Giovan Maria Borsotto

Giovan Maria Borsotto (o Giovanni Maria Borsotti) (Riva San Vitale, 6 settembre 1683Riva San Vitale, 5 novembre 1760) è stato un architetto svizzero, capomastro attivo nella prima metà del XVIII secolo soprattutto nel mantovano.

Pochi sono gli elementi per tracciare una coerente nota biografica. Da alcune ricerche condotte negli archivi parrocchiali e comunali ticinesi, si sa che nel 1710 il Borsotto abitava “in casa propria” con la famiglia a Riva San Vitale, nel Canton Ticino, paese dove era nato il 6 settembre 1683 e dove il 2 febbraio 1706 aveva sposato tale Maria Maddalena Bolina di Alessandro.[1].

Analogamente ad un gruppo di artefici ticinesi che all'inizio del Settecento erano emigrati verso il Mantovano, e di cui il Borsotto fu senz'altro il più attivo, egli fece la sua comparsa a Mantova – documentata dai lavori nella cattedrale locale - all'incirca nel 1715. Non consta tuttavia nulla sui suoi possibili spostamenti nel lungo periodo dell'attività mantovana.

La presenza del Borsotto è documentata in almeno diciotto cantiere di chiese dell'attuale provincia di Mantova, dei quali egli era direttore quando non anche progettista, distribuiti in un arco di circa quarant'anni che va dal 1715 al 1753.[2]

A partire dal 1728, in alcuni lavori - chiesa parrocchiale di Cavriana, chiesa di San Silvestro, cantiere della cupola della basilica di Sant'Andrea - risulta affiancato dal figlio Carlo Domenico, nato a Riva San Vitale nel 1705. Mentre Carlo Domenico probabilmente si fermò a Mantova, Giovanni Maria, tra il 1753 e il 1755 doveva essere rientrato a Riva San Vitale, dove morì il 5 settembre 1760.[3]

Chiesa parrocchiale di Casaloldo
Chiesa parrocchiale di San Martino Gusnago
Chiesa parrocchiale di Guidizzolo

Il curriculum professionale del Borsotto è delineabile con una certa precisione. Tra il secondo e il quarto decennio del secolo XVIII egli rinnovò o creò su disegni propri molte chiese mantovane. La sua presenza nel Mantovano è documentata in almeno diciotto cantieri di chiese, raggruppabili in:

Chiese urbane a Mantova:
  • Chiesa di San Barnaba, in qualità di direttore tecnico della fabbrica, 1716-1736/37;
  • Chiesa di San Salvatore o San Francesco di Paola, 1717;
  • Chiesa di Sant’Egidio, 1722;
  • Chiesa di Santa Maria Concetta, detta dei Filippini, 1725, con cupola fasciata fino al sommo da muratura cilindrica e fronte con superficie concava;
  • Chiesa di San Maurizio - in particolare la cupola, eretta su tracciato ovale e dotata di un profilo simile a quella dei Filippini - 1726-1746; chiesa di San Silvestro, 1732-1752.
Chiese del territorio:

A questo elenco vanno aggiunte quelle opere nelle quali la partecipazione del Borsotto sembra essersi limitata ad una responsabilità specificamente di cantiere: i lavori compiuti nel duomo di Mantova, 1715-1719, nell'abitazione del Vicario Generale, presso San Simone, 1752-1753, per l'erezione della cupola di Sant’Andrea, 1750-1752, - oppure ad un ruolo di collaborazione con il Prefetto delle Acque, tra il 1741 e il 1750 - restauro del palazzo del Comune di Mantova, del Ponte dei Mulini e del Vaso di Porto a Cittadella di Mantova -[7].

Riflessioni critiche

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Se si prescinde dalla chiesa di Portiolo, costruita insolitamente a tre navate divise da colonne, il Borsotto mostra di prediligere il tipo del tempio svolto longitudinalmente a navata unica, senza cupola e con alta facciata a doppio ordine, eretta talvolta in cotto a vista.[8]

Tuttavia, limitatamente alle attribuzioni sopra elencate, non si può non notare come nella vasta produzione del Borsotto l'aspetto più problematico sia quello della disomogeneità.

Quasi inspiegabile risulta infatti il divario stilistico tra le soluzioni, asciutte, povere, scarne, realizzate nella parrocchiale di Cavriana e in quelle che da essa derivano, come Rebecco, Castelgrimaldo, San Martino Gusnago, Goito e Casaloldo da un lato, e la complessa e articolata idea spaziale adottata per la perduta chiesa dei Filippini e per la facciata di S. Maurizio a Mantova, e per le parrocchiali di Borgoforte e di Vasto, dall'altro.

