Enrico Albrici
Enrico Albrici (Vilminore di Scalve, 19 novembre 1714 – Bergamo, 1773) è stato un pittore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Enrico Albrici (ma il cognome del pittore è spesso modificato: Alberici, Albricci, Albrizzi; e anche il nome in Arrigo, anche se si ritiene esatto Enrico Albrici, firma che il pittore utilizzava per autografare le sue opere, esclusa quella in latino degli affreschi di Capo di Ponte[1] nacque in Vilminore (Val di Scalve) da Maffeo e Margherita, e fu subito battezzato nella parrocchia della paese.
Data la sua spiccata predisposizione per il disegno e la pittura, venne mandato in giovane età a bottega da Ferdinando Cairo, pittore di Casal Monferrato per circa tre anni (presumibilmente dal 1730 al 1733), diventando questi gli anni più importanti della sua formazione, completatasi successivamente da autodidatta.
All'età di 27 anni, nel 1741, sposerà una sua coetanea, Magdalena, figlia di Cristoforo Albrici. Da lei avrà quattro figli: Giacomo Maria, nato lo stesso anno delle nozze, Giovanni, nato nel 1743 (o 1744) che diventerà futuro fisico matematico e abate, Michele Angelo, nato nel 1750 e una bimba subito deceduta.
La relazione con la famiglia era abbastanza frammentata: per lungo tempo la moglie con i figli abitò con i genitori e la sorella del pittore (probabilmente quasi demente) a Vilminore, mentre il marito faceva da spola tra la città di Brescia e i comuni che richiedevano i suoi servigi di pittore.
La situazione si ristabilì solo quando nel 1763 tutta la famiglia si trasferì a Bergamo per seguire il figlio Giovanni che doveva farsi prete.
Qui sicuramente il pittore ritrovò una serenità familiare. Iniziò la serie delle bambocciate che gli portarono un grande benessere economico, ma anche un forte stress lavorativo, che di tanto in tanto sfociava in momenti di forte euforia dove fermava il suo lavoro per dedicarsi al divertimento.[2]
L'Albricci divenne pittore apprezzato dai pittori a lui contemporanei e da numerosi collezionisti, dapprima nella provincia di Brescia, grazie ai suoi lavori a tematica sacra e successivamente nella città di Bergamo grazie alle sue bambocciate, lavori che vennero inviati anche a Milano e a Torino. Tuttavia il suo stile, in parte autodidatta, tanto raggiunse livelli di eccellenza nella bambocciate (dapprima copiando e poi creando un proprio stile), tanto conobbe poca evoluzione creativa nelle tematiche sacre, come dimostrano i suoi ultimi lavori nella parrocchia di Zogno, in cui si possono trovare numerose similitudini con i lavori degli esordi[3].
Morirà all'età di 59 anni a Bergamo dopo una forte polmonite e verrà successivamente sepolto nella chiesa di Sant'Andrea.
Stile e opere
[modifica | modifica wikitesto]La prima e unica formazione ricevuta a bottega fu quella intrapresa in giovane età dal pittore Ferdinando Cairo tra il 1730 a il 1733.[4]
Dopo aver lasciato la bottega del pittore e tornato a casa dei genitori a Vilminore, produce qualche piccola opera locale ma senza proseguire negli studi e in una vera e propria carriera artistica, che riprenderà a tempo pieno solo nel 1740 in vista delle nozze con Magdalena.
Dopo pochi anni iniziano ad arrivare le prime importanti commissioni: nel 1744 dipinge a Brescia nella chiesa Della Carità due finte statue e con il pittore Scalvini affrescherà l'interno della chiesa di Berzo in Valcamonica.
Nel 1745 è il suo paese d'origine, Vilminore, a commissionargli l'affresco della Crocefissione di San Pietro.
Torna poi Brescia nel 1747 per affrescare, con la tecnica del chiaro scuro, altre due finte statue alla Chiesa Della Carità e due medaglie e sei statue nel santuario di Santa Maria dei Miracoli.
Questa tecnica divenne una sua peculiarità, che gli porterà la commissione di molti ritratti da parte del Cardinal Querini.[5][6] Sempre nello stesso anno realizzerà gli affreschi, oggi andati perduti, della cattedrale tra cui una crocefissione, gli affreschi della cappella di San Liborio, allora presente nel Duomo vecchio, e tre santi nella chiesa di San Cosma e Damiano.
In parte distrutte dalla seconda guerra mondiale sono anche alcune delle tele del ciclo della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, realizzate tra il 1749 e il 1754, così come perduti sono l'affresco nella chiesa di San Cristoforo, dedicato al santo, e la tela di San Gerolamo Miani, entrambi realizzati nel 1752.
Nel 1754, anno molto prolifico, torna a dipingere a Vilminore quattro grandi affreschi, ma grazie alla sua amicizia con il conte abate Giorgio Duranti, riesce ad ottenere numerose commissioni dalla chiese del bergamasco e in palazzi nobiliari bresciani.[7]
Se ad oggi è difficile identificare le tele realizzate per i nobili bresciani, testimonianza del suo passaggio bergamasco è la tela della Visitazione di Maria della Parrocchia di San Martino di Gorno dove si firma "Enrico Albricci pins. 1754".
