Petaurus breviceps

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Petauro dello zucchero
Petaurus breviceps
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
ClasseMammalia
SottoclasseTheria
InfraclasseMetatheria
SuperordineAustralidelphia
OrdineDiprotodontia
SottordinePhalangeriformes
SuperfamigliaPetauroidea
FamigliaPetauridae
GenerePetaurus
SpecieP. breviceps
SottospecieP.b. ariel, Gould 1842
P.b. breviceps, Waterhouse 1838
P.b. longicaudatus, Longman 1924
P.b. papuanus, Thomas 1888
Nomenclatura binomiale
Petaurus breviceps
Linnaeus, 1758
Sinonimi

P. (Belideus) brevicepsWaterhouse 1839
P. (Belideus) notatusPeters 1859
P. kohlsiTroughton 1945

Il petauro dello zucchero (Petaurus breviceps Linnaeus, 1758), detto anche impropriamente "scoiattolo volante", è un piccolo marsupiale della famiglia dei Petauridi[2]. La sua caratteristica principale è la capacità di spiccare lunghi salti planati grazie alla membrana estensibile che collega gli arti.

La testa ha forma triangolare, le orecchie sono piccole e prive di pelo, gli occhi sono invece molto grandi, indizio delle sue abitudini notturne o crepuscolari.

Presenta il patagio, ovvero una membrana di pelle che si estende dagli arti posteriori a quelli anteriori che gli permette di fare planate anche di 70–80 m. I maschi presentano la cosiddetta "stella" ovvero una zona senza peli sulla testa, sintomo della presenza di una ghiandola sebacea. Pesa circa 70-80 grammi. Sono presenti circa 10.000 esemplari al mondo. I cuccioli stanno con la madre fino all’età di 4 mesi.[3]

Distribuzione e habitat

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Vive nelle foreste di Nuova Guinea Occidentale (Indonesia), Nuova Guinea, Australia e Nuova Zelanda.[1]

Maschio e femmina di petauro dello zucchero in cattività che mangiano larve di coleottero

Alimentazione

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Il petauro dello zucchero si ciba prevalentemente di frutta; spesso integra la sua dieta con proteine animali mangiando insetti come grilli e locuste. In cattività è molto importante che si integri la sua alimentazione con carbonato di calcio, perché non vada incontro a ipocalcemia e rachitismo.[4]

  1. ^ a b (EN) Salas L. et al. 2008, Petaurus breviceps, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Petaurus breviceps, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ www.ilpetaurodellozucchero.it Archiviato il 2 febbraio 2011 in Internet Archive., marcatura e ghiandole odorifere
  4. ^ www.ilpetaurodellozucchero.it Archiviato il 2 febbraio 2011 in Internet Archive., alimentazione del petauro

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Collegamenti esterni

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