- Nel primo gruppo – chiese di Cavriana e di San Martino Gusnago - lo schematismo derivato dalla edificazione del modello tipologico dettato dalle istituzioni borromee - pianta a navata unica con cappelle laterali simmetriche e coro molto accentuato, esterni poveri, intonacati, delimitati unicamente dal segno delle lesene -, viene riscattato, solo all'interno, dalla sobria e calibrata decorazione a stucco. Qui, l'evidente tentativo di riutilizzo della componente classica con un linguaggio semplificato e impoverito dà luogo a una sorta di “castità classicizzante”, corrispettivo del decorum dettato dal Borromeo. Nelle facciate, solari e piatte, la griglia compositiva – articolata su un doppio ordine di lesene, semplici o abbinate, marcata in senso orizzontale da un'alta trabeazione - riduce a semplice disegno ogni valore plastico e traduce in diagramma il ricordo di un tardo-manierismo di ascendenza romana. - Nel secondo gruppo - chiese dei Filippini e di Borgoforte -, le ampie facciate, costruite alte e su due ordini di lesene che scandiscono e danno corposità alla parte centrale, dipendono da una concezione nella quale prevale una componente dinamica derivata dalle esperienze spaziali barocche. L'abbandono dell'ordine classico e un comporre sciolto, venato di una certa fantasia, strutturale più che decorativa, danno corpo in queste chiese a fronti caratterizzati da una singolare ondulazione, i cui rigonfiamenti denunciano il tentativo di rompere la tradizionale rigidità della parete di facciata, plasmando e piegando una superficie continua.[9]

I due filoni cui fanno capo le opere attribuite al Borsotto sono ben distinguibili nel più ampio panorama dell'architettura lombarda del primo Settecento. Considerando le chiese del gruppo afferente a quella di Borgoforte (1723) - quindi la parrocchiale di Vasto (1720), la chiesa dei Filippini (1725) e la chiesa di San Maurizio (1726) -, queste sarebbero da collocare in un periodo centrale dell'attività del Borsotto - tra il 1720 e il 1726 -, prima e dopo il quale Giovanni Maria avrebbe adottato un linguaggio totalmente diverso e di improbabile compatibilità, con le parrocchiali di Casaloldo (1714), Cavriana (1716), S. Martino Gusnago (1726), Goito (1729), Quistello (1732), Piubega (1738). Si possono perciò ipotizzare nel Borsotto una capacità e una duttilità presso a poco vicine all'eclettismo e comunque supportate da un'elevata coscienza culturale. Del resto, un'attenta lettura delle indicazioni documentarie testimonia più spesso l'attività di un Borsotto capomastro, e solo raramente quella di un capomastro-architetto.[10]

  1. ^ G. Suitner, Contributo alla figura di G. M. Borsotto. Una occasione di indagine sulla architettura religiosa a Mantova nella prima metà del Settecento, in Civiltà mantovana, nuova serie, n. 27, 1990, d'ora in poi SUITNER 1990, pag. 55.
  2. ^ SUITNER 1990, pag. 54.
  3. ^ SUITNER 1990, pagg. 55-56.
  4. ^ E. Marani, Parte I: Architettura, pagg. 3-290, in Mantova - Le arti, Volume III, Testi di E. Marani, C. Perina, Mantova, Istituto Carlo d'Arco per la storia di Mantova, 1965, pagg. 224-225; SUITNER 1990, pagg. 54-55, 72.
  5. ^ SUITNER 1980, pag. 72; R. Braggio, G. Castiglioni, G. Frigo, F. Legnaghi, L. Jurina, La Chiesa della Beata Maria Vergine Assunta di Casaloldo. Prime note sulla fabbrica settecentesca alla luce del cantiere di restauro, in Casaloldo e la battaglia del 10 maggio 1509, a cura di M. Vignoli, Comune di Casaloldo – Publi Paolini, Mantova, 2009, pagg. 149-187; Armando Bertuzzi, Storia di Casaloldo, Studio inedito, Asola, 1978, pagg. 119-129; Alberto Buoli, Piccola guida alla chiesa parrocchiale, in Il nostro campanile, Natale 1994, pag. 2.
  6. ^ SUITNER 1990, pagg. 72-73.
  7. ^ SUITNER 1990, pagg. 54-55.
  8. ^ MARANI 1965.
  9. ^ SUITNER 1990, pagg. 56-58.
  10. ^ SUITNER 1990, pag. 59.
  • G. Suitner, Contributo alla figura di G. M. Borsotto. Una occasione di indagine sulla architettura religiosa a Mantova nella prima metà del Settecento, in Civiltà mantovana, nuova serie, n. 27, 1990, pagg. 54-72.
  • E. Marani, Parte I: Architettura, pagg. 3-290, in Mantova - Le arti, Volume III, Testi di E. Marani, C. Perina, Mantova, Istituto Carlo d'Arco per la storia di Mantova, 1965, pagg. 224-225.
  • F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, Edizione a cura di E. Marani et alii, Mantova, Citem, 1954, vol. IV, pagg. 430, 451-452.
  • R. Braggio, G. Castiglioni, G. Frigo, F. Legnaghi, L. Jurina, La Chiesa della Beata Maria Vergine Assunta di Casaloldo. Prime note sulla fabbrica settecentesca alla luce del cantiere di restauro, in Casaloldo e la battaglia del 10 maggio 1509, a cura di M. Vignoli, Comune di Casaloldo – Publi Paolini, Mantova, 2009, pagg. 149-187.
  • Armando Bertuzzi, Storia di Casaloldo, Studio inedito, Asola, 1978, pagg. 119-129.
  • Alberto Buoli, Piccola guida alla chiesa parrocchiale, in Il nostro campanile, Numero unico della Parrocchia “Assunzione d. B. V. Maria” in Casaloldo, Natale 1994, pag. 2.
  • Alberto Buoli, Piccola guida alla Chiesa Parrocchiale - II parte, in Il nostro campanile, Natale 1995, pag. 2.
  • Casaloldo. Gente e luoghi di un po' di anni fa, Comune di Casaloldo - Publi Paolini, Mantova, 2009, pag. 155.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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