Friedrich Nietzsche

Friedrich Wilhelm Nietzsche

Friedrich Wilhelm Nietzsche (AFI: [ˈfʁiːtʁɪç ˈniːtʃə] ascolta oppure [ˈniʧe][1]; Röcken, 15 ottobre 1844Weimar, 25 agosto 1900) è stato un filosofo, filologo, scrittore e poeta tedesco.

Pensatore originale e innovativo, la sua produzione filosofica ha influenzato il mondo culturale occidentale dal Novecento in poi. La sua filosofia rappresenta una rottura nei confronti del passato ed una conseguente apertura a nuovi modi di fare filosofia, caratterizzati dall'uso della prosa letteraria e aforistica[2][3].

La sua opera poliedrica si concentra sulla morale, sull'esistenzialismo e in particolare sulla fede cristiana e sulla sua critica, ai quali valori contrappone ed inneggia al superamento della morale e della metafisica, tanto che la concettuale "morte di Dio" da lui teorizzata sarebbe proprio volta a metaforizzare l'abbandono della religione all'interno della società occidentale.

L'intera filosofia di Nietzsche costituisce uno spartiacque tra la filosofia dell'Ottocento e quella del Novecento: le sue opere iniziali, di stampo schopenhaueriano da un punto di vista filosofico e wagneriano da un punto di vista culturale, sarebbero state superate dalla Gaia scienza, opera simbolo della sua fase illuminista; le opere più famose, invece (quali lo Zarathustra, Al di là del bene e del male e la Genealogia), appartengono alla sua riflessione sul nichilismo e sulla figura dell'oltreuomo.

Dopo una vita trascorsa all'insegna della malattia, il 1889 Nietzsche rimase paralizzato da un ictus, che l'avrebbe portato al deterioramento delle capacità cerebrali[4].

«Egli appartiene a quei pochi pensatori [...] il cui pensiero si confonde con la stessa esistenza.»

Gioventù (1844-1864)

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I genitori di Nietzsche: Carl Ludwig Nietzsche (sinistra) e Franziska Oehler (destra)

Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Röcken, nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844, primogenito di Carl Ludwig Nietzsche, pastore luterano del piccolo villaggio, e Franziska Oehler, figlia anch'ella di un pastore; il contesto famigliare in cui Friedrich nacque era insito generazionalmente nella professione, a volte quasi dogmatica, della religione e della teologia[6][7][8][9][N 1].

Venne battezzato Friedrich Wilhelm dal padre in onore del re di Prussia Federico Guglielmo IV, il quale compiva quarantanove anni proprio quel giorno[10]: il padre era non a caso un fervente monarchico, tanto che rimase scandalizzato quando, pur limitatamente, l'area provinciale di Röcken subì gli effetti della primavera dei popoli nel 1848[11]. Era un pastore di grande cultura, tanto che fu persino precettore presso la corte dei duchi di Altenburg[12]; Friedrich lo avrebbe ricordato come la figura paterna ideale, di carattere dolce e sensibile[13][N 2].

Il 10 luglio 1846 nacque la sorella Elisabeth e nella primavera del 1848 il fratellino Joseph[14]; il 27 luglio 1849 invece, dopo mesi di apatia cerebrale[14][15], morì il padre[16]. Una seguente autopsia avrebbe rivelato che un quarto del suo cervello non riceveva impulsi e non reagiva di conseguenza[17][18]. Si pensa che tale apatia cerebrale fu causata da una caduta che gli arrecò gravi danni cerebrali[19][20].

Nel 1850, la famiglia Nietzsche venne colpita anche dalla precocissima morte di Joseph: possibilmente la sua morte, come affermato dalla madre, fu causata da crampi dolorosissimi ed altre complicanze durante la dentizione[21].

In ogni caso, in seguito a tale disgrazia, la famiglia si trasferì nella vicina Naumburg nell'aprile 1850[22][23], stabilendosi a casa delle zie e della nonna di Friedrich[19]. Ivi il piccolo, che crebbe in un ambiente di sole donne, si sentì indifeso e isolato, date anche le dure condizioni economiche a cui si doveva sottostare in casa[24]. A partire dal 1856 la madre riuscì ad acquistare una casa propria dove la famiglia si trasferì[21], dando inizio ad un lieve benestare economico[25][26].

Studente a Pforta

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Nietzsche nel 1862 a diciotto anni

Nel 1858 Friedrich iniziò a frequentare il ginnasio di Naumburg ma, già distintosi per le sue non comuni doti intellettuali[27][28], ricevette una borsa di studio per proseguire gli studi a Pforta, collegio di fama europea[27][29]: tale borsa di studio costituiva per il giovane una dote finanziaria per i seguenti sei anni di permanenza, motivo per cui la madre lo iscrisse al complesso collegiale[30].

Per Friedrich l'ambiente spartano di Pforta costituiva uno stravolgimento totale della tranquillità covata nel luogo provinciale di Naumburg[31]: questo lo portò a nutrire una nostalgia di casa già durante i primi mesi in collegio per l'educazione severa e intransigente che imperava in quel luogo, salvo poi abituarvisi e adeguarsi[32].

Del giovane Friedrich si ha il ritratto di una persona ligissima al dovere, che soffriva le indiscipline e si dimostrava contenuta, pudica e riservata[33][34]. Ciononostante, per un certo periodo Friedrich tenne un atteggiamento sconsiderato e ribelle, venendo più volte ammonito per le sue lacune scolastiche e disciplinari[35][36][37]. Per un paio di anni rimase solo[38], fino a quando non fece la conoscenza di Wilhelm Pinder, suo coetaneo dotato di ampia cultura con il quale discuteva sovente sul mito greco[39]. Con egli e con un secondo amico, Gustav Krug, redasse per solo un anno un modesto club culturale che chiamò Germania[38][40].

Quando durante le vacanze tornava a casa a Naumburg, soffriva il clima profondamente religioso che vigeva entro le mura domestiche e che egli non poteva soffrire[41]. Ciò diede frutto alle sue prime avversità circa la religione cristiana[42][43], date anche le sue letture di opere razionaliste e scientifiche: esse andavano inevitabilmente ad intaccare, infatti, i precetti religiosi che la madre tentava di impartirgli[44][N 3].

L'ultimo anno Friedrich ebbe modo di maturare due importanti legami: uno con Paul Deussen e un secondo con Carl von Gersdorff[45][46]. Terminò la sua permanenza a Pforta nel 1864 quando presentò il suo lavoro di congedo; andò bene anche nell'orale, e lasciò dunque il collegio: avrebbe in seguito ricordato Pforta come una «maestra severa ma giovevole»[47].

A Bonn e Lipsia (1864-1869)

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L'adesione alla Franconia e la controversia del bordello di Colonia

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La Burschenschaft-Franconia in una foto commemorativa. Nietzsche è in seconda fila, terzo da sinistra, con la mano sulla tempia

Conclusi gli studi, Nietzsche spese con Deussen le cinque settimane di vacanze prima dell'università per poi giungere a Bonn, appunto per l'università[48]: era una città costosa, di fatto la madre poteva mantenere il figlio con soli venti talleri sui trenta effettivamente necessari[49]. L'università di Bonn era rinomata per gli studi umanistici, specialmente per quelli filologici, i quali portarono Nietzsche a lasciare la facoltà di teologia a cui si era iscritto per obbligo materno[50][N 4][N 5].

Affittò un modesto appartamento nel centro della città e, nonostante il suo carattere schivo, decise di unirsi alla Franconia, una federazione studentesca[51][52]. Nei raduni della Franconia, Nietzsche tentò di costruirsi una vita sociale più simile a quella dei suoi coetanei; ma continuava a preferire i momenti di tranquillità e la vita appartata alla quale era abituato sin da Pforta[53][54]. Non a caso, dopo poco tempo la sua pudicizia l'avrebbe portato ad abbandonare la federazione, un ambiente alla fine troppo opposto rispetto alla sua personalità[55].

Secondo Deussen, Nietzsche non era affatto una persona libidica come tutti i membri della Franconia. Addirittura affermò che per Nietzsche si applicavano bene le parole «mulierem nunquam attigit»[56][57][58]. Ma nel febbraio del 1865, Deussen riferisce nelle sue memorie un aneddoto molto particolare dettogli da Nietzsche: gli raccontò che, durante una breve sosta a Colonia, chiese ad un uomo le indicazioni per una locanda. In seguito venne surrettiziamente condotto in una casa di tolleranza, da dove uscì subito con imbarazzo dopo essersi messo a suonare il pianoforte per provare a darsi un contegno[58][59][60].

Quando si seppe che a Nietzsche era stata diagnosticata forse erroneamente la neurosifilide come causa del suo declino cognitivo e fisico dopo il 1888, diversi studiosi pensarono che avesse contratto la malattia da un rapporto sessuale con una prostituta proprio in quel bordello. Riguardo a ciò s'inserirono anche altre teorie ed ipotesi quale l'interpretazione di Joachim Köhler secondo la quale tale malattia venne trasmessa a Nietzsche non al bordello di Colonia, bensì a un bordello omosessuale di Genova, come spiegato nel suo libro Nietzsche. Il segreto di Zarathustra[61]. Su tale aneddoto si sarebbe inoltre introdotta la prospettiva dello scrittore Thomas Mann, il quale avrebbe basato su questo episodio l'intera novella del Dottor Faustus[60][62][63][64].

La vicenda rimane tuttora irrisolta e una pagina controversa per la biografia di Nietzsche, tanto che non esiste una versione univoca: ad esempio, Young riporta che Nietzsche avrebbe solo successivamente visitato case di tolleranza a Lipsia e a Napoli[57]. Un'ulteriore ipotesi (suggellata ad esempio dal filosofo Umberto Galimberti) sostiene che Nietzsche avrebbe contratto la neurosifilide durante i suoi anni liceali a Pforta e, rimasto disgustato, si sarebbe accasciato in stato alterato presso l'entrata della casa chiusa in cui entrò[65].

Allievo di Ritschl e Wagner

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Le due figure più importanti per Nietzsche a Lipsia: Ritschl, professore di filologia, ed il compositore Richard Wagner

Nel 1865, data una disputa accademica tra i due docenti di filologia a Bonn, Otto Jahn e Friedrich Ritschl, al secondo fu proposta la cattedra di filologia classica all'università di Lipsia, e Nietzsche decise di seguire ivi il suo professor Ritschl[66]: il 17 ottobre 1865, lui ed il compagno di studi Hermann Muschake raggiunsero Lipsia e si immatricolarono in università[67][68][N 6].

