George Wallace

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George Wallace

42º, 45º e 47º Governatore dell'Alabama
Durata mandato14 gennaio 1963 –
16 gennaio 1967
PredecessoreJohn Patterson
SuccessoreLurleen Wallace

Durata mandato18 gennaio 1971 –
15 gennaio 1979
PredecessoreAlbert Brewer
SuccessoreFob James

Durata mandato17 gennaio 1983 –
19 gennaio 1987
PredecessoreFob James
SuccessoreGuy Hunt

Dati generali
Partito politicoDemocratico e Partito Indipendente Americano (1968)
UniversitàUniversità dell'Alabama
FirmaFirma di George Wallace

George Corley Wallace (Clio, 25 agosto 1919Montgomery, 13 settembre 1998) è stato un politico statunitense, in quattro occasioni governatore dell'Alabama.

Definito dai suoi biografi Dan T. Carter[1] e Stephan Lesher,[2] «il perdente più influente del XX secolo», partecipò a quattro elezioni presidenziali, in cui per tre volte (1964, 1972 e 1976) si presentò senza successo alle primarie del Partito Democratico, e per una, nel 1968, come candidato indipendente, non avendo ottenuto l'investitura democratica.

Esponente dei democratici del profondo Sud, storicamente avversi a modernizzare la società post-schiavista, e del Partito Indipendente Americano, fu noto soprattutto per il suo sostegno populista alla segregazione razziale durante il periodo delle lotte per i diritti civili degli afroamericani,[3] convinzioni che avrebbe in seguito pubblicamente rinnegato.[4]

Famiglia e studi

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George Wallace nacque a Clio, in Alabama. Laureatosi in giurisprudenza nel 1942, fu arruolato nell'Aeronautica militare e partecipò alla guerra del Pacifico durante la seconda guerra mondiale.[5] Sergente, prestò servizio agli ordini del generale Curtis LeMay, suo futuro candidato alla vicepresidenza nel 1968. Fu in quest'epoca che rischiò di morire a causa di una meningite spinale che lo avrebbe parzialmente privato dell'udito e gli avrebbe lasciato gravi postumi neurologici.

Inizi della carriera politica

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Nel maggio 1946 fu eletto alla Camera dei rappresentanti dell'Alabama. All'epoca era un progressista liberale del Partito Democratico. Alla convenzione democratica del 1948, benché contrario al programma di diritti civili del presidente Harry S. Truman, rifiutò di partecipare alla scissione di Strom Thurmond e dei Dixiecrats, che per gli stessi motivi uscirono dal partito (nel 1963 si sarebbe scusato per non aver sostenuto Thurmond).

Nel 1953 venne eletto giudice del terzo circondario, facendosi la fama di liberale e guadagnandosi il nomignolo di «il piccolo giudice combattente» (the fightin' lil' judge), in riferimento alla sua passione per la boxe praticata in gioventù.[6] Nel 1958 si presentò per la carica di governatore dell'Alabama, sostenuto dalla NAACP,[6] l'organizzazione per l'avanzamento delle persone di colore, ma fu battuto alle primarie democratiche da John Patterson, essendo quest'ultimo sostenuto dal Ku Klux Klan. A quell'epoca, le primarie democratiche costituivano la vera elezione del governatore, a causa della mancanza di un'opposizione credibile al momento delle elezioni generali.

Wallace, rimasto scottato dalla sua sconfitta, adottò allora una linea dura sulla segregazione razziale e cominciò a corteggiare il voto dei bianchi più razzisti. Quando un sostenitore gli chiese perché avesse cominciato a usare messaggi razzisti, Wallace replicò: «Sa, ho cercato di parlare di buone letture e di buone scuole e di queste cose che sono state parte della mia carriera, e nessuno ascoltava. Poi ho cominciato a parlare di negri, e si sono messi a battere i piedi sul pavimento».[7]

Governatore dell'Alabama (1963-1967)

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Nel 1962 Wallace fu eletto per i democratici governatore dell'Alabama da un'ondata di voti, con un programma ultrasegregazionista e antifederale, illustrato anche nel suo famoso discorso d'insediamento, avvenuto nel gennaio 1963.[7]

