Plurale delle parole in -io

Nella grammatica italiana non sono generalmente problematici, ma possono generare dubbi, i plurali maschili delle parole (sostantivi e aggettivi) terminanti in -io.

La norma grammaticale prescrive che:

  1. se la I è tonica, -ìo, il plurale è reso con I doppia, -ìi;
    (zìozìi (/ˈtsi.i/); eccezioni: mìomiei, dìodèi)
  2. se la I è atona, -io, sono possibili più grafie: -i, o, con le dovute limitazioni, -ii e -î (anticamente -j o -ij);
    • vàriovàri (/ˈvari/), grafia prevalente e sempre corretta[1]
    • vàriovàrii (/ˈvari/), grafia latineggiante
    • vàriovàrî (/ˈvari/), contrazione della grafia precedente
    • vàriovàrj (/ˈvari/), grafia in uso in periodi più antichi e non più usata oggi
    • vàriovàrij (/ˈvari/), grafia in uso in periodi più antichi e non più usata oggi
  3. se la I è un segno diacritico, -cio -gio -glio, le uniche grafie possibili sono -ci -gi -gli;
    (baciobaci; agioagi; aglioagli)

Le limitazioni alle grafie alternative, utilizzate per lo più per fugare dubbi legati ad eventuali omografie, sono legate sia a questioni di stile (l'accento circonflesso è tipico dell'ambito specialistico in cui occorre evitare ambiguità terminologiche), sia a motivazioni di ordine etimologico, diacritico e fonologico.

Limitazioni delle grafie alternative

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La giustificazione della grafia con la doppia I (e conseguentemente anche alla sua contrazione con l'accento circonflesso), in un plurale che mantiene comunque una pronuncia breve, è di origine storico-etimologica. Nell'italiano antico, le parole di origine dotta, finenti con -io atono, venivano volte al plurale seguendo l'esempio dei plurali dei rispettivi etimi latini (VARIUS → VARII); e se inizialmente tale prassi era limitata a quei termini che sostanzialmente potevano giustificare la doppia I, considerando la prima come facente parte del tema sin dalla base latina e la seconda puramente desinenziale, col tempo venne applicata anche a parole di tradizione popolare (EXEMPLUM > esempioesempii).

Oggi la grafia nettamente prevalente per questo genere di plurali è quella con una i semplice, -i, in linea con la tendenza dell'italiano ad avere una grafia quasi fonetica - "quasi" perché comunque presentante notevoli approssimazioni, ma ben codificate dalle rigide regole ortografiche - che di fatto permette di distinguere il plurale di strìdo da quello di stridìo riportando graficamente (stridi - stridii) una differenza che è anzitutto fonetica (/ˈstridi/ - /striˈdii/). Tuttavia non mancano occasioni in cui è possibile ricorrere alle grafie alternative con -ii o -î per ragioni stilistiche (ricerca di una grafia volutamente arcaicizzata) o pratiche (possibili ambiguità legate a omografie); grafie che però non possono mai essere applicate in maniera generalizzata su tutte le parole finenti con -io atono, ma secondo vari criteri che possono essere così riepilogati:

  1. criterio etimologico e letterario: si applicano solo quelle parole dove siano giustificate etimologicamente o per tradizione letteraria, cioè quelle parole che pur non avendo una -i nell'etimo siano attestate con un plurale in -ii nella tradizione letteraria (es. olioolii, anche se l'etimo è ŎLEUM). Tali plurali sono scrupolosamente segnalati nel Dizionario d'ortografia e di pronunzia (DOP).
  2. criterio etimologico empirico: si adottano per motivi di praticità delle regole empiriche ottenute semplificando le leggi di evoluzione delle parole; si possono applicare quando la -i- è preceduta:
  3. criterio ortografico: le grafie alternative si applicano indistintamente a tutte le parole tranne quando sono precedute da vocale o da c-, ch-, g-, gh-, gl-, sc-; è il criterio adottato dal Vocabolario Treccani.[2] Può essere vista come un'estensione del precedente criterio, con l'esclusione di quei casi in cui è impossibile che si creino possibilità di omografia nei plurali.