Nietzsche iniziò a seguire le lezioni di Ritschl a seguito della sua prolusione inaugurale[69], e in questo periodo si imbatté nell'opus magnum di Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, comprandolo dalla libreria di antiquariato sopra la quale aveva stabilito il suo appartamento[68][69][70]. Già immerso in questo clima di otium litteratum che alternava al suo impegno universitario, Nietzsche lesse anche la Storia del materialismo di Friedrich Albert Lange, un filosofo neokantiano i cui temi trattati lo avvicinarono alla scienza e, appunto, al materialismo filosofico[71][N 7].

A Lipsia Nietzsche visse gli anni più felici della sua giovinezza: la salute cagionevole si ristabilizzò, permettendo a Nietzsche di vivere un periodo assolutamente privo di malanni che avevano attanagliato la sua salute a Bonn[69][72]; sul piano relazionale Nietzsche conobbe Erwin Rohde, studente di Ritschl[72][73][74]; e infine, dal punto di vista professionale, Ritschl notò il talento di Nietzsche leggendo un suo breve trattato su Teognide, e pubblicò tale scritto sulla sua rivista filologica[75][76]. Da quel momento in poi, Nietzsche avrebbe sviluppato una profonda amicizia sia con il professore sia con sua moglie Sophie, la quale avrebbe facilitato l'incontro tra Nietzsche e Wagner data la sua amicizia con la sorella del compositore[77].

Nel settembre del 1867, Nietzsche venne richiamato alle armi: dichiarato abile per il servizio[78][79], fu arruolato nel reggimento di artiglieria di stanza a Naumburg[80]. Egli scrisse a Rohde con grande umore riguardo al suo servizio militare, affermando anche che, dopo aver completato i suoi doveri, tornava nelle baracche a studiare assiduamente[80][81]. Ma la quiete si ruppe nel marzo 1868, quando cadde da cavallo durante un'esercitazione, subendo una frattura allo sterno che lo costrinse a letto dieci giorni in convalescenza dal trauma fisico[78]. Prendendo morfina tutti i giorni, iniziò a contemplare un'operazione medica; così Nietzsche si recò a Halle, curò la ferita con lo iodio, e fu definitvamente dichiarato non adatto al servizio di leva[78][82].

Tornato a Lipsia, Nietzsche si fece sempre più interessato alla figura di Richard Wagner. Non si può dire che la conoscenza di Wagner fu "facile": di fatto, il compositore era una figura molto controversa, dati i suoi trascorsi da oppositore politico[83]. Alla fine, l'8 novembre, lo incontrò a casa dell'orientalista Hermann Brockhaus, marito della sorella del compositore[84][85][86]. Anche se inizialmente il rapporto tra i due si limitava alla conoscenza reciproca, Nietzsche cominciò ad essere invitato, a partire dal 1869, presso la villa di Wagner nei pressi di Lucerna, dove avrebbero instaurato una profonda amicizia, fatta di stima reciproca e collaborazione intellettuale[87].

Professore a Basilea (1869-1879)

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Nietzsche a Basilea con Rohde e von Gersdorff a fine 1870 (a sinistra); Franz Camille Overbeck, teologo e strettissimo amico per Nietzsche

Nel 1869, la cattedra di filologia all'università di Basilea divenne vacante[88], e Ritschl si fece avanti per proporre Nietzsche come professore. Egli riferì che egli fosse il suo migliore allievo e, per rasserenare i professori svizzeri che Nietzsche non sarebbe partito per una probabile guerra tra Prussia e Francia, disse falsamente che nutrisse poco interesse circa la questione dell'unità tedesca[89]. In seguito, il 23 marzo l'università di Lipsia concesse a Nietzsche il dottorato basandosi sul suo lavoro per la rivista di Ritschl[90]: divenne dunque professore secondario a Basilea e, l'anno seguente, professore ordinario di filologia[91].

Quando giunse in Svizzera, gli venne richiesto di abbandonare la cittadinanza prussiana a favore di quella svizzera, cosicché non venisse richiamato nuovamente per il servizio militare[92]. In verità non acquisì la cittadinanza svizzera, restando a tutti gli effetti apolide: lo sarebbe rimasto per il resto della sua vita[92][93].

Tra il 19 e il 20 aprile raggiunse la città elvetica dopo il viaggio in treno[94][95], rimanendo meravigliato, come testimoniava scrivendo alla madre, dall'ambiente medievale della città[96]; si appartò presso la pensione da lui prenotata e il 28 maggio tenne la sua prolusione d'insediamento sul tema Omero e la filologia classica[97][98].

A Basilea ebbe modo di conoscere lo storico Burckhardt[99] e il teologo Overbeck[99][100]. Burckhardt gli avrebbe trasmesso la duratura passione per l'Italia e per il Rinascimento: d'altronde, fu lui a scrivere La civiltà del Rinascimento in Italia, un'opera storica fondamentale per la storiografia dell'Ottocento circa l'epoca rinascimentale[101][102]. Da parte sua Overbeck sarebbe diventato l'amico più fedele di Nietzsche; l'avrebbe addirittura salvato quando, nel 1889, subì a Torino il suo crollo psichico[103]. Altrettanto fortunato non fu il legame con Burckhardt secondo ciò che Heinrich Köselitz, profondo conoscente di Nietzsche, descriveva come l'atteggiamento altezzoso dello storico, che celava in realtà un'invidia nei confronti di Nietzsche e del suo successo accademico[104].

Ma durante il periodo tra il 1870 al 1871, Nietzsche iniziò a dubitare il suo ruolo come professore di filologia, preferendo in tutto e per tutto la filosofia. In questi anni nei quali Nietzsche si sentiva oppresso dal suo ruolo accademico[105], trovò conforto nelle frequentazioni con Wagner presso Tribschen, località vicina al lago dei Quattro Cantoni e prossima al centro di Lucerna[105]. Il compositore riuscì ad acquistare, grazie al generoso prestito del re di Baviera Ludovico, una villa in stile rococò, dove si era stabilito già dal 1866[105][106]. Entrando in contatto con la cultura respirata dai Wagner e con le questioni di estetica e musica, Nietzsche appunto si distaccò progressivamente dalla filologia per vertere decisamente sulla filosofia[107].

La parentesi bellica e la Nascita della tragedia

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Friedrich Nietzsche nel 1872

Nietzsche stava iniziando a lavorare alla sua prima opera, la Nascita della tragedia, quando il 19 luglio 1870 scoppiò la guerra franco-prussiana giuntagli la notizia di una sconfitta prussiana a Wörth, decise di arruolarsi[N 8]: venne inquadrato nel pronto soccorso dell'esercito prussiano, poiché le autorità svizzere non gli avrebbero permesso di combattere nell'esercito, vista la neutralità della Svizzera[108][109][110]. Venne addestrato a Erlangen per soli dieci giorni e, successivamente, il 23 agosto, fu inviato al fronte bellico proprio a Wörth[111].

Stando in varie località delle retrovie prussiane (la citata Wörth, Haguenau, Luneville, Nancy) fino al fronte vero e proprio (ad Ars sur Moselle, vicino a Metz), Nietzsche lavorò incessantemente tre giorni e tre notti a curare i feriti, fino a contrarre un principio di difterite e dissenteria; venne dunque rimpatriato e, dopo una settimana di cure a Erlangen, passò la sua convalescenza a Naumburg fino al 22 ottobre[112][113].

Dopo essere tornato a Basilea dal breve servizio militare, tuttavia, osservò con scetticismo la creazione del Reich tedesco per opera del cancelliere Bismarck, di cui fu precedentemente un grande sostenitore[114][115][116][N 9]. Invece, soffrì nuovamente dei suoi problemi di salute e gli fu concesso un periodo di malattia[117]. La sorella, che giunse da Naumburg per stare insieme a lui, lo portò a Lugano, dove incontrarono Giuseppe Mazzini[117][118].

Mentre era a Lugano (e quando sarebbe ritornato a Basilea nell'aprile 1871), Nietzsche riprese assiduamente a lavorare sulla sua opera: la Nascita della tragedia dallo spirito della musica. Ciò che doveva porsi come un'opera filologica era in verità uno scritto di attualità, riflettendo le mode culturali tedesche ed europee e paragonandole con la cultura presocratica; peccava, tecnicamente, della metodologia richiesta per uno scritto di filologia[119].

Nietzsche maturò un grande interesse circa i temi della tragedia greca, manifestandolo già a partire dall'anno scorso quando, il 18 gennaio e il 1º febbraio condusse due conferenze universitarie a riguardo[120]: la prima sul Dramma musicale greco e la seconda su Socrate e la tragedia, ambedue caratterizzate da una marcata distanza dai metodi della filologia storicista, disciplina verso cui Nietzsche si espresse definendola «mille miglia lontano dalla grecità»[121].

A fine dicembre 1871 la Nascita della tragedia venne pubblicata in Germania e Svizzera, e sin da subito l'opera suscitò da una parte l'ammirazione di Wagner e dei wagneriani, e dall'altra lo scandalo del mondo accademico tedesco, il quale non tollerò la mancanza di metodologia che caratterizzò lo scritto[122][123][124][125]. Infine, il professor Ritschl, rimasto profondamente deluso dal lavoro del suo pupillo, scrisse una lettera infuriata al rettore di Basilea, criticando duramente Nietzsche e i suoi metodi e asserendo che quello di Nietzsche era un «triste capitolo»[126].

La rottura con Wagner

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Nietzsche nel 1875

Nel 1873, Nietzsche scrisse la sua prima Considerazione inattuale: David Strauss, l'uomo di fede e lo scrittore[127], seguita da quella Sull'utilità e il danno della storia per la vita e, infine, da Schopenhauer come educatore e Richard Wagner a Bayreuth[128]. Si aggiungono anche gli scritti La filosofia nell'epoca tragica dei Greci e Su verità e menzogna in senso extramorale, i quali precisavano per Nietzsche le sue future ambizioni filosofiche[128], le quali proprio nel periodo che va dal 1873 al 1876 si espansero con il suo avvicinamento alle scienze[129].

