Lazzaretto di Ancona
Lazzaretto di Ancona | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Ancona |
Indirizzo | Banchina Giovanni da Chio, 28 |
Coordinate | 43°36′51.54″N 13°30′13.51″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | restaurato a partire dal 1997 |
Costruzione | 1733 |
Uso | Polo culturale: sede del Museo Omero, dell'auditorium "Orfeo Tamburi", di mostre ed eventi culturali |
Realizzazione | |
Architetto | Luigi Vanvitelli |
Proprietario | Comune di Ancona |
Il Lazzaretto di Ancona, detto anche Mole Vanvitelliana, è un edificio di Ancona progettato dall'architetto Luigi Vanvitelli nel XVIII secolo. Sorge su di un'isola artificiale pentagonale appositamente realizzata all'interno del porto; il pentagono regolare è anzi la forma che impronta tutta la struttura, dalle mura di cinta, all'edificio, alla piazza centrale.
È collegato alla terraferma da tre ponti e occupa una superficie di 20.000 m². Nato come struttura polivalente sanitaria e militare, è oggi un polo culturale: è sede del Museo Tattile Omero, di un auditorium, di eventi culturali e di mostre d'arte.
Il canale che lo divide dalla terraferma è detto Mandracchio ed accoglie la flotta peschereccia della città.
Caratteristiche e architettura
[modifica | modifica wikitesto]Il Lazzaretto è costruito su un'isola artificiale avente la forma di un pentagono. È circondato da mura di cinta munite di due porte d'accesso e sormontate da un marciaronda; sugli angoli sono poste delle garitte di vedetta. Una porta si affaccia direttamente sul mare, nel canale del Mandracchio, mentre l'altra, che oggi funge da ingresso principale, è situata sul lato opposto ed è raggiungibile attraverso un ponte in muratura, ottocentesco. Immediatamente all'interno delle mura corrono cinque ampie strade perimetrali contigue, su cui si affacciano i cinque prospetti dell'edificio, che formano un pentagono regolare. Su di esso, in corrispondenza delle porte di accesso all'isola, si aprono due rampe di accesso che salgono alla vasta piazza centrale, anch'essa pentagonale. Al centro della piazza sorge il Tempietto di San Rocco, centro geometrico di tutte le strutture pentagonali sin qui descritte. La simmetria centrale non è però assoluta: sul vertice del pentagono diretto verso il mare aperto è innestato un rivellino che genera una simmetria bilaterale, alla quale si attengono le due rampe che dalle porte conducono alla piazza centrale.
Originariamente il Lazzaretto non aveva ponti di collegamento alla terraferma e si raggiungeva solamente attraverso imbarcazioni; ciò garantiva un completo isolamento delle persone giunte dal mare e che vi scontavano la quarantena sanitaria, per prevenire la diffusione in città di epidemie.
Il rifornimento idrico era assicurato da una rete sotterranea di cisterne. L'acqua si attingeva attraverso tre pozzi, situati all'interno e attorno al piccolo tempio neoclassico dedicato a San Rocco (protettore dalla peste e dalle epidemie), presente al centro del cortile interno. Il tempietto è aperto sui cinque lati, per consentire alle persone in isolamento nelle stanze che si affacciavano sul cortile di assistere alla messa senza entrare in contatto gli uni con gli altri e con l'officiante.
Il luogo poteva ospitare fino a 2.000 persone, oltre ad una grande quantità di merci. Nella piazza centrale si aprono gli accessi ai locali destinati alla quarantena delle persone, mentre gli ambienti aventi ingresso dalla parte esterna erano usati come deposito delle merci.
Fin dalla sua origine l'opera fu progettata come una struttura polifunzionale: luogo di quarantena per persone e merci, fortificazione (nel rivellino e nelle mura di cinta), isola frangiflutti.
Portali d'ingresso
[modifica | modifica wikitesto]Il portale principale è completamente realizzato in pietra d'Istria ed è situato sul lato che si affaccia verso Porta Pia. Originariamente, esso si affacciava direttamente sul mare. Quando, nel XIX secolo, di fronte ad esso fu realizzato il ponte che collega il Lazzaretto alla terraferma, parte del basamento del portale venne interrato per sopperire alla differenza d'altezza tra le due strutture; ciò rese però il portale meno slanciato.
