Felice Cantimorri

Felice Cantimorri
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nato30 gennaio 1811 a Russi
Ordinato presbitero31 dicembre 1833
Nominato vescovo21 dicembre 1846 da papa Pio IX
Consacrato vescovo27 dicembre 1846 dal cardinale Costantino Patrizi Naro
Deceduto28 luglio 1870 (59 anni) a Mugnano in Teverina
 

Felice (al secolo Luigi) Cantimorri (Russi, 30 gennaio 1811Mugnano in Teverina, 28 luglio 1870) è stato un vescovo cattolico italiano.

Studiò nel seminario di Faenza, dove ebbe come compagno Luigi Carlo Farini. Entrò nell'ordine dei frati minori Cappuccini e venne ordinato sacerdote a Bologna il 31 dicembre 1833.[1]

Si distinse come predicatore di missioni popolari nelle diocesi romagnole e venne notato anche dal vescovo di Imola Giovanni Maria Mastai Ferretti, poi papa Pio IX.[1]

Fu vescovo di Bagnoregio dal 1846 al 1854: oltre a promuovere il restauro della cattedrale e di molte chiese cittadine, istituì un ricovero per anziani e un educandato femminile; riformò il seminario e fece la visita pastorale in tutte le parrocchie della diocesi.[2]

Venne eletto vescovo di Parma da papa Pio IX il 22 luglio 1854, proprio mentre nella città emiliana scoppiava una rivolta contro il governo borbonico. La sede di Parma era vacante da due anni e la reggente Luisa Maria di Berry, vedova del duca Carlo III, recentemente assassinato da un mazziniano, aveva sollecitato il pontefice a inviare in città un nuovo pastore.[3]

Dopo l'annessione di Parma al regno sabaudo, attenendosi alle indicazioni della Segreteria di Stato della Santa Sede, evitò di incontrare Vittorio Emanuele II e a tal fine lasciò la sua città vescovile nel maggio 1860 e vi fece ritorno solo verso la fine del 1861,[4] dopo un soggiorno in Austria e a Roma, dove il pontefice gli propose di recarsi a Goa per tentare di far eseguire il concordato sottoscritto con il Portogallo nel 1857.[5]

Il 25 giugno 1863 punì con la sospensione sette sacerdoti che, contro le sue indicazioni, avevano celebrato con la Messa la festa nazionale dello Statuto:[6] il vescovo venne punito con una multa e venne deferito al Consiglio di Stato per abuso di potere. Nel 1866, durante il periodo della III guerra d'Indipendenza, Cantimorri fu costretto al domicilio coatto a Cuneo insieme ai suoi più stretti collaboratori: il canonico Agostino Chieppi e il rettore del seminario Giuseppe Carcelli.[7]

Prese parte al concilio Vaticano I, intervenendo sulla disciplina degli ordini religiosi: fu un convinto fautore della proclamazione del dogma dell'infallibilità papale.[8]

Morì di ritorno dal concilio a Mugnano in Teverina, presso Bomarzo, dove aveva fatto sosta per incontrare alcuni conoscenti.[1]

Genealogia episcopale

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La genealogia episcopale è:

  1. ^ a b c A. Manfredi, op. cit., p. 38.
  2. ^ Civiltà Cattolica, anno V, serie II, v. 7 (1854), p. 202.
  3. ^ Arturo Credali, La romantica insurrezione di Parma del 22 luglio 1854, in «Archivio storico per le Province Parmensi», serie IV, n. 6 (1952), pp. 112-127.
  4. ^ Celso Pelosi, Mons. F. Cantimorri e il suo tempo, in «Archivio storico per le Province Parmensi», serie IV, n. 19 (1967), p. 375.
  5. ^ G.M. Allodi, op. cit., p. 10.
  6. ^ L. Scaccaglia, op. cit., pp. 83, 88-89, 157-158.
  7. ^ Bianca Montale, Clero e società civile a Parma dopo l'Unità (1861-1866), in «Rassegna storica del Risorgimento», n. 49 (1982), p. 421.
  8. ^ M. Maccarone, op. cit., vol. II, pp. 69, 84, 128.
  • Giovanni Maria Allodi, Commentariolum sacrum piae memoriae patris reverendissimi Felicis Cantimorri, Fiaccadori, Parma 1870.
  • Michele Maccarone, Il Concilio Vaticano I e il «giornale» di Mons. Arrigoni, 2 voll., Antenore, Padova 1966.
  • Angelo Manfredi, Vescovi, clero e cura pastorale, EPUG, Roma 1999. ISBN 88-7652-835-0.
  • Luciano Scaccaglia, L'opera della propagazione della fede a Parma nel secolo XIX, PUL, Roma 1981.

Collegamenti esterni

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Predecessore Vescovo di Bagnoregio Successore
Giovanni Ferrini, O.F.M.Conv. 1846 - 1854 Gaetano Brinciotti

Predecessore Vescovo di Parma Successore
Giovanni Tommaso Neuschel 1854 - 1870 Domenico Maria Villa
Controllo di autoritàVIAF (EN89472935 · ISNI (EN0000 0000 6186 0785 · SBN PARV360584 · BAV 495/153095 · LCCN (ENno2015028097