Frattanto iniziò a conoscere personalmente uno dei suoi studenti di Basilea, il quale gli si era rivelato interessante: Paul Rée, uno studioso di filosofia tedesco di origini ebraiche[129][130]. Ciononostante, non riuscì a proseguire regolarmente la conoscenza di Rée a causa di un improvviso crollo della vista, causato probabilmente da una sua acutissima miopia[129]. Tale evento scatenò la preoccupazione di Wagner, il quale temeva di poter perdere il suo più "fedele seguace"[131]. L'agitazione di Wagner era causata anche dal dubbioso andamento circa la preparazione per il festival, tanto che chiese a Nietzsche di scrivere una lettera aperta per convincere quante più persone possibili a finanziare l'impresa[132]. L'intervento del re Luigi II si rivelò indispensabile: versò importanti contributi finanziari per l'impresa, che riuscì a salvarsi in questo modo[132].

Dopo il Natale del 1874, venne colpito da un ennesimo malanno, che gli impedì di presentarsi a Basilea in facoltà, dove comunque si recava sempre più di rado, ma soprattutto non poté essere presente ai preparativi per il festival in estate[133].

Per queste ragioni lo scrittore e critico letterario Massimo Fini, interessatosi recentemente di Nietzsche e avendone curato una biografia, scrive che[133]:

«Da questo momento quella di Nietzsche diventa la biografia di una malattia. [...] Non c'era viaggio, emozione, stress per quanto blando, che non gli procurasse questi attacchi feroci. Ciò aumentò la sua tendenza a isolarsi. Era cominciata la sua "via crucis".»

La prima dell'Anello del Nibelungo a Bayreuth, 1876

A marzo 1876, cominciò a lavorare alla sua quarta Inattuale: Richard Wagner a Bayreuth[134]. Tale opera doveva essere intesa come l'incipit culturale del festival di Bayreuth, il quale si avviava ormai sempre più al suo debutto, ma lo sgomento di Nietzsche non passava certo inosservato: lo si leggeva soprattutto da tale scritto, condensato di ambiguità e sottigliezze, che fecero dubitare e preoccupare addirittura il ricevente, ossia Wagner[135][136].

L'opera venne pubblicata a luglio in un clima di euforia per il festival, ma il clima così trepidante non coinvolgeva affatto Nietzsche, che anzi visse l'attesa con nervosismo e pena[137]. Giunse da Basilea a Bayreuth fermandosi per Heidelberg, colmo di malanni[138]; a fine agosto prese a cominciare il festival: Nietzsche dovette allontanarsi, tuttavia, a causa degli acutissimi attacchi di cecità che lo colpivano[138].

Dovette soggiornare a casa della Meysenbug, di cui era intanto diventato un profondo amico, mentre al festival convenivano le alte classi culturali, e doveva essere il grande evento culturale della Germania unita e dell'Europa avviata verso una pace duratura; Nietzsche ne rimase distaccato, inorridito[139]. Fu la fine della sua amicizia con Wagner, nonché della fase wagneriana del suo pensiero, ora pendente per l'illuminismo: dopo la rottura con Wagner, Nietzsche si imbatté nelle opere di moralisti francesi quali Montaigne, Pascal e La Rochefoucauld e di Voltaire[140].

Il viaggio a Sorrento e la fine dell'esperienza universitaria

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Nel 1876 a Nietzsche fu concesso un anno in malattia date le tremende condizioni in cui versarono nuovamente i suoi occhi[141]. Ciononostante, la Meysenbug (intuendo probabilmente il bisogno di riposo da lui avvertito) invitò egli a Sorrento presso la villa che aveva affittato per l'occasione, e Nietzsche impose come suo accompagnatore Paul Rée, oramai diventato suo amico «incomparabile»[142] nonché colui che gli leggeva le lettere a voce alta a causa sempre della sua pessima vista[141].

Dunque presero il treno da Ginevra e, dopo una sosta a Genova e una a Napoli, raggiunsero la Meysenbug a Sorrento[143]. Stettero ivi mentre vi soggiornava anche Wagner con Cosima, creando per Nietzsche un certo imbarazzo[144]. Ciononostante, fu Wagner ad invitarlo presso la sua villa: nonostante il calvario finanziario che era stato il festival di Bayreuth, tanto che il compositore dubitava si potesse celebrare la seconda edizione, era di buon umore, e parlava con Nietzsche come se tra loro due nulla fosse accaduto[143][145]; tuttavia egli non era interessato più all'amicizia con Wagner, e fu l'ultima volta che si videro[145].

Quando tornò a Basilea, iniziò a riconsiderare il suo incarico universitario; in effetti, Nietzsche era ridotto ad uno stato di salute precario, specialmente agli occhi: non poteva scrivere o leggere per più di un'ora e mezza che veniva preso di soprassalto da violente emicranie. Dunque elaborò il metodo di scrittura che sarebbe divenuto caratteristico: quello degli aforismi. Passeggiava in solitudine per diverse ore, riordinando i pensieri e annotandoli fugacemente nel suo taccuino per poi rielaborarli di getto. Era l'unico modo con cui poteva scrivere senza essere preda di malanni[146]. In ogni caso, Nietzsche viveva i dubbi sul suo incarico con ripensamenti continui, indecisioni, ma alla fine decise di rimanere in ateneo[147].

Dal gennaio del 1879, riprese faticosamente le lezioni a Basilea, ma i malanni lo portarono a disdire tutte le lezioni di lì a poco[148]. Dopo quattro mesi passati in convalescenza, a maggio spedì una lettera al presidente del comitato universitario di Basilea, nel quale gli spiegava che la sua salute aveva raggiunto un punto tale da non potergli più permettere l'insegnamento[149]. A giugno uscì dall'università in cui rimase per dieci anni, coperto finanziariamente con una pensione, garantita proprio dall'università, di mille franchi integrati da altri duemila, in riconoscimento al modo eccellente nel quale condusse l'insegnamento[149][150].

Periodo di viaggi e solitudine (1879-1888)

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Umano, troppo umano e la delusione relazionale con Lou von Salomé

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Nietzsche, Rée e la Salomé nel 1882

Intanto, con tutte le difficoltà relative alla scrittura patite da Nietzsche, pubblicò il manoscritto Umano, troppo umano a maggio del 1878[151][152]. Di matrice filosofica e psicologica, Umano, troppo umano siglava la fine della fase tragica di Nietzsche, e l'apertura al metodo critico, razionale, genealogico che contraddistinse il suo pensiero maturo[151]. Nietzsche ne spedì una copia ai Wagner, suscitando in essi grande scandalo[153]. E Wagner ruppe il silenzio: scrisse sulla rivista da lui redatta (Bayreuth Blätter) un articolo, Pubblico e popolarità, nel quale attaccava i contenuti dello scritto di Nietzsche[154][155].

Giunta l'estate, Nietzsche si recò a Wiesen e da lì a Saint-Moritz, dove si perpetrarono nuovamente i malanni; ripresosi in modo discreto, poté proseguire i suoi viaggi alla volta di Riva[156]. Ivi si recò accompagnato da Köselitz, il quale era anche solito scrivere sotto dettatura di Nietzsche, sempre a causa della sua pessima vista[157]. In seguito, i primi del 1880, i due si mossero per Venezia, dove Nietzsche iniziò a dettare a Köselitz una parte dello scritto Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali[158][159]. Alla fine Nietzsche lo completò a Genova[160]. Sempre a Genova, nel 1881, Nietzsche assistette alla Carmen di Bizet, la quale lo spinse a riprendere il lavoro filosofico: così abbozzò la Gaia scienza, che avrebbe concluso nel 1882[161].

Durante la sua breve permanenza a Messina (dove si era recato da Genova), Nietzsche cominciò a ricevere dalla Meysenbug e da Rée delle particolari lettere, le quali alludevano a «una ragazza singolare ... straordinaria»[162]: si trattava di Lou von Salomé, una giovane russa espatriata dal regime zarista e dunque in viaggio d'istruzione per l'Europa[163][N 10]. Rée scrisse a Nietzsche, senza mezzi termini, che lui e la Salomé volevano coinvolgerlo in un ménage à trois culturale[164]. Così, a Pasqua del 1882, Nietzsche giunse a Roma, dove soggiornavano Rée e la Salomé, incontrandoli in Piazza San Pietro[164]. Nietzsche subito si invaghì della ragazza, e le fece una tempestiva proposta di matrimonio che lei gentilmente rifiutò[165][166]. Tentò una seconda volta, dopo poco, a Lucerna, dove ottenne un altro rifiuto[167][168]. L'esperienza di convivio culturale tra i tre svanì: dopo diversi viaggi assieme, i rapporti tra Nietzsche e Rée, anch'egli invaghito di Lou, si sfaldarono[168].

In seguito alle due delusioni relazionali subite, Nietzsche cominciò a vedere nella formulazione della sua filosofia l'unica sua salvezza psicologica, e così, in dieci giorni, scrisse la prima parte di Così parlò Zarathustra e proseguì alacremente le restanti lungo il gennaio del 1883[169]. A febbraio, mentre soggiornava a Genova, apprese la morte di Wagner, avvenuta il giorno prima a Venezia, dal giornale locale Il Caffaro[170][171]: tale notizia atterrì Nietzsche, il quale si sentì maggiormente il bisogno di scrivere il suo Zarathustra (portato a termine nel 1885)[172]. Infine, ruppe i rapporti con la sorella, con cui aveva subìto un acceso alterco circa il carteggio con Lou, disapprovato proprio da ella[173]. Per la prima volta, Nietzsche si ritrovò solo[174].

I costanti viaggi

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La casa nizzarda di Nietzsche (a sinistra) e quella di Sils (a destra)

Dopo tali eventi, Nietzsche tentò di migliorare la sua situazione lasciando Genova per Nizza, dove sperava di trovare un clima più stabile per la sua cagionevolissima salute[174]. Ivi soggiornò lungo tutto l'inverno del 1883 presso la Pension de Genève[172], dove sarebbe ritornato sovente anche come cliente abituale[175], come ad esempio da novembre ad aprile dell'anno seguente[176].

