Ospedale di Cuasso al Monte

Ospedale di Cuasso al Monte
Vista aerea del padiglione centrale dell'ospedale
StatoItalia
LocalitàCuasso al Monte
Indirizzovia Imborgnana, 7
Fondazione1918
Posti letto400

L'Istituto climatico sanatoriale Emanuele Filiberto di Savoia, altrimenti conosciuto come Sanatorio Duca d'Aosta, o più semplicemente Ospedale di Cuasso al Monte, è una struttura sanitaria nel territorio comunale di Cuasso al Monte, in provincia di Varese.

La sua costruzione risale al 1635, da parte dell'ordine monacale dei Carmelitani Scalzi di Varese, che scelsero l'area del Deserto come località per costruire un convento. Lo rimase fino al 1798.

Negli anni che seguono il 1910, venne acquisito dalla Croce Rossa di Milano, che lo convertì in istituto sanatoriale. Venne scelta questa posizione per la via della qualità salubre dell'aria. Divenne un eccellente centro per ricerca e cura di malattie polmonari, specialmente per la tubercolosi.

Il 10 settembre 1918 i primi 10 malati, proveniente dall'ospedale militare di Viggiù, varcarono la soglia della struttura. Ne arrivarono altri il 21 settembre dello stesso anno, 4 provenienti da Milano e 26 da Gorgonzola, e 30 erano già in lista da quest'ultimo. L'ospedale era adibito a ricovero per soli individui malati di sesso maschile.

Nel 1971 venne riconosciuto come ospedale a tutti gli effetti, e nel 1981 passò in gestione alla USSL 4 di Arcisate come centro sanitario riabilitativo. Dal 1988 è gestito dall'Azienda Ospedaliera dell'Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi. Dopo un periodo di chiusura, venne riaperto parzialmente nei primi mesi del 2020 come punto di degenza per pazienti affetti da COVID-19 provenienti dall'intera provincia. Ora appartiene ad ASST Sette Laghi, ed è attualmente in stato di chiusura e abbandono.

La parte più antica dell'ospedale è costituita dal vecchio convento carmelitano, risalente al 1635. I monaci scelsero questa località, denominata Deserto per via della sua distanza dal centro paesano e la sua posizione in mezzo ai boschi, per costruire il loro convento. Rimase tale fino al 1798, quando venne soppresso e abbandonato. Venne acquistato dalla famiglia Dandolo, che trasformò la proprietà in residenza privata. Nel 1906 viene acquistato da Padre Gerardo Beccaro, che trasforma la proprietà in colonia agricola.

Intorno al 1915 viene acquisito dalla Croce Rossa Italiana, che ne iniziò una ristrutturazione con lo scopo di rendere l'ex-convento un ospedale. Entro pochi anni viene completata. La sezione del monastero venne divisa in tre parti, e le infermerie vennero collocate nelle vecchie chiese del convento, demolite nel 1918.

Come precedentemente detto, i malati che giunsero nell'ospedale furono una quarantina in un solo mese, con un'altra trentina in lista di arrivo. Per questo motivo la Croce Rossa decise di creare nuovi posti letto, facendo costruire un'altra sezione, con una capacità prevista di 150 pazienti. Il 26 settembre 1918 venne posata la prima pietra per il nuovo padiglione. Durante la costruzione, il padiglione ex-convento funziona a pieno vigore, ospitando 55 pazienti, maggiormente malati di tubercolosi, malattia molto diffusa e temuta all'epoca.

Nel settembre 1920 venne ultimato il secondo padiglione, ma subito venne dimostrata la necessità di un terzo a causa dell'affluenza continua di malati. Così nel 1964 iniziarono i lavori, che finirono due anni dopo. Tra i due nuovi padiglioni venne costruita una stecca di collegamento. L'ospedale raggiunse un numero totale di posti letto superiore ai 400, e ospitava ambulatori e interi reparti volti alle pratiche di chirurgia, radiologia, farmacia, fisiopatologia, otorino e odontoiatria.

Nel 1955, visto il crescente afflusso di malati, la Croce Rossa di Milano affidò all'ingegnere Eugenio Rezia la progettazione di una nuova chiesa da costruire nel sedime ospedaliero, in sostituzione a quelle facenti parte del convento, da tempo demolite. Dedicata a Maria Vergine Immacolata, fu eretta dalla ditta Carnevali di Cuasso al Monte. La struttura si presenta piuttosto moderna, ciononostante si integra bene nel contesto cuassese grazie all'uso della rinomata pietra locale, il porfido rosso. La costruzione venne terminata nel 1962, mentre venne poi costruito un tunnel che la collega all'ospedale, così da essere raggiungibile in qualsiasi condizione climatica. Ospita molte statue lignee di scultori della Valgardena.

In seguito all'abbandono dell'ospedale, anche la chiesa rimase in balia di vandali. Questo ha portato alla criminale introduzione di soggetti che ne hanno scardinato infissi, danneggiato gli interni, sottratto paramenti ed oggetti sacri dalla comunicante casa del cappellano, divelto mobilio (come il prezioso tabernacolo, scardinato dalla posizione originale), rubato materiale religioso e non, come un organetto, e rotto un vetro dell'ampia vetrata sulla facciata, rappresentante un bosco.

