Monumento al generale Manfredo Fanti

Monumento al generale Manfredo Fanti
AutorePio Fedi
Data1873
Materialebronzo (base in bronzo e marmo)
Ubicazionepiazza San Marco, Firenze
Coordinate43°46′40.22″N 11°15′31.43″E

Il monumento al generale Manfredo Fanti è una statua di Pio Fedi (1873), situata a Firenze al centro di piazza San Marco.

Il monumento rende omaggio al generale e politico Manfredo Fanti e fu realizzato grazie a una raccolta di fondi che, sicuramente già avviata nel 1866 a un anno dalla scomparsa del personaggio (ma già annunciata da alcuni articoli su "La Nazione" del 1865 e dalla "Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia" nel 1866), coinvolse tutti i comandi militari del Regno e il Comune di Firenze, dove il Fanti era morto.

Veduta

L'opera (dopo un travagliato lavoro della commissione incaricata di individuare l'artista a cui affidare l'impresa[1]) fu commissionata allo scultore Pio Fedi che la modellò nel 1869, quindi fu fusa nel 1872 da Clemente Papi (così l'iscrizione su uno dei bassorilievi del basamento).

Il monumento fu quindi eretto al centro del giardino di piazza di San Marco (definito da pochi anni, con aiuole segnate da palme nane e privo di alberature, di modo che la statua originariamente svettava e appariva del tutto libera da ostacoli visivi), collaudato dall'ingegnere comunale Luigi Del Sarto il 21 marzo 1872 e inaugurato il 1 aprile del 1872, nel corso di una solenne cerimonia, presenti le massime autorità civili e militari.

Il monumento fu collocato dinanzi all'ex convento di Santa Caterina (poi divenuto palazzo del Comando Militare per il Territorio dell'Esercito), edificio che, durante il periodo di Firenze Capitale, era sede del ministero della guerra; Fanti aveva infatti ricoperto, nel governo Cavour, l'incarico di ministro della guerra.

I fiorentini non mancarono di notare la ristrettezza del piano d'appoggio del piedistallo e coniarono un sonetto satirico dove il venerando generale, dopo tanto faticare, si lamentava del piedistallo troppo stretto. Venne fatta anche un'altra sagace osservazione, confrontando la statua con quella del Ratto di Polissena, sempre del Fedi, sotto la Loggia dei Lanzi. In questo gruppo marmoreo Pirro ha infatti l'elmo, per questo venne composto un ritornello:

«Col vento che qui spira tutto l'anno
lei, generale, piglierà un malanno;
per evitare un raffreddor di testa
guardi se Pirro un po' l'elmo le presta.
E lei, per far le cose da cristiano,
gli presti un pezzettin del suo pastrano.»

Decisamente compromesso da polveri, guano di piccione e croste nere, il monumento fu restaurato nel 2000 su progetto di Carlo Francini e direzione dei lavori dello stesso e dell'architetto Claudio Cestelli (ditte esecutrici Stefania Agnoletti, Annalena Brini e Maria Ludovica Nicolai per la parte bronzea, Daniela Valentini per la parte lapidea).

La Battaglia di San Martino
Trofeo d'armi

Il generale è raffigurato in piedi, a capo scoperto, con l'uniforme in buona parte celata al di sotto di un ampio mantello, mentre regge con la sinistra la spada e con la destra un rotolo, simboleggiante il regolamento dell'esercito italiano da lui redatto.

Il complesso piedistallo presenta forme gotiche, ed è realizzato in marmo bianco statuario di Seravezza, bianco venato e marmo verde di Prato. Qui sono, sugli angoli, quattro ulteriori fusioni in bronzo raffiguranti la Strategia, la Tattica, la Politica e l'Arte delle fortificazioni (la cui identificazione è tuttavia incerta come già si rileva nella letteratura del tempo, dato che mai furono inserite le iscrizioni con motti che dovevano contrassegnare le singole figure tramite libri aperti posti agli angoli del prisma), tutte di altissima qualità. La loro fonte di ispirazione è la bronzistica rinascimentale, come le Virtù di Donatello nel fonte battesimale del battistero di Siena.

Ai lati sono due bassorilievi, il primo dei quali raffigurante l'Assalto al ridotto tra San Martino e Pozzolengo nella battaglia di Solferino e San Martino del 24 giugno 1859, dove, appunto, con il grado di luogotenente generale e comandante della 2ª Divisione, Manfredo Fanti si era distinto (è tuttavia da notare come nell'articolo de "La Nazione" relativo all'inaugurazione del monumento la scena sia identificata con La battaglia di Confienza del 30 maggio 1859). Nell'altro è una panoplia celebrante le armi dell'esercito italiano.