L'ordine architettonico impiegato è la variante del tuscanico secondo il Vignola. Il disegno di questo portale, inquadrato entro due lesene affiancate da mezze lesene e lesene angolari, è fortemente caratterizzato dall'uso del bugnato. Pure in bugnato è la piattabanda, che si sostituisce - per conferire al portale un aspetto ancor più massiccio, oltre che meno celebrativo, alla più canonica forma dell'arco.
Particolare è anche la sua forma trapezoidale, ricollegabile ad esempi vitruviani riguardo l'architettura etrusca e più solida di una normale porta rettangolare, sia dal punto di vista simbolico che statico. Sormonta la soglia al di sotto della cornice una targa priva di iscrizioni; quest'ultima si sovrappone ad un festone che corre fin sopra la piattabanda, al pari di quanto si può vedere nell'attico dell'Arco Clementino, sempre del Vanvitelli. Per via della sua forma concava e dello stemma papale di Pio VI posto al centro, l'attico posto sull'ingresso del Lazzaretto ricorda invece soluzioni simili ai colonnati dorici di piazza San Pietro a Roma.
Un secondo portale, di forme più semplici e in muratura, si affaccia ancor oggi sul mare, sul lato del Mandracchio, ed è perciò detto "Porta ad acqua"[1].
Tempietto di San Rocco
[modifica | modifica wikitesto]Il Tempietto, situato al centro del cortile del Lazzaretto, è una piccola chiesa di forma pentagonale costruita in pietra d'Istria, di ordine dorico. L'architetto Luigi Vanvitelli disegnò l'edificio in forme di transizione tra il Barocco e il Neoclassicismo.
Similmente all'Arco Clementino, costruito negli stessi anni, sempre da Vanvitelli, all'estremo opposto del porto, la trabeazione, oltre a essere intervallata da triglifi e metope, esibisce come in quella ionica una serie ordinata di dentelli. La configurazione esterna è guidata da saldi pilastri angolari a cui si addossano delle lesene; l'architrave a due fasce segue l'impaginato sottostante, a chiusura di cinque aperture rettangolari comprese entro i pilastri. La configurazione interna è invece più semplice ed ingentilita da cinque coppie di colonne.
Un ovale in pietra d'Istria, addossato alla coppia di colonne in direzione del rivellino, rappresenta la Vergine Maria con il Bambino e San Rocco; è opera di Carlo Monaldi[2] e indica il luogo in cui originariamente sorgeva l'altare.
La cupola è cassettonata ad esagoni e le colonne, attraverso dei costoloni appena accennati, convergono idealmente nella figura di un pentagramma, il quale rimanda a significati numerologici. La calotta esterna della cupola si appoggia su di un tamburo, il quale si raccorda dolcemente alla trabeazione dorica sottostante attraverso delle elaborate volute ornate con foglie d'acanto. Tra una voluta e l'altra, delle grandi specchiature ospitano dei festoni decorati con alloro. Conclude il tutto un piccolo piedistallo dal quale si eleva una semplice croce.
Al centro del pavimento è posto il coperchio della grande cisterna di acqua potabile, ottenuta filtrando l'acqua piovana dei tetti.
I lati del Tempietto sono aperti, affinché le persone chiuse in quarantena dalle loro stanze potessero assistere alla messa, al fine di evitare possibili epidemie, seguendo dunque dettami molto moderni all'epoca di stampo illuministico. La pianta del Tempietto, inoltre, attraverso la sua conformazione a pentagono, rappresenta la geniale sintesi della ricerca cinquecentesca e seicentesca sull'edificio di culto a pianta centrale: non è più una planimetria che gioca sul tema del quadrato e del cerchio, ma la protagonista assoluta, capace di muoversi in più che quattro direzioni, conquistando l'ambiente che circonda l'edificio.
La storia del monumento
[modifica | modifica wikitesto]Antefatti
[modifica | modifica wikitesto]Come tutte le città portuali, Ancona è sempre stata soggetta al problema delle malattie contagiose portate da navi provenienti da paesi in cui erano in corso epidemie. Per questo motivo ripetutamente la peste arrivò in città. Nel 1348 la peste nera uccise i nove decimi della popolazione e fu all'origine della costruzione della chiesa della Misericordia, eretta come ex voto; altre epidemie ci furono nel 1399-1400, nel 1456 e nel 1498-1499. Durante quest'ultimo evento, il comune decise la costruzione del primo lazzaretto di cui ci è rimasta testimonianza scritta, di ubicazione ignota[3].
