-5 (disagio psicologico, comportamento che mette in pericolo gli altri) sono dati in molti casi: a tale riguardo ci sarebbero uomini con ebefilia e uomini con un disturbo ebefilico"[19].

Lo psicologo forense Charles Patrick Ewing ha affermato che la diagnosi proposta è controversa e l'ha quindi criticata in quanto raffigurazione di "uno sforzo trasparente per assicurare che [i] colpevoli di sesso idonei [che hanno come bersaglio adolescenti pubescenti] possano essere oggetto di una diagnosi per impegno civile"[34].

Anche Allen Frances e Michael First credono che la proposta di includere l'ebefilia nel DSM-5 sia inappropriata; oltre al suo potenziale uso improprio nelle udienze di trattamento sanitario, hanno dichiarato che la necessità, le motivazioni e le prove fornite erano e rimangono inadeguate[35]. Frances ha scritto inoltre anche che la diagnosi di ebefilia "non trova spazio nei procedimenti legali"[40].

In una lettera inviata all'editore Thomas Zander espresse seri dubbi sulle conseguenze date dall'estendere la definizione di pedofilia includendovi anche l'ebefilia e concluse che ciò richiedeva una maggiore ricerca e più considerazione delle implicazioni connesse prima che il DSM venisse modificato[41]. Blanchard ha convenuto che la distinzione tra pedofili e ebefilici può presentare difficoltà, ma ha affermato altresì che nel caso di un ripetuto molestatore sessuale queste sottili distinzioni sarebbero meno importanti; ha notato pertanto che altre obiezioni sollevate dalla lettera di Zander sono già state trattate nell'articolo originale[42].

Lo psicologo Douglas Tucker e l'avvocato Samuel Brakel hanno dichiarato in un'altra lettera al direttore che l'"impegno civile" per il predatore sessualmente violento non richiede una diagnosi DSM, a condizione che i medici che testimoniano in tribunale lo facciano in buona fede e identifichino concettualmente ed empiricamente un'anormalità che è predittiva di una futura violenza sessuale, indipendentemente dal termine usato[43].

In una terza lettera all'editore un medico, Charles Moser, concordava con la premessa di Blanchard et al. sul fatto che esisteva una distinzione tra molestatori sessuali che preferivano le vittime pubescenti e prepubere e sosteneva l'utilità del termine nella ricerca, ma si chiedeva se l'ebefilia sarebbe la rappresentazione di una vera parafilia[6]. Egli sostenne ciò che vedeva come l'uso problematico di etichette parafiliche per patologizzare insoliti interessi sessuali e incarcerare gli individui sulla base della loro parafilia piuttosto che del loro comportamento. Ha anche messo in dubbio l'utilità delle parafilie in generale quando il vero problema può essere un comportamento criminale o la stigmatizzazione di atti sessuali insoliti seppur benigni o consensuali[6].

Karen Franklin ha dichiarato di ritenere che il concetto sia in gran parte il risultato del "Centre for Addiction and Mental Health"[17], anche se lo scienziato CAMH e ricercatore sulla pedofilia James Cantor ha contestato la sua accuratezza fattuale citando: l'esistenza del concetto nell'ICD-10[44], l'uso della parola in 100 testi accademici tratti da una varietà di discipline e periodi temporali, ed infine l'esistenza di 32 documenti in revisione paritaria che studiano il concetto[45].

La proposta è stata presentata in una riunione del 2009 dell'"American Academy of Psychiatry and the Law" (AAPL) di psichiatria forense insieme a diverse altre possibili modifiche al trattamento delle parafilie da parte del DSM; i partecipanti hanno messo in dubbio che l'attrazione sessuale verso i bambini pubescenti possa essere considerata anormale in un contesto in cui la loro sessualizzazione è in una certa misura "normativa"[46].

È stata inoltre sollevata la preoccupazione che i criteri avrebbero potuto produrre sia falsi positivi che falsi negativi; l'ebefilia come diagnosi di DSM potrebbe patologizzare i trasgressori sessuali che si sono opportunisticamente predati sulle vittime pubescenti ma che non hanno un attaccamento parafilico a un'età specifica della vittima; ma potrebbero invero escludere i trasgressori che hanno commesso gravi reati solo su una o due vittime[46].

Durante il congresso scientifico sia dell'"American Academy of Psychiatry and Law" che dell'"International Association for the Treatment of Sexual Offenders" (IATSO) furono votati simbolicamente le proposte secondo cui il DSM-5 avesse da includere la pedoebefilia, ed in entrambi i casi una stragrande maggioranza si espresse contro[47].

