Giuseppe Ardito
Giuseppe Ardito | |
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Nascita | Chieti, 13 ottobre 1938 |
Morte | Roma, 20 ottobre 2009 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Esercito Italiano |
Arma | Artiglieria |
Anni di servizio | 1953 - 2001 |
Grado | generale di corpo d'armata |
Comandante di | Brigata motorizzata "Cremona" Comando Artiglieria Controaerea Esercito LANDSOUTH Comando delle Forze Operative Terrestri |
Studi militari | Scuola Militare Nunziatella Accademia Militare Scuola di Guerra Centro Alti Studi per la Difesa |
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Giuseppe Ardito (Chieti, 13 ottobre 1938 – Roma, 20 ottobre 2009) è stato un militare italiano, già comandante delle forze operative terrestri dell'Esercito Italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1953 è stato ammesso alla scuola militare Nunziatella. Ha poi frequentato l'accademia militare di Modena, dove è uscito sottotenente dell'esercito. Nel 1979 è comandante 21º Gruppo artiglieria da campagna "Romagna" della Brigata meccanizzata "Trieste" fino al 1980, dal 1983 al 1984 è stato Vice Comandante della Brigata meccanizzata "Legnano", dal 1984 al 1987 è stato Addetto militare presso l'Ambasciata d'Italia a Bonn e ha comandato la Brigata motorizzata "Cremona" dal 1987 al 1989. Dall'ottobre 1990 al dicembre 1993 è stato Capo del II Reparto dello Stato maggiore dell'Esercito italiano, e dal dicembre 1993 al gennaio 1996 è stato comandante dell'Artiglieria contraerei dell'Esercito[1], e quindi Direttore generale degli armamenti terrestri.
Tenente generale, il 25 aprile 1997 viene nominato al vertice del Comando delle forze terrestri alleate del Sud Europa e in ottobre anche comandante delle forze operative terrestri dell'esercito. Ha lasciato entrambi i comandi il 13 ottobre 2001, per raggiunti limiti di età.
Controversie giudiziarie
[modifica | modifica wikitesto]Venne processato nel 2000 dal tribunale militare di Verona dopo essere stato rinviato a giudizio con l'accusa di minaccia ad inferiore, ingiuria ad inferiore aggravata e diffamazione continuata e pluriaggravata, su denuncia della Procura Militare di Verona a seguito di testimonianze rese da persone informate sui fatti. Dopo un'ordinanza della Corte costituzionale[2] per problematiche sorte in merito alla composizione del collegio giudicante, il processo riprende il 26 ottobre 2001[3], quando già Ardito aveva lasciato l'Esercito. L'esito del processo ha visto il Generale Ardito assolto dai reati di minaccia ad inferiore, ingiuria ad inferiore aggravata e diffamazione perché "i fatti non sussistono"[1] e "persona non punibile ai sensi dell'art. 51 del C.P."[2] (come da sentenza del 6 novembre 2001).
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Roma
— 6 luglio 2001[4]