Paride Negri

Paride Negri
NascitaPerugia, 2 settembre 1883
Morte1954
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Italia (bandiera) Italia
Forza armataRegio esercito
Esercito italiano
ArmaArtiglieria
GradoGenerale di divisione
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
Comandante di41ª Divisione fanteria "Firenze"
154ª Divisione fanteria "Murge"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino
dati tratti da Generals[1]
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Paride Negri (Perugia, 2 settembre 18831954) è stato un generale italiano del Regio Esercito durante la seconda guerra mondiale, ricordato per il suo ruolo nell'occupazione italiana in Croazia.

Nacque a Perugia il 2 settembre 1883,[1] figlio di Pietro. Arruolatosi nel Regio Esercito nel 1900 entrò come allievo nella Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino, da cui uscì il 7 settembre 1903 con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di artiglieria.

Partecipò alla guerra italo-turca, come capitano e successivamente alla prima guerra mondiale, al cui termine raggiunse il grado di maggiore, risultando decorato con una Medaglia di bronzo e una Croce di guerra al valor militare. In particolare fu destinato a prestare servizio presso i punti di osservazione operanti sui palloni aerostatici, da cui si doveva dirigere il tiro dell'artiglieria. L'osservazione dai palloni aerostatici risultava molto pericolosa, dato che divenivano rapidamente un obbiettivo primario dell'artiglieria nemica.

Dopo un servizio come ufficiale presso lo Stato maggiore, fu promosso a colonnello il 28 novembre 1929, assumendo prima il comando della Scuola Allievi Ufficiali di Complemento di Lucca e poi il comando del 27º Reggimento di artiglieria tra il 1935 e il 1936.

Il 1º giugno 1936 fu promosso al grado di generale di brigata.[1]

Nel 1937 fu comandante prima dell'artiglieria del Corpo d'armata di Udine,[1] poi ritornò a Roma, dove fu promosso Caporeparto del Comando del Corpo di stato maggiore, divenendo poi Capo di stato maggiore nel comando designato d'Armata di Napoli nel periodo fra il 1938 e il 1939.

Dal 1939 al 1941, promosso generale di divisione, fu comandante della 41ª Divisione fanteria "Firenze",[2] con sede a Firenze, dove lo colse l'inizio della seconda guerra mondiale.[1] La stessa divisione poi verrà condotta, dal marzo 1941 sul fronte greco, rimanendo successivamente in Montenegro quale unità da occupazione[1]. Nominato comandante della 154ª Divisione fanteria "Murge",[1] destinata all'occupazione dell'Erzegovina con presidi a Mostar e in altre città. La Grande Unità fu impegnata in operazioni contro la guerriglia partigiana.[3] A Mostar dichiarò apertamente al comando tedesco che il Regio Esercito non avrebbe agito contro gli ebrei,[4] e ad un ufficiale germanico[N 1] che pretendeva la consegna degli ebrei rispose duramente: La deportazione degli ebrei è contraria all'onore dell'esercito italiano.[5][6] In seguito darà anche testimonianza delle atrocità commesse dai partigiani jugoslavi nei confronti dei soldati italiani.[7][8]

Rimase vittima di un agguato il 13 maggio successivo, mentre nel bosco di Bisina, a 6 km da Nevesinje, transitava con una grossa autocolonna della sua divisione; la strada fu bloccata da 40 alberi e 8 pali telegrafici e con 2 grosse pietre. Nello scontro furono uccisi il colonnello comandante del 154º Reggimento di artiglieria e 4 ufficiali che erano in cima alla colonna su due auto con i due autieri, che furono incendiate. Sotto l'incessante fuoco nemico riuscì a organizzare una improvvisata difesa che permise il ripiego e delle truppe su posizioni arretrate, dove, rinforzate dall'afflusso di un reparto di camicie nere, guidò il contrattacco. Durante il corso del combattimento rimase lievemente ferito.[9] trasferito in servizio presso il comando del VI Corpo d'armata,[1] fu poi a disposizione del Comando Superiore Slovenia-Dalmazia (SUPERSLODA).[1]

Il 2 settembre 1943, venne assegnato al Ministero della Guerra a Roma per incarichi speciali, a causa dei limiti d'età.

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capitano artiglieria in servizio stato maggiore comando corpo armata. Quale ufficiale di collegamento presso il comando di una brigata, durante l'azione per la conquista d'importanti posizioni nemiche, con sereno animo esponendosi in un terreno battuto dal fuoco avversario, si recò sulla prima linea e ad un osservatorio avanzato fuori dei nostri reticolati, riuscendo, con grave rischio della propria vita, a fornire al comando dal quale dipendeva preziose informazioni sull'andamento dell'azione ed essendo di efficace esempio alle truppe combattenti. Vertojba 10-12 ottobre 1916.[10]»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con un esiguo gruppo di ufficiale e soldati fronteggiava un violento attacco di ribelli, molto superiori per numero, che incalzavano con intenso fuoco di fucileria e di bombe a mano, dimostrando prontezza nell'organizzare la difesa. Malgrado le forti perdite subite e l'esaurimento delle munizioni, riusciva a portare in salvo i superstiti ed effettuava un contrattacco con un reparto di camicie nere, che si trovava in posizione più arretrata. Poliev Do (Balcania), 13 maggio 1942.[11]»
Croce di guerra al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capitano 3ª sezione aerostatici. Osservatore di sezione aereostieri compì numerose ascensioni in difficili condizioni meteorologiche e sotto bombardamento nemico, riuscendo a fornire utili notizie sull'avversario, che permisero alle nostre batterie di aggiustare il tiro con sensibili risultati. Carso, maggio 1915 agosto 1916.[12]»
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 19 dicembre 1940[14]
Commendatore della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 19 dicembre 1940[15]
  1. ^ Al tenente generale ingegnere Karl Schnell, del Ministero delle Armi e Munizionamento, che ebbe un incontro a Mostar con lui, Schnell ne riferì in una lettera ai suoi superiori a Berlino datata 18 luglio 1942: [...] In questo contesto il comandante della divisione "Murge", di stanza a Mostar, mi ha dichiarato, in una conversazione avuta con lui, che l'esercito italiano ha promesso di assicurare uguale trattamento a tutti gli abitanti di Mostar, tutti ugualmente posti sotto la protezione dell'esercito italiano. Nella conversazione suddetta [il comandante italiano] ha detto inoltre che l'applicazione di particolari misure contro gli ebrei è in contraddizione con lo spirito che anima l'esercito italiano, aggiungendo poi che le sue truppe si sarebbero opposte all'evacuazione degli ebrei di Mostar prevista dall'accordo tra la Germania e la Croazia.
  • (EN) István Deák, Essays on Hitler's Europe, Lincoln, University of Nebraska, 2001.
  • (EN) Ivo Herzer, Klaus Voigt, James Burgwyn e Menachem Shelah, Italian Rescue of Yugoslaw Jews, in : Rescue of Jews During the Holocaust, Washington D.C., The Catholic University of America Press, 1989.
  • (EN) Philip S. Jowett e Stephen Andrew, The Italian Army Vol.1, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-78159-181-4.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.
  • Menachem Shelah, Un debito di gratitudine - Storia dei rapporti tra l'esercito italiano e gli ebrei in Dalmazia (1941-1943), Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, 1991.}
  • Federica Saini Fasanotti e Alessandro Fontana, La gioia violata. Crimini contro gli italiani 1940-1946, Milano, Ares, 2006.

Collegamenti esterni

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