Pieve di Valsassina
Valsassina | |||||
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Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Introbio 687 abitanti (1722) | ||||
Dipendente da | Provincia di Milano | ||||
Suddiviso in | 27 comuni | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa | Pieve | ||||
Podestà | lista sconosciuta | ||||
Organi deliberativi | Consiglio generale | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | XII secolo | ||||
Causa | Secolarizzazione delle pievi | ||||
Fine | 1797 | ||||
Causa | Invasione napoleonica | ||||
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Cartografia | |||||
Pieve dei Santi Pietro e Paolo | |||||
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Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Primaluna 271 abitanti (1771) | ||||
Dipendente da | Arcidiocesi di Milano | ||||
Suddiviso in | 15 parrocchie[1] | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa | Pieve | ||||
Prevosto | vedi sotto | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | XIII secolo | ||||
Causa | Istituzione delle pievi | ||||
Fine | 1972 | ||||
Causa | Sinodo Colombo | ||||
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Cartografia | |||||
La Valsassina o Pieve dei Santi Pietro e Paolo o Pieve di Primaluna (in latino: Plebis Valsassinensis o Plebis Sanctorum Petri et Pauli Valsassinensis o Plebis Sanctorum Petri et Pauli Primalunae) era il nome sia della più estesa[2] pieve dell'Arcidiocesi di Milano sia di un'antica pieve civile del Ducato di Milano. Due le capopievi: Introbio per la parte civile, Primaluna per quella religiosa.
I patroni della Valsassina erano i Santi Pietro e Paolo, ai quali è ancora oggi dedicata la chiesa prepositurale di Primaluna.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il nome di "Comunità Generale della Valsassina" sappiamo che venne scelto nei secoli per convenzione in quanto le capopievi, Introbio e Primaluna, avevano giurisdizione anche sulla Valle Averara, sulla Val Taleggio e sulla Valtorta. Per diverso tempo essa fu feudo degli arcivescovi milanesi prima e dei Della Torre poi.[3] L'intitolazione della pieve a tutta la Valsassina induce a pensare che la sede plebana non fosse originariamente a Primaluna.[4]
Al 495 risale una lapide funeraria cristiana ritrovata a Cortabbio di Primaluna, reperto che lascia supporre la presenza di una chiesa matrice in Valsassina già nel V secolo.[4]
All'inizio del XIII secolo il collegio canonicale di Primaluna comprendeva sei canonicati oltre al prevosto, con una cura d'anime di sette cappellanie.[3] Per circa due secoli, i prevosti della pieve appartenevano alla famiglia dei Torriani.[4] Il prevosto di Primaluna, unico parroco della Valsassina, godeva anche del diritto di nomina dei cappellani delle chiese sottoposte alla sua giurisdizione plebana, convenzione che permase sino al XV secolo: nel 1406 fu eretta a parrocchia la chiesa di San Michele di Introbio, nel 1456 quella di Santa Margherita di Cusio e quella di Sant'Ambrogio di Orniga, nel 1472 quella di San Giovanni Battista di Mezzoldo, nel 1490 quella dei Santi Protaso e Gervaso di Cortenova, nel 1494 quella di San Pietro di Olda e quella di San Giovanni Battista di Sottochiesa e nel 1498 quella di San Martino di Indovero e Narro. Tutto ciò non fece altro che indebolire di fatto il potere di giurisdizione della pieve della Valsassina che iniziò una lenta ma inesorabile decadenza.[3]
Col Rinascimento la pieve assunse anche una funzione amministrativa civile come ripartizione locale della Provincia del Ducato di Milano, al fine di ripartire i carichi fiscali e provvedere all'amministrazione della giustizia, sebbene sotto questi aspetti la valle fu omaggiata di varie esenzioni ed autonomie, atte a controbilanciare la difficile situazione economica della montagna.[5] Se però la pieve ecclesiastica si mantenne inalterata nel tempo, la pieve civile fu tranciata di netto ad oriente dalla Pace di Lodi, che causò la perdita della Valtorta.
Fu solo all'epoca della visita pastorale di san Carlo Borromeo che la pieve riacquistò un certo vigore in quanto l'arcivescovo milanese rinnovò le antiche consuetudini di superiorità della capopieve di Primaluna sulle altre chiese della valle.[3]
Con la sistemazione dei confini diocesani tra Bergamo e Milano voluti dall'imperatore Giuseppe II d'Asburgo, nel 1787 le undici parrocchie della pieve di Primaluna sottoposte a quel punto da più di tre secoli allo Stato Veneto furono staccate e passarono alla Diocesi di Bergamo: Santa Maria Assunta e Santa Brigida di Valtorta, San Giacomo di Averara, San Bartolomeo di Cassiglio, Santa Margherita di Cusio, Sant'Ambrogio di Ornica, San Giovanni Battista di Mezzoldo, Sant'Ambrogio di Pizzino, San Giovanni Battista di Sottochiesa, Santi Pietro e Paolo di Olda e San Giacomo di Peghera. Rimase legata a Primaluna la chiesa ambrosiana di Sant'Antonio abate di Vedeseta.[3][6] La pieve civile, oggetto di un estemporaneo progetto riformatore comasco dell'imperatore Giuseppe II, fu poi soppressa nel 1797 in seguito all'invasione di Napoleone e alla conseguente introduzione più moderni ma effimeri distretti.
A Parlasco solo nel 1930 la Chiesa di Sant'Antonio Abate divenne parrocchia separata da Taceno. Dall'epoca post-tridentina, Primaluna divenne sede di un vicariato, e tale rimase sino ai decreti arcivescovili del 1972 che soppressero tutte le pievi lombarde. Primaluna divenne sede di un moderno decanato[3] che comprende 33 parrocchie.
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Nella seconda metà del XVIII secolo, il territorio della pieve era così suddiviso:
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ 26 parrocchie fino al 1786
- ^ AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne, p. 126.
- ^ a b c d e f vedi qui
- ^ a b c AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne, p. 125.
- ^ vedi qui
- ^ AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne, pp. 50-51.
- ^ In questo caso c'era discrasia fra pieve civile ed ecclesiastica, dato che il comune corrispondeva alla Parrocchia di San Lorenzo e alla Parrocchia di San Gregorio in Noceno, comprese ecclesiasticamente nella Pieve dei Santi Nazaro e Celso di Bellano.
- ^ In questo caso c'era discrasia fra pieve civile ed ecclesiastica, dato che la locale parrocchia di San Martino costituiva una pieve a sé, complici i suoi antichi legami varennesi.
- ^ In questo caso c'era discrasia fra pieve civile ed ecclesiastica, dato che i due comuni corrispondevano alla Parrocchia di San Vittore, compresa ecclesiasticamente nella già citata pieve religiosa di Perledo.
- ^ In questo caso c'era discrasia fra pieve civile ed ecclesiastica, dato che la parrocchia corrispondeva al Comune di Vedeseta, compreso civilmente nella Val Taleggio.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Liber notitiae sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero. Manoscritto della Biblioteca Capitolare di Milano, a cura di M. Magistretti, U. Monneret de Villard, Milano, 1917.
- Diocesi di Milano. Sinodo 46°, Milano, 1972, Pubblicazione curata dall'ufficio stampa della Curia arcivescovile di Milano.
- Istituzione dei nuovi vicariati urbani e foranei, 11 marzo 1971, Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, Rivista Diocesana Milanese, 1971.
- G. Vigotti, La diocesi di Milano alla fine del secolo XIII. Chiese cittadine e forensi nel “Liber Sanctorum” di Goffredo da Bussero, Roma, 1974.
- AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne - A Giovanni Paolo II, Como-Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1996.