Nel 1570 l'architetto Francesco Paciotto progettò due nuovi lazzaretti in zone vicine al porto, ma lontane dalle abitazioni, per impedire i contagi. Il primo era sulla riva del mare, sotto il Colle Guasco, nell'attuale area del Cantieri Navali, e il secondo nelle rupi del Colle Astagno, sopra all'attuale Porta Pia. La mancanza di edifici intorno ai due lazzaretti, però, non era casuale, ma era dovuta a problemi di stabilità: nel primo caso, la zona era soggetta all'azione delle tempeste marine, nel secondo caso all'instabilità del versante. Infatti, nel 1635 fu necessario ricostruire il lazzaretto delle rupi dell'Astagno e anche l'altro fu soggetto a ricostruzione, alla fine del Cinquecento[3]. In uno di questi due lazzaretti fu costretto a passare la quarantena nell'ottobre del 1743 Giacomo Casanova (nei suoi scritti dice genericamente "nel vecchio lazzaretto")[4].
Quando Vanvitelli giunse in città, dunque, erano ancora presenti queste due strutture, ma la loro precarietà era evidente e ormai considerata inaccettabile[3].
Origine
[modifica | modifica wikitesto]Papa Clemente XII, nel quadro della sua politica illuminata, volta a favorire il benessere dei suoi sudditi tramite la promozione dell'economia, decise di dare nuova vita al porto di Ancona, che era allora in un periodo di profonda crisi, dovuta alla trascuratezza dei precedenti pontefici. Per raggiungere tale scopo, nel 1732 concesse alla città lo status di porto franco e affidò all'architetto Luigi Vanvitelli il compito di riprogettare lo scalo dorico.
Prima di dedicarsi alle opere anconitane, il Vanvitelli compì un viaggio per vedere i lazzaretti e i porti di altre città, in modo da acquisire le conoscenze necessarie per una progettazione oculata[3]. Tornato dal viaggio, il Vanvitelli ridisegnò completamente il porto, rispettandone la forma naturale ed anzi traendo ispirazione da essa. Progettò così varie opere, che resero il porto di Ancona adeguato alle esigenze moderne. Per ampliare lo scalo e dotarlo di fondali più profondi, nella zona settentrionale prolungò il molo costruito dall'imperatore Traiano (ora parte del molo Nord) e su di esso, come ingresso tra l'area portuale e la città ideò la Porta Clementina. Nella zona meridionale del porto, Vanvitelli realizzò una grande isola artificiale pentagonale sulla quale costruì il nuovo lazzaretto di Ancona, pensato come una struttura polifunzionale, in quanto era anche fortificazione a difesa del porto ed aveva funzione di proteggerlo dall'azione delle onde. Al centro dell'arco portuale, infine, sul pendio di un colle, Vanvitelli progettò inoltre la Chiesa del Gesù, che con il suo pronao curvilineo segue la curvatura del porto e riassume la visione paesaggistica vanvitelliana che fu alla base della progettazione.
I lavori iniziarono il 27 luglio 1733 e l'anno seguente il pontefice fece realizzare una derivazione della Via Flaminia per collegare il rinnovato porto di Ancona con Roma[5]. La via di comunicazione prese il nome di Strada Clementina[6]. Questo era l'ultimo tassello mancante: grazie alla nuova strada, alla concessione del porto franco e alle opere realizzate dal Vanvitelli, le attività del porto tornarono floride e Ancona visse un momento di rinnovato splendore economico e sociale.
Valori simbolici e relazione con la Cittadella
[modifica | modifica wikitesto]Il fascino del Lazzaretto è dovuto anche alla sua forma geometrica, ricca di valori simbolici: nel simbolismo numerico, il numero cinque, ricordando la mano, indica il potere dell'uomo di modificare la realtà circostante[7]. Dal punto di vista simbolico, inoltre, il Lazzaretto si pone in relazione con la sovrastante Cittadella, con pianta stellare a cinque punte, e dunque anch'essa avente una forma basata sul numero cinque. Questo legame tra i due monumenti, costruiti a due secoli esatti di distanza l'uno dall'altro, è rafforzato dalla scelta vanvitelliana di allineare il rivellino del Lazzaretto con il Bastione della Campana della Cittadella; entrambi le opere avevano la funzione di difendere il porto[8].
