Monte Meru (mitologia)

Maṇḍala della cosmologia del Monte Meru

Il monte Meru, sanscrito मेरु, pāli Neru, tibetano Ghialpo ri, conosciuto anche come Sumeruparvata, sans; Ri-rab lhun-po, tib.; Xiumi. cin., è noto anche come Sumeru, pāli Sineru, col significato di "magnifico Meru", è la montagna sacra della mitologia induista e buddista, al centro del "Piccolo Universo" o Cāturdvīpakaloka dhātu[1].

Geografia mitologica

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Segna il centro dell'universo e sorge al centro dell'Ilāvṛta, regione mediana (varṣa) del continente Jambudvipa.[2][3] Confina a nord con la catena montuosa Nīla ("blu").[4] Si innalza nella regione dei paradisi[5] e sulla sua cima, a nord, trova luogo il paradiso di Indra (Svarga, Svarloka o Indraloka).[6][7] Su di esso splende la Stella del Nord.[8] Alto 84.000[9] yojana (circa 470.000/940.000 km) è un'icona architettonica e progettuale per molti templi induisti, come il tempio di Angkor Wat in Cambogia e il tempio di Borobudur in Indonesia.

Considerato il centro del mondo, in senso esoterico e sul piano sottile,[10][11] la tradizione buddista tibetana indica come sede fisica del Monte Meru sulla Terra il monte Kailash[12] nel Tibet occidentale.

Descrizione (buddismo)

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Thangka bhutanese del Monte Meru e dell'universo buddista, XIX secolo, Trongsa Dzong, Trongsa, Bhutan

A base quadrata ogni faccia ha una caratteristica propria:[13]

  • Est: formata da cristallo puro
  • Sud: formata da lapislazzuli blu
  • Ovest: formata da pietra di rubino
  • Nord: formata da minerale d'oro

la sua mole è possente e la sua base sprofonda nell'oceano e la sua cima si innalza nel cielo. Nel monte un albero affonda le radici nella base e spunta dalla cima oltrepassando il cielo, il suo nome è pariyatra, sans.; dPag-bSam-Shing, tib.

Formato da quattro livelli superiori e da otto sommersi è abitato nelle grotte dell'oceano e nella cavità rocciose da esseri chiamati asura che vivono in quattro grandi città.

I quattro livelli superiori

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I quattro livelli vanno letti nel seguente modo:

Monte Meru disegno su ispirazione dell'opera di A. Keilhauer.
Livello dall'alto Ordine devico Ordine crescente Abitanti Re Porte
Cima Secondo Sesto
Primo Primo Quinto nāga Custodi delle direzioni Porta del divino
Secondo Quarto suparna
Terzo Terzo danava
Quarto Secondo rakṣasa e yakṣa
Base delle sette montagne Primo Porta degli inferi

I quattro livelli superiori che sostengono la cima del monte a base quadrata, sono anch'essi parallelepipedi quadrati con una leggera rastremazione verso il basso, i due superiori sono Caturmaharajika, il primo dal basso, mentre la cima porta il nome di Trayastrimsha. I quattro livelli, partendo dall'alto, sono abitati in successione dai nāga o custodi dei tesori, e nei tre livelli inferiori dai suparna, danava, rakṣasa e yakṣa.

Le Sette montagne

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La base del monte[14] è sostenuta da sette montagne quadrangolari[15] che formano delle cinte inaccessibili e sono d'oro. Sono poliedri perfetti ed ognuna è la metà di quella sottostante, ognuna contiene un lago che rappresenta una virtù: leggerezza, luminosità, chiarezza, purezza, freschezza, dolcezza, gusto e odore eccellenti. Le montagne sono circondate dall'oceano salato su cui galleggiano i quattro continenti.

I Quattro continenti

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i continenti si posizionano nelle direzioni cardinali e ognuno di essi ha due sotto continenti più piccoli.

Collocato a est è il continente principale. Pūrvavideha è bianco a forma di mezza luna ed è affiancato dai due sotto continenti Deha e Videha. Gli abitanti hanno un'altezza pari al doppio degli umani e la loro testa è a forma di mezza luna, sono longevi e pacifici ma non conoscono il "vero" Dharma.[16] La caratteristica principale del continente è una montagna composta da gioielli.