In un'ulteriore lettera all'editore lo psicologo clinico Joseph Plaud ha criticato lo studio per mancanza di gruppi di controllo scientifico per i pattern post-pubescenti e normali di eccitazione sessuale maschile, sovrapposizione tra gruppi ritenuti separati da Blanchard e mancanza di specificità nei dati[48]. Blanchard ha risposto che la pubblicazione iniziale usava i trasgressori sessuali che avevano commesso reati contro adulti post-pubescenti come gruppo di controllo e che i risultati hanno sostenuto le preferenze sull'età delle vittime come variabili continue piuttosto che categoriali[42].

In lettere separate all'editore lo psicologo forense Gregory DeClue e il matematico Philip Tromovitch concordavano sul fatto che il termine sarebbe stato utile per scopi di ricerca e per suddividere l'attuale diagnosi di pedofilia in preferenze di età della vittima, ma espresse preoccupazione sul potenziale del termine di espandere drasticamente il numero di persone diagnosticate con una parafilia senza un'adeguata base di ricerca per sostenerlo ed in più l'articolo non includeva una definizione di "disturbo mentale" ed era quindi privo totalmente della capacità di distinguere il patologico dal non patologico[49][50].

Blanchard a sua volta affermò in una risposta che il suo articolo era scritto sotto l'ipotesi che la definizione del DSM-5 di disturbo mentale e patologizzazione dell'attività sessuale con individui minorenni sarebbe stata simile a quella trovata per il DSM-IV[42].

Variazione della normalità

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Karen Franklin ha criticato l'uso del termine "hebephilia" per patologizzare e criminalizzare un'attrazione sessuale "diffusa e, in effetti, adattativa" dei maschi sia omosessuali che eterosessuali i quali, attraverso le culture e nel corso della storia "tendono a preferire i partner più giovani che sono nel loro massimo picco della bellezza estetica e della fertilità riproduttiva"[17]. Franklin si oppone anche all'uso di "hebephilia" durante prove di individui che possono essere imprigionati sulla base di leggi concernenti i "predatori sessualmente violenti" negli Stati Uniti[17].

Un commento simile è stato fatto dai redattori del DSM-IV Michael First e Allen Frances[35]: innanzitutto esso ha messo in discussione il grado in cui i criminali ebefilici potrebbero essere opportunisticamente predatori di adolescenti vulnerabili piuttosto che esprimere un desiderio patologico[46]. Commentando la proposta di Blanchard et al. gli psicologi Robert Prentky e Howard Barbaree hanno sottolineato che esempi di giovani ragazze altamente sessualizzate appaiono frequentemente in pubblicità, nella sfilata di moda, nel programma televisivo e nel film, rendendo perciò oltremodo discutibile l'ipotesi che l'attrazione sessuale verso i pubescenti sia anormale[1].

A. Frances sosteneva inoltre che l'attrazione per gli individui pubescenti rientra nella normale gamma del comportamento umano e quindi non può essere considerata sessualmente deviante, sebbene l'agire su tale attrazione possa essere considerato un crimine[35][51].

Blanchard rispose al commento di Franklin in una lettera all'editore, scrivendo che presumibilmente l'"argomentazione dell'adattamento" di Franklin si applicava solo ai maschi eterosessuali, poiché l'ebefilia omosessuale non avrebbe vantaggi riproduttivi. Egli ha citato recenti ricerche che aveva condotto in merito al presunto successo riproduttivo di ebefilici, pedofili e teleofili (individui attratti principalmente o esclusivamente da adulti)[52].

I risultati hanno indicato che i teleofili avevano più figli, quindi un successo più adattativo rispetto agli ebefilici, mentre questi ultimi avevano più successo dei pedofili; partendo da ciò concluse che "non esiste una base empirica per l'ipotesi che l'hebephilia fosse associata ad un aumento del successo riproduttivo nell'ambiente dell'adattamento evolutivo e che l'argomento speculativo dell'adattamento contro l'inclusione dell'ebefilia nel DSM non possa quindi essere sostenuto"[53].

Al contrario Bruce et al. sostenevano che la differenza nel tasso di riproduzione tra teleofili e ebefilici era minuscola in una moderna società occidentale, suggerendo che nelle società pre-moderne i tassi riproduttivi dei secondi corrispondessero almeno ai teleofili e forse addirittura li superassero. Inoltre mentre l'ebefilia omosessuale non aiuterebbe direttamente la riproduzione, potrebbe essere di aiuto nella riproduzione delle relazioni di gruppo maschili che erano vitali nelle funzioni sociali della caccia grossa e della guerra inter-tribale che caratterizzavano gran parte dell'esistenza umana pre-moderna ed è stato notato essere abbastanza comune in molte società nel corso della storia, oltre ad essere comune tra molte specie di primati[10].