Casi di omografia al plurale

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Tralasciando gli usi a puri fini stilistici o negli ambiti specialistici, le grafie alternative -ii e -î possono tornare utili anche nella scrittura quotidiana, quando il loro utilizzo permette di disambiguare immediatamente plurali omografi. È bene ricordare, però, che generalmente il testo e il contesto sono sempre in grado di fugare le possibili ambiguità, e che in alternativa è possibile anche segnare l'accento qualora le parole siano distinguibili per una diversa accentazione o per un differente grado d'apertura della e e della o (accento acuto e accento grave).

Di seguito la lista non esaustiva di parole omografe declinate al plurale.

Omografi indistinguibili per mezzo dell'accento

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  • àlbo e àlbio
  • assassìno e assassìnio
  • ausiliàre e ausiliàrio
  • campanàro e campanàrio
  • glaucòma e glaucòmio
  • grèmbo e grèmbio
  • còno e cònio
  • gène e gènio
  • lìdo e lìdio
  • mòdo e mòdio
  • nòno e nònio
  • òde e òdio
  • omicìda e omicìdio (lo stesso schema vale per suicìda/suicìdio, uxoricìda/uxoricìdio, parricìda/parricìdio, ecc.)
  • pàlo e pàlio
  • pìcco e pìcchio
  • spèrma e spèrmio
  • testimòne e testimònio
  • vàro e vàrio

Omografi che possono essere distinti per posizione dell'accento

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  • àcromo e acròmio
  • àrbitro e arbìtrio
  • adùltero e adultèrio
  • àugure e augùrio
  • condòmino e condomìnio
  • dòmino e domìnio
  • dèmone e demònio
  • èsile e esìlio
  • màrtire e martìrio
  • mìcrobo e micròbio
  • mòbile e mobìlio
  • mùgolo e mugòlio
  • prèside e presìdio
  • presbìtero e presbitèrio
  • prìncipe e princìpio
  • visìbile e visibìlio

Omografi che possono essere distinti per il grado di apertura della o o della e

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  • conservatóre e conservatòrio (lo stesso schema vale per direttóre/direttòrio, osservatóre/osservatòrio, motóre/motòrio, ecc.)
  • dissuasóre e dissuasòrio
  • pélo e pèlio
  • sensóre e sensòrio
  • sóle e sòlio
  • sólo e sòlio
  • sospensóre e sospensòrio

Impiego del circonflesso î

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Oggigiorno il circonflesso può indicare solamente la contrazione delle due -ii (purché nessuna delle due sia tonica -ìi) tipiche del plurale delle parole terminanti in -io (es. serioserî - dalla contrazione della doppia i del plurale latineggiante serii, oggi non più pronunciato - al posto del più comune seri) o, uso veramente eccezionale e antiquato, di alcuni verbi in -iare alla 2ª persona dell'indicativo presente (es. odiare[tu] odî - contrazione della doppia i del latineggiante [tu] odii - al posto del comune odi, eventualmente confondibile con l'omologa del verbo udire[tu] odi).

È invece impensabile il circonflesso sui plurali femminili atoni in -ee (es. fulmineafulminee e non *fulminê), e sui plurali tonici di qualunque genere (es. calpestiocalpestii e non *calpestî; ninfeaninfee e non *ninfê).

L'applicazione del circonflesso non sottostà a regole ben precise, ma ci si dovrebbe rifare all'etimo o alla tradizione letteraria, tuttavia è possibile seguire le seguenti regole empiriche[3]:

Terminazione -io preceduta da una consonante

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1) Il circonflesso può essere segnato se la terminazione -io è preceduta da una singola consonante:

singolare plurale IPA
salario salarî sa'la:ri
preludio preludî pre'lu:di
encomio encomî eŋ'kɔ:mi
savio savî 'sa:vi
principio principî prin'ʧi:pi
ozio ozî 'ɔttsi
olio olî 'ɔ:li
simposio simposî sim'pɔ:zi
microbio microbî mi'krɔ:bi
demonio demonî de'mɔ:ni
brefotrofio brefotrofî brefo'trɔ:fi
monopolio monopolî mono'pɔ:li
emistichio emistichî emis'ti:ki

Se però questa consonante è una, gl, sc, c dolce o g dolce (ossia [ʎ], [ʃ], [ʧ] e [ʤ]), il circonflesso non deve essere utilizzato in quanto, nel singolare, la i che segue queste consonanti ha un valore puramente ortografico (indica rispettivamente la pronuncia palatale o dolce).

