Gaio Pomponio Grecino
Gaio Pomponio Grecino | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Gaius Pomponius Graecinus |
Nascita | 25 a.C. circa |
Morte | inizio 38 |
Figli | Gaio Pomponio Grecino; Pomponia Grecina |
Gens | Pomponia |
Padre | Lucio Pomponio |
Consolato | luglio-dicembre 16 (suffetto) |
Sacerdozio | frater arvalis, 30 maggio 21-24 maggio 38 |
Gaio Pomponio Grecino (in latino: Gaius Pomponius Graecinus; 25 a.C. circa – 38) è stato un magistrato e militare romano, console dell'Impero romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Proveniente da una famiglia originaria di Iguvium[1], Pomponio era figlio di un ignoto Lucio Pomponio e fratello maggiore di Lucio Pomponio Flacco, amico intimo di Tiberio e console nel 17, e di un altro Pomponio, forse Pomponio Secondo padre dei consoli suffetti del 41, Quinto Pomponio Secondo, e del 44, Publio Pomponio Secondo[2].
Letterato[3] e grande amico di Ovidio, che gli dedicò una poesia dei suoi Amores[4] e inviò lettere dal suo esilio pontico[5], Pomponio era lontano da Roma nell'8, quando il poeta fu esiliato a Tomi[6]: è deducibile dalle locuzioni usate da Ovidio[7] che Pomponio, come probabilmente il fratello Flacco[8], si trovasse in Illirico e Pannonia al servizio di Tiberio durante la rivolta dalmato-pannonica[9].
La vicinanza dei Pomponii a Tiberio portò loro numerosi benefici: Grecino fu promosso al consolato come suffetto da luglio a dicembre del 16[10], ricevendo le congratulazioni dell'amico Ovidio[11], mentre il fratello Flacco divenne console ordinario subito dopo, da gennaio a giugno del 17[12]. Inoltre, Grecino venne cooptato tra i fratres Arvales il 30 maggio del 21 in sostituzione del defunto Fausto Cornelio Silla[13], chiaro segno del favore di cui egli doveva godere presso Tiberio[14].
Pomponio ebbe da moglie ignota almeno due figli: Gaio Pomponio Grecino, che ricoprì numerose magistrature importanti nella natia Iguvium ma anche la praefectura urbis feriarum Latinarum, solitamente concessa a giovani di rango senatorio alquanto ben onorati[15], e Pomponia Grecina, moglie del console suffetto del 29 Aulo Plauzio[16].
Nessun'altra carica è nota della carriera di Pomponio, ma la sua presenza tra i fratres Arvales rivela con buona precisione il periodo della sua morte: il 24 maggio del 38 fu cooptato al suo posto nel collegio Lucio Annio Viniciano[17], dichiarando che Pomponio morì nella prima metà del medesimo anno[18].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Cfr. CIL XI, 5809; Ronald Syme, Roman Papers, II, ed. by Ernst Badian, Oxford, Clarendon Press, 1979, p. 812; Roman Papers, III, ed. by Anthony R. Birley, Oxford, Clarendon Press, 1984, p. 1354 n. 33
- ^ PIR P 717, stemma p. 318. Ovidio (Epistulae ex Ponto, II, 6, 15-16) prega per la salvezza della madre, della moglie e dei fratelli di Grecino, attestando quindi la presenza di almeno un altro fratello oltre al più noto Flacco (Epistulae ex Ponto, IV, 9, 58 e 75; I, 10, 37).
- ^ Ovidio, Epistulae ex Ponto, I, 6, 5-10.
- ^ Amores, II, 10.
- ^ Epistulae ex Ponto, I, 6; II, 6; IV, 9.
- ^ Ovidio, Epistulae ex Ponto, I, 6, 1-2.
- ^ Ovidio, Epistulae ex Ponto, I, 6, 10: officium militiaeque labor.
- ^ Ronald Syme, Roman Papers, III, ed. by Anthony R. Birley, Oxford, Clarendon Press, 1984, p. 1094.
- ^ Ronald Syme, History in Ovid, Oxford, Clarendon Press, 1978, p. 74.
- ^ Fasti Ostienses (Vidman, frgm. Cb s., p. 40); Fasti Antiates minores (CIL X, 6639).
- ^ Epistulae ex Ponto, IV, 9.
- ^ Tacito, Annales, II, 41, 2.
- ^ John Scheid, Commentarii fratrum Arvalium, Rome, 1998, frgm. 4b, ll. 16-27.
- ^ Ronald Syme, Roman Papers, III, ed. by Anthony R. Birley, Oxford, Clarendon Press, 1984, p. 1354.
- ^ PIR2 P 718.
- ^ PIR P 717, stemma p. 318.
- ^ John Scheid, Commentarii fratrum Arvalium, Rome, 1998, frgm. 12c, ll. 29-37.
- ^ W. Eck, Neue Pauly, XI (2007), s.v. Pomponius II.11.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (LA) L. Vidman, P 717, in Leiva Petersen, Klaus Wachtel, M. Heil, K.-P. Johne e L. Vidman (a cura di), Prosopographia Imperii Romani saec. I. II. III., VI, 2ª ed., Berlin-New York, De Gruyter, 1998.