Se la Cittadella sovrastante, anche etimologicamente, era una "piccola città" isolata e sotto molti versi autonoma dal centro urbano che aveva lo scopo di difendere, anche il Lazzaretto è stato progettato per essere una piccola città di duemila abitanti, con un suo centro religioso (il tempietto di San Rocco), un suo sistema di difesa (il rivellino), una sua piazza centrale e una sua cortina muraria comprendente due porte d'accesso. Era indipendente per la fornitura d'acqua potabile, ottenuta attraverso il riutilizzo dell'acqua piovana, sapientemente raccolta dai tetti degli edifici e poi, dopo aver attraversato un sistema di filtraggio, conservata nella grande cisterna posta sotto alla piazza centrale. L'acqua piovana proveniente dal drenaggio della piazza era ugualmente raccolta in cisterne, ma utilizzata per tutti gli usi non potabili[7][8].
All'interno della cupola del tempietto è raffigurata una stella a cinque punte disegnata prolungando i lati di un pentagono regolare[8]. Questa forma è al centro della cupola, del tempietto, della piazza e dell'intera isola vanvitelliana. Ciò rende quasi esplicita la simbologia adottata e il rapporto tra il Lazzaretto (il pentagono) e la Cittadella (la stella). Da notare che il Bastione della Campana della Cittadella è visibile dall'interno del tempietto.
In epoca napoleonica e risorgimentale
[modifica | modifica wikitesto]Il monumento, in quanto fortificazione, giocò un ruolo importante durante l'assedio del 1799, durante il quale le forze austro-russo-turche circondavano la città occupata dai francesi nel 1799. Durante l'occupazione, fu scalpellato lo stemma di papa Clemente XII posto sopra all'ingresso principale.
Il Lazzaretto è stato anche il luogo dove il 25 ottobre 1853 gli austro-pontifici fucilarono nove patrioti risorgimentali: Antonio Biagini, Lodovico Balducci, Pietro Cioccolanti, Giovanni Dell'Onte, Giovanni Galeazzi, Ciriaco Giambrignoni, Andrea Papini, Vincenzo Rocchi, Pietro Rossi[9].
Nel 1865, in seguito all'epidemia di colera che aveva colpito la città, divenne evidente che le emergenze sanitarie dell'Ottocento non potevano essere affrontate come quelle del secolo precedente e il Lazzaretto è definitivamente interdetto all'uso originario[10]. Assunse così un'esclusiva funzione militare e venne adibito a fortezza, caserma e ad ospedale per le truppe[11]. Nel 1871 il monumento acccolse i magazzini generali doganali del porto[11].
Raffineria degli zuccheri
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1884 il Lazzaretto terminò la sua funzione militare e vi venne impiantata una raffineria degli zuccheri; ciò obbligò alla costruzione di due ciminiere nella piazza centrale, del ponte ferroviario nel lato meridionale e di binari lungo le strade perimetrali, con piattaforme girevoli agli angoli, per favorire il carico e lo scarico della merce.
L'isolamento del Lazzaretto, già interrotto qualche anno prima con la costruzione del ponte situato sul lato di Porta Pia, è ancor più compromesso, come è naturale una volta cessata la funzione di isolamento sanitario. La raffinerià continuò la sua attività sino al 1914[3].
Base dei MAS della Regia Marina
[modifica | modifica wikitesto]Durante le due guerre mondiali il Lazzaretto ritorna ad essere una cittadella militare. All'entrata in guerra dell'Italia nella Prima guerra mondiale, l’opera del Vanvitelli fu bombardata e danneggiata durante il bombardamento della costa adriatica del 24 maggio 1915, avvenuto durante la notte. Venne colpito il coronamento del protale principale[11].
Nella notte del 5 aprile 1918 un gruppo di circa sessanta assaltatori della marina asburgica sbarcò di notte a nord di Ancona con l'intento di affondare le navi italiane presenti nel porto di Ancona e poi fuggire con i MAS (Motoscafi Armati Siluranti). Infatti, dal 12 febbraio 1918, il Lazzaretto di Ancona era diventato la base di una squadriglia di MAS, imbarcazioni d'assalto della Regia Marina, al comando dell'allora capitano di corvetta Luigi Rizzo. L'audace impresa era stata concepita dal comando della Marina austro-ungarica come risposta alla cosiddetta "Beffa di Buccari" del febbraio precedente, che aveva avuto tra i protagonisti proprio Rizzo.
