Prelude Records

Prelude Records
StatoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Fondazione1976
Fondata daMarvin Schlachter
Sede principaleNew York
SettoreMusicale
Prodottifunk, soul, boogie, dance, disco music

La Prelude Records è stata una casa discografica indipendente statunitense. La Prelude pubblicò numerosi singoli di successo e fu tra le poche etichette disco superstiti dopo la decadenza dello stile.[1]

La Prelude Records venne inaugurata da Marvin Schlachter nel 1976[2] dalle ceneri della Pye Records, divisione statunitense dell'casa discografica britannica omonima nata due anni prima.[3] Il francese François Kevorkian operò nella sezione A&R dell'etichetta[4] e realizzò diversi remix per altri artisti da essa scritturati.[5]

La prima band della quale la Prelude Records pubblicò i dischi furono i tedeschi Jumbo, autori del successo minore Turn on to Love (1976).[2] Tra maggiori successi dell'etichetta vi sono Perfect Love Affair (1978) dei Constellation Orchestra,[2] Come On Dance, Dance (1978) dei Saturday Night Band,[2] In the Bush (1978) dei Musique, Come to Me (1978) di France Joli, A Little Bit of Jazz (1980) dei Nick Straker Band, Can You Handle It (1980) di Sharon Redd[2] e Must Be the Music (1981) dei Secret Weapon. Altro brano degno di nota è Disco Circus (1979) dei Martin Circus che, pur non ottenendo soddisfacenti riscontri di vendita,[4] viene considerato un brano di culto: infatti, negli anni a venire, apparirà in molte compilation dance, sarà remissata da numerosi artisti (compreso Kevorkian) e campionata più volte.[6][7] La Prelude pubblicò anche degli LP di grande fortuna come Redd Hott (1982) di Sharon Redd, giunto al primo posto della classifica dance statunitense.[2]

  1. ^ (EN) Chuck Miller, Warman's American Record, Krause Publications, p. 83.
  2. ^ a b c d e f Andrea Angeli Bufalini, Giovanni Savastano, Disco prelude, in La Storia della Disco Music, Hoepli Editore, 2019.
  3. ^ (EN) Billboard, su archive.org. URL consultato il 28 febbraio 2025.
  4. ^ a b (EN) Tim Lawrence, Love Saves the Day: A History of American Dance Music Culture, 1970–1979, Duke University Press, 2003, p. 369.
  5. ^ (EN) Billboard, su archive.org. URL consultato il 28 febbraio 2025.
  6. ^ (EN) Martin Circus, su allmusic.com. URL consultato il 28 febbraio 2025.
  7. ^ (FR) Martin Circus, Melody, su melody.tv. URL consultato il 28 febbraio 2025.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]