Liber Papiensis

Il cosiddetto Liber Papiensis è una raccolta, ordinata cronologicamente, di editti dei re longobardi da Rotari ad Astolfo, integrata con i capitolari emanati per il Regnum Italiae dai re franchi da Carlo Magno a Enrico II. Fu compilata nella prima metà dell'XI secolo[1].

L'estensore del Liber mostra una raffinata cultura, probabilmente formata sui testi romani, che applica al diritto feudale. Tuttavia del Liber ci sono pervenute diverse redazioni, alcune destinate a scopi scolastici, altre rivolte ai giuristi di professione, ai pratici, come la "Gualcosina", redatta da un certo Gualcosio (Walcausus), che prende in esame una vasta mole di materiale legislativo ed è ricca di glosse[1].

Alla fine dell'XI o all'inizio del XII secolo il Liber Papiensis fu rielaborato nella cosiddetta Lombarda, ordinata sistematicamente[2].

L'Expositio ad Librum Papiensem

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Un'importante fonte relativa al Liber è il commentario Expositio ad Librum Papiensem, scritto da un autore anonimo intorno al 1070, quasi sicuramente nell'Italia settentrionale, probabilmente a Pavia[1], dove, almeno dal X secolo, era attiva presso il palazzo Reale (sede dell'amministrazione e del massimo tribunale del regno) un'importante scuola giuridica fondata per formare i giudici regi[3].

Riporta le decisioni dei giudici[4] ed anche dei giuristi, ma le prime mostrano di essere espressione non di una cultura giuridica, bensì di una rigida applicazione dei formulari.

  1. ^ a b c Francesco Calasso, Liber Papiensis, in Enciclopedia Italiana, App. I, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1938.
  2. ^ Liber legis regum Langobardorum Papiensis dictus.
  3. ^ Scuola di Pavia, secolo XI, su academia.edu.
  4. ^ Vi si menziona un giudice Bonfiglio.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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