Giuseppe Pedrazzini

Giuseppe Pedrazzini (Pizzighettone, 13 gennaio 1879Milano, 16 ottobre 1957) è stato un liutaio italiano.

Pedrazzini, pupillo di Riccardo Antoniazzi e di Romeo Antoniazzi a Milano, iniziò nel capoluogo lombardo la sua attività. In breve tempo ottenne riconoscimenti e premi in varie manifestazioni, come quelle di Roma nel 1929 e di Cremona nel 1937. Modellava i suoi strumenti su vari strati, sull'esempio di Stradivari, Giovanni Battista Guadagnini e Andrea Amati lasciando nel contempo spazio al suo personale modus operandi. Sotto molti aspetti il suo lavoro è considerato tra i migliori dei fabbricanti italiani del primo Novecento.[1] Era un artigiano meticoloso ed elegante; le volute dei suoi strumenti sono sempre profondamente intagliate, e le curve simmetricamente arrotondate degli attacchi e dei fianchi danno un tocco distintivo. Oltre a strumenti nuovi, fece un certo numero di pregevoli copie anticate. Usò una varietà di etichette diverse e, a seconda del periodo, uno dei tre diversi marchi. Una buona parte della sua produzione fu esportata, ed ebbe legami particolarmente stretti con Hawkes & Son (più tardi Boosey & Hawkes) a Londra. Tra i suoi allievi e collaboratori ci furono Ferdinando Garimberti, Piero Parravicini e suo nipote Natale Novelli.[2][3]

Sebbene il suo lavoro sia estremamente caratterizzato, Pedrazzini era insolitamente versatile in quanto, oltre a seguire i modelli Amati Grand Pattern, Amatese Stradivari e, più raramente, Guadagnini, rendeva anche omaggio alla vecchia scuola milanese incorporando l'influenza di Giovanni Grancino nei propri modelli e verniciature.

Le volute altamente distintive di Pedrazzini - simmetriche, molto rotonde, grandi ma delicate e profondamente tagliate - sono fortemente influenzate da quelle di Giovanni Grancino. Queste volute, così come la posizione angolata dei fori a fogliame tagliati con precisione e leggermente scanalati, sono le caratteristiche che più ricordano i loro prototipi classici milanesi. Gli ampi pulsanti posteriori arrotondati di Pedrazzini completano le volute.

La sua scelta del legno è quasi sempre di eccellente qualità e il filetto, posizionato vicino all'ordinata canalizzazione del bordo, è abbastanza sottile e spesso non molto colorato. I dorsi sono appuntati con perni rotondi e ben centrati che vengono rimossi leggermente dal filetto, anche se a volte omette i perni, in particolare nei suoi primi lavori. Gli angoli sono abbastanza triangolari e generalmente tozzi.

  1. ^ Antonio Versari, La Grande Liuteria Italiana, su museodellamusica.com, Il Museo della Musica. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  2. ^ Eric Blot, Lombardia e Veneto II, in Un secolo di liuteria italiana, 1860-1960 - capitolo Lombardia e Veneto II, Turris, 1995, ISBN 88-7929-008-8.
  3. ^ Natale Novelli, su sothebys.com. URL consultato l'11 febbraio 2022.
  • Umberto Azzolina, Liuteria italiana dell'ottocento e del novecento, Ceschina, 1964
  • Cyril Woodcock, Dictionary of Contemporary Violin and Bow Makers, Amati Publishing Ltd., 1965
  • Henley William, Universal Dictionary of Violin & Bow Makers, Amati, 1969
  • Marlin Brinser, Dictionary of 20th Century Italian Violin Makers, American Graphic, 1978
  • Rene Vannes, Dictionnaire Universel del Luthiers (vol.3), Les Amis de la musique, 1985
  • Carlo Vettori,I maestri del Novecento : liuteria in mostra, Smithsonian, 1992
  • Walter Hamma, Meister Italienischer Geigenbaukunst, Wilhelmshaven, 1993
  • Eric Biot, Un secolo di liuteria italiana, 1860-1960, Turris, 1995
  • Roberto Codazzi, Cinzia Manfredini, La Liuteria Lombarda del '900, Silvana, 2002

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]