Ivo Lollini
Ivo Lollini | |
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Nascita | Castel d'Aiano, 25 maggio 1897 |
Morte | Basso Montello, 18 giugno 1918 |
Cause della morte | Caduto in combattimento |
Luogo di sepoltura | Certosa di Bologna |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Bersaglieri |
Specialità | Arditi |
Reparto | 6º Reggimento bersaglieri |
Anni di servizio | 1915-1918 |
Grado | Tenente |
Guerre | Prima guerra mondiale |
Battaglie | Battaglia dell'Ortigara Battaglia di Caporetto Battaglia dei Tre Monti Battaglia del solstizio |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Combattenti Liberazione[1] | |
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Ivo Lollini (Castel d'Aiano, 25 maggio 1897 – Basso Montello, 18 giugno 1918) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Castel d'Aiano il 25 maggio 1897, figlio di Luigi e Maria Lolli.[1] Frequentò dapprima l'Istituto Manfredi e poi l'Istituto tecnico "Pier Crescenzi", entrambi di Bologna[N 1] e mentre frequentava il terzo anno di fisico-matematica presso il "Pier Crescenzi"[N 2] con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, interruppe gli studi, e falsificando la firma del padre[3] si arruolò volontario in servizio all'XI Battaglione volontari ciclisti che aveva il compito di difesa costiera lungo le rive del Mare Adriatico.[1] Lasciò senza permesso il suo reparto raggiungendo la linea del fronte sul Podgora, dove rimase per circa 15 giorni tra i soldati.[4] Scoperto fu riportato al suo reparto di stanza a Rimini, e ricevette 15 giorni di arresti di rigore.[3] Nel mese di novembre 1915 il Corpo Volontari fu sciolto per decreto del generale Luigi Cadorna ed egli rientrò in famiglia.[3]
Chiamato a prestare servizio nel Regio Esercito, nel giugno 1916 fu ammesso a frequentare il corso per allievi ufficiali di complemento presso la Regia Accademia Militare di Modena[1] conseguendo la nomina ad aspirante nel mese di ottobre in forza al 6º Reggimento bersaglieri che raggiunse in zona di operazioni.[4] Nel dicembre 1916 fu promosso sottotenente e nel giugno 1917 prese parte alla battaglia dell'Ortigara combattendo nel settore di Passo dell'Agnella. Successivamente, dietro sua domanda, fu assegnato al V Reparto d'assalto "Fiamme Cremisi" della 1ª Armata costituitosi a Valdagno, che l'8 agosto venne ridesignato XXVI.[1] Alla sua prima azione nella compagnia ricevette un Encomio Solenne per aver recuperato il corpo di un bersagliere rimasto ucciso a Griso, riportandolo nelle linee italiane su una barella fatta con alcuni fucili, e poi per aver partecipato alla conquista di Monte Maio (1.500 m) al termine di un'ardita scalata di pareti rocciose ritenute inaccessibili.[4] Tale impresa fu citata sul Bollettino ufficiale del Comando Supremo.[3] Partecipò con la sua compagnia alla misteriosa azione di Carzano (Val Sugana) del 18-19 settembre 1917.[3]
Prese poi parte alla battaglia di Caporetto e quindi alla successiva ritirata sulla linea del Piave dove, ferito gravemente alle gambe, venne catturato dal nemico riuscendo a fuggire e a rientrare al suo reparto.[1] Si distinse in combattimento, il 5 e 6 dicembre 1917, sul Sisemol al comando di una sezione mitragliatrici della sua compagnia, la 1ª.[4] Il 29 gennaio 1918 fu insignito della medaglia di bronzo al valor militare per la conquista di Monte Malbella, dove raggiunse per primo la trincea nemica.[3] Promosso tenente all'inizio della battaglia del solstizio, fu inviato con suo reparto sul Montello dove più forte era l'attacco nemico.[1] A partire dal 16 giugno, e per tre giorni, sostenne furiosi combattimenti contro il nemico che aveva oltrepassato il Piave e occupato la parte orientale del monte.[1] Cadde in combattimento il 18 giugno.[1] La salma venne dapprima tumulata a Ca' Soldena, in seguito trasferita nel cimitero di Arcade e poi nella Certosa di Bologna.[3] Con Decreto Luogotenenziale del 13 luglio 1919 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[5]
Una via di Nervesa della Battaglia, una di Montebelluna e una di Bologna portano il suo nome.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Decreto Luogotenenziale 13 luglio 1919.
— Bollettino Ufficiale 1919; Disposizione 85; pag. 5419.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il padre, maestro elementare, si era trasferito nella città felsinea per lavoro.
- ^ Qui praticò diverse discipline sportive come la ginnastica, il pugilato e la lotta che ne contribuirono a formare un fisico atletico.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i Combattenti Liberazione.
- ^ Carolei, Greganti, Modica 1968, p. 94.
- ^ a b c d e f g Storia e memoria di Bologna.
- ^ a b c d Coltrinari, Ramaccia 2018, p. 90.
- ^ Coltrinari, Ramaccia 2018, p. 91.
- ^ Medaglie d'oro al valor militare sul sito della Presidenza della Repubblica
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 122.
- Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
- Chiara Polita, La Grande Guerra degli ultimi: "Di qua e al di là del Piave", Venezia, Mazzanti Libri, 2015.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Ivo Lollini, in Storia e Memoria di Bologna, Comune di Bologna.
- Lollini, Ivo, su Combattenti Liberazione.
- E’ uscito il volume Ivo Lollini, una medaglia d’oro bolognese della guerra 15-18, su Emilia Romagna al fronte.
- Ivo Lollini (PDF), su Storia e memoria di Bologna.
- Ivo Lollini (PDF), su Storia e memoria di Bologna.