singolare plurale IPA
foglio fogli 'fɔʎʎi
imbroglio imbrogli im'brɔʎʎi
orologio orologi oro'lɔ:ʤi
liscio lisci 'liʃʃi
bacio baci 'ba:ʧi

Terminazione -io preceduta da più consonanti

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2) Il circonflesso non va segnato se la terminazione -io è preceduta da più consonanti, uguali o diverse:

singolare plurale IPA
scoppio scoppi 'skɔppi
appoggio appoggi ap'pɔdʤi
occhio occhi 'ɔkki
ghiaccio ghiacci 'gjattʃi
scempio scempi 'ʃempi
cambio cambi 'kambi
gonfio gonfi 'goɱfi
muschio muschi 'muski

Fanno eccezione il plurale di ovvio (anche ovvî, dal latino obvius), di spèrmio (spermî, per non confonderla con sperma), di grèmbio (grembî, per non confonderla con grembo) e delle parole terminanti in -ennio (bienniobiennî, dal latino -ennium)

Può essere invece utilizzato in presenza dell'unione tra una consonante liquida (l, r) e una occlusiva (t, d, p, b, c dura, g dura):

singolare plurale IPA
patrio patrî 'pa:tri
proprio proprî 'prɔ:pri
sinedrio sinedrî si'nɛ:dri
obbrobrio obbrobrî ob'brɔ:bri
primordio primordî pri'mɔrdi
caparbio caparbî ka'parbi

Terminazione -io preceduta da vocale

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In questo caso il circonflesso non è ammesso.

singolare plurale IPA
vivaio vivai vi'vaj
vassoio vassoi vas'soj

Non omografi al plurale

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Ci sono coppie di parole che, diversamente dalle precedenti, sono invece omografe al singolare ma non al plurale perché, presentando le une -io atono e le altre -ìo tonico, formano, secondo la regola, il plurale in maniera diversa, e cioè rispettivamente: -i e -ìi.

La seguente lista è tratta dal DOP. La maggior parte delle coppie indicano il medesimo fenomeno con la differenza che la forma in -ìo pone maggiormente l'accento sull'aspetto durativo; la non presenza di una coppia di termini in questa lista non comporta la loro non esistenza, essendo il suffisso -ìo ancora produttivo.

  • abbàglio e abbaglìo
  • abbàio e abbaìo
  • abbarbàglio e abbarbaglìo
  • archéggio e archeggìo
  • arméggio e armeggìo
  • arpéggio e arpeggìo
  • bàcio e bacìo
  • baciùcchio e baciucchìo
  • bàlio e balìo
  • barbàglio e barbaglìo
  • bisbìglio e bisbiglìo
  • bistìccio e bisticcìo
  • bofónchio e bofonchìo
  • cincìschio e cincischìo
  • fìschio e fischìo
  • frùscio[4] e fruscìo
  • gorghéggio e gorgheggìo
  • gorgoglio e gorgoglìo
  • gràcchio e gracchìo
  • lampéggio e lampeggìo
  • manéggio e maneggìo
  • mugòlio e mugolìo
  • pìcchio e picchìo
  • pispìglio e pispiglìo
  • punzécchio e punzecchìo
  • ràschio e raschìo
  • sbattàcchio e sbattacchìo
  • scalpìccio e scalpiccìo
  • scòlio e scolìo
  • scompìglio e scompiglìo
  • strìscio e striscìo
  • stropìccio e stropiccìo
  • strùscio e struscìo
  • tracchéggio e traccheggìo
  1. ^ Accademia della crusca
  2. ^ i, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ In alternativa è possibile rifarsi alle indicazioni del DOP (http://www.dizionario.rai.it/), usandolo quando questo suggerisce il plurale latineggiante in -ii. Si vedano anche queste spiegazioni generali in forma schematica: http://www.dizionario.rai.it/static.aspx?treeID=38&pg=5 Archiviato l'8 dicembre 2021 in Internet Archive. (in fondo alla pagina) e http://www.dizionario.rai.it/static.aspx?treeID=38&pg=6 Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive. (in cima).
  4. ^ lemma «fruscio», su dizionario.rai.it. URL consultato il 19 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Voci correlate

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