Edoardo Pezzali

Edoardo Pezzali
NascitaPavia, 1915
MortePalacio de Ibarra, 11 marzo 1937
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoCorpo Truppe Volontarie
GradoSottotenente di complemento
GuerreGuerra di Spagna
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941)[1]
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Edoardo Pezzali (Pavia, 1915Palacio de Ibarra, 11 marzo 1937) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della guerra di Spagna.

Nacque a Pavia nel 1915, figlio di Giovanni e Giuseppa Garibaldi.[2] Nel 1932 conseguì il diploma magistrale presso l'Istituto "Vittoria Colonna" di Roma, e nel 1933 la maturità classica nel Liceo "Terenzio Mamiani".[2] Si iscrisse nella facoltà di giurisprudenza dell'università di Roma, e coltivò studi umanistici e filosofici divenendo apprezzato collaboratore in diverse pubblicazioni letterarie.[2] Arruolatosi nel Regio Esercito seguì i preliminari del corso allievi ufficiali di complemento presso l'università di Roma, e nel 1935 frequentò a Fano il periodo applicativo presso il 94º Reggimento fanteria "Messina".[2] Nominato aspirante nel gennaio 1936, venne assegnato al 4º Reggimento fanteria carrista di stanza a Roma.[2] Sebbene ancora convalescente di una grave malattia, volle riprendere servizio per partecipare alle operazioni belliche nel corso della guerra di Spagna.[2] Accolta la sua domanda, con il grado di sottotenente di complemento, il 31 gennaio 1937 si imbarcò per Cadice assegnato al raggruppamento carristi del Corpo Truppe Volontarie.[2] Cadde in combattimento a Palacio de Ibarra l'11 marzo 1937, e fu successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale di fanteria carrista, volontario nella guerra di Spagna, dava ripetute prove di perizia e di coraggio. Durante una dura battaglia, in un episodio particolarmente saliente della lotta, usciva di iniziativa col suo carro dal dispositivo della propria compagnia per affrontare un nido di mitragliatrici che contrastava su un fianco l’avanzata del reparto. Colpito ed immobilizzato il carro e ferito egli stesso, non desisteva dalla lotta finché il nemico, inasprito dalla resistenza, non appena ebbe il sopravvento, poneva fine col martirio alla sua eroica giovinezza. Palacio de Ibarra, 11 marzo 1937 .[3]»
— Regio Decreto 11 aprile 1940.[4]
  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p. 215.
  2. ^ a b c d e f g h Combattenti Liberazione.
  3. ^ Medaglie d'oro al valor militare sul sito della Presidenza della Repubblica
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 15 maggio 1940, registro 15 guerra, foglio 339.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 215.
Periodici
  • Rodolfo Puletti, I comilitoni del cingolo e dell'aria, in Rassegna dell'Esercito. Rivista Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Esercito, giugno 2002.

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