Nel 1757 affrescherà la Caduta della manna sulla facciata della parrocchiale di Barzesto e nel 1761 affrescherà un lato dell'altare della chiesa di Lizzola[8].
Sono anni ricchi di commissioni, lo stesso Tassi descriverà questa frenesia creativa dicendo
«Era amatissimo dell'arte sua a segno che non cessava dal lavoro, così che anche di notte o dipingeva o disegnava»
Nel frattempo inizia ad avere i primi contatti con le bambocciate, genere pittorico esploso in Brescia grazie al pittore Faustino Bocchi, iniziatore di questo genere, che renderà l'Albricci famoso e ricercato. È facile intuire che i suoi primi contatti con questo genere avvennero all'interno dell'ambiente bresciano, dove queste raffigurazioni erano molto in voga e ricercate, ma sarà solo dopo che si trasferì a Bergamo, nel 1763, che inizierà a sviluppare questa tematica a tempo pieno.
Qui dipingerà quattro scene di nani ispirate da quelle del Bocchi che vennero viste dal Saig. Co. Giacomo Carrara, che lo spinse ulteriormente verso questa nuova carriera creativa. Inizierà copiando le opere dell'Everardi e del Bocchi, per poi sviluppare uno stile personale e di alta qualità. Lo stesso Tassi descriverà queste nuove creazioni esaltandone l'originalità delle invenzioni. Le composizioni create dall'Albricci sono caratterizzate da scene grottesche che traggono ispirazione da I viaggi di Gulliver[9], da un certo gusto nordeuropeo per le allegorie[10], dalla satira da camera dei teatrini di Pietro Longhi[11] ma anche dall'influenza radicata nelle polemiche civili dell'illuminismo lombardo[12]. Scene di gruppi di nani in bizzarre situazioni che spesso coinvolgono animali domestici ma che nascondono metafore dal significato ben più profondo[13]. La novità di questo genere nella bergamasca diventa subito di moda e il pittore si ritrova sommerso dalle commissioni (provenienti anche da Milano e Torino[14]), che lo porteranno ad un periodo di stress lavorativo ma allo stesso tempo di benessere economico, mettendolo in contatto con una committenza diversa da quella ecclesiastica bresciana, una borghesia dove era presente un'élite che si trovava nei salotti a discutere di storia, letteratura e arte.
Le bambocciate vengono eseguite numerosissime, ma il pittore riserva tempo ed energie anche per le sue committenze a tematica sacra. Nel 1763 esegue la Trasfigurazione per la Parrocchia di Vilminore e poi gli affreschi di Chiuduno e di Albino (entrambi oggi perduti) e nel 1767 la tela di Alzano Lombardo, di difficile gestazione e quasi subito sostituita.[15]
Siamo negli ultimi anni della sua produzione artistica.
Nel 1768 è a Vilminore per dipingere tre quadri che andranno ad adornare il coro della parrocchia, ma infine ne realizzerà solo due: San Pietro che risana lo storpio (1768) e La caduta di Simon Mago (1769). Successivamente sarà a Clusone per affrescare otto medaglie nella chiesa parrocchiale, finte statue che rappresentano le virtù.
Ma sarà nel 1770, con il ciclo di affreschi della parrocchia di Capo di Ponte, che raggiungerà la sua massima espressione creativa. Qui si alternano tutti i generi affrontati dal pittore durante la sua carriera: i monocromi, i colori brillanti, le tematiche sacre e le scene caratterizzate da dettagli curiosi a volte bizzarri, che rimandano alle sue bambocciate. Lui stesso daterà (1770) e firmerà gli affreschi ENRICUS ALBERICI CIVIS BERGOMI.
Gli ultimi due anni saranno caratterizzati ancora da una grande produzione di bambocciate e dagli affreschi realizzati per il coro della parrocchiale di Zogno e quattro dipinti laterali, che raffigurano il Martirio di San Lorenzo, per la medesima chiesa[16], considerata l'ultima importante commissione del pittore prima della morte, avvenuta nel 1773.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Maria Adelaide Baroncelli, I pittori bergamaschi dal XII al XIX secolo, il Settecento, Bergamo, Bolis, 1990.
