Elezioni parlamentari nelle Filippine del 2016

Elezioni parlamentari nelle Filippine del 2016
StatoFilippine (bandiera) Filippine
Data9 maggio
AssembleeCamera dei rappresentanti, Senato
Camera dei rappresentanti
Senato

Le elezioni parlamentari nelle Filippine del 2016 si tennero il 9 maggio per il rinnovo del Congresso (elezione della Camera dei rappresentanti e rinnovo parziale del Senato; ebbero luogo contestualmente alle elezioni presidenziali, alle elezioni governatoriali (per i governatori, i vicegovernatori e i consigli provinciali delle 81 province e della Regione Autonoma nel Mindanao Musulmano) e alle elezioni comunali (per i sindaci, i vicesindaci e i consigli comunali delle 145 città e di 1.489 comuni).

Camera dei rappresentanti

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I posti contestati per le elezioni generali del 2016 furono 12. Per determinare i candidati vincenti, le Filippine utilizzarono un sistema di voto a scrutinio plurinominale maggioritario. Con l'intero paese che funse da collegio unico, i dodici candidati con il maggior numero di voti vennero eletti ufficialmente come membri del Senato.

I nomi dei dodici nuovi Senatori furono proclamati ufficialmente il 19 maggio 2016[1]. Vi fu il ritorno di quattro ex Senatori, la rielezione di altri tre e l'ingresso di cinque nuovi membri.

Class. Candidati Liste Voti %
1 Franklin Drilón Partito Liberale 18.607.391 41.52
2 Joel Villanueva Partito Liberale 18.459.222 41.39
3 Vicente Sotto III Coalizione Popolare Nazionalista 17.200.371 38.51
4 Panfilo Lacson Indipendente 16.926.152 37.82
5 Richard Gordon Indipendente 16.719.322 37.28
6 Juan Miguel Zubiri Indipendente 16.119.165 35.87
7 Manny Pacquiao Alleanza Nazionalista Unita 16.050.546 35.67
8 Risa Hontiveros Akbayan 15.955.949 35.56
9 Francis Pangilinan Partito Liberale 15.915.213 35.53
10 Sherwin Gatchalian Coalizione Popolare Nazionalista 14.953.768 33.58
11 Ralph Recto Partito Liberale 14.271.868 31.79
12 Leila de Lima Partito Liberale 14.144.070 31.55
13 Francis Tolentino Indipendente 12.811.098 28.64
14 Sergio Osmeña III Indipendente 12.670.615 28.20
15 Martin Romuáldez Lakas-CMD 12.325.824 27.60
16 Isko Moreno Domagoso Pwersa ng Masang Pilipino 11.126.944 24.95
17 TG Guingona Partito Liberale 10.331.157 22.92
18 Jericho Petilla Partito Liberale 7.046.580 15.77
19 Mark Lapid Aksyon 6.594.190 14.71
20 Neri Javier Colmenares Makabayan 6.484.985 14.48
21 Edu Manzano Indipendente 5.269.539 11.61
22 Roman Romulo Indipendente 4.824.484 10.79
23 Susan Ople Partito Nazionalista 2,775,191 6.07
24 Alma Moreno Alleanza Nazionalista Unita 2.432.224 5.42
25 Greco Belgica Indipendente 2.100.985 4.62
26 Raffy Alunan Indipendente 2.032.362 4.45
27 Larry Gadon Kilusang Bagong Lipunan 1.971.327 4.40
28 Rey Langit Alleanza Nazionalista Unita 1.857.630 4.12
29 Lorna Kapunan Aksyon 1.838.978 4.03
30 Dionisio Santiago Indipendente 1.828.305 4.02
Totale 44.979.151
Voti non validi
Votanti
Elettori 55.736.801

Già dopo i primi exit poll, Ferdinand Marcos Jr. richiese una revisione dei sistemi informativi utilizzati dal Comelec durante le elezioni. Malgrado le assicurazioni di Andres Bautista, il Senatore criticò anche l'interferenza del project manager venezuelano Marlon Garcia, accusato di aver manomesso l'hash code dei server del Comelec la notte del 9 maggio (a conteggio non ancora completato). Ciò avrebbe portato, secondo Marcos, ad un'errata trasmissione dei voti. Garcia si difese affermando che la sua manovra non aveva avuto alcun effetto sui risultati e di aver apportato la modifica solamente per ragioni estetiche, in quanto la lettera ñ non risultava correttamente visualizzata nelle macchine. Successivamente il Comelec rifiutò la richiesta di IS auditing di Marcos.[2]

L'esito delle elezioni fu seguito con apprensione in tutto il paese. Non mancarono le accuse di irregolarità e massicci brogli elettorali. Il Presidente uscente Benigno Aquino III fu accusato di aver falsificato i risultati delle elezioni, manipolando lo spoglio delle schede, a favore dei candidati del Partito Liberale.[3]

Benché la schiacciante vittoria del populista Rodrigo Duterte fosse considerata ineccepibile, il successo di soli 260.000 voti di Leni Robredo su Bongbong Marcos fu oggetto di numerose contestazioni.[4] Il 30 maggio, giorno delle proclamazioni ufficiali dei candidati vincenti, migliaia di persone organizzarono cortei di protesta per denunciare i risultati ufficiali.[4] Lo stesso giorno, tre whistleblower si recarono nella sede del Senato, accompagnati dal pastore Boy Saycon Jr. del Council for Philippine Affairs, dichiarando di aver manomesso i risultati ufficiali per assicurare la vittoria della Robredo, a scapito di Marcos.[5] Essi affermarono infatti di aver sottratto 300.000 voti a Marcos e di averne aggiunti 200.000 a nome della Robredo, nella sola provincia di Quezon;[6] oltre a quest'ultima anche Mar Roxas e Franklin Drilón avrebbero presumibilmente beneficiato dei brogli.[6] Il Partito Liberale negò fermamente qualsiasi accusa nei suoi confronti, invitando gli accusatori a presentare prove concrete.

Il 22 luglio Marlon Garcia ha ammesso l'utilizzo da parte del COMELEC di altri server non ufficiali, oltre ai tre autorizzati per le elezioni.[7]

  1. ^ (EN) Meet PH’s 12 new senators, Rappler, 19 maggio 2016. URL consultato il 19 maggio 2016.
  2. ^ (EN) William B. Depasupil, Comelec defers action on Marcos audit request, The Manila Times, 25 maggio 2016. URL consultato il 31 maggio 2016.
  3. ^ (EN) Yen Makabenta, Two-way election fraud: electronic and manual, The Manila Times, 30 maggio 2016. URL consultato il 31 maggio 2016.
  4. ^ a b (EN) Philippine Congress proclaims next president, vice president, Daily Mail, 30 maggio 2016. URL consultato il 31 maggio 2016.
  5. ^ (EN) Christine O. Avendaño, ‘3 whistle-blowers’ fail to derail proclamation, Philippine Daily Inquirer, 30 maggio 2016. URL consultato il 31 maggio 2016.
  6. ^ a b (EN) ‘Bongbong lost 200k votes, Leni gained 300k in Quezon ops’, Philippine Daily Inquirer, 31 maggio 2016. URL consultato il 31 maggio 2016.
  7. ^ (EN) Jaime Pilapil, Smartmatic admits using unofficial servers, The Manila Times, 22 luglio 2016. URL consultato il 16 ottobre 2016.

Collegamenti esterni

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