I sabotatori austriaci riuscirono a superare i controlli grazie all'oscurità e alla presenza di soldati istriani che parlavano italiano, ma all'altezza del Lazzaretto vennero fermati da due guardie di finanza che si erano insospettite, Carlo Grassi e Giuseppe Maganuco, che quella notte erano di vigilanza sul marciaronda che circonda tutta la struttura. Vi fu uno scontro a fuoco, durante il quale Grassi fu ferito, ma Maganuco riuscì a tenere impegnati gli assaltatori e a dare l'allarme; sul posto accorse una pattuglia di carabinieri comandata dal brigadiere Anarseo Guadagnini, avvisato anche da due irredentisti che avevano disertato; i sabotatori allora si arresero.[12]
Due mesi dopo l'attacco austriaco, il 10 giugno 1918, dal porto di Ancona partì una piccola squadra di due MAS, comandata da Rizzo, scortata da due torpediniere, che si distinse in quella che fu forse la più importante operazione offensiva dell'Italia ai danni della Marina austro-ungarica durante la Prima guerra mondiale, l'impresa di Premuda, che portò all'affondamento della corazzata SMS Szent István ("Santo Stefano").
Nell'angolo a sinistra dell'ingresso principale è stata posta nel 1927 una targa figurata in bronzo, in ricordo dello sventato attacco del 1918; sotto ad essa un'epigrafe commenta l'azione con il seguente testo.
«le guardie di finanza
GRASSI CARLO e MAGANUCO GIUSEPPE
vigili scolte devote al dovere e alla Patria
osarono opporsi con le armi a 59 militari della marina austriaca
qui giunti di sorpresa nella notte sul 6 aprile 1918
per impadronirsi dei mas ormeggiati nel porto
e sostennero da soli un conflitto cruento
finché corse alla testa di una pattuglia il brigadiere dei rr. cc.
GUADAGNINI ANARSEO
che audacemente intimò ed ottenne la resa dei nemici.
i cittadini di ancona memori questo ricordo posero
iv novembre mcmxxvii - anno vi-e.f.»
Deposito tabacchi
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1922 il Comune affittò il Lazzaretto all'Amministrazione delle Privative, che lo adibì a deposito di tabacchi greggi. Nel 1924 venne costruito un terzo ponte di collegamento alla terraferma, a destra di quello dell'ingresso principale; la nuova struttura venne realizzata in ferro. Negli stessi anni la società di Educazione Fisica Stamura ottiene l'uso di alcuni locali del rivellino come sede del gruppo dei canottieri; anche l'Istituto Nautico ottiene dei locali da dedicare ad attività didattiche pratiche[11].
La funzione di deposito tabacchi venne confermata nel 1927, anno in cui il Lazzaretto venne ceduto dal Comune al Demanio, che a sua volta lo passò all'amministrazione dei Monopoli di Stato; il monumento per sessant'anni conservò questa destinazione[3]. In concomitanza con il passaggio di proprietà, viene autorizzata e realizzata la sopraelevazione di parte degli edifici che si affacciano sulla piazza centrale[11]; l'anno successivo vengono abbattute le ciminiere costruite ad uso della raffineria degli zuccheri, dato che ormai erano inutilizzate e costituivano un ostacolo per gli idrovolanti del vicino idroscalo[11].
Risale a questi anni la colorazione blu dei vetri delle finestre dell'edificio, necessaria per preservare il tabacco dall'azione della luce[13].
Nel corso della Seconda guerra mondiale gli alleati abbattono il ponte in ferro costruito nel 1924; fu ricostruito nel dopoguerra in cemento armato[11].
Nel 1955/1957 fu restaurato il portale principale[11].
La rinascita
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni settanta del Novecento si diffuse in città una nuova sensibilità riguardo al Lazzaretto. Il mondo associativo cittadino e le amministrazioni comunale, provinciale e regionale, sostenuti dalla Soprintendenza ai Monumenti, chiesero di utilizzare il monumento del Vanvitelli come centro culturale, sottraendolo agli usi impropri che ne stavano modificando l'aspetto e ne mortificavano la bellezza. Nello stesso tempo, però, continuavano ad essere realizzati interventi irrispettosi, per adeguare il monumento alla funzione di deposito tabacchi: vennero costruiti dei solai in cemento armato all'interno di alcuni edifici e venne abbassato il livello della piazza, alterando le armoniche proporzioni vanvitelliane e costringendo a costruire rampe per raggiungere i portali di accesso[11].
Segno di questa nuova temperie culturale, nel 1978 venne edito il testo di Mazzetti, Bucciarelli e Pugnaloni Il Lazzaretto di Ancona, un’opera dimenticata[14], che segnò un passo decisivo per la rinascita del monumento, presentandone un approfondito studio storico, architettonico e simbolico, pubblicando tavole del primo rilievo architettonico, proponendone il recupero integrale e denunciandone le manomissioni subite dagli usi impropri.
