Museo Giacomo Manzù

Museo Giacomo Manzù
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàArdea
IndirizzoVia Laurentina km. 32
Coordinate41°36′28.91″N 12°32′28.64″E
Caratteristiche
Tipoarte contemporanea
Collezionisculture dell'artista
Periodo storico collezionicontemporaneo
GestioneDirezione regionale Musei Lazio
Visitatori3 867 (2022)
Sito web

Il Museo Giacomo Manzù è un museo statale italiano con sede ad Ardea, aperto nel 1981 e dedicato all'opera dello scultore Giacomo Manzù.

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite la Direzione regionale Musei Lazio.

La Raccolta Manzù fu inizialmente ideata nel 1965[1] dalla moglie Inge Schabel, affiancata in tale realizzazione dal Comitato Amici di Manzù (costituito da Cesare Brandi, Ennio Parelli, Franca Feroli, Alexandre Rosenberg).[2]

Manzù approdò ad Ardea come s vi fosse sempre predestinato. (...) Molto spesso ripeteva: "Come scultore ho scelto il posto giusto". E proprio perché si sentiva a casa sua ha lasciato per testamento di essere sepolto ad Ardea, nel giardino del suo museo, vicino a quella gente semplice e vera che lo ha accolto con discrezione e affetto e che sente privilegio di custodirne le spoglie insieme alla sua grande Arte cui tutto il mondo guarda

(Inge Manzù)[senza fonte]

Il cantiere architettonico ebbe inizio nel marzo 1967, mentre la raccolta venne inaugurata ufficialmente il 22 maggio 1969. Il museo ospita opere donate dall'artista allo stato italiano nel 1979[3] con destinazione specifica alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma che lo aprì ufficialmente al pubblico l'11 aprile 1981[2] alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

La raccolta Manzù, progettata dall'architetto T. Porn, è stato il primo museo in Italia dedicato ad un artista ancora vivente.

Dopo la morte dell'artista, la famiglia, tenendo conto della volontà di Giacomo Manzù di voler restare ad Ardea, chiese il permesso allo Stato di seppellire Giacomo nel parco-giardino del museo. Francesco Cossiga, presidente della Repubblica, autorizzò la famiglia e l'artista fu sepolto il 22 maggio 1992. Il 29 gennaio 2021,per volontà dei figli Giulia e Mileto e dopo una accesa protesta dei cittadini di Ardea, la salma di Manzú è stata rimossa dal sepolcro in cui chiese di essere deposto, fatta cremare e si presume deposta nella residenza privata di colle Manzú.

Il Museo Manzù raccoglie 461 opere che l'artista donò nel 1979 allo stato italiano.[3]

La raccolta include una novantina di sculture - 72 bronzi, due grandi opere in ebano, una scultura in alabastro ed un bassorilievo in stucco, timbri, coni, medaglie, 55 gioielli oltre ad una collezione di 334 opere grafiche, tra disegni, incisioni e bozzetti teatrali.[senza fonte] Fra i temi più interessanti si segnalano quelli legati alla danza, come Passo di danza, e gli insiemi di schizzi, disegni e sculture legate al tema femminile, quali Ballerina, Pattinatrice, Striptease. Bellissimo il grande gruppo degli Amanti in bronzo che rappresenta l'opera principale del “ciclo” degli Amanti, iniziato nel 1965. Il Museo di Manzù ne conserva sette esemplari tutti in bronzo, in cui il nudo femminile viene esaltato e celebrato.

La collezione annovera anche i bassorilievi preparatori per le porte in bronzo del Duomo di Salisburgo e di Rotterdam.

Il giardino che circonda l’edificio ospita alcune sculture come “Nastro”, dall’andamento curvilineo e sinuoso, che nonostante il materiale pesante, appare leggero suggerendo un movimento circolare.

Lo stesso argomento in dettaglio: Giacomo Manzù.

Giacomo Manzoni (nome d’arte Manzù) nasce a Bergamo il 22 dicembre 1908. Si recherà ben presto a Parigi, scegliendo poi quale fissa dimora Milano, dove l'architetto Giovanni Muzio gli affiderà la decorazione della cappella dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. L’opera, che verrà eseguita tra il 1931 ed il 1932, costituirà una tappa importante nel suo percorso creativo. Negli stessi anni partecipa con un’intensa attività espositiva a diverse mostre in Gallerie milanesi e non solo.

Nel 1933 interverrà alla Triennale di Milano presentando una serie di busti, mentre l'anno successivo sarà decisivo nella sua carriera perché parteciperà ad un'importante mostra col pittore Aligi Sassu presso la Galleria "Cometa" di Roma.

Nel 1938 comincerà a scolpire la serie dei Cardinali, fra le opere più note della sua vasta produzione. Il primo Cardinale seduto verrà esposto alla Quadriennale di Roma del 1939 insieme al David, e successivamente acquistato dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Produrrà più di 300 versioni di questo tema, variandole per dimensioni e scelta di materiali o atteggiamento; fra queste il Cardinale seduto resta la figura forse più conosciuta e ammirata dal pubblico.

Del 1939 sono una serie di bassorilievi in bronzo (stiacciato fiorentino), fra cui le Deposizioni e le Crocifissioni per la serie “Cristo nella nostra umanità”, che trattano il tema della morte di Gesù Cristo ma alludono al tempo stesso agli stermini e alle atrocità del regime fascista cui seguirono i tragici eventi della guerra.

L'artista era molto legato alla città dei Rutuli, Ardea, dove visse dal 1964 al 1991 .

Nel 1989, una sua grande scultura in bronzo di sei metri d’altezza fu collocata di fronte alla sede dell'ONU a New York.

  1. ^ Museo Giacomo Manzù, su direzioneregionalemuseilazio.cultura.gov.it. URL consultato il 5 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2023).
  2. ^ a b Raccolta "Giacomo Manzù", su beni-culturali.provincia.roma.it. URL consultato il 5 marzo 2023.
  3. ^ a b Museo Giacomo Manzù, su cultura.gov.it. URL consultato il 5 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2023).

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