Parsifal

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Parsifal
Parsifal a cavallo, da un manoscritto del XV secolo
SagaMateria di Britannia
1ª app.XII secolo
1ª app. inPerceval o il racconto del Graal di Chrétien de Troyes
Caratteristiche immaginarie
SessoMaschio
EtniaBritannico
ProfessioneCavaliere

Parsifal, in italiano anche Percivalle[1], è un popolare personaggio del ciclo arturiano, appartenente ai Cavalieri della Tavola Rotonda, e, in particolare, colui che riesce a recuperare il Graal.

Galahad, Bors e Parsifal conquistano il sacro Graal, dipinto realizzato da Edward Burne-Jones.

Le versioni medievali di questa leggenda variano l'una dall'altra ma pressoché tutte raccontano di un ragazzo nato e cresciuto nella foresta che si reca alla corte di Re Artù e diventa uno dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Parsifal è ammesso alla vista del Santo Graal perché il suo cuore è puro.

La notorietà di Parsifal è dovuta ad una versione secondo cui egli sarebbe il cavaliere alla ricerca del Graal che più è arrivato prossimo alla conquista. Egli avrebbe infatti trovato il Re Pescatore, discendente di Giuseppe di Arimatea, e, banchettando alla sua mensa, avrebbe visto il Sacro Graal e la Lancia di Longino, da questi custodite. Tuttavia, non avrebbe bevuto alla sacra coppa per non aver chiesto di più sul loro conto o sulla natura del male che affligge il Re Pescatore, contravvenendo al precetto evangelico: "chiedete e vi sarà dato".
Nel romanzo medievale tedesco Parzival di Wolfram von Eschenbach, Parsifal è il padre di Lohengrin che è uno dei custodi del Santo Graal, il cavaliere del cigno caro alle leggende medievali dei Paesi Bassi (il Brabante) che scende sulla terra per difendere i deboli e per cercare una donna – Elsa – che sappia apprezzarlo semplicemente per la sua umanità. Parsifal compare inoltre in numerose opere sia in versi sia in prosa, databili tra il XII e il XIII secolo, tra cui il perduto Perceval di Robert de Boron, le continuazioni dell'incompiuto Racconto del Graal di Chrétien ad opera di Waucher de Denain (attribuzione dubbia), Gerbert de Montreuil e Manessier, e il Perlesvaus. Tra le opere successive si ricorda soprattutto La morte di Artù di Malory, pubblicata nel 1485, in cui, nel libro VI, il cavaliere parte alla ricerca del Graal assieme a Lancillotto, Bors e Galahad.

Origini del personaggio

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Nell'opera di Chrétien de Troyes

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Lo stesso argomento in dettaglio: Perceval o il racconto del Graal.

La prima attestazione del personaggio di Parsifal, col nome di Percevaus o Perceval, è nei romanzi in versi in antico francese di Chrétien de Troyes, autore del XII secolo al quale si deve la trasposizione in genere letterario (il romanzo, per l'appunto) del cosiddetto "ciclo arturiano".[2] Si ritiene pertanto che Perceval, inteso anche come eroe popolare, sia un'invenzione di Chrétien.[3][4] Dopo una breve apparizione in Erec e Enide[N 1] e Cligès[4], diviene il protagonista del Racconto del Graal, composto probabilmente negli anni '80 del XII secolo.[4] Nell'opera, Perceval presenta un carattere e tratti biografici che verranno poi ripresi dalla quasi totalità degli autori successivi. Di nobile lignaggio, discende da Giuseppe di Arimatea (Joseph d'Abarimacie, membro del Sinedrio che, a differenza degli altri, era dalla parte di Gesù, e chiese e ottenne da Pilato la consegna del corpo del Cristo per collocarlo in un sepolcro di sua proprietà). Giovane fisicamente dotato, è del tutto ignaro di ciò che si estende al di là della foresta in cui vive, isolato, assieme alla madre. Ciò è dovuto ai timori di quest'ultima che, a causa della guerra, ha perduto due figli (fratelli cavalieri di Perceval) e quasi il marito, anch'egli cavaliere, rimasto gravemente ferito. Perciò lei tenta in ogni modo di tenere il figlio superstite lontano dal mondo e dalla cavalleria, ovvero dal suo destino.

Nell'opera di Wolfram von Eschenbach

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Lo stesso argomento in dettaglio: Parzival.

Una testimonianza[5][6][7] della fortuna di cui godette la figura di Parzival in area tedescofona già nel XIII secolo è data da un passo del poema didascalico Der wälsche Gast (Il visitatore italiano) di Thomasîn von Zaerclaere, ai versi 1066-1075:

(DE)

«ê was ein Key, nu ist ir mêr.
ez schînt daz Parzivâl nien lebet,
wan der her Key nâch êren strebet
mit lüge und mit unstaerekeit,
mit spotte und mit schalkheit.
gelouben sult ir mir ein maere,
ob ichz Parzivâl waere,
daz ich etlîchen Key staeche
daz ich im ein rippe noch zebraeche.
ouwê, wâ bisstu Parzivâl?»

(IT)

«C'era una volta un Key, ora ce ne sono molti.
Sembra non ci sia un solo Parsifal vivo,
poiché sir Key lotta per un riconoscimento
con menzogne e con incostanza,
con scherno e con malizia.
Credimi,
se io fossi Parsifal
attaccherei un Key qualunque
gli romperei una costola.
Ahimè, dove sei, Parsifal?»

Tale fortuna fu dovuta probabilmente al Parzival di Wolfram von Eschenbach[5][6][7], nonostante il riferimento alla costola rotta rimandi più propriamente al Perceval di Chrétien de Troyes[N 2], vale a dire la fonte diretta di Eschenbach.[7]

Nel Perlesvaus

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Lo stesso argomento in dettaglio: Perlesvaus.

Nell'opera di Thomas Malory

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Lo stesso argomento in dettaglio: La morte di Artù.

Interpretazioni moderne

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Parsifal compare in numerose opere moderne.

Jean Delville, Parsifal, 1890, carboncino su carta, 70,7 × 56 cm; collezione privata
  1. ^ "Percevaus li Galois" (il Gallese), preceduto da sir Kay, figura tra i baroni di Artù che, dalle finestre del castello di Cardigan, cercano di scorgere Erec ed Enide al loro sopraggiungere. L'intero episodio è nartato negli ottosillabi 1479-1690.
  2. ^ Nel Perceval, l'eroe disarciona il siniscalco, rompendogli un braccio e slogandogli una clavicola.
  1. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Percivalle", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  2. ^ (EN) Ruth Harwood Cline (a cura di), Perceval, or the Story of the Grail, Athens, University of Georgia Press, 1985, p. IX, ISBN 0-8203-0812-9.
  3. ^ (EN) Jessie Laidley Weston, The Legend of Sir Perceval, London, David Nutt, 1909, p. 229.
  4. ^ a b c Groos & Lacy 2002, p. 5.
  5. ^ a b (DE) Christoph Cormeau, Thomasin von Zerklaere, in Die deutsche Literatur des Mittelalters: Verfasserlexikon, IX, Metzler, 1979, pp. 895-902.
  6. ^ a b (DE) Bernd Schirok, Parzivalrezeption im Mittelalter, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1982, pp. 70 e sgg., ISBN 3-534-08038-6.
  7. ^ a b c Groos & Lacy 2002, pp. 1-2.

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