Nella sera di sabato 24 agosto dal padiglione centrale dell'ospedale si sviluppa un incendio di matrice quasi certamente dolosa, che avvolge l'interno piano terra. I piromani si sono introdotti a causa della mancata presenza di sorveglianza o sorveglianti, ed hanno avuto libero accesso a tutti i locali della struttura; ciò gli ha permesso di appiccare le fiamme. I Vigili del Fuoco ed i membri del "Comitato per l'Ospedale di Cuasso al Monte", dopo le prime segnalazioni da parte dei condomini della vicina Comunità Il Sorriso, accorrono sul posto, e per tutta la notte si occupano delle complicate operazioni di spegnimento. Accorrono numerosi mezzi dei pompieri da Tradate, Somma Lombardo, Varese, ma anche Milano, da cui giunge la sezione NBCR (nucleare, biologico, chimico e radiologico). Intervengono anche i Carabinieri della vicina stazione di Porto Ceresio, i soccorritori del 118 ed i componenti dell'antincendio boschivo AIB di Cuasso e Varese. Ad alimentare l'incendio sono stati i centinaia di scatoloni conservati all'interno dei corridoi del nosocomio, pieni di materiale sanitario plastico come mascherine e camici, rimasti lì dai tempi del COVID-19 quando l'ospedale era stato riaperto per ospitare dei pazienti e poi dimenticati da ASST Sette Laghi. Le fiamme ed il calore eccessivo porteranno al crollo di un pezzo di soletta del primo piano del padiglione centrale; ciò rende più difficile il lavoro dei Vigili del Fuoco nello spegnimento degli ultimi focolai al piano superiore. L'incendio, fortunatamente, non si è protratto agli altri edifici del complesso grazie al veloce intervento dei Vigili del Fuoco, ma anche dei membri del Comitato.

Per tutta la sera, la notte ed il giorno seguente i cuassesi, ma anche gli abitanti dei paesi limitrofi nella Valceresio, lamentano un odore forte e nauseante di plastica bruciata nell'aria. I tecnici di Regione Lombardia e di ARPA Lombardia non rileveranno poi valori tossici nell'aria. Sul posto anche il sindaco del comune montano Loredana Bonora, che chiede risposte da ASST Sette Laghi sul perché della mancata sorveglianza e della presenza di tale materiale all'interno della struttura ormai da tempo abbandonata ma mai così vicina alla riapertura. Difficoltose indagini sono in corso per trovare i piromani responsabili. Nel frattempo ASST Sette Laghi garantirà la sorveglianza notturna con delle guardie, lasciando però scoperte le ore diurne.

Le controversie

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Venne chiuso qualche anno fa a causa di non ben noti problemi, e da allora non fu più completamente riaperto alla sua originale funzione sanitaria. L'unico momento in cui venne, anche se parzialmente, riaperto, fu nei primi mesi del 2020, all'imperversare dell'epidemia di COVID-19. Venne allestito come punto di degenza per pazienti affetti provenienti dall'intera provincia di Varese, una delle più colpite in Italia. Dopo la guarigione dell'ultimo malato, venne mantenuto aperto in caso di un'altra ondata forte di contagi, ma fu ultimamente chiuso pochi mesi dopo e abbandonato, com'è tuttora. Da anni il "Comitato per l'Ospedale di Cuasso al Monte" si batte per chiedere la sua riapertura.

I primi segni di interesse per il ritorno in funzione del nosocomio ci sono stati con il bando per l'acquisto della struttura, che, dopo la sua riuscita, venne data in gestione a ASST Sette Laghi. Attualmente, da Regione Lombardia sono stati stanziati 24 milioni di euro in fondi (provenienti dal PNNR) per la salvaguardia e riattivazione dell'ospedale, sotto la qualifica di Istituto Clinico Universitario di Ricerca per le Malattie Polmonari e di Pneumologia Riabilitativa, in collaborazione con l'Università degli Studi dell'Insubria per i corsi di medicina.

Il 24 agosto si sviluppa un incendio di matrice quasi sicuramente dolosa, domato il giorno seguente con difficoltà, che causa il crollo di un pezzo del solaio del primo piano del padiglione centrale; questo rallenterà ancora le operazioni di ristrutturazione. Questo fa scaturire la rabbia dei cuassesi in particolare ma anche di tutti, a causa del'incapacità di ASST Sette laghi di garantire la sorveglianza della struttura e aver permesso a vandali e, in questo, piromani, di accedervi. In seguito al disastroso incendio, la stessa azienda sanitaria provvederà ad ingaggiare dei vigilantes che garantiscano la sorveglianza notturna del complesso, lasciando però le ore diurne scoperte. Anche se a questo punto non serve: inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. La parte che più ha fatto infuriare la popolazione è stata l'introduzione di ignoti ed il conseguente vandalismo successo nella Chiesa dell'ospedale.

Collegamenti esterni

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