Oltre a Nizza, dove pernottava per l'inverno, Nietzsche si recava anche a Sils Maria, in Alta Engadina, d'estate: riusciva a lavorare incessantemente, ottenendo l'ispirazione dalle sue lunghissime passeggiate attorno al lago di Silvaplana[177]. Di fatto, trascorse l'intero anno viaggiando tra Nizza e Sils concentrandosi sul completare lo Zarathustra, concludendolo infine a gennaio del 1885[178]. L'opera fu pubblicata a spese di Nietzsche stesso, il quale infatti si rifiutò di farla pubblicare dal suo editore di fiducia scoprendo del suo antisemitismo, un'ideologia che, come il nazionalismo, Nietzsche dispregiava[178][179]. E non a caso, guardò con disapprovazione il matrimonio della sorella Elisabeth con Bernhard Förster, alquanto noto agitatore antisemita[180]. Quando i due coniugi partirono alla volta del Paraguay, dove Förster aveva stabilito una piccola colonia, non versò alcun contributo finanziario per il mantenimento di tale colonia (come altri membri della famiglia fecero)[181].

Probabilmente Nietzsche viveva al limite delle sue ristrette possibilità finanziarie (d'altronde l'unico suo introito proveniva dalla pensione garantitagli dall'ateneo basileese), ma comunque era estremamente attento alle sue finanze[182], tanto che riuscì a pubblicare lo Zarathustra solo grazie a un prestito dell'amico Overbeck[178].

In questo periodo è datato un ritorno di Nietzsche in Germania, a seguito di un pessimo soggiorno veneziano nel quale tentò di scrivere Al di là del bene e del male, ma riscontrando nuovamente i dolori agli occhi[183]. Il ritorno in Germania fu vissuto con particolare sofferenza da Nietzsche, data la sua incompatibilità con l'ambiente ed il mondo culturale tedeschi. In ogni caso, si recò a Lipsia per trattare con dei nuovi editori[184][185], ma soprattutto per ricongiungersi con Erwin Rohde, al quale venne assegnata in quell'anno la cattedra di filologia dell'università e al quale Nietzsche scrisse una lettera pregna di nostalgia per il loro sodalizio giovanile, nato proprio a Lipsia a distanza di oltre vent'anni[183][186].

Durante l'inverno del 1886, dopo aver completato Al di là del bene e del male, scoprì l'opera di Dostoevskij, la quale lo colpì particolarmente: dopo aver comprato le Memorie dal sottosuolo, romanzo dello scrittore russo, da una libreria nizzarda, cominciò letture onnivore: figurano Renan, Hugo, Zola[187]. Durante la primavera del 1887, scrisse la Genealogia della morale che, una volta completata, dovette di nuovo pubblicare a spese sue[188]; dopo un anno di alternanza tra Nizza e Sils, l'amico Köselitz gli raccomandò di recarsi a Torino e Nietzsche, fidandosi di egli, partì alla volta della città sabauda[189].

La breve esperienza di Torino (1888-1889)

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Il soggiorno e le opere torinesi

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Targa commemorativa posta per il centenario della nascita di Nietzsche (Torino, Piazza Carignano)

Partendo da Nizza, il 5 aprile del 1888 Nietzsche giunse a Torino, e rincasò nella casa affittata dinnanzi a Piazza Carlo Alberto[190][191][192]. Durante il suo soggiorno, ricevette una lettera da Georg Brandes, professore di filosofia a Copenaghen, il quale, ammirandone il pensiero, aveva cominciato una sessione di lezioni incentrate su di lui, riscuotendo peraltro un discreto successo[193][194][195]. E tale notizia lo rallegrò, sapendo anche che le sue precedenti opere (Al di là del bene e del male, Genealogia della morale) avevano subìto il solito fallimento editoriale[194]. La vita torinese gli ispirava la scrittura: sono datate al periodo torinese le opere Il caso Wagner, Il crepuscolo degli idoli, Nietzsche contra Wagner, L'Anticristo ed Ecce homo[196].

Durante l'estate, tuttavia, fece sosta a Sils, ove completò il Caso Wagner, per poi tornare in Torino a settembre[197]. Per quanto riguarda l'opera autobiografica Ecce homo, Nietzsche ne cominciò la stesura il giorno del suo quarantaquattresimo compleanno (il 15 ottobre 1888), completando infine l'opera a novembre per mandarla al suo nuovo editore (Naumann) a Lipsia il 6 novembre[198]. Intanto, Il caso Wagner aveva suscitato l'indignazione dei circoli wagneriani tedeschi e Richard Pohl, eminente wagneriano, emanò un pamphlet nel quale criticava apertamente Nietzsche (il titolo del breve saggio era infatti: Il caso Nietzsche). Addirittura Malwa von Meysenbug gli scrisse con severità circa tale trattato[199]. Nietzsche replicò con il breve saggio Nietzsche contra Wagner, nel quale stilò dodici punti di critica indirizzati contro Wagner e i wagneriani[200].

Durante questo periodo, Nietzsche si interessò anche di politica: dopo il Natale del 1888, scrisse a Overbeck una serie di lettere, nelle quali inneggiava ad una lega anti-tedesca e criticava Bismarck[201][202]. Overbeck, tuttavia, vide queste lettere ed il loro tono enfatico, esagerato come semplice umorismo[202].  

Il crollo psichico

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Possibilmente, è datato al 3 gennaio 1889 il crollo psichico di Nietzsche: mentre passeggiava per via Po (anche se altre fonti attestano che fosse presso Piazza Carignano o Piazza Carlo Alberto), vide un cavallo fustigato dal cocchiere: accorse per l'animale, baciandolo, per poi crollare in preda a spasmi[203][204]. Ciononostante, tale versione dei fatti è probabilmente romanzata: il filosofo e giornalista Anacleto Verrecchia riporta che i maggiori testimoni di tale evento (in primo luogo Overbeck e la sorella Elisabeth) sostengano che Nietzsche fosse semplicemente caduto per strada[205]. In ogni caso, venne riportato presso all'appartamento di Piazza Carlo Alberto dal suo affittuario, dove rimase per due giorni[203].

A partire dal 5 gennaio, alcuni suoi precedenti conoscenti cominciarono a ricevere da parte sua delle lettere di carattere stravagante: il primo fu Burckhardt[206]. Egli riferì a Overbeck della lettera, e lo stesso ricevette il giorno seguente una lettera da parte di Nietzsche. Si precipitò quindi a Torino per riportare Nietzsche, in preda alla pazzia, a Basilea. Nei primi giorni di gennaio, infatti, Nietzsche aveva scritto diverse lettere (denominate dai critici come biglietti della follia) a suoi conoscenti (figurano Paul Deussen, Brandes, Rohde e Cosima Wagner) e anche a figure di spicco, quali il cardinale Tindaro, segretario della Santa Sede, Jan Matejko e Umberto I d'Italia[203][207]. In particolare, ciò che colpiva Overbeck era, oltre al tono iperbolico delle missive, tipico della produzione aforistica di Nietzsche, il mutamento radicale della sua calligrafia[207].

Gli ultimi anni e la morte (1889-1900)

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Nietzsche in stato catatonico con la sorella nel 1899, un anno prima della sua morte

Le autorità sabaude acconsentirono a Overbeck di partire per Basilea con Nietzsche e, dopo il viaggio, fu internato presso l'ospedale psichiatrico di Basilea[208][209]: Nietzsche soffriva di attacchi di collera e continui deliri, placati solo mediante l'uso abbondante di tranquillanti, e la condizione non sembrò migliorare[208]. In seguito, la madre Franziska intervenne, decidendo di trasferirlo presso una clinica di Jena gestita dal medico Otto Binswanger[208]. In seguito, la madre decise di prendersene carico, riportandolo presso Naumburg e accudendolo egli stessa: era l'unica persona che Nietzsche riconosceva e con cui parlava[208].

Nel 1892, intanto, l'impresa paraguayana di Berhnard Förster fallì; dopo il suicidio di questi, Elisabeth tornò in Germania, e si prodigiò sin da subito per mantenere la produzione del fratello: raccolse e riordinò tutti i suoi scritti, contrattandone anche i diritti d'autore, e cominciò a raccogliere fondi per ospitare tali opere in un archivio apposito (il futuro Nietzsche-Archiv), dato il fatto che in Europa si iniziò gradualmente a riscoprire gli scritti di Nietzsche, contribuendone alla fama[210]. Elisabeth, per realizzare questo progetto, chiamò a sé Köselitz ed un giovanissimo Rudolf Steiner, che però abbandonò i suoi intenti, tacciando Elisabeth di essere inetta circa il pensiero del fratello[211]. Intanto, aveva affittato una villa a Weimar, ove inaugurò nel 1894 il Nietzsche-Archiv (la cui prima sede fu Naumburg)[210].

Dato l'estremo successo del fratello, conosciuto ormai in tutta Europa per la riscoperta delle sue opere, Elisabeth iniziò ad approfittare di tale fama adoperando dei cambiamenti alle opere del fratello, di cui era in possesso in quanto proprietaria dell'archivio nietzscheano. Il mito circa tale revisione vorrebbe sostenere che Elisabeth abbia aggiunto dei passi vicini alle sue idee politiche nazionaliste ed antisemite; ma fu con la revisione di Colli e Montinari nella seconda metà del Novecento che si accertò che semplicemente omise o censurò alcuni passaggi in cui Nietzsche si mostrava esageratamente critico circa la religione cristiana e la propria famiglia[212]. Overbeck, rimasto sempre fedele a Nietzsche, criticò i metodi di Elisabeth, e si rifiutò di prendere parte al Nietzsche-Archiv[212].

Nietzsche passò l'undicennio dal 1889 al 1900 in uno stato di catatonia totale: veniva spostato mediante una sedia a rotelle, senza la capacità di parlare e senza capacità di intendere[212]. Spirò l'ultimo respiro, infine, a mezzogiorno del 25 agosto 1900, all'alba del nuovo secolo che avrebbe coronato la sua fama e la sua fortuna[212][213].

L'esegesi di Nietzsche

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La fortuna letteraria

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«Quando si vede che sul frontespizio di alcune edizioni cinquecentesche di Niccolò Machiavelli [...] il nome dell'autore è cancellato per mano ignota [...] viene in mente Friedrich Nietzsche, e quanto devono attendersi dalla giustizia dei posteri tutti coloro che parlano al loro presente con vera durezza.»