Contro la desegregazione all'università

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George Wallace (davanti alla porta) mentre sfida la desegregazione dell'Università dell'Alabama nel giugno 1963

L'11 giugno 1963, con i suoi sostenitori, si presentò davanti all'Università dell'Alabama per impedire la desegregazione dell'istituto e l'entrata ai corsi dei primi due studenti neri, Vivian Malone Jones e James Hood, che erano scortati e protetti dalla Guardia Nazionale, dal marshal federale e dal procuratore dello Stato. I due allievi sarebbero entrati nell'università tra le urla della folla.

Un analogo tentativo di Wallace d'impedire l'iscrizione di quattro studenti neri in quattro diverse scuole elementari ad Huntsville nel settembre 1963, fu bloccato dall'intervento di un tribunale federale di Birmingham, consentendo ai quattro bambini di entrare, per la prima volta in Alabama, in una scuola integrata.[8]

In quello stesso anno un attentato mortale colpì una chiesa battista di Birmingham, uccidendo quattro bambine nere. Wallace fu ritenuto responsabile dell'atmosfera di odio che regnava nello Stato e Martin Luther King lo chiamò in causa personalmente, accusandolo di avere le mani sporche del sangue di quelle bimbe.

Ambizione presidenziale nel 1964

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Nel 1964, a dispetto dell'immagine discussa che dava dell'Alabama, si presentò alle primarie dei democratici al momento delle elezioni presidenziali. Era allora il principale concorrente del presidente Lyndon Johnson in campo democratico e riportò alle primarie alcuni successi in vari Stati anche non del sud, come il Wisconsin, il Maryland e l'Indiana, con un terzo dei voti espressi in suo favore.[9]

Il governatore per procura (1967-1968)

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Poiché la costituzione dell'Alabama gli impediva di presentarsi per un nuovo mandato, George Wallace fece presentare sua moglie, Lurleen Wallace, alla carica di governatore. Così, quando la moglie vinse le elezioni del 1966, egli continuò di fatto a esercitare i poteri di governatore. Nel 1968, però, Lurleen morì di cancro mentre era ancora in carica,[10] e di conseguenza il suo posto fu preso dal vice-governatore, Albert Brewer.

Candidato dell'American Independent Party (1968)

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Nel 1968 Wallace decise di ripresentarsi alle presidenziali, ma rifiutò di passare per le primarie democratiche sapendo che gli sarebbero state sfavorevoli. Si presentò allora come candidato del nuovo Partito Indipendente Americano (American Independent Party, AIP), con Curtis LeMay come compagno di lista alla carica di vicepresidente. Le discusse posizioni di quest'ultimo a favore dell'armamento nucleare, tuttavia, gli alienarono il sostegno di molti elettori.[11] Wallace dovette anche difendersi dalle accuse di molti giornali di aver ricevuto l'appoggio di alcuni gruppi razzisti ed estremisti.[12][13]

Wallace sperava di ricevere abbastanza voti per impedire al candidato di uno dei due grandi partiti di avere la maggioranza assoluta dei grandi elettori e obbligare quindi a ricorrere a un voto della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Sperava in tal modo che al Congresso il Sud avrebbe ottenuto concessioni sufficienti al punto che si potesse rimettere in discussione la politica federale favorevole alla desegregazione in cambio dell'elezione di uno dei candidati. Al momento delle elezioni Wallace giunse a ottenere la maggioranza nei cinque Stati del Sud, risultando l'ultimo candidato "indipendente" capace di ottenere grandi elettori; ciononostante, Richard Nixon fu eletto con la maggioranza assoluta dei voti dei grandi elettori.

Nuovamente governatore dell'Alabama (1971-1979)

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Nel 1970 George Wallace fu di nuovo eletto governatore dell'Alabama contro il governatore democratico uscente Albert Brewer, sostenuto dal presidente Richard Nixon. A quell'epoca, George Wallace era la settima personalità più ammirata dagli Americani appena davanti a papa Paolo VI.

