Pietro Antonio Caracciolo

Pietro Antonio Caracciolo (Napoli, 1460 – circa 1525) è stato un commediografo italiano.

Di Pietro Antonio Caracciolo si posseggono pochissime informazioni biografiche: è noto che fu figlio di Giovan Francesco, importante esponente del petrarchismo napoletano, e di Carmosina.[1]

Visse a Napoli e come il padre fu poeta alla corte aragonese, ed è considerato il capostipite del teatro comico napoletano.[1]

Erroneamente identificato con Marc'Antonio Epicuro e con lo scrittore chiamato Notturno Napoletano,[2] dopo aver tentato, ispirandosi a Jacopo Sannazaro, con il quale rivaleggiò alla stessa corte, ampollose allegorie adulatrici, ebbe l'idea, per divertire i nobili uditori di trattare comici soggetti plebei, nella parlata stessa dei loro personaggi, ossia nel loro crudo e rozzo dialetto.[1]

Farsa, scrisse il D'Ancona «semplice nell'intreccio, triviale nella forma, fondata principalmente sulla vivacità dei lazzi, sul frizzo delle espressioni, sulla opportunità degli argomenti, sull'esatta rappresentazione dei caratteri e sulla valentia comica e mimica degli attori».[1]

Dalla Farsa di una cita... e dai vari titoli e frammenti pervenutici, e dall'unica intera, quella dello Imagico, conservata alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco,[2] si possono ricavare i motivi prevalenti delle farse caracciolane (e il Torraca scrisse «ci spieghiamo perché destassero altissime risa nelle sale di Castel Nuovo»), in cui gli strati popolari e particolarmente contadini (la tipica 'satira del villano') erano presentati come esempio di ignoranza e amoralità.[1]

L'Imagico è una farsa dove la mitologia e il dialogo dei morti celebri, come Diogene e Catone è in funzione dell'elogio di re Ferrante I, al quale l'opera fu recitata dal Caracciolo nelle vesti del protagonista.

  • Malato,con tre medici,un garzone e una magara affattocchiara;
  • Farsa di una cita, lo cito, una vecchia, uno notaro, lo preite con lo yacono et uno terzo;
  • Farsa del mercatante che vende due schiavi,uno masculo et una femina;
  • Farsa del malato,la matre e due famigli con un medico e un prattico;
  • Dialogo di due pezzenti;
  • Colloquio di un villano,due cavaiuoli e uno spagnuolo;
  • Un medico,un villano e la mogliere del villano;
  • Quattro villani che acconciano le loro mogli con altri;
  • Imagico.
  1. ^ a b c d e Carabelli, in le muse, III, Novara, De Agostini, 1965, p. 78.
  2. ^ a b Giovanni Parenti, Caracciolo, Pietro Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 19, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1976. URL consultato il 27 dicembre 2020.
  • F. Torraca, Pietro Antonio Caracciolo, in Studi di storia letteraria napoletana, Livorno, 1884, pp. 65-81.
  • E. Malato, La poesia dialettale napoletana, I, Napoli, 1959, pp. 37-42.
  • F. Galiani, Del dialetto napoletano, Roma, 1970, pp. 113-115.
  • a cura di A. Mango, Farse cavaiole, I, Roma, 1973, pp. 2-6, 20-22, 24, 27.

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