Verso gli ultimi anni della sua vita (per precisione prima della breve esperienza torinese), Nietzsche iniziò già ad acquistare un certo eco in Europa[215], non tanto presso gli accademici della filosofia[215], quanto presso i letterati[216]. Suscitò particolare attenzione anche tra i medici (seppur in misura minore rispetto alle arti letterarie), i quali indagarono molto circa il crollo subìto da Nietzsche[217]; tra questi anche il neurologo Paul Julius Möbius che, come scrive Vattimo, riconobbe «in tutti i libri pubblicati da Nietzsche il marchio della follia»[218][N 11].

Tuttavia, sino a quella data, in Germania Nietzsche era praticamente sconosciuto, tolta la breve notorietà che ottenne con La nascita della tragedia[219]. In seguito, appunto, si ebbe l'inizio degli studi incentrati su Nietzsche. La sua fama, accademicamente fornita da Georg Brandes[N 12], era sempre diretta verso una sua interpretazione letteraria[220].

Come per esempio afferma Thomas Mann, autore che riuscì nell'intento di traslare la filosofia di Nietzsche su un piano letterario[221], Nietzsche fu usato da una generazione di scrittori come base letteraria e come modello di letteratura quasi alla pari di Goethe[221]. Infatti lo stesso Mann fu un profondo conoscitore del pensiero nietzscheano, basandovi molte sue opere[64].

La ricezione nell'ambito della filosofia

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Martin Heidegger, autore del trattato filosofico Nietzsche: (DE) Martin Heidegger, Nietzsche, due volumi, Pfullingen, Neske, 1961, SBN SBL0191083.

Per quanto riguarda l'interpretazione e la decifrazione dei testi nietzscheani, il pensiero di Nietzsche, subì dapprima una serie di attacchi (databili a inizio Novecento) da parte del critico ed esegeta Eduard von Hartmann, una figura di spicco per la filosofia accademica, il quale criticò la filosofia nietzscheana per la sua amoralità e per la sua "personalità"[222].

Ciononostante, nel corso del tempo s'inserirono le ipotesi più variegate. Nel corso del Novecento si sarebbe dato molto credito alla lettura che fece Karl Jaspers, la quale argomenta il pensiero di Nietzsche come un'anticipazione dell'esistenzialismo, teorico della crisi della coscienza europea e, inoltre, sostiene anche un legame filosofico tra Nietzsche e Kierkegaard, di cui già Karl Löwith aveva parlato[223]. Fu per altro sempre Jaspers a rinvigorire il dibattito filosofico sul legame tra Nietzsche e cristianesimo con il trattato Nietzsche und das Christentum (Nietzsche e il cristianesimo) del 1946[224].

La preoccupazione più grande per gli esegeti di Nietzsche (soprattutto Colli e Montinari) fu, immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, scindere il pensiero di Nietzsche dall'appropriazione che ne era stata fatta in Germania dal regime nazista e in Italia da quello fascista[63].

Gli interventi che Colli e Montinari apportarono a Nietzsche non furono solamente di calibro linguistico: vi furono di fatto anche (se non soprattutto) interventi critici, grazie ai quali il pensiero di Nietzsche si liberò dalla controversa fama di essere stato il pensiero filosofico del nazionalsocialismo[63]. Non a caso, Nietzsche riscosse, a partire dalla seconda metà del XX secolo, un'enorme interesse in Europa: in Francia si ebbe prima nei circoli letterari (Georges Bataille, Sartre, Camus) e poi nella disciplina filosofica (specialmente in Gilles Deleuze)[225]; si ebbe anche in Italia (dove si consumò lo studio critico Colli-Montinari) e, oltre il continente europeo, negli Stati Uniti[226].

Così, l'esegesi di Nietzsche riacquisì auge, prima con Eugen Fink e poi con Martin Heidegger[225]. Fink (come avrebbe poi affermato anche Deleuze) sostiene che la novità del pensiero nietzscheano è insita nel suo tentativo di uscire dall'approccio metafisico che aveva caratterizzato la filosofia fino al suo tempo[225][227]. Tale tendenza influenza, parallelamente, gli studi italiani, i cui critici cominciano ad assorbire i concetti che vedono Nietzsche come "antimetafisico"[228], specialmente Ferruccio Masini, il quale rintraccia nel pensiero nietzscheano una dialettica del nichilismo[229].

In Italia lo studio critico su Nietzsche fu rinvigorito dapprima da Gianni Vattimo e poi da Massimo Cacciari, i quali analizzarono in particolare il relativismo con cui Nietzsche spiegò la crisi dei valori e la fine del razionalismo culturale[230][231]; in Germania, invece, fu ripreso da autori quali Heidegger, Gadamer e Wolfgang Müller-Lauter[230].

Tuttora, gli studi nietzscheani si orientano secondo una decisiva prescrizione di Heidegger, che nel 1961 mise per scritto un ciclo di conferenze universitarie tenute su Nietzsche tra il 1936 e il 1946 sotto il titolo di Nietzsche[232], un saggio divulgativo circa il suo pensiero edito a Pfullingen e suddiviso in due volumi[233].

Il filosofo Bertrand Russell giudicò la vita Nietzsche come «semplice», aggiungendo che la «sua salute non fu mai buona», e descrisse il suo pensiero come relegato principalmente all'etica, dal momento che è quella, come scrive, «la parte dei suoi scritti da cui trasse origine la sua influenza»[234]. Ciononostante, già tra i suoi contemporanei si etichettò tale giudizio come limitato; piuttosto, Massarenti descrive il pensiero di Nietzsche come "inattuale", dato che, per molti aspetti, esemplificò l'Europa del secolo in cui visse e persino gli eventi storici avvenire[235].

Come scrive Colli, la filosofia di Nietzsche differisce profondamente dai pensieri di suoi grandi predecessori (Kant, Hegel, Schopenhauer) a causa della sua asistematicità: il pensiero nietzschiano (e questa è una novità nell'ambito della filosofia occidentale) si pone come opposto ed anche critico delle filosofie sistematiche[236]. Da questa scelta deriva la complessità del pensiero nietzschiano, che si fa infatti ancora più criptico da decifrare, anche se sempre Colli scrive che «Nietzsche non ha bisogno di interpreti. Di se stesso e delle sue idee ha parlato lui quanto basta, e nel modo più limpido»[237][N 13]. Infatti il pensiero di Nietzsche è complesso proprio per la sua fluidità, che costringono i suoi scritti ad essere sottoposti a costanti riletture[238]. Esso, insomma, si prefigge di demolire l'insieme di valori e codici che, nel contesto della modernità, ha rivelato le sue crepe, le sue illogicità[239], e risulta dunque impossibile attuare o perseverare in tale modernità[240].

L'esordio controverso

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Il valore dell'arte e della storia per l'uomo

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Nietzsche, pur abbandonando la visione filosofica dell'artista, avrebbe sempre menzionato l'arte ed il suo valore psicologico-catartico nei suoi scritti, anche più tardivi.[241][242][243] Si sarebbe anche occupato in maniera speculativa di estetica, asserendo come conseguenza che l'arte degenera quando degenera l'uomo, quando esso si fa malato.[244]

Di fatto egli «si fa promotore di una giustificazione estetica dell'esistenza: l'esistenza e il mondo sono eternamente giustificabili solo come fenomeni estetici; è l'arte che ci consola e ci salva dall'assurdità dell'esistenza. L'arte ha salvato l'uomo greco, e grazie all'arte egli ha salvato la propria vita».[245]

Non a caso, gli intenti provocatori della Nascita della tragedia sono giustificati dal suo scopo: analizzare le cause del deterioramento artistico, e di conseguenza spirituale, della società occidentale. Ciò spiega infatti perché Wilamowitz[246], Ritschl[247] e in generale l'ambiente accademico specializzato bollò l'opera di Nietzsche come peccante del necessario rigore disciplinario.[248]

Inoltre si fa anche critico dell'art pour l'art, un movimento artistico tipicamente francese sorto come risposta all'impressionismo. Esso viveva l'arte come insensatezza, assenza di fine ultimo e soprattutto assenza di fine estetico, artistico. Tale atteggiamento è aspramente criticato da parte di Nietzsche.[249]

Lo stesso atteggiamento è perseverato da Nietzsche circa lo storicismo, una branca filosofica tipicamente ottocentesca. Infatti, la critica di Nietzsche verso tale disciplina si articola come critica all'atteggiamento per cui si agisce nei confronti della storia.[250]

La seconda Inattuale, di fatto, esprime la criticità del filosofo nei confronti della storia resa monumento, resa osanna e baluardo ma, al tempo stesso, resa la testimonianza vuota di un'epoca. L'Ottocento è per Nietzsche epoca inutile, trattata come un museo per gli incuriositi.[251][252]

In generale, le Inattuali di Nietzsche erano intese come un attacco alla cultura tedesca: da David Strauss[253] allo storicismo, dal plauso a Schopenhauer fino ai primi scetticismi su Wagner. Ma la seconda Inattuale «criticava un'erudizione storica inutile che finiva per trasformarsi in un macigno per la vita e lo sviluppo dei popoli.»[254]

La musica nella fase tragica

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Secondo il Nietzsche della fase tragica, la musica è da interpretarsi come un residuo di tale cultura: nella tragedia, la musica rivestiva una componente dionisiaca, in seguito ammorbidita dall'opera apollinea. Di fatto, Nietzsche avrebbe accostato come usurpatore della musica tragica Socrate.[255][256][257]

Ma la preferenza di Nietzsche per la tragedia, e in un certo senso dunque per Wagner, sarebbe mutata alla rottura personale con il compositore, che avrebbe portato il filosofo a criticare anche il suo pensiero operistico. Durante il suo soggiorno a Genova, Nietzsche assisté alla Carmen di Bizet, rimanendone estasiato e coronando egli come il suo compositore prediletto.[258]

La relazione tra la filosofia nietzschiana e la musica è stretta: l'autrice accademica Luisa Moradei avrebbe commentato dicendo proprio che Nietzsche è «tra i pochi [filosofi] ad avere uno stretto rapporto con la composizione musicale».[259] Ma l'obiettivo prefisso da Nietzsche, almeno in questa frazione di pensiero wagneriana e coronata dalla Nascita della tragedia e dalle Inattuali, era di superare la filosofia schopenhaueriana mediante l'estetica e l'affermazione artistica della vita, e di come, conseguentemente, l'arte rivesta la vita in sé[260] e, di conseguenza, la musica riveste la condizione di piacere monumentale per l'uomo.[261]