Gli autori infine sostenevano che l'ebefilia era quindi una caratteristica evoluta che era o adattiva o almeno neutra, impedendo pertanto che venisse classificata come un disturbo; questo ha suggerito che dovrebbe essere visto scientificamente come un disallineamento evolutivo con la moderna cultura occidentale, essendosi sviluppato in un ambiente radicalmente diverso da quello del mondo moderno[10].

Il professore di lavoro sociale Jerome Wakefield ha descritto l'inclusione come un'estensione inappropriata dell'attuale categoria di pedofilia ben convalidata, che comporterebbe un rischio significativo di falsi positivi, ignorando le grandi distinzioni qualitative tra bambini in età prepuberale e pubescenti sessualmente maturi. Ha riassunto la sua discussione con la dichiarazione: "Sembra che la proposta di hebephilia sia quella in cui la criminalità e la disapprovazione sociale vengono confuse e/o sovrapposte con il disturbo mentale"[11].

Tuttavia il ricercatore sugli abusi sessuali su minori - lo psicologo William O'Donohue - crede, basandosi sull'incentivo per i trasgressori a mentire, che esiste un rischio molto maggiore di falsi negativi; egli ha elogiato la proposta di Blanchard et al. di distinguere l'hebephilia dalla pedofilia, ma ha messo in dubbio l'inclusione della sofferenza del trasgressore, l'uso della pedopornografia come fattore determinante e richiedendo un minimo di tre vittime, ritenendo che quest'ultima scelta avrebbe comportato ritardi di trattamento per gli ebefilici che non hanno agito in base ai loro impulsi ignorando la natura spesso nascosta degli abusi sessuali su minori[54].

O'Donohue ha anche espresso preoccupazioni sul modo in cui le informazioni per prendere decisioni sulla diagnosi proposta sarebbero state acquisite, se la diagnosi potesse essere fatta con attendibilità e sufficiente accordo tra i medici e le questioni relative al trattamento[54]. Lo psicologo clinico e forense Thomas Zander ha notato problemi nella distinzione tra vittime prepuberali e pubescenti e quindi la difficoltà nel classificare i trasgressori e il grado in cui la potenziale diagnosi rifletteva sinceramente il desiderio sessuale normale rispetto a quello anormale[41].

In un'altra lettera all'editore il sessuologo, avvocato e specialista dell'identità di genere Richard Green ha messo in dubbio che l'attrazione sessuale verso partner sessuali puberali fosse un problema di salute mentale, analogizzando la proposta alla decisione di includere l'omosessualità nelle precedenti versioni del DSM per farla poi diventare un orientamento sessuale da quello che era invece prima considerata un disturbo mentale[55].

Green ha anche messo in dubbio l'impatto della proposta sulla credibilità dell'APA, il suo potenziale per offuscare la distinzione tra psichiatria e legge e se fosse necessario creare disordini mentali per atti criminali; ha però convenuto che il termine sarebbe utile per scopi di ricerca, ma in disaccordo con gli sforzi per includerlo nel DSM-5[55].

Prentky e Barbaree notano che Blanchard et al. avevano identificato la "legge della psichiatria sfocata" di Green nel loro articolo iniziale, ma suggeriscono che si possono fare distinzioni tra attrazione normativa per le ragazze pubescenti e esclusività, disabilità, angoscia e menomazione che caratterizzerebbe l'ebefilia come disturbo parafilico[1].

  1. ^ a b c d e f g h i j k l R. Prentky e H. Barbaree, Commentary: Hebephilia--a would-be paraphilia caught in the twilight zone between prepubescence and adulthood, in The journal of the American Academy of Psychiatry and the Law, vol. 39, n. 4, 2011, pp. 506-510, PMID 22159978.
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  5. ^ K. Freund, R. Langevin, S. Cibiri e Y. Zajac, Heterosexual aversion in homosexual males, in The British Journal of Psychiatry, vol. 122, n. 567, 1973, pp. 163-169, DOI:10.1192/bjp.122.2.163, PMID 4714830.
  6. ^ a b c C. Moser, When is an Unusual Sexual Interest a Mental Disorder? (letter to the editor) (PDF), in Archives of Sexual Behavior, vol. 38, n. 3, 2009, pp. 323-325, DOI:10.1007/s10508-008-9436-8, PMID 18946730.
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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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