Collocato a sud Jambudvipa è blu a forma trapezoidale, i suoi sotto continenti sono Camara e Apacamara. È la terra dove nascono i Buddha e il Dharma prospera, gli abitanti vivono circa cento anni e ciò che caratterizza il continente è l'albero che esaudisce i desideri.

Aparagodaniya
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Collocato a ovest è di colore rosso e i suoi sotto continenti sono Śatha e Uttaramantrina. La sua forma è circolare e i suoi abitanti hanno un viso tondo con una statura quattro volte quella degli uomini, sono pastori e si cibano prevalentemente di latticini. la caratteristica principale di Aparagodaniya è di avere mandrie di vacche che esaudiscono tutti i desideri.

In tibetano Uttarakuru significa dalla "Voce sgradevole", è situato a nord ed è di colore verde, la sua forma è quadrata come il viso dei suoi abitanti. I sotto continenti sono Kurava e Kaurava. I suoi abitanti sono giganti che vivono nell'agiatezza si nutrono di cereali che crescono spontaneamente.

I livelli infernali

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Al di sotto della montagna, che è la base del Monte Meru, si estendono i livelli infernali: otto livelli per gli inferni caldi e altrettanti otto per gli inferni freddi. Gli inferni sono abitati dai preta (fantasmi affamati) tormentati dalla fame e dalla sete.[17]

  1. ^ Philippe Cornu, 2001, pp. 143, Cosmologia Buddhista.
  2. ^ Klostermeier 2001, pag.91.
  3. ^ Dallapiccola 2005, pag.99.
  4. ^ Klostermeier 2001, pag.128.
  5. ^ Dallapiccola 2005, pag.55.
  6. ^ Klostermeier 2001, pag.87.
  7. ^ Klostermeier 2001, pag.119.
  8. ^ Kirfel, edizione del 1920 di "Die Kosmographie der Inder" (op. cit.), pag.15.
  9. ^ Franz Carl Enders, Dizionario dei numeri, Milano, Red Edizioni, 2006.
  10. ^ Monastero Namgyal, pp. 282, Monte Sumeru.
  11. ^ Riviere, pp. 192., Kalachakra.
  12. ^ Lama Gancen, pp. 167, Monte Meru.
  13. ^ Cornu, 2001, pp. 143.
  14. ^ Cornu, 2001, pp. 144.
  15. ^ Non tutte le fonti sono concordi. Nel sistema Kalachakra le basi sono circolari. Monastero Namgyal, pp. 282.
  16. ^ Cornu, pp. 144..
  17. ^ Cornu, pp. 146., Inferni.
  • Pietro Chierichetti, Sette isole Sette oceani. Il Bhumiparvan: Geografia, miti e misteri del Mahabharata, Caprie (Novaretto), Ester Edizioni, 2016, ISBN 978-88-99668-00-6.
  • Anna L. Dallapiccola, Induismo. Dizionario di storia, cultura, religione, traduzione di Maria Cristina Coldagelli, Milano, Bruno Mondadori, 2005, ISBN 978-88-6159-041-0.
  • (DE) Willibald Kirfel, Die Kosmographie der Inder, Georg Olms, 1990, ISBN 978-3-487-01509-5.
  • Klaus K. Klostermeier, Piccola enciclopedia dell'Induismo, Edizioni Arkeios, 2001, ISBN 978-88-86495-59-2.
  • Philippe Cornu. Dizionario del Buddhismo. Bruno Mondadori. Milano. 2001. ISBN 8842493740
  • Philippe Cornu. L'astrologie tibetaine (annexe I), Guy Tredaniel. Parigi. 1999.
  • A. Pezzali. Il tesoro della metafisica (Abhidharmakosa) secondo il maestro buddhista Vashubandu. EMI. Bologna. 1987.
  • S.S. XIV Dalai Lama. Kalachakra. Enrico Del Vico, coord. ed. Monastero Namgyal. Editalia. 1996. Roma.
  • J.M. Riviere. Kalachakra, Iniziazione tantrica del Dalai Lama. Ed. Mediterranee. Roma 1988.
  • Lama Gancen Rimpoce. Autoguarigione NGALSO II. 1993. ISBN 88-86859-01-5

Voci correlate

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