La critica alla cultura tedesca

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David Strauss: filologo e critico della religione; Nietzsche lo critica e lo esemplifica come paradigma del degrado culturale tedesco

Da un punto di vista filosofico, il cambiamento di Nietzsche da fervente nazionalista tedesco a critico della Germania imperiale, del pangermanismo e della cultura tedesca (che lo porterà a scrivere le Inattuali) si concretizza dopo la guerra franco-prussiana: la Germania, divenuta potenza egemone dell'Europa, volendo anche porvisi come guida culturale, dà vita ad una nuova coscienza sociale ed individuale di cui Nietzsche analizza scrupolosamente i motivi[262]. Ma più che altro, Nietzsche concentra la sua critica su un filone particolare: quello teologico, individuato in David Strauss, filosofo razionalista che destò molto scandalo in Germania quando, nel 1835, scrisse la Vita di Gesù, uno scritto esegetico circa i Vangeli nel quale sostenne l'inesistenza storica di Gesù, opponendovi la sua probabile figura mitologica[N 14]. Ma nel 1872, con La vecchia e la nuova fede, Nietzsche giunse ad etichettare Strauss come la causa del degrado culturale dei tedeschi[263], definendo la sua dottrina come "filistea"[264] e addirittura (più tardi) un "vangelo da birreria"[265]. Nietzsche, di Strauss, critica gli intenti del suo scritto: rimpiazzare la vecchia fede con la nuova fede[266].

Circa lo storicismo che impera nella mentalità culturale tedesca del suo tempo, Nietzsche non risparmia altrettante critiche: di fatto, il tema dello storicismo e della sua natura è affrontato e ripreso più volte nell'opera nietzscheana[267]; Nietzsche etichetta come la sovrabbondanza di cultura storica sia fine a se stessa, e di conseguenza la cultura stessa divenga fine a se stessa[268].

Fase illuminista-nichilista

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Nietzsche in un ritratto di Edvard Munch del 1906

Nel Nietzsche illuminista si assiste in primo luogo ad un importante cambiamento: l'accantonamento della prosa in favore della poesia, o comunque degli aforismi e delle massime.[269] Nietzsche fece ciò in un chiaro segnale di distacco da Schopenhauer[244] a favore invece di Montaigne, autore per cui Nietzsche avrebbe sempre conservato grande stima[270], e Voltaire, a cui è dedicato Umano troppo umano.[271] In questo modo, Nietzsche invita il lettore a "ruminare", vale a dire a rintracciare più volte significati diversi a seconda dell'opera poiché «è appunto attraverso questo sguardo sempre interrogante che si comprende quell'idea di "grande salute" - "tale da non essere solo posseduta, ma conquistata e tale da dover essere conquistata incessantemente, perché la si sacrifica e la si deve sacrificare sempre di nuovo" - verso cui il pensiero di Nietzsche costantemente si dirige. Quell'idea in relazione alla quale la stessa filosofia nietzscheana si presenta come una filosofia-ponte, come un pensiero annunciativo».[272]

Ma non c'è solo il mutamento stilistico: Nietzsche abbandona con ripudio l'influenza dei vecchi maestri (Schopenhauer e Wagner) e i temi affrontati nella sua precedente produzione. Il filosofo, piuttosto, opta per l'osservazione critica della realtà circostante, e dunque un conseguente approccio scientifico e metodologico nei confronti dello smascheramento dei valori occidentali, quali la religione, l'etica e la metafisica.[273]

Anche se, a dirla tutta, Nietzsche aveva poco da spartire con l'illuminismo: di fatto, il pensiero illuminista ed il suo sono in definitiva antitetici: Nietzsche critica Rousseau, la sua concezione individuale e sociale e critica anche la Rivoluzione francese, che giudica come il prodotto degli ideali sovversivi dell'illuminismo.[274]

Mediante il suo periodo illuministico, Nietzsche ha modo di prefiggere una nuova era, un'alba per l'avvenire dell'umanità. In verità è sin da qui che Nietzsche inaugura il suo progetto di trasvalutazione di tutto ciò che riveste l'umanità presente: moralità, valori, religione, progresso, senso di società. Nietzsche ambisce dunque alla distruzione di ciò che è vecchio in favore della creazione del nuovo.[275]

La pietra alla memoria di Nietzsche presso il lago di Sils, Sils-Maria, alta Engadina

Riprendendo le sue precedenti idee, in questa fase illuminista-nichilista, Nietzsche attacca il cristianesimo. Secondo Nietzsche la moralità cristiana esprime il rifiuto dell'amore per la vita e della creatività, della spontaneità del vivere naturale. Colui che per primo ha condizionato negativamente la civiltà occidentale verso questo annullamento della vita è stato, secondo Nietzsche, Socrate. Nietzsche sostiene che l'accettazione della condanna a morte per Socrate rappresenti l'estrema affermazione degli errori del filosofo e del suo rifiuto dei valori vitali.[276] Nietzsche accusa Socrate di essere una specie di populista[277], il quale si serve del consenso di un popolo ignorante facendone le veci.[277]

Non differente in termini di critica è la posizione di Nietzsche contro Platone e, per estensione, la metafisica, la quale altro non è che l'astrazione dal mondo nobile e virtuoso del corpo in favore di un altro mondo, quello dell'anima; così facendo, l'umanità è stata ingannata all'idealismo, al disprezzo della Terra, del corpo e delle virtù materiali.[278][279]

Contro la religione

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Più che con la figura di Gesù Nietzsche è polemico contro il cristianesimo, sulla dottrina di Paolo di Tarso: quando Nietzsche lesse la Mia fede di Tolstoj, nella quale lo scrittore russo narrava della sua conversione al cristianesimo dopo una parentesi nichilista, Nietzsche rinvenne una critica di Tolstoj verso i dogmi ecclesiastici, nel suo caso della fede ortodossa, e verso San Paolo.[280][281]

Il Cristo, invece, è l'individuo che non partecipa alla collettività, al modus intellegendi condiviso, e sposta la sua attenzione verso la propria interiorità: probabilmente un riferimento a L'idiota di Dostoevskij, scrittore a cui Nietzsche si sente legato per i temi del nichilismo.[282]

Ribaltando le gerarchie di valori[283] Nietzsche afferma che la vittoria della morale degli schiavi mascherata da compassione universale, democrazia e diritti umani, ha rovesciato i valori tradizionali di bellezza sostituendoli con la venerazione della miseria.[284]

In questa prospettiva, soprattutto negli scritti più tardivi, Nietzsche si sarebbe opposto al socialismo, alla politica di massa, al partitismo ed alla democrazia liberale.[285][286][287][288][289][290]

Infine, Nietzsche dichiara che la morale deve essere superata in nome dell'esistenza evolutiva, in quanto «quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male».[291]

Morte di Dio e trasvalutazione

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Forse uno dei concetti più popolari di Nietzsche (nonché anche malintesi), la morte di Dio è un discorso che Nietzsche elabora come conclusione delle sue trattazioni illuministiche: la religione e la morale ed i valori tutti che avevano accompagnato l'uomo occidentale fino a quel punto, a causa del subentrare della scienza, del relativismo e della diffusa incertezza e pessimismo circa la vita, non esiste più[292]. Stando alla critica più recente, si potrebbe affermare che quella del Dio è morto è, nel limite della sua profondità, una massima più che altro ironica[293]. Ma, anziché intendere tale concetto come la constatazione di un certo ateismo o comunque qualcosa che concerne la religione cristiana, è più che altro l'affermazione di una morte dell'eterno, del crollo delle certezze morali e fondamentalistiche che avevano determinato da sempre l'umanità[294].

L'affermazione "Dio è morto", la massima nietzscheana per eccellenza, ha lasciato e generato in seno interpretazioni variegate, sovente discordanti tra di loro. Ad esempio, sulla base di tale frase Nietzsche viene visto da alcuni come un ateo[295], ma altri critici come Kaufmann intendono la suddetta constatazione come un'interpretazione unica del concetto di divinità: lo spirito europeo come uccisore della coscienza religiosa, del Dio giudaico-abramita, allineando dunque Nietzsche come interprete del pensiero equivoco, dello smarrimento filosofico d'Europa.[296]

Altri ancora individuano in ciò del nichilismo russo anarchico, ateo e anche anticristiano.[297]

Nietzsche arriva dunque ad urgere una nuova moralità, da intendere come un nuovo modo di vivere per l'uomo contemporaneo che, a detta di Nietzsche, è stato ingannato dall'ascesi della morale cristiana.[298] Questo farebbe pensare quindi alla formula Dio è morto come a un lutto che deve essere superato, ed il suo superamento consiste nella creazione di una nuova percezione esistenziale, libera dai codici morali e teologici.[299][300]

Celebre è la figura dell'uomo folle che gira in pieno giorno con una lanterna accesa, dichiarando di star cercando Dio e attirandosi così lo scherno dei presenti. Alla richiesta di spiegazioni l'uomo afferma che Dio è morto, ovvero che nessuno crede più veramente.[301]

Francobollo per il centenario della morte di Nietzsche

L'oltreuomo procede metodicamente al di là delle convenzioni e dei pregiudizi che attanagliano l'uomo comune, avendo dei valori differenti da quelli della massa.[302] Egli solo è in grado di non sostituire ai vecchi idoli quelli nuovi, ma fondare il nuovo mondo, e quindi l'uomo attuale non è altro che «una corda tesa tra la scimmia e l'oltreuomo», secondo le stesse parole di Nietzsche.[303] L'oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita dicendovi «sì».[304] Egli non conosce bene e male, è al di là di essi; anche ciò che è negativo per gli uomini normali per lui diventa un male minore a volte pur necessario; anche i mali sono necessari: Zarathustra fa l'esempio del fare la guerra delle passioni e di calunnia, invidia, diffidenza, che solo l'oltreuomo può sopportare e trasformare in virtù.[305]

L'oltreuomo conosce e supera il senso tragico della vita trasformandolo in gioia e piacere[306][307], e secondo Nietzsche, il prototipo di oltreuomo era stato incarnato da Napoleone[308] e Goethe.[309]

