Giuseppe Pisanu
Giuseppe Pisanu | |
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Giuseppe Pisanu nel 2001 | |
Ministro dell'interno | |
Durata mandato | 3 luglio 2002 – 17 maggio 2006 |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Claudio Scajola |
Successore | Giuliano Amato |
Ministro per l'attuazione del programma di governo | |
Durata mandato | 11 giugno 2001 – 3 luglio 2002 |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Carica istituita |
Successore | Claudio Scajola |
Sottosegretario di Stato al Ministero della difesa | |
Durata mandato | 4 agosto 1986 – 23 luglio 1989 |
Capo del governo | Bettino Craxi Amintore Fanfani Giovanni Goria Ciriaco De Mita |
Predecessore | Bartolo Ciccardini |
Successore | Stelio De Carolis Giuseppe Fassino Clemente Mastella |
Sottosegretario di Stato al Ministero del tesoro | |
Durata mandato | 21 ottobre 1980 – 4 agosto 1983 |
Capo del governo | Arnaldo Forlani Giovanni Spadolini Amintore Fanfani |
Predecessore | Calogero Pumilia |
Successore | Giovanni Nonne Gianni Ravaglia |
Presidente della Commissione parlamentare antimafia | |
Durata mandato | 11 novembre 2008 – 14 marzo 2013 |
Predecessore | Francesco Forgione |
Successore | Rosy Bindi |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 28 aprile 2006 – 14 marzo 2013 |
Legislatura | XV, XVI |
Gruppo parlamentare | XV: Forza Italia XVI: Il Popolo della Libertà |
Coalizione | XV: Casa delle Libertà XVI: Centro-destra 2008 |
Circoscrizione | XV: Campania XVI: Sardegna |
Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 25 maggio 1972 – 22 aprile 1992 |
Durata mandato | 15 aprile 1994 – 27 aprile 2006 |
Legislatura | VI, VII, VIII, IX, X, XII, XIII, XIV |
Gruppo parlamentare | VI-X: Democrazia Cristiana XII-XIV: Forza Italia |
Coalizione | XII: Polo del Buon Governo XIII: Polo per le Libertà XIV: Casa delle Libertà |
Circoscrizione | VI-X: Cagliari XII-XIV: Sardegna |
Incarichi parlamentari | |
XIII legislatura:
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | DC (fino al 1994) FI (1994-2009) PdL (2009-2013) SC (2013) |
Titolo di studio | Laurea in scienze agrarie |
Professione | Dirigente d'azienda |
Giuseppe Pisanu, più noto come Beppe (Ittiri, 2 gennaio 1937), è un ex politico italiano.
È stato ministro dell'interno nel secondo e terzo governo Berlusconi dal 2002 al 2006, oltre ad aver ricoperto la carica di ministro per l'attuazione del programma di governo dal 2001 al 2002.
Esponente di spicco della storica Democrazia Cristiana, nella "seconda Repubblica" ha aderito a Forza Italia e al Popolo della Libertà, nella sua ultima legislatura è stato il Presidente della Commissione parlamentare Antimafia.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Studi e inizi
[modifica | modifica wikitesto]Si laurea in Scienze agrarie all'Università degli Studi di Sassari e contemporaneamente milita nella FUCI, l'organizzazione universitaria della Democrazia Cristiana, partito che percorre a livello locale attraverso l'esperienza dei giovani turchi, in seguito dirigente provinciale di Sassari, poi dirigente regionale della Sardegna, fino a diventare il capo della segreteria politica nazionale dal 1975 al 1980 con Benigno Zaccagnini, durante gli anni del compromesso storico con il PCI.
Deputato della Democrazia Cristiana
[modifica | modifica wikitesto]Pisanu è stato deputato per la DC eletto nel 1972, 1976, 1979, 1983, 1987, fino al 1992, periodo durante il quale ha ricoperto diversi incarichi di sottogoverno:
- Sottosegretario di Stato al Ministero del Tesoro dal 1980 al 1983 nei governi guidati da Arnaldo Forlani, Giovanni Spadolini e Fanfani;
- Sottosegretario di Stato al Ministero della difesa dal 1986 al 1989 nei governi guidati da Bettino Craxi, Fanfani, Giovanni Goria, Ciriaco De Mita.
Nel 1982 Pisanu è costretto a dimettersi per i suoi rapporti con Flavio Carboni in relazione al crack del Banco Ambrosiano.