Nel 1985[15] il comune di Ancona acquisì la proprietà del Lazzaretto ed iniziò un restauro che sta ridonando al monumento il suo armonico aspetto originario, senza però cancellare completamente le modifiche più significative subite nel corso dei secoli. Si decise così di demolire i magazzini costruiti nel sedime della piazza centrale, che ne alteravano la forma pentagonale, e parimenti vennero abbattuti quasi tutti i bassi edifici addossati alle mura di cinta. Inoltre la piazza centrale fu riportata al livello originario, recuperando la percezione spaziale prevista dal Vanvitelli. Per i loro valori formali e storici, vennero però rispettate le sopraelevazioni, il grande edificio che occupa il rivellino e due edifici addossati alle mura di cinta, situati a destra e a sinistra della Porta ad Acqua[16].
Nel 1987, alla XVII Triennale di Milano vengono presentati progetti immaginari e innovativi per nove città italiane; tra queste c'è Ancona, con il tema "Una frontiera urbana: da Vanvitelli a Vanvitelli", ossia dal Lazzaretto al Molo Clementino[17].
Completato il primo lotto di restauri, finalmente il Lazzaretto diventò ciò che le associazioni e le amministrazioni da decenni chiedevano: un importante centro culturale. Si cominciarono ad utilizzare i suoi spazi per ospitare mostre d'arte di livello nazionale ed altri eventi culturali; una parte di esso accoglie ora la sede del Museo Tattile Omero ed è stato inaugurato in un altro settore un auditorium da 420 posti, dedicato ad Orfeo Tamburi, di cui accoglie cinque monumentali pannelli dedicati alla storia del teatro.
Tra le mostre più notevoli tenute al Lazzaretto si ricordano le seguenti[18].
- 1988-1989 - "Traiano ai confini dell'Impero".
- La mostra ha documentato la figura di Traiano in occasione del diciannovesimo centenario della sua ascesa al trono imperiale, presentando reperti che hanno testimoniato non solo l'arte, ma anche la vita quotidiana nelle regioni poste vicino ai confini dell'impero, in cui la cultura romana si fondeva con quella delle popolazioni locali, prefigurando il Medioevo.
- 1996 - "Francesco Podesti".
- La mostra ha permesso di riscoprire la figura di Francesco Podesti, uno dei maggiori pittori italiani dell'Ottocento, esponente del romanticismo storico e premiato all'Esposizione universale di Londra del 1851 e all'Esposizione universale di Parigi del 1855.
- 1997 - "Antonio Francesco Peruzzini".
- La mostra ha presentato il pittore Antonio Francesco Peruzzini, figura di primo piano nella pittura paesistica del XVII-XVIII secolo, che in molte opere rese protagonista il paesaggio, prefigurando i pittori paesaggisti ottocenteschi. In diverse opere dipinse paesaggi che Alessandro Magnasco popolava di figure.
- 1999 - "Libri di pietra. Mille anni della cattedrale di Ancona tra Oriente e Occidente"
- Allestita in occasione del millenario della dedica del Duomo di Ancona, la mostra ha celebrato gli intensi contatti tra l'arte medievale anconitana e quella dei paesi del Mediterraneo orientale.
- 2000 - "Il filo di Arianna"
- Grazie a questa mostra il pubblico ha potuto conoscere le raccolte d'arte dalle fondazioni delle casse di risparmio di Jesi, Macerata e Pesaro.
- 2001 - "Io Adriatico - civiltà di mare tra frontiere e confini"
- La mostra ha messo in evidenza gli intensi contatti culturali da sempre esistenti tra i paesi che si affacciano sull'Adriatico, attraverso l'esposizione di opere provenienti da tutti i paesi adriatici, tra cui dipinti di Francesco Guardi, Vittore Carpaccio, Lorenzo Lotto, Giorgio Schiavone.
- 2008-2009 - "Allo specchio - Il Novecento".
- Ha dato la possibilità di ammirare i capolavori di grandi maestri del Novecento italiano, come Giacomo Balla, Alberto Savinio, Giorgio Morandi, Lucio Fontana, Mario Schifano, Emilio Vedova, Sandro Chia, Anselmo Bucci e Enzo Cucchi.
