Jean Jodin

Jean Jodin (Ginevra, 12 giugno 1713 o 1715 – Parigi, 3 marzo 1761) è stato un orologiaio svizzero.

Erede di una dinastia di orologiai ugonotti di Ginevra, Jean era figlio di Louis Jodin[1] e della parigina Marie-Charlotte Lenoir[2], anch’essa figlia di un orologiaio (Jean-Baptiste Le Noir, 1702-1780). Pure il fratello Pierre seguì le orme paterne.

Stabilitosi a Parigi verso il 1732, Jean Jodin continuò la sua formazione presso lo zio materno Jean-Baptiste Dutertre[3]. Nel 1734 sposò Marie-Madeleine Dumas Lafauzes, anch’essa proveniente da una famiglia di rifugiati calvinisti, da cui nel 1741 ebbe una figlia, Marie-Madeleine[4].

Sempre nel 1734 aprì un laboratorio in rue de Seine, ma gli fu negata la possibilità di entrare nella corporazione parigina degli orologiai, probabilmente a causa delle sue origini svizzere[5]. Contro questo divieto intentò un’azione legale: nel 1758 le sue ragioni furono riconosciute e divenne ufficialmente “maestro orologiaio”.

Dal 1748 al 1757 diresse la manifattura di Jean-Baptiste Baillon de Fontenay a Saint-Germain-en-Laye. Nel 1754 presentò a re Luigi XV e all’Académie des Sciences un orologio automatico in grado di funzionare un mese intero senza ricarica. Costruì anche un orologio a due pendoli. Si deve a lui, inoltre, la prima intuizione dell’isocronismo del bilanciere a spirale, una delle più importanti conquiste dell’orologeria, di cui Ferdinand Berthoud de Neuchâtel avrebbe dimostrato il principio e definito la teoria.

Legato a Denis Diderot da un’amicizia pluriennale, collaborò all’Encyclopédie[6].

Morì senza un soldo, mentre il suo datore di lavoro Baillon de Fontenay aveva accumulato un'ingente fortuna.

Les échappemens à repos comparés aux échappemens à recul; avec un mémoire sur une montre de nouvelle construction ..., Parigi, chez Ch. A. Jombert, 1754

  1. ^ Morto intorno al 1684 secondo la Société Genevoise de Généalogie.
  2. ^ 1681-1731; cfr. Société Genevoise de Généalogie.
  3. ^ c. 1705-1773.
  4. ^ Société Genevoise de Généalogie, informazioni biografiche nei documenti digitalizzati «Marie-Charlotte Lenoir x Louis Jodin horloger».
  5. ^ S.R. Epstein e Maarten Prak (a cura di), Guilds, Innovation and the European Economy, 1400–1800, Cambridge (MA), Cambridge University Press, 2008, pp. 277-278, ISBN 978-0521887175.
  6. ^ Gillian Wilson, David Harris Cohen, Jean Nérée Ronfort, Jean-Dominique Augarde e Peter Friess, European Clocks in the J. Paul Getty Museum, Los Angeles, Getty Publications, 2013, p. 194, ISBN 978-0-89236-254-7.

Collegamenti esterni

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  • Edizione digitale di Les échappemens à repos comparés aux échappemens à recul... (Losanna, 1762) [1]
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