Le ulteriori due specchiature presentano iscrizioni, l'una a ricordare il personaggio, l'altra la realizzazione dell'opera. Il programma decorativo si completava con una serie di scudi in marmo verde sui quali erano le insegne delle città di Firenze, Torino, Perugia, Ancona, Modena e Carpi (quest'ultima città natale del generale), tutte riconducibili a episodi legati in un qualche modo alla carriera di Manfredo Fanti, ma che oramai risultano del tutto illeggibili per la consunzione della pietra, fatta eccezione dello stemma di Perugia del quale è ancora visibile il grifo.

MANFREDO FANTI
NATO A CARPI IL 25 DI FEBBRAIO 1806
PER AMORE DI LIBERTÀ
ESULE NEL MDCCCXXXI
APPRESE IN SPAGNA
LE ARTI DELLA MILIZIA
E NELLE GUERRE D'ITALIA
GENERALE D'ARMATA
AFFRETTÒ COL VALORE E COL SENNO
L'INDIPENDENZA E L'UNITÀ DELLA PATRIA
MORÌ A FIRENZE IL 5 DI APRILE DEL 1865

L'ESERCITO ITALIANO
COL CONCORSO DI CITTADINI E DI MUNICIPI
PRIMO QUELLO DI FIRENZE
GLI FECE QUESTO MONUMENTO
NEL MDCCCLXXII

  1. ^ ampiamente documentato nel contributo di Bombina Godino citato in bibliografia.
  • Fatti diversi. Il monumento al general Fanti in Firenze, in "La Nazione", 7 giugno 1865;
  • Manifesto per un monumento al generale Fanti, in "La Nazione", 4 luglio 1865;
  • Arturo, Corriere di Firenze: monumentomania, in "Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia", 106, 17 aprile 1866;
  • Federico Carandini, Manfredo Fanti generale d'Armata: sua vita, Verona, Stabilimento G. Civelli, 1872, pp. 483-488;
  • Cronaca della città. Inaugurazione della statua del General Fanti, in "La Nazione", 1/2 aprile 1872;
  • Inaugurazione della statua al generale Manfredo Fanti a Firenze, in "Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia", 92, 2 aprile 1872;
  • Inaugurazione della statua del generale Manfredo Fanti, in "Italia Artistica", 9 aprile 1872;
  • Emilio Burci, Guida artistica della città di Firenze, riveduta e annotata da Pietro Fanfani, Firenze, Tipografia Cenniniana, 1875, p. 139;
  • Iris, Cose d'arte. Le Furie di Atamante nuovo gruppo del professor Pio Fedi. Le sue opere in generale e loro carattere, in "La Nazione", 17 settembre 1880;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 229, n. XV;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 179;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, pp. 206-207;
  • Massimo de Vico Fallani, Giardino di piazza San Marco, in Mario Bencivenni, Massimo de Vico Fallani, Giardini Pubblici a Firenze: dall'Ottocento a oggi, Firenze, Edifr, 1998, pp. 205-207;
  • Elena Marconi, Pio Fedi, in "Artista. Critica dell'arte in Toscana", 2000, pp. 104-137, pp. 126-129;
  • Antonio P. Torresi, Scultori dell'Accademia. Dizionario biografico di maestri, allievi e soci dell'Accademia di Belle Arti a Firenze (1750-1915), Ferrara, Liberty House, 2000, p. 65;
  • Comune di Firenze, Assessorato Cultura-Servizio Belle Arti, Quaderni di restauro. II, a cura di Valerio Cantafio Casamaggi, Carlo Francini, Natale Leuzzi, Firenze, Tip. G. Capponi, 2000, Carlo Francini, pp. 56-59;
  • Circolo Piero Gobetti, Firenze: percorsi risorgimentali, a cura di Silvestra Bietoletti e Adalberto Scarlino, Firenze, Lucio Pugliese Editore, 2005, p. 29;
  • Franco Cesati, Le piazze di Firenze. Storia, arte, folclore e personaggi che hanno reso famosi i duecento palcoscenici storici della città più amata nel mondo, Roma, Newton & Compton editori, 2005, pp. 235, 240;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 306.
  • Bombina Godino, Monumenti celebrativi 'd'italianità' nelle piazze fiorentine (1865-1902): repertorio documentario. I monumenti a Manfredo Fanti di Pio Fedi (1865-1872), a Daniele Manin di Urbano Nono (1890), ai Caduti della Patria (1880-1882), ai Caduti di Mentana di Oreste Calzolari (1889-1902), in "Bollettino della Società di Studi Fiorentini", 2011, 20, pp. 113-120;
  • Anna Mazzanti, L'Unità d'Italia. Testimonianze risorgimentali nei musei e nel territorio della Toscana: una proposta di itinerario, Firenze, Regione Toscana, 2011, p. 53;
  • Claudio Paolini, Monumenti celebrativi nella Firenze postunitaria, Firenze, Polistampa, 2015, pp. 47- 51

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