Frati della Beata Gloriosa Vergine Maria

Una targa che ricorda il quartier generale dei Frati Gaudenti a Firenze, via Porta Rossa

«Frati godenti fummo, e bolognesi;
io Catalano e questi Loderingo
nomati, e da tua terra insieme presi
come suole esser tolto un uom solingo,
per conservar sua pace; e fummo tali,
ch'ancor si pare intorno dal Gardingo".»

I Frati della Beata Gloriosa Vergine Maria (in latino Ordo Militiæ Mariæ Gloriosæ), detti anche Frati Gaudenti, erano un ordine militare e ospedaliero sorto nel XIII secolo per garantire la pace tra le fazioni cittadine; l'ordine si estinse verso la fine del XVI secolo.

L'ordine trae origine da una confraternita sorta a Bologna per svolgere attività di pacificazione nelle città e tra le famiglie e comporre le liti tra le varie fazioni: tale compagnia ebbe tra i principali promotori Loderingo degli Andalò.[1]

La confraternita venne approvata da papa Urbano IV con la bolla Sol ille verus del 23 dicembre 1261: il pontefice elevò la fraternità a ordine militare e assegnò ai cavalieri come norma fondamentale la regola di sant'Agostino.[1]

I membri dell'ordine, reclutati tra i membri dell'aristocrazia, si obbligavano a condurre un'esemplare vita cristiana mediante la professione dei voti di castità coniugale, di obbedienza e di protezione degli orfani e delle vedove;[1] si impegnavano a impugnare le armi contro chiunque avesse turbato la pace pubblica e contro chi avesse violato la giustizia.[2]

L'abito dei cavalieri della Beata Gloriosa Vergine Maria era bianco, con mantello grigio decorato con l'insegna dell'ordine: una croce rossa con due stelle.[2]

La sede principale dell'ordine fu il convento di Ronzano, presso Bologna, e i cavalieri si diffusero soprattutto in Lombardia, in Toscana, in Romagna e nella marca Trevigiana.[2]

Dante pone nella sesta bolgia dell'ottavo cerchio dell'Inferno (tra gli ipocriti) Loderingo degli Andalò e Catalano dei Malavolti,[3] due dei primi gran maestri dei Gaudenti; frate Alberigo dei Manfredi viene invece posto nella terza zona del nono cerchio (nella Tolomea, fra i traditori degli ospiti).[4]

Quando la situazione politica italiana cambiò e venne meno la ragion d'essere dell'ordine, i membri iniziarono a dedicarsi essenzialmente all'amministrazione del cospicuo patrimonio accumulato negli anni precedenti, guadagnandosi l'appellativo di gaudenti.[2]

L'ordine si estinse a Bologna attorno al 1589 e a Treviso dopo il 1737.[2]

  1. ^ a b c J. Berdonces, DIP, vol. I (1974), col. 1142.
  2. ^ a b c d e J. Berdonces, DIP, vol. I (1974), col. 1143.
  3. ^ Inf., XXIII, 103-148
  4. ^ Inf., XXXIII, 118-150.
  • Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.