Fu Fabrizio Desideri a interpretare la filosofia nietzscheana come una filosofia "medica", in cui il filosofo si fa "dottore". Perciò suddivise la sua filosofia in un momento sintomatico, uno diagnostico e uno terapeutico.[310]

Cronologia delle opere

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  1. ^ In particolare, oltre al padre, era stato ministro religioso anche il nonno di Friedrich; il prozio, invece, fu autore di testi esegetici sulla Bibbia: discendeva, insomma, da una linea ereditaria di luterani che si impose nella zona provinciale della Sassonia sin dal XVIII secolo. Vedasi: Hollingdale, p. 3.
  2. ^ Il ritratto generale del padre di Nietzsche è frammentario a dir poco ma soprattutto fazioso: di fatto le uniche fonti circa la sua figura sono giunte proprio da Nietzsche. Si hanno piuttosto delle testimonianze che descrivono il padre come introverso, solitario e tendenzialmente estraneo alle faccende famigliari. Vedasi: Canfarini, p. 16.
  3. ^ Di fatto, a partire dal 1861, Nietzsche entrò in contatto con una visione filosoficamente materialista della religione. Viene ricordata addirittura una specie di discussione circa questo argomento della Pasqua 1861 tra il giovane Nietzsche e sua madre Franziska, forse scaturita dal fatto che Nietzsche parlò a sua sorella della Leben Jesu di Karl von Hase, scrittore ateo e anticlericale. Vedasi: Hayman, p. 39.
  4. ^ Il prestigio universitario di Bonn era infatti dato dalla presenza in ateneo dei due filologi più famosi della Germania: Otto Jahn (anche se maggiormente famoso per una biografia di Mozart) e Friedrich Ritschl. Vedasi: Hollingdale, pp. 28-29.
  5. ^ Inoltre, dopo aver letto la Vita di Gesù del razionalista David Strauss cominciò a professare l'ateismo. Vedasi: Massarenti, I grandi filosofi, p. 18.
  6. ^ I due giunsero a Lipsia e si immatricolarono presso l'università in occasione del centenario dell'entrata di Goethe in quell'ateneo. Nietzsche avrebbe sottolineato ciò con ironia (ma anche con spirito di veggenza) dicendo: «Nutriamo l'umile speranza che tra altri cento anni venga ricordata anche la nostra immatricolazione». Vedasi: Canfarini, p. 43.
  7. ^ In particolare, il materialismo con cui Nietzsche entrò in contatto in questo periodo si rintraccia inevitabilmente nella sua filosofia: nella Genealogia della morale, ad esempio, analizza da un punto di vista materialista i fondamenti della morale, della religione e dei valori occidentali più moderni. Vedasi in particolare: Luca Fonnesu, Storia dell'etica contemporanea, Roma, Carocci, 2018 [2006], pp. 93-94, ISBN 978-88-430-9133-1.
  8. ^ Nietzsche comunicò la scelta di unirsi allo sforzo bellico prussiano ai Wagner; Cosima, pur avendo ascendenze francesi che addirittura la connettevano al ministro di guerra francese, sosteneva la causa dei prussiani come il marito, ma caldeggiò Nietzsche a non partire. Al contrario, lo invitò, forse con tono ironico, a donare pacchetti di sigarette per i soldati al fronte. Ciononostante, Nietzsche partì come volontario della Croce Rossa a Wörth, testimoniando alcune vittorie tedesche. Vedasi: Young, p. 136.
  9. ^ Piuttosto, si concentrò sugli eventi della Comune di Parigi, i quali lo inquietavano abbastanza. L'inquietudine era data tuttavia da una notizia falsa e in seguito smentita da ogni fonte storica: a Basilea si era diffusa la cronaca che il Louvre fosse stato bruciato dai rivoluzionari come risposta a una rappresaglia militare. In verità ad andare alle fiamme fu un altro sito: il Palazzo delle Tuileries, ma Nietzsche rimase a piangere un intero pomeriggio pensando al presunto rogo del Louvre. Vedasi: Fini, p. 50.
  10. ^ Della Salomé compie un veloce ragguaglio biografico Fini. Vedasi: Fini, pp. 201-211.
  11. ^ Vedasi come fonte esterna riportata anche da Vattimo: (DE) Paul Julius Möbius, Nietzsche, Lipsia, Barth, 1904, SBN UMC0420377.
  12. ^ Per una monografia su Brandes vedasi: Brandes, Georg, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ivi si spiega la sua intensa attività in qualità di biografo e di critico letterario.
  13. ^ Si aggiunge anche l'affermazione di Severino, il quale sostiene, parafrasando Heidegger, che bisognerebbe leggere Nietzsche come un pensatore speculativo e, per precisione, come si evincerebbe dal libro quarto della Metafisica di Aristotele. Vedasi: Severino, 0 min 8 s.
  14. ^ La critica tedesca, sia filologica che religiosa, non mancò di attaccare lo scritto di Strauss. In particolare, come fonte esterna, si veda: (EN) Ian Hesketh, Victorian Jesus: J.R. Seeley, Religion, and the Cultural Significance of Anonymity, University of Toronto Press, 2017, p. 97, ISBN 978-1-4426-6359-6. Ed anche: (EN) James K. Mead, Biblical Theology: Issues, Methods, and Themes, Londra, Westminster John Knox Press, 2007, ISBN 978-0-664-22972-6.

Bibliografiche

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  9. ^ Hollingdale, p. 4.
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  12. ^ Fini, p. 25.
  13. ^ Canfarini, p. 17.
  14. ^ a b Hayman, p. 17.
  15. ^ Fini, p. 26.
  16. ^ Beonio Brocchieri, p. 9:

    «[...] l'uragano scoppia e il fulmine percuote la famiglia nel suo centro vitale. Il padre muore di un oscuro male che gli dilania il cervello tra spasimi atroci. L'organo dell'antica parrocchia di Röcken, dal quale il piccolo Fritz aveva ascoltato per la prima volta le voci profonde di Bach e di Beethoven evocate dalla cara mano paterna, è fatto muto.»

  17. ^ Hayman, p. 18.
  18. ^ Young, p. 9.
  19. ^ a b Abraham, p. 13.
  20. ^ Hollingdale, p. 10.
  21. ^ a b Hollingdale, p. 12.
  22. ^ Young, p. 12.
  23. ^ Hayman, p. 19.
  24. ^ Fini, p. 28.
  25. ^ Abraham, pp. 20-21.
  26. ^ Canfarini, p. 20.
  27. ^ a b Hayman, p. 27.
  28. ^ Hollingdale, p. 14.
  29. ^ Beonio Brocchieri, p. 8.
  30. ^ Young, p. 21.
  31. ^ Hollingdale, p. 15.
  32. ^ Hollingdale, p. 18.
  33. ^ Canfarini, p. 21.
  34. ^ Fini, p. 33:

    «È contrario al fumo, beve pochissimo vino, alla birra preferisce, come una vecchia zia, i dolciumi, le tazze di cioccolato e di tè, evita i giochi chiassosi e nelle questioni di sesso è pudicissimo. Si lamenta, nei suoi diari, che a Jena, dove si è recato in gita, "si corre un po' troppo la cavallina" e l'incontro casuale con un'associazione di goliardi, "famigerata per le bevute e i duelli", lo scandalizza.»

  35. ^ Young, p. 23.
  36. ^ Hayman, pp. 48-49.
  37. ^ Abraham, p. 29.
  38. ^ a b Young, p. 27.
  39. ^ Hayman, p. 34.
  40. ^ Abraham, p. 24.
  41. ^ Young, p. 5.
  42. ^ Beonio Brocchieri, p. 7.
  43. ^ Young, pp. 28-29.
  44. ^ Young, p. 29.
  45. ^ Young, p. 31.
  46. ^ Abraham, p. 31.
  47. ^ Canfarini, p. 36.
  48. ^ Young, p. 51.
  49. ^ Young, p. 52.
  50. ^ Hollingdale, p. 28.
  51. ^ Young, p. 53.
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  55. ^ Beonio Brocchieri, p. 14:

    «Passando all'Università di Bonn, Nietzsche si trova d'un tratto sbalzato in pieno ambiente goliardico. [...] Chiasso, turbolenza e baldoria. Ribellioni della esuberante giovinezza che si inebbria di sole e di moto lungo le rive del Reno; canzoni, avventure e duelli. Dopo breve esperienza Nietzsche si apparta.»

  56. ^ (DE) Paul Deussen, Errinerungen an Friedrich Nietzsche, Lipsia, Brockhaus, 1901, p. 24, SBN PUV0768196.
  57. ^ a b Young, p. 55.
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  65. ^ Filmato audio Umberto Galimberti, La gaia scienza di Nietzsche, Circolo Metafisico, 28 dicembre 2023, a 1 min 3 s. URL consultato il 17 novembre 2024.
  66. ^ Young, p. 62.
  67. ^ Young, p. 63.
  68. ^ a b Abraham, p. 39.
  69. ^ a b c Young, p. 64.
  70. ^ Canfarini, p. 44:

    «La lettura avvenne tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre [...], ma già a dicembre chiese in regalo alla madre i Parerga e Paralipomena e il saggio su Schopenhauer di Rudolf Haym.»

  71. ^ Canfarini, p. 45.
  72. ^ a b Abraham, p. 45.
  73. ^ Young, pp. 64-65.
  74. ^ Canfarini, p. 46.
  75. ^ Young, p. 65.
  76. ^ Abraham, p. 41.
  77. ^ Young, p. 66.
  78. ^ a b c Young, p. 74.
  79. ^ Abraham, p. 46.
  80. ^ a b Abraham, p. 47.
  81. ^ Canfarini, p. 50, riassume così il periodo di leva di Nietzsche:

    «All'inizio il nuovo regime di vita gli parve eccessivamente gravoso [...], ma poi ne apprezzò i lati positivi e si lasciò coinvolgere, complice l'attrazione per l'equitazione [...]»

  82. ^ Abraham, p. 48.
  83. ^ Young, p. 76.
  84. ^ Young, pp. 77-78.
  85. ^ Abraham, p. 50.
  86. ^ Canfarini, p. 54:

    «Troppi erano gli agganci culturali e piscologici perché l'incontro [tra Wagner e Nietzsche] non producesse effetti [...]»