- ^ Nelle Vite del Tassi si può leggere “ogni due o tre anni per la troppa applicazione direi quasi impazziva, e in tale tempo diveniva prodigo, e spendeva quanto di denaro si ritrovava, in divertirsi mangiando e sonando, e trastullandosi, chiacchierando con un ciarlatano, con la testa piena di idee signorili e grandiose a segno che diceva di volere in Vilminore presso sua casa fare un teatro per commedie, e opere in musica, per divertire que' rozzi villani: ma mancandogli poi il denaro cadde giusta il suo solito in malinconia, dalla quale dopo alcuni giorni riavutosi, tornò a dipingere" Tassi, pp. 110-114
- ^ Albrici
- ^ Si legge "I tre anni di studio alla bottega di Ferdinando del Cairo furono importanti per la formazione pittorica dell'Albrici, che in seguito fu solo autodidatta e non frequentò altri maestri". http://www.scalve.it/progettoconservativo/Dtela2/DESCRI~1/Pittori/Albrici.html
- ^ Albrici, Enrico, su BGpedia Associazione Culturale. URL consultato il 9 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
- ^ Per il cardinal Querini lavorerà all'interno della sua biblioteca, che poi donerà alla città di Brescia, creando numerosi suoi ritratti http://www.scalve.it/progettoconservativo/Dtela2/DESCRI~1/Pittori/Albrici.html
- ^ Sempre nelle Vite del Tassi si può leggere "fu introdotto a dipingere in diverse chiese del bergamasco, e in varie case ragguardevoli di Brescia, cioè in casa degli Ugeri, Martinengo, Colleoni, Avogadro, e altri, palchi ossia soffitti a fresco né loro palazzi" Tassi, pp. 110-114
- ^ L'affresco si trova a lato dell'altare dov'è ulteriormente inserita una pala da lui creata http://www.scalve.it/progettoconservativo/Dtela2/DESCRI~1/Pittori/Albrici.html
- ^ Dal catalogo dell'asta tenuta alla Wannenes Art Auctions il 29 novembre 2011 - Genova, lotto 122 Enrico Albricci - "Nani Che Catturano Un Gambero": "...è altrettanto importante ricordare la notevole diffusione dei Viaggi di Gulliver, libro scritto da Jonathan Swift in forma anonima nel 1726 e in versione definitiva nel 1735, autore che ispirò indubbiamente Albricci per immaginare queste grottesche scene" (cfr.
- ^ Dal catalogo dell'asta tenuta alla Wannenes Art Auctions il 29 novembre 2011 - Genova, lotto 120 Enrico Albricci - "La Volpe E I Nani": "La scena è convulsa e, alla stregua delle allegorie di gusto nordico, possiamo osservare le diverse punizioni e angherie a cui sono sottoposti i piccoli protagonisti" (cfr.
- ^ Dal catalogo dell'asta tenuta da Porro & C. il 23 novembre del 2006 - Milano, lotto 89 Enrico Albricci - "Toilette Della Bella Nana": "La dimensione caricaturale concerne qui la satira da camera dei teatrini di Pietro Longhi" (http://www.arcadja.com/auctions/it/albricci_enrico/prezzi-opere/322/ cfr.)
- ^ Il catalogo dell'asta tenuta alla Wannenes Art Auctions il 29 novembre 2011 - Genova, lotto 122 Enrico Albricci - "Nani Che Catturano Un Gambero" cita "vere e proprie epiche battaglie tra nani e bestiole, a cui non sono estranee le polemiche civili dell'illuminismo Lombardo" (http://www.arcadja.com/auctions/it/albricci_enrico/prezzi-opere/322/ cfr.
- ^ Dal catalogo dell'asta tenuta alla Wannenes Art Auctions il 29 novembre 2011 - Genova, lotto 120 Enrico Albricci - "La Volpe E I Nani": "Il punto metaforico è quindi l'esercizio della prepotenza nei confronti di chi non può tutelarsi e nel tal caso emerge anche una terribile verità: che un'umanità piccola mentre attraversa tali sventure può abbandonarsi alla piaggeria e alle peggiori azioni".
- ^ "Vari pezzi" di questo genere inviò perfino "a Torino e a Milano per diversi cavalieri", Tassi, pp. 110-114
- ^ Dopo aver vinto il bando per la realizzazione, i committenti misero una serie di legami e di norme per la realizzazione, che il pittore finì per creare una tela inferiore per qualità al bozzetto presentato, tanto che il Tassi stesso la definirà "a concorrenza di Francesco Cappella, Gio. Raggi, e Federico Ferrari, fece uno de' quattro quadri della cappella della Beata Vergine del Rosario della parrocchiale d'Alzano, rappresentante il fatto di Jaele e Sisara, il quale a dir vero è una delle sue opere meno pregiabili".
- ^ Maria Adelaide Baroncelli, I pittori bergamaschi dal XII al XIX secolo il Settecento III, Bergamo, Bolis, 1990, cit.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Maria Adelaide Baroncelli, I pittori bergamaschi dal XII al XIX secolo, il Settecento III, Bergamo, Bolis, 1990. ISBN non esistente
- Francesco Maria Tassi, Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi, Labor, 1969. ISBN non esistente
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Enrico Albrici
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Angelo Pinetti, ALBRICI, Enrico, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929.
- (EN) Enrico Albrici, in Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, Harper.
- Franco Mazzini, ALBRIZZI, Enrico, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 2, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960.
- Enrico Albrici, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 81469455 · ISNI (EN) 0000 0000 6689 7560 · BAV 495/99739 · CERL cnp01335537 · ULAN (EN) 500026858 · GND (DE) 137252714 · BNF (FR) cb12256167t (data) · CONOR.SI (SL) 21063779 |
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