Candidato alle elezioni presidenziali del 1972

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Nel 1972 fu di nuovo candidato alle elezioni presidenziali e accettò di partecipare alle primarie democratiche dove ebbe come avversario in particolare George McGovern e Hubert Humphrey. Alle primarie della Florida, Wallace riportò il 42% dei voti e la totalità delle contee dello Stato. Nel corso della campagna, sostenne, non senza contraddizioni, di non essere più a favore della segregazione, e di essere sempre stato un moderato.[6][14] Tuttavia, si opponeva alla politica di desegregazione degli autobus.[15]

Ma in Maryland, in piena campagna nella contea di Laurel, fu vittima di un tentativo di assassinio. Arthur Herman Bremer gli sparò addosso quattro colpi, senza però ucciderlo e ferendo insieme a lui altre tre persone. L'inchiesta avrebbe dimostrato che le motivazioni di Bremer non erano politiche e che era solamente in cerca di notorietà. Il tentativo di assassinio lasciò Wallace paralizzato. In quell'occasione fu oggetto di un moto generale di simpatia in tutto il paese, che contribuì a fargli vincere le primarie del Maryland, del Michigan, del Tennessee e della Carolina del Nord. Avrebbe tuttavia dovuto inchinarsi davanti al progressista George McGovern.

Il vice governatore, Jere Beasley, lo rimpiazzò durante la convalescenza, dal 5 giugno al 7 luglio 1972. Nell'estate 1972 George Wallace intervenne in sedia a rotelle alla convention democratica che ebbe luogo a Miami. McGovern sarebbe stato battuto in novembre dal presidente Nixon, vincitore in 49 dei 50 Stati. Nel 1974 Wallace fu rieletto governatore (essendo stata nel frattempo modificata la costituzione dello Stato).

Candidato alle elezioni presidenziali del 1976

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Nel novembre 1975 Wallace si presentò una nuova volta alla presidenza e partecipò alle primarie democratiche. La sua salute incerta e il suo handicap non gli permisero però di riportare sufficienti voti e, dopo parecchi fallimenti negli Stati del Sud davanti al governatore della Georgia, Jimmy Carter, rinunciò, finendo per appoggiare la candidatura di Carter.

Il «cristiano rinato»

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Alla fine degli anni settanta, Wallace divenne un «cristiano rinato» (a Born-Again Christian), cioè un cristiano che «rinasce» alla fede. Chiese perdono per aver sostenuto la segregazione ai dirigenti neri delle organizzazioni dei diritti civili e dichiarò allora di ricercare l'amore e il perdono.[16]

Governatore dell'Alabama (1983-1987)

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Fu sotto il suo ultimo mandato da governatore dell'Alabama che numerosi neri accedettero a cariche di alta responsabilità nell'amministrazione dello Stato.[17] Wallace vinse l'elezione a governatore contro le previsioni generali, che davano per favorito il candidato repubblicano, Emory Folmar, sindaco di Montgomery. Nella sua carriera, ottenne quattro mandati governativi nell'arco di tre decenni, per un totale di 16 anni di permanenza in carica.

Si ritirò dalla vita politica nel 1987 a causa di problemi di salute, che condizionarono pesantemente i suoi ultimi anni. George Wallace morì nel 1998 a Montgomery, a causa di uno shock settico subentrato in seguito a un'infezione batterica.

Dopo la morte di sua moglie Lurleen Burns (dalla quale aveva avuto quattro figli) nel 1968, George Wallace si risposò due volte. Nel 1971 sposò Cornelia Ellis Snively, nipote dell'ex governatore James Folsom ("Big Jim"); i due divorziarono nel 1978. Nel 1981 Wallace sposò Lisa Taylor, dalla quale si sarebbe separato nel 1987.

George Wallace rimane famoso anche per alcune frasi a effetto che pronunciò durante la sua lunga carriera politica. Ecco alcune delle più conosciute:

(EN)

«Segregation now, segregation tomorrow, and segregation forever.»

(IT)

«Segregazione ora, segregazione domani, e segregazione per sempre.»