- 2023 - "Dal Futurismo all'informale"
- Ha esposto opere di Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Renato Guttuso, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri e Antoni Tàpies.
Qualche anno dopo l'acquisizione del monumento, l'amministrazione comunale ha iniziato ad indicare il monumento anche con l'espressione Mole Vanvitelliana e non con il termine Lazzaretto, da sempre usato, sia in ambito colto (dallo stesso Vanvitelli), sia a livello popolare.
Il rivellino continua ad ospitare la società sportiva SEF Stamura e la base nautica dell'Istituto Nautico Elia.
Nel 2017 furono istallate al Lazzaretto due sculture di artisti contemporanei: sul marciaronda il Cavallo di Mimmo Paladino e all'interno della corte centrale Sbarco, di Velasco Vitali[19].
Nel 2023 è stata riaperta, dopo cinquant'anni, la Porta d'acqua, in concomitanza con le celebrazioni per i 250 anni dalla morte di Luigi Vanvitelli[20].
I segni di bombardamenti sulle mura del Lazzaretto
[modifica | modifica wikitesto]Il Lazzaretto è stato interessato da vari eventi bellici: nel 1799 durante il periodo di occupazione francese di Ancona, nel 1849 durante la Repubblica romana e nel 1860 durante l’assedio della città da parte delle truppe sarde. In quest'occasione il Lazzaretto fu conquistato con un colpo di mano da parte dei bersaglieri del XVI battaglione del IV Corpo d’armata della Regia Armata Sarda e quindi bombardato dal soprastante forte pontificio della Cittadella di Ancona, dal Molo, dalla vicina Porta Pia e dal Forte della Lanterna (ne rimane il basamento, nelle vicinanze della lanterna rossa del porto[21]). Anche queste strutture, come il Lazzaretto, furono colpite dal fuoco delle artiglierie e sono ancora presenti diversi segni lasciati dai proiettili del tempo.
Nelle mura esterne del Lazzaretto, nella parte in pietra bianca tra il ponte e il rivellino, è ancora possibile rilevare diverse lesioni di forma circolare e incavata originate da palle di cannone che colpivano quella zona del forte dal mare, anche se la datazione di tali lesioni belliche non può essere effettuata con certezza. Altre numerose lesioni causate da proiettili ottocenteschi sono ben visibili sul tratto di mura in mattoni sul lato con ingresso dal mare, di fronte al mercato del pesce. Anche in altri tratti di mura del pentagono è possibile vedere un minore numero di lesioni di cannoni di calibro medio-piccolo, come a sinistra dell'ingresso principale di fronte a Porta Pia, mentre sempre lato Porta Pia, sul muro esterno e nella parte alta di quello interno sono presenti molti segni lasciati da proiettili di fucileria, presumibilmente sparati dai soldati pontifici quando il Lazzaretto fu occupato dai bersaglieri[22].
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]- L'ingresso principale visto dall'alto
- Il ponte di accesso ottocentesco
- Il portale d'ingresso
- Una delle cinque strade perimetrali
- Piazza centrale: veduta di due lati interni rialzati all'inizio del XX secolo
- L'interno della Porta ad Acqua
- Esterno del muro di cinta
- Garitta angolare e feritoie
- Rivellino
- Lato affacciato sul Mandracchio
- Passaggio che conduce alla Porta ad Acqua
- Vista del tempietto da una rampa di accesso
- Porta ad acqua
- Tempietto di sera
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ L’anniversario Apre la porta ad acqua della Mole Vanvitelliana "Finalmente liberata", su ilrestodelcarlino.it. URL consultato il 13 gennaio 2025.
- ^ Atti e memorie (PDF), su deputazionemarche.it, p. 12. URL consultato il 19 gennaio 2025.
- ^ a b c d e f
- Vincenzo Pirani, I lazzaretti di Ancona nella storia della città, in:, Il Lazzaretto tra mare e città, Ancona, CLUA edizioni, per Comune di Ancona - Università degli Studi di Ancona, 1990.
- Il Lazzaretto di Luigi Vanvitelli, Ancona, Galleria comunale d'arte moderna, 1980, pp. 39 e segg..
- ^ Il febbraio del 1743 è la data della conclusione dei lavori di costruzione del lazzaretto vanvitelliano, evidentemente non ancora pienamente in funzione all'arrivo di Casanova, nell'ottobre dello stesso anno. Si veda Vito Cagli, Giacomo Casanova e la medicina del suo tempo, Armando Editore, 2012.
