O Isis und Osiris
O Isis und Osiris (O Iside e Osiride) è un'aria del Flauto magico di Mozart, un adagio in Fa maggiore in 3/4, cantata da un basso, il personaggio Sarastro, e da diciotto corifei.
L'aria
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di uno dei brani più alti e solenni dell'opera,[1] inserito in una scena che per Mozart rivestiva un'importanza fondamentale,[2] la cui sacralità rammenta un rituale massonico.[3]
È infatti la preghiera recitata da un supremo iniziato, votato al culto del Sole, che viene rivolta alle massime divinità dell'antico Egitto, Iside e Osiride, affinché assistano due aspiranti discepoli a superare delle difficili prove che li rendano degni di entrare nel Tempio Solare da lui governato.
L'aria, la nº 10 dell'opera, situata quasi all'inizio del secondo atto, è suddivisa in due strofe, una in Do maggiore, la seconda in Fa maggiore: entrambe si concludono con la stessa melodia del coro, formato da diciotto sacerdoti del Tempio,[4] che ripetono l'ultima frase pronunciata dal loro maestro Sarastro.
Mozart la compose adattandola alle capacità vocali di Franz Xaver Gerl,[5] interprete del ruolo di Sarastro nella prima del Flauto magico.[6] Alla sua voce da basso, e all'andamento calmo dell'aria, fa da contraltare la cantata della Regina della Notte, nemica di Sarastro, Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen scritta in Re minore, come a sottolineare la contrapposizione tra i due mondi rappresentati dai due personaggi,[5] tra luce e tenebre, o tra Sole e Luna.
Musica
[modifica | modifica wikitesto]I due corni di bassetto, due fagotti, tre tromboni, viole e violoncelli, oltre in particolare alle repliche finali del coro, contribuiscono a dare all'inno un'aura di mistero e di religiosità ieratica che ricorda lo stile di Palestrina.[7]
Colpiscono inoltre i cavernosi Fa gravi di Sarastro;[3] queste discese musicali verso il basso, che conferiscono al personaggio una veste di autorità paterna,[8] si ritroveranno anche in una successiva aria di Sarastro, In diesen heiligen Hallen, seppure mitigata dalla tonalità in Mi maggiore.[5]
La musica del brano nel suo complesso si propone di dare espressione agli ideali di umanità e fratellanza che Mozart attribuiva alla massoneria del suo tempo.[7]
Testo
[modifica | modifica wikitesto]I versi sono stati scritti in lingua tedesca da Emanuel Schikaneder, l'amico di Mozart che interpretò il personaggio di Papageno nella prima rappresentazione assoluta del 30 settembre 1791.
In tedesco | Traduzione in italiano |
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SARASTRO CHOR SARASTRO CHOR | SARASTRO CORO SARASTRO CORO |
Il testo sembra ripreso quasi alla lettera dal Sethos di Jean Terrasson, un romanzo francese del 1731 ambientato nell'antico Egitto, fra cerimonie di iniziazione e rituali sacri, in cui è presente un'analoga invocazione a Iside.[1]
L'espressione «andare alla tomba» è da intendere in senso figurato, come fallimento delle prove, secondo quanto suggerisce lo stesso autore del Sethos. Solo nel rischio di morire o di cadere, d'altronde, è insita la possibilità stessa di risorgere con le proprie forze, diventando artefici della propria rinascita.[9]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Francesco Attardi, Viaggio intorno al Flauto magico, op. cit., pp. 262-3.
- ^ F. Attardi, op. cit., p. 320.
- ^ a b Die Zauberflöte, pag. 97, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, 2005-2006 Archiviato il 24 ottobre 2016 in Internet Archive..
- ^ Il numero 18 assume infatti un peculiare significato simbolico nella numerologia del Flauto magico (cfr. F. Attardi, op. cit., § 19, pp. 335-348).
- ^ a b c F. Attardi, op. cit., p. 321.
- ^ I canti della Zauberflöte.
- ^ a b F. Attardi, op. cit., alle pagg. 73 e 323.
- ^ F. Attardi, op. cit., p. 367.
- ^ F. Attardi, op. cit., pp. 104-105.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Francesco Attardi, Viaggio intorno al Flauto magico, LIM LibreriaMusicaleItaliana, 2006.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su O Isis und Osiris
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Kurt Moll, 1991, su youtube.com.
- Peter Linn, 2010, su youtube.com.
- Franz Josef Selig, 2011, su youtube.com.