(EN)

«The average man in Africa or Asia doesn't even know where he is, let alone where Alabama is.»

(IT)

«L'uomo medio in Africa o Asia non sa neanche dov'è lui, ancor meno dov'è l'Alabama.»

(EN)

«I was killing fascists when you punks were in diapers.»

(IT)

«Io ammazzavo fascisti quando voi teppistelli portavate i pannolini.»

(EN)

«You shout four letter words at me, well, I have two for you: S-O-A-P and W-O-R-K»

(IT)

«Voi mi avete gridato contro parole di quattro lettere,[18] bene, io ne ho due per voi: S-O-A-P (sapone) e W-O-R-K (lavoro).)»

(EN)

«They're building a bridge over the Potomac for all the white liberals fleeing to Virginia.»

(IT)

«Stanno costruendo un ponte sul Potomac per tutti i liberali bianchi che fuggono in Virginia.»

«Non c'è un briciolo di differenza tra il candidato repubblicano e quello democratico»

Influenza nella cultura di massa

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  1. ^ Dan T. Carter, The Politics of Rage: George Wallace, the Origins of the New Conservatism, and the Transformation of American Politics, New York, Simon & Schuster, 1995, p. 468, ISBN 0-8071-2597-0.
  2. ^ Stephan Lesher, George Wallace: American Populist, Reading, Mass., Addison-Wesley, 1994, xi, ISBN 0-201-62210-6.
  3. ^ Fatal Attraction, su newamerica.net. URL consultato il 22 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2009)., New America Foundation
  4. ^ Edwards, George C., Government in America: people, politics, and policy (2009), Pearson Education, 80.
  5. ^ Lesher (1994) pp. 47-61
  6. ^ a b c Filmato audio Mccabe, Daniel (sceneggiatore, regista, produttore), Paul Stekler (sceneggiatore, regista, produttore), Steve Fayer (sceneggiatore), George Wallace: Settin' the Woods on Fire (Documentary), Boston, USA, American Experience, 2000.
  7. ^ a b Public Broadcasting Service, WGBH, George Wallace: Settin' the Woods on Fire: Wallace Quotes, su The American Experience, PBS, 2000. URL consultato il 5 settembre 2006.
  8. ^ (EN) Timeline: Race and schools in Huntsville, su al, 4 marzo 2014. URL consultato il 19 ottobre 2024.
  9. ^ Carter (1995), pp. 198-225.
  10. ^ Carter (1995), pp. 310-312, 317-320.
  11. ^ LeMay and Chandler in Rick Perlstein, Nixonland: The Rise of a President and the Fracturing of America, New York, Scribner, 2008, p. 348, ISBN 0-7432-4302-1.
  12. ^ Sara Diamond, Roads to Dominion: Right-Wing Movements and Political Power in the United States, New York, Guilford Press, 1995, pp. 142–146, ISBN 0-89862-864-4.
  13. ^ Carter (1995), pp. 296-297.
  14. ^ Public Broadcasting Service, WGBH, George Wallace: Settin' the Woods on Fire (web site), su The American Experience, PBS, 1999. URL consultato il 25 maggio 2006. Sito web per il documentario della PBS, che include una trascrizione completa, riferimenti ad altre informazioni su Wallace e strumenti didattici.
  15. ^ Carter (1996), pp. 17-32.
  16. ^ Secondo Carter (1995, pp. 236-37), «Ma nessuno che conoscesse bene Wallace prese mai seriamente la sua onesta professione - pronunciata mille volte dopo il 1963 - che [era stato] un segregazionista, non un razzista. ... Wallace, come la maggior parte dei meridionali della sua generazione, [aveva] genuinamente creduto che i neri fossero una razza separata, inferiore.»
  17. ^ Eric Foner, John Arthur Garraty, Society of American Historians, The Reader's Companion to American History, Houghton Mifflin Harcourt, 1991, p. 1127, ISBN 978-0-395-51372-9.
  18. ^ A four letter word, letteralmente appunto «una parola di quattro lettere», è un'espressione idiomatica con la quale, in inglese, si indica una parola volgare o molto offensiva.

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Collegamenti esterni

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