Pisanu non fu indagato dalla magistratura per lo scandalo, ma solo ascoltato come persona informata sui fatti. Ascoltato più volte volta dalla commissione Anselmi, ammetterà di avere un po' "sottovalutato" la delicatezza di certe frequentazioni.[1] Successivamente è ancora sottosegretario di stato al Ministera della difesa dal 1986 al 1990 nei governi DC-PSI e Pentapartito guidati da Bettino Craxi, Giovanni Goria e Ciriaco De Mita.
Deputato di Forza Italia
[modifica | modifica wikitesto]Con lo scioglimento della Democrazia Cristiana nel Partito Popolare Italiano, nel 1994 decide di aderire a Forza Italia, per la cui lista è eletto deputato nel 1994; in seguito sarà rieletto nel 1996 e 2001. Nel 1994 era vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera e nel 1996 è stato nominato capogruppo al posto di Vittorio Dotti poco tempo dopo la testimonianza di Stefania Ariosto fino al 2001.
Ministro per l'attuazione del programma di governo
[modifica | modifica wikitesto]Nel 2001 è ministro senza portafoglio, ministro per l'attuazione del programma di governo nel governo Berlusconi II.
Ministro dell'Interno
[modifica | modifica wikitesto]Il 3 luglio 2002 subentra a Claudio Scajola come Ministro dell'Interno, carica che ricopre fino al 2006 (Governi Berlusconi II e III). Durante i quattro anni del suo mandato vengono arrestati i membri delle Nuove Brigate Rosse, viene arrestato il super latitante Bernardo Provenzano e viene fondata la Consulta islamica (esperienza poi sospesa da Roberto Maroni). Inoltre Pisanu si è scontrato più volte con gli esponenti della Lega Nord, alleato di governo, che chiedono una politica ancora più dura verso migranti e musulmani.[2]. Allo scadere del mandato, Pisanu viene da più parti accreditato quale Ministro maggiormente apprezzato dal centro-sinistra, raccogliendo il plauso dell'allora Sindaco di Roma Veltroni.[3]
Pisanu è stato autore di un decreto antiterrorismo (D.L. 27 luglio 2005 n. 144 - decreto Pisanu - convertito dalla legge n. 155 del 31 luglio 2005 cosiddetto "legge Pisanu") approvato dal Parlamento con una larga maggioranza che includeva anche il Centrosinistra[senza fonte]. Il decreto conteneva anche norme connesse all'utilizzo di Internet, vietando le connessioni anonime a Internet e impone a tutti gli ISP di conservare un log in cui riportano indirizzo IP e numero di telefono che identifica l'utente connesso. In base al decreto Pisanu, per aprire un internet point in Italia bisognava richiedere la licenza al questore; tale norma (art. 7), pensata come transitoria, avrebbe dovuto restare in vigore fino al 2008, ma venne costantemente prorogata dal governo Berlusconi IV tramite l'annuale decreto milleproroghe. L'abolizione dell'art. 7 è stata infine effettuata dal governo Monti, che non ne ha inserito il rinnovo nel decreto proroghe 2011.
Senatore di Forza Italia e del PdL
[modifica | modifica wikitesto]Lo spoglio elettorale del 2006
[modifica | modifica wikitesto]Alle elezioni politiche del 2006 viene candidato al Senato della Repubblica, tra le liste di Forza Italia nella circoscrizione Campania come capolista, venendo eletto senatore. Nei giorni seguenti alle politiche del 2006 il ministero di Pisanu annunciò l'esistenza di ben 43.028 schede contestate per la Camera e 39.822 per il Senato, un numero sufficiente a rovesciare la nuova maggioranza di Romano Prodi nei due rami del Parlamento, ma dopo qualche giorno Pisanu ammise un "errore materiale": i computer del ministero avrebbero "sommato le schede contestate alle nulle e alle bianche" e quindi le contestate alla Camera non erano 43.000 ma 2131, mentre al Senato non erano 39.000 ma 3135.[4][5]
Nel novembre 2006 esce il film-documentario Uccidete la democrazia!, che ritrae Pisanu come responsabile, insieme ai leader di Forza Italia, di presunti brogli elettorali riguardanti le elezioni politiche del 2006. A fine novembre, dopo poche ore dall'avvio dell'inchiesta, la Procura di Roma indaga l'autore del film-documentario, il giornalista Enrico Deaglio, per diffusione di notizie false e tendenziose[6]. La successiva causa civile per danni che vede imputato lo stesso Deaglio è ancora in corso.
