Liever Turks dan Paaps

Una medaglia geuzen a mezzaluna olandese ai tempi della rivolta dei pezzenti anti spagnola, con lo slogan "Liver Turcx dan Paus" ("meglio i turchi che i papisti..."), e "En Despit de la Mes" (in francese "En Despit de la Messe", in italiano "malgrado la messa"

Liever Turks dan Paaps ("meglio i turchi che i papisti"), anche Liever Turksch dan Paus ("meglio i turchi che il Papa"), fu uno slogan dei Paesi Bassi durante la rivolta dei pezzenti di fine XVI secolo. Lo slogan dai mercenari olandesi delle forze navali (i "pezzenti marittimi") nella loro lotta contro la Spagna cattolica.

Durante la rivolta dei pezzenti, gli olandesi erano in una situazione così disperata che cercarono aiuto presso ogni nazione, "se non addirittura anche presso i turchi", come scrisse il segretario di Jan van Nassau.[1] Guglielmo d'Orange aveva già inviato, nel 1566, ambasciatori presso l'Impero ottomano per chiedere aiuto, e si ipotizzò che fosse in risposta alla richiesta di Guglielmo il fatto che Selim II inviò la sua flotta ad attaccare gli spagnoli a Tunisi nel 1574.[1] Gli olandesi videro con grande interesse i successi ottomani contro gli Asburgo, e le campagne ottomane nel Mediterraneo come un indicatore di rilievo sul fronte olandese. Guglielmo scrisse, intorno al 1565:

(EN)

«The Turks are very threatening, which will mean, we believe, that the king will not come to the Netherlands this year.»

(IT)

«I turchi sono molto minacciosi, ciò significa, crediamo, che il re non verrà ai Paesi Bassi quest'anno»

Lo scrittore britannico William Rainolds (1544–1594) scrisse un pamphlet intitolato "Calvino-Turcismus" criticando queste tendenze.[2]

La frase "Liever Turks dan Paaps" fu coniata come un modo di dire per esprimere che la vita sotto il Sultano ottomano sarebbe stata più desiderabile di quella sotto il re di Spagna.[3] Il nobile fiammingo D'Esquerdes scrisse a tal fine che:

(EN)

«... would rather become a tributary to the Turks than live against his conscience and be treated according to those [anti-heresy] edicts.»

(IT)

«... sarei piuttosto diventato un tributario dei Turchi piuttosto che continuare a vivere contro la mia coscienza ed essere trattato in base a tali [anti eresia] editti.»

In effetti, i turchi avevano una reputazione di crudeltà, ma erano anche conosciuti per la loro tolleranza verso le altre religioni[4] nei loro domini, mentre il re di Spagna non era tollerante verso la fede protestante.[3] A un certo punto, Solimano il Magnifico inviò una lettera ai "luterani" in Fiandra, nella quale affermava che si sentiva vicino a loro, "dal momento che non adoravano gli idoli, credevano in un Dio unico e combattevano contro il Papa e l'imperatore".[5][6] Inoltre, vari rifugiati per motivi religiosi, come gli ugonotti, alcuni anglicani, quaccheri, anabattisti, gesuiti e cappuccini avevano trovato rifugio a Costantinopoli e nell'Impero Ottomano,[7] dove gli era concesso diritto di residenza di professione della loro fede[8] Inoltre, gli Ottomani sostennero i calvinisti in Transilvania e Ungheria ma anche in Francia.[9]

Lo slogan Liever Turks dan Paaps non significava che gli olandesi desiderassero seriamente la vita sotto il Sultano. I turchi erano infedeli, e l'Islam era eresia, ma limitavano l'utilità dello slogan alla propaganda.[3]

  1. ^ a b c Schmidt, p.103
  2. ^ Catholic Encyclopedia
  3. ^ a b c d Schmidt, p.104
  4. ^ Sea Beggar medal Archiviato il 1º febbraio 2013 in Archive.is., Rijksmuseum Amsterdam
  5. ^ The Ottoman state and its place in world history by Kemal H. Karpat p.53 [1]
  6. ^ Muslims and the Gospel by Roland E. Miller p.208
  7. ^ The Ottoman Empire and early modern Europe, by Daniel Goffman p.111 [2]
  8. ^ Goofman, p.110
  9. ^ Goffman, p.111
  • Charles Ralph Boxer, The Dutch seaborne empire, 1600-1800 Taylor & Francis, 1977 ISBN 0-09-131051-2
  • Benjamin Schmidt, Innocence abroad: the Dutch imagination and the New World, 1570-1670 Cambridge University Press, 2001 ISBN 0-521-80408-6
  • Daniel Goffman, The Ottoman Empire and early modern Europe Cambridge University Press, 2002 ISBN 0-521-45908-7

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]