Peste suina

Peste suina classica
Specialitàveterinaria e infettivologia
Eziologiainfezione e Virus della peste suina classica
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-10A02.8
MeSHD006691
Sinonimi
PSC

La peste suina classica è una malattia virale dei suini (domestici e cinghiali), a elevata contagiosità[1]. Nonostante presenti sintomi simili alla peste suina africana, è causata da un virus diverso[2].

L'infezione può avvenire per contatto diretto tra animali o indiretto, cioè con le loro secrezioni o oggetti e alimenti contaminati da questi[3]. Normalmente i suini si infettano per via oro-nasale[4].

L'agente eziologico è un Flavivirus correlato ai virus della diarrea virale bovina e della "Border disease" degli ovini. Con questi costituisce il genere Pestivirus[5]. Il virus è abbastanza resistente alle basse temperature[5] e in condizioni di essiccamento può resistere anche 20 giorni in feci, sangue e secrezioni oculari; si può rinvenire, inoltre, nelle carni affumicate, nei prosciutti e nei salumi, anche diversi mesi dopo la loro produzione[6].

La virulenza è un carattere distintivo di ogni ceppo virale; alcuni di questi danno luogo a forme acute e letali, altri a forme croniche e atipiche[1]. Nella forma acuta l'incubazione può durare dai 2 ai 14 giorni[5].

Segni e sintomi

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La sintomatologia è caratterizzata da febbre elevata, depressione, abbattimento, disidratazione, congiuntivite, vomito, diarrea, cianosi, paresi del treno posteriore. La mortalità può raggiungere il 100% negli allevamenti[1].

Le carcasse dei suini morti di peste suina (forma acuta) sono caratterizzate da un quadro fortemente emorragico[5].

Le forme croniche della malattia si presentano con enterite necrotico-ulcerose (caratteristici i "bottoni ulcerosi" vicino alla valvola ileo-cecale)[7].

Nelle scrofe gravide sono frequenti aborti con mummificazione dei feti. Alcuni suinetti che si sono infettati durante la vita intrauterina possono nascere apparentemente sani (con un lieve ritardo di crescita) e invece essere serbatoi permanenti del virus[8].

Attualmente la malattia è diffusa in Africa, Asia, America centro-meridionale, Europa.[senza fonte]

Imponenti picchi epidemici sono stati osservati negli anni '90 in Germania e Paesi Bassi[9]. L'ultima osservazione in Europa risale al 2015, l'Europa è considerata indenne dalla malattia.[senza fonte]

Indenni sono l'America settentrionale, l'Australia e il Giappone.[senza fonte]

  1. ^ a b c Peste suina classica (PSC), su Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV), 5 settembre 2018. URL consultato il 14 agosto 2024.
  2. ^ FAQ - Peste suina africana (PSA), su Ministero della Salute, 21 giugno 2023. URL consultato il 16 agosto 2024.
  3. ^ USAV, 2022, p. 2.
  4. ^ Martini, 2014, p. 34.
  5. ^ a b c d USAV, 2022, p. 1.
  6. ^ Martini, 2014, pp. 6-8.
  7. ^ Martini, 2014, p. 56.
  8. ^ Anna Riccati di Ceva, 2.3. Peste suina classica (PDF), in Monitoraggio sanitario degli ungulati selvatici dell'Arcipelago Toscano, Università di Pisa, 2009/2010, p. 41. URL consultato il 14 agosto 2024.
  9. ^ Martini, 2014, pp. 12, 14, 21, 50.
  • Marco Martini, Peste suina classica (PDF), Università di Padova, 10 gennaio 2014. URL consultato il 16 agosto 2024. Ospitato su A.T.C. MO3 Montagna.
  • Dipartimento federale dell'interno - Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria, Peste suina classica (PSC) (PDF), febbraio 2022. URL consultato il 14 agosto 2024.

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