Presidente della commissione antimafia
[modifica | modifica wikitesto]Alle elezioni politiche del 2008, indette dopo la caduta del governo Prodi II, Pisanu viene ricandidato al Senato, come capolista nella circoscrizione Sardegna tra le liste del Popolo della Libertà (lista elettorale che unisce principalmente Forza Italia con Alleanza Nazionale), venendo confermato senatore. L'11 novembre 2008[7] Pisanu è stato eletto presidente della Commissione Parlamentare Bicamerale Antimafia su indicazione dei Presidenti di Camera e Senato. Ha annunciato che alle elezioni amministrative in Italia del 2010 «il Codice di autoregolamentazione che prevede la non candidabilità di persone in odor di mafia è stato violato 45 volte e ha riguardato 11 candidati eletti e 34 non eletti». Sullo stato dei procedimenti nei loro confronti, «risulta che 25 sono definitivi, 15 non definitivi e 5 da approfondire». Le violazioni denunciate da Pisanu sarebbero trasversali alle diverse forze politiche ma concentrate nel sud, specialmente in Puglia, Campania e Calabria.[8]
Il 30 giugno 2010 ha dichiarato che tra il 1992 e il 1993 «è ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra cosa nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica. Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto è nella natura stessa della borghesia mafiosa».[9]
Uscita dal PdL e adesione a Scelta Civica
[modifica | modifica wikitesto]Pisanu è stato accreditato da più parti come uomo della fronda del PdL volta a costruire un governo senza Berlusconi. Secondo Wikileaks, Pisanu era coinvolto con Fini e Tremonti nella preparazione di un governo dopo-Berlusconi già nell'ottobre 2009.[10] Il 7 settembre 2011 Pisanu ha affermato che serve un governo di larghe intese senza Berlusconi[11][12], partecipando poi ai convegni del Terzo Polo.[13] Nel dicembre 2012 si allontana dal PdL per aderire al progetto della lista Con Monti per l'Italia del premier dimissionario Mario Monti, con la quale non è stato però candidato alle elezioni politiche del 2013.
Controversie
[modifica | modifica wikitesto]Coinvolgimento in Calciopoli
[modifica | modifica wikitesto]Il 16 maggio 2006 vengono pubblicate delle intercettazioni telefoniche con Luciano Moggi, conoscente di lunga data in quanto compagno di scuola della moglie, in cui il Ministro dell'Interno chiede aiuto per la squadra di calcio più rappresentativa della sua zona d'origine sull'orlo della retrocessione e bisognosa di rinforzi, la Torres Calcio.[14]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dagospia
- ^ Scuola araba
- ^ Ministero Dell'Interno - Notizie, su www1.interno.gov.it. URL consultato il 12 settembre 2016.
- ^ La Repubblica, 15 aprile 2006
- ^ Corriere della Sera, 14 aprile 2006
- ^ Articolo su Repubblica.it
- ^ XVI Legislatura della Repubblica italiana / Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere / Organi / Cam...
- ^ Sole 24 Ore, 9 febbraio 2011
- ^ Dichiarazione all'ANSA del 30 giugno 2010 ore 15:32
- ^ Cable 09ROME1187 October 27, 2009
- ^ Il voltafaccia di Pisanu: ora è pronto a mollare Berlusconi e il Pdl
- ^ Pisanu, l'ira della maggioranza "No larghe intese, dopo di noi solo il voto"
- ^ Lettera43, su lettera43.it. URL consultato il 2 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2015).
- ^ Articolo sul Corriere della Sera
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Giuseppe Pisanu
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giuseppe Pisanu
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Pisanu, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Giuseppe Pisanu (XV legislatura della Repubblica Italiana) / XVI legislatura, su Senato.it, Parlamento italiano.
- Giuseppe Pisanu, su Openpolis, Associazione Openpolis.
- Registrazioni di Giuseppe Pisanu, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- (EN) Giuseppe Pisanu, su IMDb, IMDb.com.
- Dati personali e incarichi nella XIV legislatura, su legxiv.camera.it, Camera dei Deputati. URL consultato il 9 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2022).