  87. ^ Beonio Brocchieri, p. 26.
  88. ^ Abraham, p. 51.
  89. ^ Young, p. 78.
  90. ^ Abraham, p. 52.
  91. ^ Young, pp. 78-79.
  92. ^ a b Young, p. 80.
  93. ^ Fini, p. 67.
  94. ^ Young, p. 99.
  95. ^ Abraham, p. 53.
  96. ^ Young, p. 100.
  97. ^ Young, p. 101.
  98. ^ Canfarini, p. 62.
  99. ^ a b Beonio Brocchieri, p. 29.
  100. ^ Overbeck professava un ateismo che gli consentiva perfettamente l'insegnamento in Svizzera, ma che gli sarebbe stato precluso in Germania. Vedasi: Young, p. 105. Ed anche: Fini, pp. 71-72.
  101. ^ Young, p. 104.
  102. ^ Canfarini, p. 58.
  103. ^ Fini, p. 72:

    «Fu Overbeck ad accorrere a Torino, quando l'amico dette segni evidenti di follia, per riportarlo in patria. E fu l'unico, o fra i pochissimi, a non sfruttarne l’enorme fama [...]»

  104. ^ Testimonianza di Köselitz, citata in: Fini, p. 73:

    «Anche chi vedeva Burckhardt e Nietzsche andare a casa insieme attraversando la piazza del Duomo non poteva non osservare che Burckhardt recitava nei confronti di Nietzsche il ruolo del Noli me tangere

  105. ^ a b c Young, p. 106.
  106. ^ Canfarini, p. 60.
  107. ^ Massarenti, I grandi filosofi, p. 26.
  108. ^ Abraham, p. 57.
  109. ^ Young, p. 136.
  110. ^ Canfarini, pp. 65-66.
  111. ^ Young, p. 137.
  112. ^ Canfarini, p. 66.
  113. ^ Massarenti, I grandi filosofi, p. 24.
  114. ^ Young, p. 3.
  115. ^ Beonio Brocchieri, p. 31:

    «Torce lo sguardo dai saturnali Bismarckiani celebrati con facile baldanza sotto la vinta capitale nemica, e torna allo studio.»

  116. ^ Abraham, p. 59.
  117. ^ a b Abraham, p. 60.
  118. ^ Fini, pp. 49-50.
  119. ^ Abraham, p. 61.
  120. ^ Vattimo, pp. 9-10.
  121. ^ Canfarini, p. 64.
  122. ^ Abraham, p. 64.
  123. ^ Beonio Brocchieri, pp. 35-36.
  124. ^ Fini, p. 102.
  125. ^ Gabetti e Paoli.
  126. ^ Scrisse Ritschl: «Ma il nostro Nietzsche! Questo è veramente un triste capitolo». Citato in: Massarenti, I grandi filosofi, p. 27.
  127. ^ Fini, pp. 110-111.
  128. ^ a b Fini, p. 111.
  129. ^ a b c Fini, p. 112.
  130. ^ Beonio Brocchieri, p. 52.
  131. ^ Diari di Cosima Wagner, citati in: Fini, p. 113.
  132. ^ a b Fini, p. 114.
  133. ^ a b Fini, p. 121.
  134. ^ Fini, p. 125.
  135. ^ Fini, pp. 125-126.
  136. ^ Beonio Brocchieri, pp. 49-50.
  137. ^ Fini, pp. 126-127.
  138. ^ a b Fini, p. 127.
  139. ^ Fini, p. 128.
  140. ^ Beonio Brocchieri, pp. 50-51.
  141. ^ a b Fini, p. 151.
  142. ^ Fini, p. 152.
  143. ^ a b Abraham, p. 83.
  144. ^ Fini, p. 156.
  145. ^ a b Fini, p. 157.
  146. ^ Fini, p. 162.
  147. ^ Fini, p. 163.
  148. ^ Fini, p. 176.
  149. ^ a b Fini, p. 178.
  150. ^ Massarenti, I grandi filosofi, p. 31.
  151. ^ a b Fini, p. 168.
  152. ^ Abraham, p. 87.
  153. ^ «Risulta difficile non parlare ogni tanto del triste libro dell’amico Nietzsche», scrive Cosima nei suoi Diari. Vedasi: Fini, p. 169.
  154. ^ Fini, p. 170.
  155. ^ Abraham, p. 89.
  156. ^ Fini, p. 185.
  157. ^ Massarenti, I grandi filosofi, pp. 29-30.
  158. ^ Fini, p. 188.
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  216. ^ Vattimo, p. 126.
  217. ^ Vattimo, pp. 126-127.
  218. ^ Vattimo, p. 127.
  219. ^ Penzo, p. 186.
  220. ^ Penzo, p. 186:

    «Gli studiosi che aprono questa via della notorietà sono il danese G. Brandes e lo svedese O. Hansson. Entrambi considerano Nietzsche come poeta e filosofo.»

  221. ^ a b Penzo, p. 187.
  222. ^ Penzo, p. 190.
  223. ^ Vattimo, p. 139.
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  229. ^ Vattimo, p. 151.
  230. ^ a b Vattimo, p. 152.
  231. ^ Dell'esegesi italiana compie un sunto: Penzo, p. 202.
  232. ^ Vattimo, p. 3.
  233. ^ Vattimo, p. 3, nota 1.
  234. ^ Bertrand Russell, Storia della filosofia occidentale, traduzione di Luca Pavolini, vol. III, parte seconda, cap. VIII, Milano, TEA, 2021 [1991], p. 726, ISBN 978-88-502-0514-1.
  235. ^ Massarenti, I grandi filosofi, p. 9.
  236. ^ Colli, p. 17.
  237. ^ Colli, p. 18.
  238. ^ Vedasi Colli, p. 19, che scrive a proposito:

    «Talvolta i paradossi di Nietzsche si impongono a noi come una folgorazione, ma poi, lasciati sedimentare, e privi di una risonanza, si affievoliscono. [...] In questi casi il lampeggiamento avrebbe bisogno, per provocare l'esplosione, di essere introdotto in un vastissimo intreccio discorsivo e deduttivo.»

  239. ^ Probabilmente è il cristianesimo la "struttura immutabile" a cui Severino allude. Vedasi: Severino, 5 min 38 s.
  240. ^ Severino, 7 min 8 s.
  241. ^ Desideri et al., p. 737.
  242. ^ Desideri et al., pp. 735-744.
  243. ^ Desideri et al., pp. 451-463.
  244. ^ a b Desideri et al., p. 742.
  245. ^ Hernández, p. 36.
  246. ^ Hernández, pp. 37-42.
  247. ^ Hernández, p. 37.

    «L'opera [La nascita della tragedia] suscitò in Ritschl, suo professore e mentore, una profonda delusione. [...] Il vecchio professore scrisse nel suo diario con un velo di sarcasmo che quel libro era un "ingegnoso inebriamento" e, riferendosi alla lettera del suo ex alunno, annotò: "Lettera fantastica di Nietzsche (= megalomania")»

  248. ^ Hernández, p. 37.
  249. ^ Desideri et al., pp. 743-744.
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  270. ^ Ferruccio Masini, citato in Desideri, pp. 217-229.
  271. ^ Hernández, p. 50.
  272. ^ Desideri et al., p. 12.
  273. ^ Sergio Moravia, citato in Desideri, pp. 565-580.
  274. ^ Hernández, p. 53.
  275. ^ Desideri et al., p. 876.
  276. ^ Desideri et al., p. 711:

    «Persino Socrate disse, in punto di morte: "vivere — è come esser malati a lungo: debbo un gallo ad Asclepio salvatore"»

  277. ^ a b Desideri et al., pp. 711-714.
  278. ^ Desideri et al., p. 718.
  279. ^ Desideri et al., pp. 758-761.
  280. ^ Informazioni reperite presso: Hernández, p. 100. Vi si cita:

    «Per Nietzsche, Paolo era in realtà un "disangelista" [...] poiché corruppe e falsificò la Buona Notizia. Genio del male e apostolo della vendetta, non cessò mai di essere Saulo - il suo nome ebraico -, il persecutore dei cristiani, ma prese a farlo con una strategia ben più subdola. [...] i primi cristiani, con Paolo in testa, furono in realtà i veri anticristiani.»

  281. ^ Desideri et al., p. 813.
  282. ^ Desideri et al., p. 754.
  283. ^ Losurdo, pp. 711-745.
  284. ^ Desideri et al., p. 244.
  285. ^ Cameron e Dombowsky, p. 15.
  286. ^ Cameron e Dombowsky, p. 161.
  287. ^ Losurdo, p. 344.
  288. ^ Losurdo, p. 581.
  289. ^ Losurdo, p. 929.
  290. ^ Beonio Brocchieri, p. 32.
  291. ^ Desideri et al., p. 484.
  292. ^ Severino, 12 min 13 s.
  293. ^ Severino, 15 min 41 s.
  294. ^ Severino, 16 min 48 s.
  295. ^ (EN) George Allen Morgan, What Nietzsche Means, Cambridge, Harvard University Press, 1941, p. 36, ISBN 978-0-8371-7404-4.
  296. ^ (DE) Elisabeth Kuhn, Nietzsches Philosophie des europäischen Nihilismus, Berlino-New York, De Gruyter, 1992, pp. 10-11, 14-15, ISBN 3110129078.
  297. ^ (DE) Martin Walter e Jörg Hüttner, Nachweis aus Nicolai Karlowitsch, Die Entwickelung des Nihilismus (1880) und aus Das Ausland (1880), in Nietzsche Studien, vol. 51, Berlino, De Gruyter, 1972, pp. 330-333, SBN UFI0006597.
  298. ^ Desideri et al., p. 719.
  299. ^ Filosofi, in Sprea, n. 717, Segrate, edito da Luca Sprea, p. 96, ISSN 2283-8449 (WC · ACNP).
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  301. ^ Desideri et al., pp. 121-122.
  302. ^ Desideri et al., p. 461.
  303. ^ Desideri et al., p. 233.
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  305. ^ Desideri et al., pp. 247-248.
  306. ^ Desideri et al., pp. 280-282.
  307. ^ Desideri et al., pp. 337-350.
  308. ^ Desideri et al., p. 753.
  309. ^ Desideri et al., pp. 756-757.
  310. ^ Desideri et al., pp. 9-10.

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