- ^ [1]
- ^ Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica.
- ^ a b C. Mazzetti, G. Bucciarelli, F. Pugnaloni, Il Lazzaretto di Ancona, un’opera dimenticata, Editore Cassa di Risparmio di Ancona, 1978.
- ^ a b c Fausto Pugnaloni, Un'isola per la definizione di un margine della città-porto, in:, Il Lazzaretto tra mare e città, Ancona, CLUA edizioni, per Comune di Ancona - Università degli Studi di Ancona, 1990.
- ^ 1815-1915 Le Marche, i marchigiani, il Risorgimento, l'Italia - a cura di M Carassai, N Lucantoni, M. Mazzoni - Istituto Gramsci - Affinità elettive - 2011 - ISBN 978-88-7326-166-7 - pag. 131
- ^ Ercole Sori, Vicende post-unitarie e alcune proposte di utilizzazione, in:, Il Lazzaretto tra mare e città, Ancona, CLUA edizioni, per Comune di Ancona - Università degli Studi di Ancona, 1990.
- ^ a b c d e f g h i Brunella Teodori, Maria Antonietta De Angelis, Considerazioni sulle problematiche di restauro e di tutela, in:, Il Lazzaretto tra mare e città, Ancona, CLUA edizioni, per Comune di Ancona - Università degli Studi di Ancona, 1990.
- ^ Lo Specchio della Città Aprile 2010 / Storia, su lospecchiodellacitta.it. URL consultato il 27 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2018).
- ^ Mole Vanvitelliana, su lovelyancona.it. URL consultato il 12 gennaio 2025.
- ^ Editore Cassa di Risparmio di Ancona, 1978
- ^ Legge 18 ottobre 1985 n.566 - Norme per la Cessione del Lazzaretto, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 252. Si veda: Musei.ConsultazioneBeni2023, su regione.marche.it. URL consultato il 19 gennaio 2025.
- ^ Giancarlo Mascino, in:, Il Lazzaretto tra mare e città, Ancona, CLUA edizioni, per Comune di Ancona - Università degli Studi di Ancona, 1990.
- ^ autore:Marco Porta, Una frontiera urbana: da Vanvitelli a Vanvitelli, in Le città immaginate: un viaggio in Italia : nove progetti per nove città : XVII Triennale, Volume 2, Triennale di Milano, 1987, ISBN 9788843522019.
- ^
- Grigore Arbore Popescu (a cura di), Traiano ai confini dell'Impero, Electa, 1998, ISBN 9788843566761.
- Michele Polverari, Francesco Podesti, Mondadori Electa, 1996, ISBN 9788843553280.
- Mina Gregori e Pietro Zampetti, Antonio Francesco Peruzzini. Catalogo della mostra, Mondadori Electa, 1997, ISBN 9788843561568.
- Giovanni Morello (a cura di), Libri di pietra. Mille anni della cattedrale di Ancona tra Oriente e Occidente, Electa, 1999, ISBN 9788843569373.
- Anna Maria Ambrosini Massari (a cura di), Il filo di Arianna - Raccolte d'arte dalle Fondazioni Casse di Risparmio Marchigiane, Federico Motta Editore, 2000, ISBN 9788871792774.
- Giuseppe Papagno, Io Adriatico - civiltà di mare tra frontiere e confini, Federico Motta Editore, 2001.
- G. Castiglioni (a cura di), Allo specchio - Il Novecento, Federico Motta Editore, 2001.
- ^ La Mole come un piccolo MOMA: arrivano le sculture di Paladino e Vitali, su cronacheancona.it. URL consultato il 5 gennaio 2025.
- ^ Riapre la storica porta, su centropagina.it. URL consultato il 5 gennaio 2025.
- ^ cfr. Massimo Coltrinari, L’investimento e la presa di Ancona, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2010, pag. 159.
- ^ Altre lesioni belliche ottocentesche si possono osservare ad Ancona nel Parco della Cittadella, a Porta Pia, nel Duomo di Ancona e nell'Arco di Traiano.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Luigi Vanvitelli
- Papa Clemente XII
- Lazzaretto
- Porto franco
- Quarantena
- Luigi Rizzo
- Motoscafo armato silurante
- Impresa di Premuda
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su lazzaretto di Ancona
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il Lazzaretto e i fatti del 5-6 aprile 1918
- Lo sventato attacco al porto di Ancona dell'aprile 1918, su lospecchiodellacitta.it. URL consultato il 27 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2018).